La costruzione del Tempio mistico
Spazio e architettura sacra
San Paolo quando parlava agli abitanti di Efeso, utilizzava il linguaggio allegorico e misterico per descrivere la costruzione del Tempio Mistico, dove le pietre viventi sono costituite dai membri umani della Chiesa e la principale pietra d’angolo è Cristo. Nell’antico simbolismo, l’uomo, specialmente l’Uomo Spirituale Interiore, è chiamato “pietra”. Cristo è la pietra angolare, e Pietro chiama gli uomini pietre “animate” (viventi). Matteo fa dire a Giovanni Battista: “Vi dico che Dio può far nascere ad Abramo dei figli da queste pietre”. (Mt 3,9). Il riferimento è ad Isaia (51,1-2) dove Abramo viene paragonato a una pietra o roccia e i suoi discendenti a pietre tagliate dalla roccia. Il Dio persiano Mitra nasce da una pietra o roccia. La pietra assume un duplice significato come pietra di costruzione fisica e come pietra viva di costruzione spirituale. La roccia rimanda alla terra che può essere letta come un simbolo per il corpo dell’uomo, quale tempio dello spirito, quale realtà in cui sorge una nuova coscienza dell’origine divina dell’uomo.

IL MAESTRO COSTRUTTORE – L’ISTRUTTORE
L’espressione Maestro Costruttore (o architetto) viene usata negli scritti canonici una sola volta e da Paolo, può essere considerata una vera rivelazione. Paolo di Tarso è il Maestro costruttore del Tempio Cristiano:
“Io, (Paolo) secondo grazia divina che mi è stata data, quale Saggio Maestro Costruttore (Architetto) ho posto il fondamento”.[1]
Nei Misteri greci, la terza parte dei sacri riti era chiamata Epopteia o rivelazione, accoglimento nei segreti. È lo stadio di divina chiaroveggenza in cui tutto ciò che riguarda il mondo materiale, scompare, la vista terrena è paralizzata e l’anima si unisce, libera e pura, allo spirito, o Dio. Ma il vero significato della parola è “sovrintendere”, da οπευω, io mi vedo. In sanscrito la parola evâpto ha lo stesso significato, come pure ottenere. La parola epopteia è un composto di έπι, sopra, e οτεύω, vedo; contiene dunque l’idea del sovrintendere, del sorvegliare, ed è anche usata come riferimento all’attività del Maestro Costruttore. Il titolo di maestro muratore, nella Frammassoneria, è derivato da questo, nel senso usato nei Misteri. Di conseguenza, quando Paolo si definisce “Maestro Costruttore”, usa una parola eminentemente cabalistica, teurgica e massonica di cui nessun altro apostolo si serve. E così si dichiara un adepto, con il diritto di iniziare gli altri.
- La qualifica di Maestro Costruttore nel linguaggio mistico corrisponde a Perfetto, Iniziato ai sacri Misteri Maggiori.
- La qualifica di Maestro Costruttore è riferibile all’ultimo grado d’iniziazione quello dell’epopteia, la Rivelazione finale. La parola epopteia è composta di “epi” che vuol dire sopra e da “opteia” che significa vedo o sorveglio.
- Colui che vede e sorveglia dall’alto è l’Architetto, il Maestro Costruttore. L’iniziazione è descritta come una passeggiata nel Tempio interiore, e la purificazione alla ricostruzione del Tempio.
Paolo ai Corinzi spiega che l’uomo è l’unico tempio di Dio e che lo Spirito dimora in esso. Stefano, un Ebreo ellenizzato, che secondo gli autori, Cristopher Knight e Robert Lomas[2] della Chiave di Hiram fu ucciso anche per merito di Paolo, visto come il “Menzognero”, un avventuriero che dopo aver inventato la missione di Cristo entrò in contrasto con Giacomo autorizzando l’ingresso nella setta agli uomini non circoncisi. In realtà Stefano fu ucciso dalla Sinagoga perché bestemmiava affermando che l’Altissimo non dimora in templi fatti da mani umane. L’affermazione di Gesù: “Distruggete questo tempio (il corpo) ed io in tre giorni lo ricostruirò” si riferisce al suo sacrificio finale, la discesa agli Inferi e la vittoria sulla morte. Il tempio dove si svolgono i misteri della vita e della morte è in realtà il corpo umano, ma il fatto sconvolgente è che questo linguaggio è anche quello usato dalla Massoneria. Parlando ai Corinzi, Paolo descrive il rito dell’epopteia:
Ed io conosco un uomo (Paolo) in Cristo, che quattordici anni fa – se fu nel corpo o fuori dal corpo io non lo so, lo sa Dio – fu rapito sino al terzo Cielo … e udì parole indicibili (arcane) che non è lecito ad un uomo proferire.[3]
La suprema iniziazione fra gli Orfici si svolgeva in modo drammatico. L’iniziato scendeva nella buia cripta e in uno stato di morte apparente in cui la sua vita era sospesa, moriva per il mondo esterno, per poi rinascere al terzo giorno. Rinascendo egli assumeva la qualifica di Maestro Costruttore, colui che poteva gettare le fondamenta del Tempio Inferiore. I Mystes, gli iniziati minori che rimanevano nella parte superiore del tempio, potevano solo costruire la parte visibile, quella superiore, destinata al culto delle masse.
Quale Maestro Costruttore poteva erigere un Tempio di Saggezza sulla roccia o petra, avendo così una base sicura poteva permettere ad altri di costruirci sopra. In cosa consiste il Tempio costruito dai Perfetti?
Paolo Maestro Costruttore, quando diceva ai Corinzi di voler costruire un Tempio alludeva alla fondazione di una scuola misterica, quando viceversa si voleva costruire un Tempio nella città, allora il culto era visibile, pubblico. All’inizio, quando fu fondato il culto pubblico della nuova religione, gli Iniziati o i Maestri Costruttori erano degli appartenenti ad un’antica Scuola misterica o Massoneria come Paolo. La parola liturgia è composta di ”lytos” cioè pietra e “urgia” cioè lavoro, quel lavoro che deve essere fatto sulla pietra grezza, l’uomo comune, che deve essere squadrata e levigata per poi essere inserita nella costruzione del muro del Tempio o della Comunità.
“Noi parliamo della Sapienza fra i Perfetti[4], non della sapienza di questo mondo, non di quella degli Arconti, ma della Sapienza Divina e segreta che è rimasta nascosta … che nessuno degli Arconti di questo mondo conosce.[5]
Gli Arconti sono generalmente tradotti con principi e dominatori, travisando così il pensiero di Paolo. Il linguaggio è quello dei Misteri di Eleusi, dove il Basileus poteva essere sia uno degli Arconti di Atene, un magistrato incaricato al controllo esterno durante la celebrazione dei Misteri e sia uno facente capo del gruppo interno. Paolo in questo brano ovviamente si riferisce al Basileus esterno, un Arconte che conosceva la legge formale, ma che ignorava i segreti della Sapienza Divina.
Paolo negli Atti degli Apostoli[6] è accusato dall’oratore Terullo dinanzi al governatore Felice di fomentare rivolte fra i Giudei e di essere a capo della setta dei Nazorei lui risponde di adorare il Dio dei suoi padri secondo quella dottrina che chiamano setta (eresia). Paolo ammette di essere un Nazareno e di adorare il Dio dei suoi padri e non la Sacra Trinità. E’ vero che dice che era stato separato per il servizio al Signore fin dalla nascita, cioè era votato al nazariato [7] (Nazar significa il Separato[8]). Parlando ai Corinzi[9] afferma che è un’onta portare i capelli lunghi. I capelli lunghi erano il segno distintivo dei Nazari[10] se egli dapprima sotto il nome di Saul, era un Nazar, in seguito non lo fu. Paolo si fece radere i capelli a Cenchrea, dove in seguito Lucio Apuleio fu iniziato, perché egli aveva fatto un voto. A Cenchrea[11] doveva esistere una Scuola Misterica orfica, in quanto a quei tempi l’influenza orfica si estendeva su tutta l’Asia Minore[12], cingendo la Palestina e la Giudea come in una morsa. Il regno dei Nabatei la cui capitale era Petra (nome misterico), circondava le terre bibliche.
Dopo avere appreso il loro misterioso contenuto, che gli rivelava i misteri della creazione, l’Iniziato diveniva lui stesso un Costruttore, perché aveva conosciuto il dodecaedro, ossia la figura geometrica su cui é stato costruito l’universo. A quello che aveva imparato durante le precedenti iniziazioni sull’uso del regolo e dei principi architettonici, veniva aggiunta una croce, le cui linee perpendicolare e orizzontale erano supposte formare le fondamenta del tempio spirituale, che erano poste nel punto di giunzione, o punto centrale primordiale, elemento di ogni esistenza, rappresentante la prima idea concreta di divinità. Da quel momento l’Iniziato poteva, come Maestro Costruttore (I, Corinzi, III 10), erigere un Tempio di Sapienza per se stesso su quella roccia o Petra, e, avendo gettato sicure fondamenta, permettere “ad altri di costruirvi”.
Anche Gesù è Architetto o Maestro Costruttore. Nei Vangeli scritti in greco[13] di Marco (Mc 6,3) e Matteo (Mt 13,55) l’operato di padre Giuseppe detto il Giusto e figlio Gesù, viene definito con il termine τέκτων (técton). Non è costui il τέκτων, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi? Il significato di τέκτων normalmente tradotto con falegname in greco antico è diverso: capo costruttore, primo artefice o architetto. La stessa parola “architettura” deriva dalla fusione di due termini del greco antico: ἀρχη (árche), che vuol dire “guida”, e τέκτων che significa proprio “architetto”. Nel Vangelo Armeno dell’Infanzia (20:11-15) è scritto che un re ordinò a Giuseppe di costruirgli un palazzo.
Il più antico dei Veda dell’India, il Rig Veda narrra che Vishvakarman, il Dio del Mistero degli Ariani primitivi considerato l’Architetto dell’Universo, offrì se stesso in sacrificio affichè i mondi venissero in esistenza. Sacrificando sé stesso, imponendosi le limitazioni della materia, divenne l’Agnello sacrificale all’inizio dei mondi. Vishvakarman nella sua qualità di Takshaka di intagliatore di legno, è anche il divino falegname. Il più alto ed il più vecchio degli Dei indù, il loro Padre; è il Carpentiere, il Costruttore l’equivalente di San Giuseppe. Il termine Vishvakarman è composto di più parole che complessivamente hanno il significato di fattore di ogni cosa; tradotto esotericamente è l'Omnificente, l'Omnicreatore.
Figura 1. Vishvakarman il Divino Takshaka o Carpentiere
La costruzione del Tempio di Salomone é la rappresentazione simbolica della graduale conquista della sapienza segreta o magica; l’edificazione e lo sviluppo dello spirituale dal terreno; la manifestazione del potere e dello splendore dello spirito nel mondo fisico attraverso la sapienza e il genio del costruttore. Questi, quando é divenuto un adepto, é un re più potente di Salomone stesso, l’emblema del sole, o Luce egli stesso: la luce del vero mondo soggettivo, che brilla nelle tenebre dell’universo oggettivo. E questo il “Tempio” che può essere eretto senza che si oda rumore di martello o di altro strumento di ferro mentre è “in costruzione”. In Oriente questa scienza é chiamata, in certe regioni, il Tempio “dai sette piani”, in altre “dai nove piani; ogni piano corrisponde allegoricamente a un grado di conoscenza acquisito.
In tutti i luoghi dell’Oriente in cui sono studiate la scienza divina e la religione-sapienza, i loro praticanti e studiosi sono conosciuti come Costruttori, perché essi costruiscono il tempio della conoscenza, o scienza segreta. Quelli fra gli adepti che sono attivi vengono chiamati Costruttori pratici o operativi, mentre gli studenti o neofiti vengono definiti speculativi o teorici. I primi esemplificano in opere il loro controllo sulle forze della natura inanimata o animata; i secondi non fanno che perfezionarsi nei rudimenti della scienza sacra.
[1] S. Paolo, Cor. I, 3, 10.
[2] Cristopher Knight e Robert Lomas dicono che furono iniziati alla Massoneria rispettivamente nel 1976 e nel 1986. Presumibilmente di Rito Scozzese.
[3] S. Paolo, Cor. II, 12, 2-4.
[4] Perfetti era il nome che designava gli Iniziati.
[5] S. Paolo, Cor. I, 2, 6.
[6] Atti, 24,5.
[7] Epistola ai Galati, 1,15.
[8] Genesi, XLIX, 26; Numeri, VI, 2; Giudici, XIII, 5.
[9] Corinzi, I, 11, 14.
[10] Sia Giovanni Battista sia Gesù vengono rappresentati con i capelli lunghi, pertanto Paolo non poteva aver visto il Maestro Gesù.
[11] Città sull’istmo di Corinto.
[12] V. Macchioro, Zagreus.
[13] Gesù parlava e predicava in aramaico, ma con i Farisei, con i governanti romani e i capi religiosi parlava in greco.
LE SEI PIETRE SACRE DEL TEMPIO
San Paolo quando parlava agli abitanti di Efeso, utilizzava il linguaggio allegorico e misterico per descrivere la costruzione del Tempio Mistico, dove le pietre viventi sono costituite dai membri umani della Chiesa e la principale pietra d’angolo è Cristo. Nell’antico simbolismo, l’uomo, specialmente l’Uomo Spirituale Interiore, è chiamato “pietra”. Cristo è la pietra angolare, e Pietro chiama gli uomini pietre “animate” (viventi). Matteo fa dire a Giovanni Battista: “Vi dico che Dio può far nascere ad Abramo dei figli da queste pietre”. (Mt 3,9). Il riferimento è ad Isaia (51,1-2) dove Abramo viene paragonato a una pietra o roccia e i suoi discendenti a pietre tagliate dalla roccia. Il Dio persiano Mitra nasce da una pietra o roccia. La pietra assume un duplice significato come pietra di costruzione fisica e come pietra viva di costruzione spirituale. La roccia rimanda alla terra che può essere letta come un simbolo per il corpo dell’uomo, quale tempio dello spirito, quale realtà in cui sorge una nuova coscienza dell’origine divina dell’uomo.
Voi siete un edificio costruito sul fondamento degli Apostoli, di cui Gesù Cristo è la principale Pietra d’angolo nel quale ogni edificio, costruito e legato in tutte le sue parti, si eleva in un tempio consacrato al Signore, per mezzo del quale voi siete entrati nella sua per essere l’abitazione di Dio nello Spirito".[1]
Tra le tante pietre che costituiscono l’edificio sacro, Sei erano le Pietre sacre che trovavano posto nel tempio ebraico e poi in quello cristiano.
- Quattro pietre di forma cubica erano collocate ai quattro angoli dell'edificio sacro, per rappresentare l’Arba-il, o il mistico “Quattro”.
- Le altre due pietre sono disposte in posizione assiale, la quinta è la Pietra Shethiyah, al centro del quadrato o al centro della croce delle diagonali.
- La sesta Pietra era chiamata Pietra angolare caput anguli, o anche Pietra d’apice perché; era l’ultima pietra ad essere messa in opera e costituiva la chiave di volta del Tempio ebraico, proprio sulla verticale della Pietra Shethiyah.
La pietra centrale, il cubo era chiamato dai latini Ara, cioè altare, che divenne l’altare durante i primi secoli del cristianesimo. Gli antichi altari erano di forma cubica, il più famoso altare è l’Ara Maxima. La pietra quadrata, rappresentava la pietra sacra, santificata dall’unzione santa che solo lo Ierofante o l’Iniziato di più alto grado poteva toccare senza contaminazione e senza sacrilegio. Questa pietra è l’immagine sacra della Terra fecondata dai raggi del Sole.
La pietra posta all’angolo di nord-est si chiamava Prima Pietra. Essa è seguita da atre tre pietre poste rispettivamente agli angoli sud-est, sud-ovest e nord-ovest. Il rapporto tra le quattro pietre d’angolo e la squadra è evidente ed indissolubile. Queste pietre simboleggiano i quattro elementi e i quattro principi inferiori dell’uomo.
Il Quadrato ottenuto con il rito dell’orientazione, che delimita la pianta del tempio, in India prende il nome di Vāstu-Purusha-Mandala, simbolo grafico di Purusha, l’Essere Primordiale, dal cui Sacrificio ha avuto origine l’universo e che è personificazione dell’universo stesso. Vastu Purusha è la divinità che presiede di qualsiasi sito. Di solito è raffigurata come sdraiata su di esso con la testa nel Nord-Est e le gambe nel Sud-Ovest, ma essa continua a cambiare posizione durante tutto l’anno. La prima pietra che è posata nel quadrato che delimita il Tempio occidentale è a N-E, la testa di Purusha è collocata a N-E.
Figura 1. Vāstu-Purusha-Mandala
La Cattolica di Stilo in Calabria è un tempio del X secolo di architettura bizantina a forma cubica (7,40x7,50 m). La chiesa è inscritta in un Quadrato diviso in nove quadrati uguali sorretti da Quattro Colonne. Le quattro colonne interne, associate alla croce greca delle volte a botte sovrastanti, delimitano centralmente l’Asse del Mondo, l’Omphalos. Solo dall’interno, è possibile osservare contemporaneamente le quattro bifore della copertura centrale: direzionate ai quattro angoli della terra, ma permeate di luce dalle otto aperture situate sul tamburo centrale, il numero Otto segno di nuova creazione.
Figura 2. Tempio Quadratum - Cattolica di Stilo - le Cinque Pietre
Il Tabernacolo di Mosè e secondo la Bibbia ebraica (Tanakh), era “la tenda del convegno” dimora trasportabile della presenza divina (Shekhinah) dal tempo dell'Esodo dall'Egitto fino alla conquista della terra di Canaan. All’interno della tenda c’era una stanza interna a forma di cubo, nota come il Santo dei Santi, all’interno vi era ospitata l’Arca dell’Alleanza.
Il Tabernacolo Cosmico di Mosè, da lui eretto nel deserto era di forma quadrata perché rappresentava i quattro Punti Cardinali ed i quattro Elementi, il Fuoco, l’Acqua, l’Aria, la Terra, come spiega Giuseppe ai suoi lettori. (Antichità Ebraiche, I, VIII, cap. XXII). L’idea era tratta dalle piramidi dell’Egitto e da quelle di Tiro, dove le piramidi divennero colonne. I Geni, o Angeli, hanno la loro dimora rispettivamente in questi quattro punti.
[1] S. Paolo, Efesini 2, 20-22.
IL CUBO SACRO
LA PIETRA SHETHIYAH
La quinta pietra anch’essa cubica era la "Pietra Shethiyah” che era collocata nella zona interna del tempio ebraico chiamata “Santo dei Santi” o "Sancta Sanctorum". La Shethiyah era di forma cubica e protetta tutt'intorno da tendaggi, inaccessibile ai fedeli, ma soltanto al sommo sacerdote una volta l’anno, costituiva la base su cui era collocata l’Arca. La tradizione cabalistica ebraica racconta che, al momento della Creazione, il Signore Iddio gettò dal Suo Trono una Pietra preziosa nell’Abisso; un’estremità si conficcò nell’abisso e l’altra emerse dal caos. Questa estremità formò un punto che cominciò a estendersi, creando così la distesa al disopra di cui fu stabilito il mondo. Ecco perché questa pietra si chiama shethiyah, che vuol dire pietra fondamento. Questa pietra era messa al centro e all’interno del Sancta Sanctorum, la cella sacra dove dimorava l’Altissimo anch’essa un Cubo perfetto di lato 20 cubiti.
Il Talmud specifica che sulla pietra cubica erano incisi i caratteri sacri la cui combinazione spiega gli attributi e i poteri del nome incomunicabile[1]. Tale pietra era custodita da due leoni d’oro che ruggiscono non appena era avvicinata. Le porte del tempio non erano mai perse di vista, e la porta del santuario veniva aperta solo una volta l’anno per fare entrare solo il Sommo Sacerdote.
Nel testo cabalista Zohar compilato da rabbi Simeon Ben-Iochai troviamo: “Alla venuta del Re Messia, dalla sacra, pietra cubica del tempio salirà per quaranta giorni una luce bianca. Essa si espanderà finché avvolgerà l’intero mondo”. I mussulmani venerano la pietra nera cubica custodita in un tempio cubico.
La pietra cubica del santuario ebraico fu collegata in modo velenoso anche a Gesù. Gli Ebrei accusarono Jeshu attraverso il Talmud di praticare la magia dell’Egitto, e in particolare nel Sepher-Toldos Jeshu troviamo scritto che egli “innalzò in Israele una falsa pietra angolare e trascinò il popolo nell’idolatria”. Il Sepher Toldos (o Toledoth) Jeshu è uno scritto che risale a II secolo d.C., l’autore, ignoto, è certamente un ebreo. Celso cita quest’opera presumendone la veridicità per polemizzare contro i cristiani e che Origene la confuta in un suo libro. Gli Ebrei in seguito nascosero con grande cura e timore questo scritto ai cristiani, fu menzionato per la prima volta da Martino nel tredicesimo secolo. Fu pubblicato infine nel 1681 in una collana intitolata Tela Ignea Satanea dal teologo e studioso Johann Christof Wagenseil.
La storia rabbinica nota come Sepher Toledoth Jeshu è contenuta nel Talmud di Babilonia ed attribuita agli autori talmudici di Set e Sanhedrin. Secondo questa storia Gesù era vissuto un secolo prima dell’era cristiana durante il regno del re giudeo Alessandro Janneo e di sua moglie Salomè che regnarono dal 106 al 79 a.C., è narrato che Gesù avendo appreso in Egitto i “grandi segreti” nell’iniziazione, si costruì delle chiavi invisibili e così poté penetrare non visto nel santuario ... Copiò i caratteri della pietra cubica e li nascose nella sua coscia; dopo di che, uscito dal tempio, lasciò il paese e cominciò a stupire il popolo con i suoi miracoli. I morti erano risuscitati al suo comando, i lebbrosi e gli ossessi erano risanati”. Il Sepher Toldos dice che, incapace di rimuovere la pietra cubica del santuario, Gesù ne fabbricò una di creta che mostrò alle nazioni facendola passare per la vera pietra cubica di Israele. Fu accusato di magia e gettato in prigione per 40 giorni, fu flagellato come ribelle sedizioso e infine fu messo a morte dal Sanhedrin a Lud (Lydda). Arnobio un africano vissuto nel secondo secolo convertito al Cristianesimo, narra una storia simile: “Gesù fu accusato dal Sinedrio di aver asportato dal Tempio i Nomi Segreti del Santo dei Santi (i caratteri incisi sulla pietra cubica), per mezzo dei quali operò miracoli”. Perfino i più fanatici musulmani, considerano Gesù di Nazareth un grande Profeta dimostrandogli rispetto.
Nel Vangelo di Nicodemo (gli Acta Pilati), gli Ebrei portano la stessa accusa dinanzi a Pilato: “Non ti abbiamo forse detto che era un mago”? Nelle Clementinae Recognitiones, Gesù viene accusato di non aver compiuto i suoi miracoli come un profeta ebreo ma come un mago, ossia come un iniziato dei templi non ebrei.
Questa storia, scritta dai nemici di Gesù, va opportunamente intesa perché egli doveva essere uno scomodo profeta per il Sinedrio, un distruttore dell’ortodossia, un pericoloso eretico. In questa versione, Gesù appare come figlio del popolo e addirittura di una donna non sposata. La sua figura appare come quella di un Iniziato alla magia sacerdotale che aveva “svegliato” o “sviato il popolo” dal torpore mentale, perché voleva condividere con i propri simili delle verità mantenute segrete, contravvenendo all’antica regola di segretezza. E da allora i Sadducei e in parte i Farisei, non perdonarono a Gesù di frequentare uomini tenuti ai margini della società e di avere spalancato la “Porta dei Misteri”. Per questa ragione e non per la magia, che era praticata dalla casta sacerdotale, che in Palestina Gesù, e in India il Buddha, furono entrambi perseguitati e minacciati di morte. La missione riformatrice di Gesù, come quella del Buddha, fu essenzialmente sociale[2] in campo religioso essi continuavano a seguire l’Antica Tradizione, purificata dalle pratiche tendenti a favorire la superstizione a vantaggio dei sacerdoti. Entrambi invitarono a tavola i poveri, gli offesi, i fuori casta, la loro colpa per eccesso di amore fu di aver divulgato parte dei gelosi segreti del Tempio Proibito, pertanto non furono più riconosciuti come affiliati, la pena per il tradimento è la morte.
Gesù secondo l’accusa ebrea, aveva divulgato i segreti del Tempio, il che non risponde a verità, perché Gesù disse ai suoi discepoli che a loro era dato conoscere i misteri del regno dei cieli, mentre alle masse non era dato, e quindi parlava in parabole che avevano un doppio significato. Uno dei più poderosi motivi per la necessità di una assoluta segretezza è fornito da Gesù stesso, se si deve prestar fede a Matteo. Perché vi si fa dire chiaramente al Maestro:
Non date ciò che è santo ai cani e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci; che non le pestino con i piedi e si rivoltino a sbranarvi[3].
Gesù, che aveva promesso ai suoi discepoli la conoscenza che conferisce all’uomo il potere di fare “miracoli” assai maggiori di quelli mai fatti da lui stesso, morì lasciando soltanto pochi fedeli discepoli — uomini solo a mezza strada della conoscenza.
[1] Questa spiegazione è la chiave segreta di tutte le scienze occulte e le occulte forze della natura.
[2] La Chiesa Cattolica d’oggi sembra abbia abbracciato la missione sociale voluta in origine da Gesù di aiuto ai bisognosi.
[3] Matteo, VII, 6.
LA BIANCA PIETRA CUBICA DI MELCHISEDECH
Nel tempio cristiano la pietra cubica è stata sostituita dall’altare che agli inizi era cubico, e da qualunque lato si veda, accoglie tutti, da dovunque provengano. Doveva quindi essere piccolo, doveva accogliere un massimo di tre celebranti, uno centrale e due ai lati[1]. Il quadrato è rivolto ai quattro venti, alle quattro parti del mondo i punti cardinali; l’iconografia presenta sempre l’altare quadrato coperto da magnifiche tovaglie che scendono solitamente fino a terra, conferendo così all’altare la forma di un Cubo.
A Santa Sofia di Costantinopoli c’era come altare un cubo d’oro regalo dell’imperatore Giustiniano di un metro di lato, cosparso di pietre preziose. In Turchia a Myra nell’attuale città di Demresi si trova la Basilica di San Nicola eretta nel III secolo. Sopra una piattaforma quadrata è eretto un altare di forma Cubica ai cui lati vi sono 2+2=4 colonne, altre 2 colonne sono poste prima del quadrato. Il cubo ha sei facce, sei sono le colonne ai lati del cubo altare.
A Myra si ammira anche una lastra di marmo con una croce a bracci uguali con ciascuno dei bracci terminanti con due cerchi, in modo da ottenere una croce con otto estremità che poggia su una base con due archi terminanti a freccia. La croce di San Nicola è molto simile alla croce patteè utilizzata dai Cavalieri del Tempio, legati a Salomone e all’Ordine di Melchisedech.
Figura 1. Myra Altare Cubico e croce a bracci uguali Basilica S. Nicola
Un mosaico del VII secolo sopra un’arcata di Sant’Apollinare di Ravenna mostra Melchisedech, l’Antico dei Giorni, davanti a un altare cubico su cui è posata una candida tovaglia bianca, analoga rappresentazione è a San Vitale. Un mosaico del VII secolo sopra un’arcata di Sant’Apollinare di Ravenna mostra Melchisedech, l’Antico dei Giorni, davanti a un altare cubico su cui è posata una candida tovaglia bianca, analoga rappresentazione è a San Vitale.
Figura 2. Ravenna Sant’Apollinare Myra Altare Cubico e simboli di Melchisedech
La pietra cubica del tempio ebraico portava incisi caratteri misterici sacri, la pietra cubica del mistero cristiano secondo l’Ordine di Melchisedech è il cubo dell’altare di colore bianco che porta sulla faccia centrale il simbolo di Melchisedech il doppio quadrato con un punto al centro. Lo stesso simbolo lo troviamo sul pavimento di fronte all’altare nella basilica di San Nicola a Myra. San Nicola con Melchisedech come ho spiegato nei miei scritti, è legato al Cavalieri del Tempio.
Le quattro squadre o Gamma realizzano i quattro angoli o le quattro pietre di base del tempio, se le quattro gamma sono disposte a coppie opposte, si realizza la Croce Mobile o la Svastica che ha lo stesso significato della Croce non inscritta nel Cerchio Divino, il simbolo della creazione nei mondi della forma. La Croce Mobile è formata da una Croce a bracci uguali, più altri quattro bracci piegati ad angolo retto e disposti a quadrato. La Croce a Quattro braccia terminanti con un segmento ad angolo retto è riferito al tempo e allo spazio. Indica lo scorrere delle Quattro Stagioni, i Quattro Punti Cardinali, le Quattro Posizioni dell’Orsa Maggiore rispetto alla Stella Polare. A livello planetario indica la rotazione della Terra, nei cicli di tempo. In India esso è conosciuto soprattutto come simbolo solare e viene chiamata Ruota del Sole. I Quattro bracci ripiegati rappresentano pure i quattro Elementi di Base. Nel Cosmo visibile è il moto rotatorio della materia dell’Universo: le galassie stesse ci appaiono come spirali generate dal moto rotatorio cui è sottoposta la materia dello Spazio. Il movimento a spirale delle galassie è mostrato dai due pani circolari disposte sella faccia superiore del cubo bianco.
[1] Contro la forma cubica tonano alcuni prelati cattolici che ignorano il simbolismo misterico: “L’altare cristiano deve essere a forma di mensa come la tavola dell’ultima cena, il cubo annulla il concetto di mensa e il richiamo alla tavola del giovedì santo”.
LA PIETRA D’APICE
Negli scritti canonici sia ebrei che cristiani, troviamo il riferimento alla pietra d’angolo, scartata perché non riconosciuta. La Pietra che i Costruttori avevano scartato è diventata pietra d’angolo (Matteo 20,42). La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo; dal Salmo 117 (118), altrimenti detto Salmo di David, il padre di Salomone, il Costruttore del Tempio dei Templi. Questa pietra ha una forma speciale, che la differenzia da tutte le altre, non solo essa non può trovare posto nel corso della costruzione, ma i costruttori non possono nemmeno capire quale sia la sua destinazione; se lo capissero è evidente che non la getterebbero via.
A.K. Coomaraswamy osserva che in varie lingue le parole che significano angolo sono spesso in rapporto con altre che significano testa ed estremità: in greco, kephalê, (testa), e in architettura capitello (capitulum, diminutivo di caput). Coomaraswamy dice che, per rendere il vero significato dell’espressione è diventata la testa dell’angolo si potrebbe tradurla con la chiave di volta dell’arco, il che è perfettamente esatto; e così questa pietra, tanto per la sua forma quanto per la sua posizione, è effettivamente unica nell’intero edificio, come deve esserlo per simboleggiare il Principio da cui tutto dipende. La Chiave di Volta collega due distinte semi arcate ed in questo senso rappresenta il perfetto “Ponte” che collega il piano orizzontale del pavimento con quello celeste e Divino.
In Speculum humanae Salvationis opera del Medioevo molto diffusa giacché ne esistono ancora parecchie centinaia di manoscritti ricopiati e con illustrazioni leggermente diverse fatte secondo l’intendo degli amanuensi, la costruzione del Tempio è messa in relazione con la salvezza di Giona ingoiato dalla balena. Una illustrazione, rappresenta Giona a sinistra con le mani giunte in preghiera, nell’atto di uscire dal ventre della balena e a destra la costruzione del Tempio. A destra, si vedono due costruttori del Tempio sacro, uno con un martello, l’altro con la cazzuola che regge una pietra cubica, chiamata Caput Anguli. Il ventre della balena simboleggia la tomba, infatti, Giona chiamò il ventre della balena “Sheol”, la terra dei morti. La sensibilità e la conoscenza misterica degli illustratori si vede dalle diversità delle copie che narrano questa vicenda la rappresentano in modo diverso, come pietra anonima, cubo e rombo.
La pietra d’angolo scartata dai costruttori non può essere né anonima, né cubica perché è di fondamento. Un’altra illustrazione dello Speculum Humanae Salvationis, mostra Giona che esce nudo, rinato, come un uomo appena nato; si vedono due muratori che tengono una cazzuola in una mano, e con l’altra sostengono la pietra a forma di rombo che si apprestano a porre al vertice dell’edificio una torre si presume di un tempio, perché l’opera, come s’intuisce dal titolo, Specchio dell'umana salvezza, tratta solo di argomenti sacri. La pietra deve completare la sommità, il che non lascia alcun dubbio sul suo significato. Ciò significa che alla fine del viaggio sul mare delle passioni la conquista di Giona è quella della pietra angolare il Cristo. La pietra d’angolo superiore è anche la pietra filosofale, il Sé Superiore o spirituale.
FIGURA 1. GIONA CHE ESCE DAL VENTRE DEL MOSTRO MARINO E LA COSTRUZIONE DEL TEMPIO
E allora scribi e farisei lo interrogarono: “Maestro, vorremmo che tu ci facessi vedere un segno”. Ed egli rispose: “Una generazione perversa ed adultera pretende un segno! Ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona il profeta: come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’Uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra.(1)
L’esperienza di Giona nel ventre del Grande Pesce è di tipo misterico, egli scende nell’Abisso(2) e vi resta per tre giorni completi, come morto per il mondo esterno, sepolto come in una bara simboleggiata dal ventre della balena. L’uscita alla luce dalla caverna-ventre della balena equivale nel linguaggio mistico ad una nuova nascita. Il Messia nel Talmud è chiamato Dag o Pesce, l’Ichthus, il Pesce Salvatore della tradizione cristiana. Giona il profeta è chiamato dagli Arabi Dhùn-Nûm , il piccolo pesce, ingoiato dal Grande Pesce. Gesù è anche il pescatore che cattura i piccoli pesci nella sua rete. Le vicende di Giona descrivono in un linguaggio volutamente allegorico, un’Iniziazione misterica.
R. Guenon scrive che la pietra in questione, in quanto “chiave di volta”, o in qualunque altra funzione similare a seconda della struttura dell’edificio che è destinata a "coronare", non può, per la sua stessa forma, essere posta che dall’alto, senza di che, del resto, è evidente che potrebbe cadere all’interno dell’edificio; per questo, essa rappresenta in certo modo la pietra discesa dal cielo, espressione che si applica benissimo a Cristo, e che ricorda pure la pietra del Graal (il lapsit exillis di Wolfram von Eschenbach, che si può interpretare come lapis ex coelis) (3).
FIGURA 2. LA STATURA DELL’UOMO CELESTE
Possiamo notare che nell’illustrazione medioevale la porta della torre è eccessivamente grande e mostra la sagoma di un uomo eretto e che la pietra di vertice è un rombo figura geometrica molto utilizzata nelle costruzioni sacre dove i Templari avevano posto la loro mano o tutela. La tradizione estremo orientale rappresenta il Cielo con un Cerchio e la Terra con un Quadrato e il termine mediano fra i due, l’Uomo è rappresentato con una Croce a bracci uguali. Questa elevazione, costituita dalla base del Quadrato e dal vertice sferico, è ordinata attorno alla colonna assiale e in effetti è un’immagine geometrica dell’uomo eretto. Per questo nel suo piano in elevazione, il santuario, così come il tempio totale, rappresenta contemporaneamente l’Uomo Archetipo e la crescita spirituale dell’individuo umano fino alla sua coincidenza con il suo archetipo, fino “alla statura del Cristo, “allo stato di uomo perfetto”. L’Asse del Mondo corrisponde nell’uomo alla spina dorsale, il perno della struttura fisica. Così come la colonna assiale collega la base quadrata al vertice sferico dell’edificio, la terra al cielo, nello stesso modo la spina dorsale è nell’individuo il luogo che unisce la parte inferiore e terrestre del corpo alla parte superiore e pensante, la testa. È attraverso la spina dorsale che la testa comanda il resto del corpo.
Il Portale Sud della Cappella Templare di Montsaunès ha come chiave di volta una pietra che porta scolpita una forma diversa della Croce Templare. Abbiamo in un cerchio, una croce a quattro bracci uguali, leggermente inclinata verso occidente. Con questa incisione sulla pietra di volta indica l’appartenenza del Tempio ai Maestri Costruttori, i discepoli nell’Era dei Pesci di un altro Grande Maestro Costruttore, Re Salomone.
FIGURA 3. CAPPELLA TEMPLARE DI MONTSAUNÈS PORTALE SUD – CROCE TEMPLARE SU CHIAVE DI VOLTA
Il Maestro Costruttore o Architetto benché non ne abbia mai toccato una sola pietra, ne ha fornito il piano, lasciando poi l’esecuzione di tutto il lavoro manuale ai costruttori ai muratori.
Un particolare che non è mai stato notato o evidenziato è che la parte centrale del Tempio affiancata da due costruzioni più basse, è una torre una fortezza spirituale. Questa struttura simbolica era utilizzata dalla simbologia dei Cavalieri del Tempio. In Toscana a Casola in Lunigiana (Massa), nel borgo soprastante la pieve si scorgono le rovine del castello di Codiponte dei Templari, che sul portale mostra la croce templare(4) decussata, con puntale, e affiancata, la simbologia della fortezza. Il Tempio Fortezza è riproposto negli affreschi della Cappella Templare di Montsaunès.
FIGURA 4. SIMBOLO TEMPLARE DEL TEMPIO-FORTEZZA
Dopo aver analizzato l’aspetto costruttivo esaminiamo l’aspetto misterico. Nel Vangelo apocrifo di Tommaso scritto in lingua copta, Gesù chiede: “Indicami la pietra respinta dagli edificatori! Essa è la pietra d’angolo”. Solo in Tommaso il Maestro Gesù chiede all’Apostolo che gli venga mostrata la pietra respinta dai costruttori, cioè di saperla riconoscerla tra le pietre anonime. Nessuno si chiede chi siano veramente i Costruttori che avevano scartato la pietra che è diventata d’angolo. Costoro non riconobbero e scartarono la pietra che era diversa. La risposta sibillina la troviamo in Marco (12, 10), Luca (20, 17) e negli Atti (4,11): Egli è la pietra, disprezzata da voi costruttori, diventata capo d’angolo. La pietra d’angolo o di vertice sovrasta la pietra cubica, e se il Maestro Gesù è la pietra di vertice può usare il potere della pietra cubica su cui era appoggiata l’arca che conteneva le Tavole della Legge, la Verga di Aronne e il Vaso con la Manna. Questi costruttori gettarono la pietra e scacciarono Colui che la portava, cioè Colui che portava una forma nuova di Insegnamento. Gesù è visto come Maestro Costruttore Architetto. In Tommaso Gesù chiede al discepolo: “Indicami la pietra respinta dagli edificatori! Essa è la pietra d’angolo”. La risposta che deve dare il discepolo è che la pietra superiore è il Christos in lui, cioè la sua Anima spirituale, che è sorretta dalle quattro pietre d’angolo che formano la base del suo corpo di manifestazione, cioè la sua personalità: fisico, vitalità, emozione e mente. Solo con la pietra superiore il tempio dell’uomo può dire completo.
Un altro livello di interpretazione è che i costruttori che scartarono la pietra perché tagliata in modo diverso appartengono all’insegnamento exoterico e continuano a guardare in basso, all’aspetto formale rifiutandosi di guardare in alto all’aspetto spirituale. Costoro nel linguaggio dei Misteri sono i Mystes, i velati, coloro che vedono le cose solo come appaiono, non come in realtà sono. Il Maestro Costruttore era colui che poteva gettare le fondamenta del Tempio Inferiore o interiore. Viceversa i Mystes, gli iniziati minori, sono coloro che rimanendo nella parte superiore del tempio, potevano solo costruire la parte visibile, quella superiore, destinata al culto delle masse. Una gran confusione sia essa intenzionale o meno, regna sulla figura storica di Gesù, contrariamente a quanto comunemente si crede le informazioni date ed eventi storici, contenute nei quattro Vangeli canonici sono tutt’altro che certe.
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1. Matteo, 12, 38-42.
2. L’Abisso mi ha avvolto … la terra con le sue sbarre mi ha rinchiuso per sempre.
3. René Guenon - Simboli della Scienza Sacra, la Pietra Angolare.
4. Vedi sito dedicato ai Templari di www.enricocalzolari.it.
PETRA PIETRO
L’investitura apostolica di Pietro si ritrova nel Vangelo di Matteo, quello “interpretato” da S. Girolamo, dove troviamo che Gesù cambiò il nome di Cefa, Keffa in Pietro e disse. “Su questa Pietra, costruirò la mia Chiesa e le porte degli Inferi, non prevarranno contro di essa”[1]. Il nome di Pietro, Petra, Peter è in relazione ai costruttori del Tempio. Peter era il nome del Sommo Sacerdote Caldeo, l’Interprete della Voce Divina. Petra richiama il dio Mitra dato dalla roccia “Theos ek Petras”, il figlio di Bordj, la Montagna di Luce. Il nome di Pietro, Petra proviene dagli antichi Misteri e significa Roccia, Fondamento, Interprete.
Il nome di Cefa fu in seguito cambiato in Pietro o Petra, per dargli l’importanza di un Pontefice, il cui significato è Costruttore di Ponti. La stessa definizione apostolica di Pietro proviene dai misteri. Lo ierofante, o supremo pontefice, aveva il titolo caldeo di “פחד”, Pietro, ossia Interprete. I nomi Phtah, Peth’r, la residenza di Balaam, Patara e Patras, i nomi delle città oracolari, pateres o pateras, e forse anche il nome Buddha, provengono tutti dalla stessa radice. Gesù dice: “Su questa pietra io costruirò la mia Chiesa e le porte, o reggitori, dell’Ade non prevarranno su di essa,” intendendo per pietra la rocca del tempio e, per metafora, i misteri cristiani.
Roma doveva essere la cattedra di Pietro affinché vi fosse continuità fra il Paganesimo e la nascente religione, perché lì era la sede del Pontefice Massimo, il costruttore di ponti. Petra, tra i pagani era colui che mostrava agli iniziandi il Petroma, la rivelazione o Interpretazione scritta su due tavolette di pietra, come le tavole di Mosè. L’eletto apprendendo dal Petroma i Misteri della Vita e della Morte diventava il prossimo Interprete.
A Roma, il Pontefice Massimo era il detentore delle Due Chiavi di Cibele e di Giano di Janus o di Jon, che aprono e chiudono le due Vie, della Morte e della Vita. Il Pontefice Massimo portava il copricapo della Magna Mater simile a quello del Brahmatma, il Pontefice degli Indù sul cui copricapo sono poste “due chiavi incrociate” simbolo del Mistero. La Chiesa di Roma ha fedelmente mantenuto, i simboli, i riti, l’architettura, le vesti dei sacerdoti pagani. Il nome di Pontefice[2] tradisce la sua origine misterica e massonica, perché significa costruttore di ponti: fra il divino e l’umano.
La versione ebrea di Pietro, quella del Talmud, in Sepher Toldos Jeshu, afferma che Simon Pietro apparteneva alla setta dei Nazareni[3] fondata da Gesù che dissentiva dai seguaci di Giovanni Battista. Pietro è descritto come un pio confratello, non perseguitato dai fratelli della Sinagoga, che si era staccato ma non troppo dalla Legge, ma in ogni caso rimase un “fedele servitore del Dio vivente” e che trascorse la vita in meditazione vivendo in cima ad una torre a Babilonia. Raccomandava, secondo lo scritto, ai Cristiani di non molestare gli Ebrei, ma che, subito dopo la sua morte, un altro predicatore andò a Roma pretendendo che Simon Pietro avesse alterato gli insegnamenti del suo maestro. Pietro al contrario di Paolo era rimasto legato all’ortodossia ebraica, descritto dai suoi avversari come un pio confratello dedito agli studi della dottrina nazarena.
Giovanni l’autore dell’Apocalisse fu un cabalista ebreo puro sangue, con tutti gli odi ereditati dai suoi antenati verso i Misteri. La sua gelosia, durante la vita di Gesù, si estese perfino a Pietro; e solo dopo la morte del loro comune maestro i due apostoli — il primo dei quali portava la mitra e il petalun dei rabbi ebrei — predicarono così zelantemente il rito della circoncisione. Agli occhi di Pietro, Paolo, che lo aveva umiliato e di cui egli sentiva tanto la superiorità in “sapienza greca” e in filosofia, deve essere naturalmente apparso un mago, un uomo macchiato dalla Gnosi e dalla “sapienza” dei Misteri greci.
Gesù era Nazareno e anche Esseno, egli si staccò dall’ortodossia dei Nazar seguita da Pietro da Giacomo e da Giovanni, l’autore dell’Apocalisse. Per tale motivo fu avversato dagli ortodossi Nazareni, ma egli diede al mondo un nuovo Insegnamento non compreso dall’ortodossia giudaica d’allora, e di conseguenza fu messo al bando.
Gli Ebrei ebbero i loro Peter o Interpreti, noti col nome di Tanaim come Hillel, Akiba, e altri famosi cabalisti, che potevano impartire la terribile conoscenza contenuta nella Merkaba. Il Talmud ci presenta la storia dei quattro Tanaim che, allegoricamente, vennero fatti entrare nel giardino delle delizie, ossia furono iniziati nella scienza occulta e conclusiva. “Ben Asai guardò e perse la vista. Ben Zoma guardò e perse la ragione. Acher depredò la piantagione” (confuse tutto e fallì). Ma Akiba, che era entrato in pace, ne uscì in pace”.
Akiba fu un amico di Acher, che si dice essere stato l’apostolo Paolo della storia cristiana. Acher prese dei rami dall’Albero della Conoscenza, e così si staccò dalla vera religione (ebraica). Nel suo articolo su “Paolo il fondatore del cristianesimo”, il professor A. Wilder, dice: “Nella persona di Aher si può riconoscere l’apostolo Paolo. Sembra che egli sia stato indicato con vari appellativi. Egli veniva indicato come Saul, evidentemente a causa della sua visione del Paradiso: Saul, o Sheol è il nome ebraico dell’altro mondo. Paul, che significa solo “il piccolo uomo”, era una specie di vezzeggiativo. Aher, ossia “altro”, era un epiteto biblico per indicare persone estranee alla comunità ebraica, e gli venne applicato per avere esteso il suo ministero ai gentili. Il suo vero nome era Elisha ben Abuiah”. Paolo come Gesù si staccarono dall’ortodossia ebraica. Saul, divenne Paolo a Cenchrea dove si convertì al Christos dei Misteri Maggiori, non al Messia degli Ebrei. In Paolo troviamo l’influenza delle due correnti spirituali, quella greca orfica e quella giudea nazarena. Paolo nell’iniziazione orfica conobbe il Christos interiore e pertanto non ebbe difficoltà a riconoscere anche in Gesù l’adombramento del Christos, ma in ogni caso lui predica un Christos glorioso e spirituale, anziché un Cristo carnale. Le “Lettere di Paolo”, non trattano mai un sfondo storico attorno a Gesù ma descrivono esclusivamente un essere spirituale che era noto a tutte le sette misteriche gnostiche.
Paolo afferma chiaramente nella lettera gli Ebrei (5,9) che Gesù è sacerdote dell’Ordine di Melchisedech: “Nello stesso modo Gesù Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì Colui che gli disse, Tu sei sacerdote per sempre, al modo di Melchisedech”. Paolo è l’Unico che si dichiara Maestro Costruttore, cioè Iniziato ai Misteri Maggiori ed afferma che Gesù apparteneva all’Ordine di Melchisedech, cui evidentemente conosceva bene essendo l’unico che ne parla, perché egli apparteneva a tale Ordine. Gesù fu Nazareno ed Esseno e per tale motivo avversato dai Nazareni ortodossi. Paolo fu anch’egli Nazareno e poi orfico e fu ferocemente avversato dai Nazareni ortodossi.
Quanto un certo tipo di massoneria sia lontano dai misteri e dall’antica Massoneria, lo troviamo negli scritti La chiave di Hiram” del 1996, e il “Secondo Messia” del 1997, di Cristopher Knight e Robert Lomas; nei loro libri la figura di Gesù nobile e benestante ebreo, può essere collocata fra i rivoluzionari, sicari, terroristi che non esitavano ad uccidere gli odiati Romani e a scatenare una guerra apocalittica. Secondo quest’ottica, Gesù è un capo rivoluzionario, Giacomo e Giovanni, chiamati i figli del tuono sono i suoi guardiani, mentre Simone lo Zelota e Giuda il Sicario tutt’altro che miti sono il suo braccio armato. Giacomo detto il Giusto, è descritto come un Messia-Sacerdote. Giacomo il Giusto fu fariseo fino alla morte. Paolo è chiamato il menzognero, ma Paolo era un Grande Iniziato, Giacomo no, Paolo è l’unico che comprese e si fece interprete dell’insegnamento del Maestro Gesù. Purtroppo gli scritti di Paolo come gli Atti degli Apostoli erano in odore di eresia e nel quarto secolo gli scritti di Paolo non furono dapprima inclusi nel nuovo canone perché in odore di eresia. Solo nel sesto secolo dopo essere vagliati dai censori furono ammessi nel Nuovo Testamento, cioè con qualche aggiustamento divennero canonici.
Nel Kérygma Pétrou (Omelie Clementine), un testo appartenente alla letteratura giudeo-cristiana, espressione del pensiero dei Giudei di Palestina e di Siria, Paolo è contrastato da Pietro che sostiene l’impossibilità dell’apparizione di Gesù vantata da Paolo, proprio a chi gli era ostile. I Nazareni anch’essi non credevano nel Cristo incarnato, così pure gli Ebioniti.
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[1] Matteo 16, 18.
[2] Nell’antica Roma, il Pontefice Massimo presiedeva un collegio giuridico sacerdotale. Con Augusto (12 d.C.) questo titolo fu assunto dagli imperatori che lo mantennero fino al 328.
[3] Teodoreto scrive che: “I Nazareni sono Ebrei che adorano l’Unto (Gesù) come uomo giusto e usano il Vangelo secondo Pietro.