Sainte-Chapelle Parigi
L'impronta templare nel Gotico primitivo

LA CAPPELLA DEL RE LUIGI IX
La Sainte-Chapelle, la massima espressione dell’architettura gotica francese era una cappella reale all’interno del complesso del Palais de la Cité (palazzo di Giustizia), a Parigi. Si colloca accanto alla Cattedrale di Notre-Dame e alla Cattedrale di Chartres come uno dei più grandi siti di arte gotica in Francia, sia per la qualità della sua arte vetrata e il modo in cui i suoi muri di pietra sono stati trasformati in scintillanti muri di luce. La posizione dell’edificio corrisponde alla fine della galleria di Merciers poiché uno degli obiettivi del Re Luigi IX era di farlo comunicare con gli appartamenti reali. L’attuale palazzo di Giustizia che contiene la Sainte-Chapelle e la Conciergierie, fu la residenza e la sede del potere reale di Francia dal X al XIV sec. Si dice che da una di queste finestre, il re Filippo il Bello (1285-1314) osservò il martirio dell’ultimo Gran Maestro Templare Jacques de Molay da lui stesso ordinato. Successivamente, Giovanni il Buono fece costruire le cucine e la torre dell’orologio.
1. Sainte-Chapelle
2. Scala
3. Posto di guardia
4. Alloggi cappellani
5. Tesoro di Chartes
6. Galleria de Merciers
7. Gradinata
8. Sala del Re
FIGURA 1. PALAIS DE LA CITÉ AL TEMPO DI LUIGI IX
Negli archivi riguardanti la costruzione della cappella non è menzionato nessun architetto. Una tradizione risalente al XVI secolo indica il nome di Pierre de Montreuil (Pierre de Montereau), già autore del nuovo coro della basilica di Saint-Denis, del completamento della facciata della cattedrale di Notre-Dame e che, morto nel 1267, ebbe una sepoltura, oggi non più esistente, nella cappella della Vergine dell’abbazia di Saint-Germain-des-Prés a Parigi che egli avrebbe costruito. Lo storico dell’arte Robert Branner ha invece attribuito la Sainte-Chapelle al maestro muratore Thomas de Cormont, mentre altri preferiscono Jean de Chelles o Robert de Luzarches. Chiunque fosse l’architetto, è certo che possedeva un’abilità eccezionale e una perfetta padronanza della prospettiva monumentale.
Il re Luigi IX commissionò la costruzione della Sainte-Chapelle per disporre di una cappella per il palazzo reale e di un reliquario ma questo progetto si deve anche a sua madre, Bianca di Castiglia, una donna straordinaria, intelligente e colta, tra le più importanti regine medievali. La cappella ospitò, fra l’altro, le reliquie della corona di spine di Gesù e una parte della Vera Croce. La corona di spine di Gesù fu una reliquia che Luigi IX ottenne a carissimo prezzo da Baldovino II, Imperatore di Costantinopoli, un prezzo talmente alto da essere pari a più di tre volte il costo di realizzazione dell’intera cappella. Tra i vari oggetti d’arte che il sovrano volle custodire nella Sainte-Chapelle vi è l’Immagine di Edessa, nota anche come Mandylion, un telo con sovraimpresso il volto di Gesù, analogo alla Sindone di Torino. In realtà, la Sainte-Chapelle servì a Luigi IX e ai suoi successori anche per fini politici, in un’epoca in cui la supremazia in ambito artistico aiutava al conseguimento di una buona posizione politica, facilitando quindi i monarchi nell’ottenimento di posizioni rilevanti attraverso il peso della tradizione. L'importanza di tali tipi di riconoscimento e dei legami fra Chiesa e politica era tale che Luigi IX fu anche dichiarato Santo dalla Chiesa Cattolica. La Cappella non è più sede di culto religioso.
UN CAPOLAVORO RESTITUITO
Durante la Rivoluzione francese verso il 1797 fu adibita a deposito degli archivi del Palazzo di Giustizia di Parigi e le finestre furono oscurate da enormi schedari. La loro bellezza fu così inavvertitamente salvata dai vandalismi che invece distrussero i banchi del coro, devastarono lo schermo protettivo del crocifisso, dispersero le reliquie, distrussero il coro e abbatterono la guglia più alta. La conservazione del monumento è possibile solo attraverso la consapevolezza dell'opinione pubblica, in parte grazie al romanzo Notre-Dame de Paris di Victor Hugo. È proprio lui a indicare la Sainte-Chapelle come uno degli edifici più popolari di Parigi in un articolo del Journal des débats del 1835 e chiede che si ritorni ad un'apparenza degna della sua storia. Jean-Baptiste-Antoine Lassus e Viollet-le-Duc come consulente nel 1854 furono incaricati del restauro della Cappella e sono tuttora indicati come l’esempio di restauro da non fare, perché interpretarono lo spirito gotico.
Viollet-le-Duc iniziò ad occuparsi della conservazione dei monumenti medievali in seno alla Commissione dei Monumenti Storici, istituita in Francia in seguito alla grande rivalutazione dell’arte del Medioevo. Iniziò la sua attività come giovane ricercatore e per un lungo periodo attraversò tutta la Francia, studiando ed analizzando il linguaggio architettonico, le varie tipologie di edifici e gli elementi architettonici che li costituivano. Il suo lavoro confluì in una grande opera, il Dizionario ragionato dell’architettura francese, edito in dieci volumi tra il 1854 e il 1868. In esso, tutti gli elementi architettonici erano classificati per periodo storico e regione e illustrati per mezzo di disegni. La sua abilità e padronanza dei testi medievali, gli valsero la cattiva fama di “falsificatore”. Infatti, la sua teoria di intervento si basava sul cosiddetto “restauro di ripristino” o “restauro in stile”. Partendo da un’attenta analisi dell’opera, egli cercava di definirne l’esatto stile originario. In seguito, demoliva le parti aggiunte e ricostruiva tutte quelle mancanti. Pertanto, il suo obiettivo era riportare indietro le lancette del tempo e risalire all’idea progettuale, senza tenere conto dei cambiamenti apportati nel tempo e delle addizioni risalenti a epoche successive. Senza il suo intervento molti capolavori oggi non esisterebbero più accontentandoci nelle migliori delle ipotesi trovarci di fronte a ruderi. “L’ambizione indica solo il carattere dell’uomo, il sigillo del maestro è l’esecuzione”. Con queste parole, riprese dal Diario Intimo di Henri-Frédéric Amiel, è possibile inquadrare la personalità dell’architetto Viollet-le-Duc che ha segnato l’epoca romantica dell’architettura francese e non solo.
In questo studio non si è interessati al parere degli esperti di formalismo. Lasciamo parlare Fulcanelli, reputato un grande maestro dell’Alchimia. Lo pseudonimo Fulcanelli è formato dall’unione delle parole Vulcano ed Helio, due elementi che rimandano ai fuochi alchemici. Fulcanelli scrisse Il mistero delle cattedrali nel 1926 sui simboli alchemici presenti nelle architetture delle antiche cattedrali gotiche e Le dimore filosofali nel 1931, relativamente alle altre costruzioni. “E, se l'arte deve essere riconoscente agli eminenti architetti Toussaint, Geoffroy Dechaume, BoeswillwaId, Viollet-le-Duc e Lassus, che restaurarono la basilica, odiosamente profanata dalla Scuola, la Scienza invece non ritroverà mai ciò che ha perduto (Fulcanelli Il Mistero delle Cattedrali)”.
Nel restauro di Notre-Dame si avvalse dell’opera dei principali maestri scultori e orafi parigini, come Durand, Monduit e Geoffroy-Dechaume, che in seguito daranno il loro contributo nel recupero della cappella di Saint Denis. I famosi e contestati “Gargouilles” forono elaborati da Honoré Monduit. Lo stesso procedimento avverrà nel restauro dei tre grandi rosoni della cattedrale, in cui Viollet-le-Duc chiama alla prova l’abilità dei più noti vetrai parigini, tra i quali spiccano i nomi di Gérente, Didron e Ouidinot, al fine di restituire a Notre-Dame la propria policromia interna.
È difficile evocare il capolavoro letterario del Maestro Fulcanelli senza evocare gli architetti e artisti che hanno contribuito alla restaurazione della Cattedrale di Parigi! Soprattutto perché l’autore del Mistero delle Cattedrali rende omaggio a loro nel preambolo del suo libro senza dimenticarsi di citarli in buona parte.
Fulcanelli asserisce che sembra quasi impossibile trovare da qualche altra parte una collezione migliore che si riferisca all’esoterismo alchemico, come quella della Sainte-Chapelle, ma aggiunge che iniziare foglia dopo foglia la descrizione di tale foresta di vetro sarebbe un lavoro immane capace di fornire materiale per parecchi volumi. Fulcanelli, lascia quindi al singolo visitatore trovare nel proprio interiore il simbolismo occulto per terminare con il Grande rosone dell’Apocalisse.
Seguendo il consiglio di Eugene Viollet-le-Duc, gli architetti, guidati dalla ricerca archeologica, restaurarono l’edificio fino al suo aspetto tredicesimo, eliminando le aggiunte successive alla sua costruzione. La cappella conserva una delle più vaste collezioni in loco di vetrate del XIII secolo in tutto il mondo.
FIGURA 2. SAINTE-CHAPELLE ANNO 1836
Scrive Viollet-le-Duc che sotto Carlo VII, importanti opere vennero a modificare parti della Sainte-Chapelle. Questo principe aveva la rosa di pietra e le sue vetrate, le incoronazioni delle due scale e i ganci del grande timpano. Già nel XIV secolo, aveva cambiato la decorazione di timpani i o finestre; ganci nello stile di quel tempo e statue di angeli vennero sostituire gli ornamenti del XIII secolo. Carlo VII commissionò anche la guglia con la testa di piombo che sormontava il tetto, così come le creste e le decorazioni del tetto. Non sappiamo se la Sainte-Chapelle di San Luigi possedesse una freccia; nessuna illustrazione precedente del XV secolo la rappresenta, nessun testo ne parla. Il fatto sembra dubbio, perché è in contrasto con le abitudini degli architetti del XIII secolo, nulla nella costruzione in muratura, indica che questa freccia doveva essere alta. Forse intorno al palazzo, nei pressi della Sainte-Chapelle, c’era un campanile. Luigi XII, che soffriva di gotta e non era in grado di salire alla Sainte-Chapelle per le scale del palazzo fece fare un grande scalinata esterna lungo il fianco meridionale in modo da poter essere trasportato. Le volte di questa scala furono distrutte dall'incendio del 1630 e sostituite da una copertura di legno.
Puntando sull’accuratezza archeologica e lavorando senza documenti precedenti, l’attuale guglia è la quarta dalla fondazione dell’edificio; la prima, quella di Pierre de Montreuil, era diventata fatiscente sotto il regno di Carlo VI, che la fece rifare dal falegname Robert Foucher; in seguito questa seconda freccia bruciò nel 1630, fu rifatta per ordine di Luigi XIII e distrutta sotto la Rivoluzione. Duban e Viollet-le-Duc disegnarono frecce del XIII secolo ma Lassus preferì riferirsi al 1383. Il lavoro che realizza si avvicina tuttavia più della freccia di 1460. Così la quarta, fu elegantemente ricostruita da M. Lassus nel 1854 senza la documentazione originale nello stile del primo Quattrocento, per ricordare la guglia di Carlo VI. Iniziata nel 1853, l’opera è una vera prodezza tecnica eseguita in legno di cedro dal falegname Bellu. La scultura di legno che decora il campanile e l'angelo dell'abside fu completato intorno al 1855 nel laboratorio di Adolphe Geoffroy-Dechaume. L’architetto Lassus e il pittore su vetro Louis Steinheil figurano tra gli apostoli scolpiti alla base: il primo come San Tommaso, riconoscibile per la sua attribuzione della piazza che qui porta il nome dell'architetto, la seconda come San Filippo. Sopra i timpani ornamentali scavati, gli angeli portano gli strumenti della Passione e danno squilli di tromba.
FIGURA 3. SAINTE-CHAPELLE PRIMA E DOPO IL RESTAURO
Molti degli elementi utilizzati per ripristinare la decorazione sono innovazioni. Non è affatto certo, per esempio, che ci fosse originariamente un decoro di gigli su sfondo blu e di castelli castigliani su sfondo rosso.
LA STRUTTURA
La cappella misura: 36 m di lunghezza, 17 m di larghezza e 42,50 di altezza, esclusa la freccia. Internamente è lunga 33 m, larga 10,70 m. La cappella inferiore è alta 6,60 m mentre la cappella è alta 20,50 m sotto la volta. È quindi un edificio particolarmente alto, quanto le cattedrali più alte della Francia. La planimetria è molto semplice:
- Cappella superiore a singola navata, con 4 campate che terminano in un abside a 7 lati.
- Cappella inferiore, a tre navate: due file di colonne per una base più solida che formano due corridoi che s’incontrano in un deambulatorio.
FIGURA 4. SAINTE-CHAPELLE PLANIMETRIE - ESTERNO ABSIDE
La struttura è provvista di forti contrafforti molto prominenti e particolarmente stretti intorno all’abside, presenza necessaria a causa dell’altezza e delle dimensioni delle baie e del desiderio di non usare gli archi. I due contrafforti posti ad ovest contengono le scale a chiocciola che collegano i due livelli.
L’elevazione riflette la struttura dell’edificio. L’aspetto massiccio delle pareti inferiori, le cui aperture sono la loro unica decorazione, si oppone alla struttura snella del piano superiore. Nella parete sud, alla quarta campata è stata aggiunta nel XIV secolo tra due contrafforti. Esternamente una nicchia che sporge leggermente dai contrafforti, nota come l’oratorio reale detto di San Luigi: è caratterizzata dalla balaustra di fiori di giglio, due gargolla nella parte superiore di ogni angolo.
FIGURA 5. SAINTE-CHAPELLE - BALCONATA ORATORIO S. LUIGI
Tutte le decorazioni scolpite sono state rinnovate: il grande frontone e la balaustra superiore, decorata con monumentali Fiori di Lys de e le grandi corone di Luigi XII, sono aggiunte del primo Cinquecento; le statue del re a sinistra, il vescovo a destra e la Vergine col Bambino risalgono al diciannovesimo secolo. Fino al 1777 una mini cappella, un piccolo edificio, annesso chiamato “Tesoro di Chartes” situato a nord dell’abside riproduceva su piccola scala la mappa della Sainte-Chapelle, che permetteva di meglio comprendere le sue dimensioni. Il livello inferiore serviva da sacrestia, mentre la stanza situata nella cappella superiore ospitava atti e sigilli reali, e due armadi reliquiari custoditi giorno e notte da uno dei canonici. I due livelli erano collegati alla Sainte-Chapelle per mezzo di brevi gallerie. Una disposizione simile si ritrova alla Sainte-Chapelle de Vincennes.
La facciata occidentale è preceduta da un forte saliente portico a due piani, che comprende una grande baia centrale con due più strette su ogni lato. Il portico è trascurato dal grande rosone della cappella superiore, risalente alla fine del XV secolo. In controfacciata, vi sono in basso tre arcate cieche decorate con affreschi, mentre quella centrale si apre sull’esterno con il portale; in alto, invece, sopra la stretta cantoria con balaustra ad archetti ogivali, si trova il rosone quattrocentesco. Le pareti laterali della navata divise in quattro campate. L’edificio presenta una pianta rettangolare con abside poligonale e si sviluppa su due livelli. In basso, a pianterreno, si apre la Cappella inferiore, che era destinata al popolo; e sopra, s’innalza la Cappella superiore, destinata alla famiglia reale, cui originariamente si accedeva solo con strette scale a chiocciola. La facciata è orientata verso nord-ovest ed è comune a entrambe le cappelle. Il livello inferiore, al centro, ha una profonda abside poligonale, dove originariamente si trovava l’altare; quello superiore, invece, ospita un ciborio ideato per essere custodia e reliquiario delle reliquie della Corona di Spine, oggi conservata nel tesoro della Cattedrale di Notre-Dame.
L’alzato tradizionale dell’edificio gotico a tre livelli cede il posto a un alzato a due livelli, anzi a un livello, tanto il piano del basamento tende ad annullarsi rispetto a quello delle finestre. L’elevazione riflette la struttura dell'edificio. L'aspetto massiccio delle pareti inferiori, le cui aperture sono la loro unica decorazione, si oppone alla struttura snella del piano superiore. Una sensazione generale di equilibrio è data dagli elementi di supporto verticali fortemente salienti dei contrafforti, che conferiscono dinamismo e ritmo all'intero edificio. Le loro superfici nude e non lucidate contrastano con quelle frammentate delle vetrate che riflettono la luce del sole. Sopra i frontoni sporgenti che sovrastano le finestre, dietro i cappucci piramidali dei contrafforti decorati con gargolla, i restauratori ottocenteschi posero una balaustra, restaurata da frammenti conservati dell'originale.
Il numero dei contrafforti è anche simbolico: otto per l’abside e quattro per ogni fiancata, in totale due volte otto. All’interno della cappella inferiore sulla facciata meridionale per ogni campata o baia 6 piccole colonne realizzano 5 nicchie. Nella cappella superiore le nicchie diventano 6. Cinque è il numero del microcosmo e sei quello del macrocosmo, la loro somma è undici 5+6=11, il numero delle spire del labirinto della cattedrale di Chartres, ma anche il quinto numero primo o incorruttibile. La parte luminosa o finestrata della cappella superiore è realizzata con 4 lunghe lance. Sia per la cappella inferiore che per quella superiore un rosone a 6 petali.
FIGURA 6. SAINTE-CHAPELLE PLANIMETRIE – DISEGNI ARCHITETTONICI
Vi sono nelle pareti della navata 8 grandi campate o baie ciascuna con una finestra. Le finestre della navata sono divise in 4 lance, unite insieme sotto un timpano composto da un rosone con 6 petali e due quadrifogli. L’abside ha 7 baie le cui finestre hanno due lance sormontate da tre trifogli. Le quattro lance della navata sono contenute in una lancia maggiore, si vedono dunque 5 lance per ogni lato di campata. Nella navata abbiamo il numero cinque riferito all’uomo, nell’abside abbiamo il numero tre riferito al divino. Per l’abside le due lance sono contenute in una grande lancia, si vedono dunque 3 lance per ogni lato di baia. Sopra la porta ovest della cappella si trova un rosone che risale al XV secolo e sostituì la rosa originale del tredicesimo secolo. In totale vi sono 15 finestre con vetrate a lance. Significati numerici legati al numero delle finestre: Il numero 15 rappresenta il 5° numero triangolare la Pentactide, dodici punti disposti attorno alla Triade Divina. Il 5° numero triangolare richiama l’uomo che è la stella a 5 punte. La navata ha 8 grandi finestre, il numero otto è il doppio quadrato che rappresenta l’equilibrio tra spirito e materia tra bene e male. Ogni finestra e composta con 4 lance vetrate 16 per lato in totale 32. Considerando anche il rosone sul lato ovest il numero delle finestre sale a 16.
FIGURA 7. CAPPELLA INFERIORE MEDAGLIONI A DOPPIO QUADRATO E OTTAGONALI LATO OVEST
Il Quattro è il Quadrato, ed è un numero spirituale perché generato dall’Uno per crescita fino al numero stesso, per poi decrescere fino all’Uno, con 7 numeri: 1+2+3+4+3+2+1=16. Scrive Giamblico, che il numero 4 è chiamato “giustizia”, perché come affermava il suo maestro Anatolio, Il numero 4 è giusto perché la superficie (4x4=16) è uguale al perimetro (4+4+4+4=16), mentre i numeri prima del 4 hanno perimetro maggiore dell’area, cioè del quadrato, e viceversa i numeri dopo il quattro. La superficie rappresenta i diritti, e il perimetro i meriti. il numero 32 è la quinta potenza di due 25=32. Il prodotto di 2 per 5 genera la sacra Decade, l’elevazione alla quinta potenza del due genera il numero 32. Nel Sepher Yetzirah, Elohim crea mediante le 10 Sephiroth e le 22 consonanti dell’alfabeto ebraico, 32 in tutto. L’abside ha sette lati con sette finestre. Il numero 7 rappresenta il mistero. Le lance sono 2x7 due volte sette, 14. I sette vizi e le sette virtù, sette per la materia, sette per lo spirito. A Noè, il Decimo Patriarca prima del Diluvio, è ordinato di far salire sull’Arca Sette Paia di animali (2x7=14), maschi e femmine, poiché fra sette giorni Iddio farà piovere su tutta la Terra. Ciascuna mano contiene 14 falangi. Il corpo di Osiride fu smembrato in 14 pezzi. Il numero 14 compare anche nelle finestre della navata, in alto sopra le lance un rosone di due metri a sei petali e due quadrifogli ai lati, in totale 6+4+4=14 petali. Sopra la finestra dell’abside tre trifogli in totale 3x3=9 petali, il quadrato del numero perfetto tre, nove rappresenta il compimento del ciclo.
LA CAPPELLA SUPERIORE
Il portale della Cappella Superiore è sormontato da una lunetta con Cristo in trono fra i segni della Passione e santi e in basso in mezzo al portale addossato alla colonna la statua raffigurante Cristo benedicente.
FIGURA 8. SAINTE-CHAPELLE PORTALE CAPPELLA SUPERIORE
La statua del Cristo è simile a quella di Notre-Dame di Parigi e di Chartres, i piedi di Cristo bloccano una coppia di serpenti, per significare che Egli equilibra la forza duplice. La differenza da Notre-Dame è che non tiene più tra le mani il Libro della Sapienza, ma un globo, la Cappella era stata commissionata dal potere reale e terreno, ed ecco il globo. La Cappella Superiore, quella accessibile esclusivamente alla famiglia reale, presenta una navata visivamente stretta, ma di enorme leggerezza ed eleganza, dove la luce domina interamente l’ambiente. E’ uno tra gli esempi più sublimi della concezione del Divino nell’arte gotica, in cui la Luce è essa stessa testimonianza della presenza di Dio tra gli uomini, quasi come se volesse avvolgere ogni particolare presente. D’altra parte è anche vero che i muri interni e la volta della cappella presentavano originariamente dei colori molto più vivi di quelli attuali.
FIGURA 9. SAINTE-CHAPELLE CAPPELLA SUPERIORE
Viollet-le-Duc nel suo Dizionario ragionato dell’architettura medioevale, mostra uno dei 140 capitelli dell’arcata della Sainte-Chapelle superiore: il capitello è ornato con foglie di quercia. Un altro capitello mostra un viso tra le foglie di quercia che sono scolpite come una maschera veneziana. La quercia è un simbolo di forza, in quanto robusta, maestosa e solida. Scrive Louis Charpentier nei Misteri della cattedrale dei Chartres a proposito della confraternita di “compagni” les Enlants de Maître Jacques: “Il nome stesso di Jacques che, per lungo tempo, designò per antonomasia il contadino della Gallia; e sarebbe ammissibile che les Enlants de Maître Jacques fossero gli eredi di quella confraternita di costruttori celtici che firmavano con una foglia di quercia”.
FIGURA 10. CAPITELLO CON FOGLIE DI QUERCIA E VISO TRA LE FOGLIE
LA CAPPELLA INFERIORE
La Cappella Inferiore, quella destinata al popolo, si presenta come un ambiente più tozzo rispetto a quella Superiore, alta 6,60 m e lunga 17 m, dedicata alla Vergine, la cui statua è posta proprio al suo ingresso, ma dal grande impatto visivo. Sulla colonnina che divide i due battenti del portale della cappella bassa, vi è una statua della Madonna con il Bambino, ai cui piedi vi è un drago con una testa coronata femminile.
Il drago rappresenta la forza ctonia, oscura proveniente dalla terra, la forza collegata alla Vergine Nera, per questo è rappresentato con testa femminile. Qui siamo all’ingresso della Cappella Inferiore che sembra una cripta, l’immagine della caverna.
FIGURA 11. DRAGO CON TESTA DI REGINA
Il serpente, o drago degli alchimisti è strettamente collegato a Mercurio, l’agente trasformatore del procedimento alchemico. Il Mercurio, nella prima fase della Nigredo, era anche associato al simbolo del drago. Mercurio viene liberato e attivato dalla Materia Prima, e poi viene trasformato, fissato e condotto a perfezionamento tramite varie operazioni. Come si conviene ad una figura così elusiva e volatile, sovente si fa riferimento alla forza mercuriale come ad una forza femminile. Il Drago è la materia grezza, il caos informe dal quale nasce la vita e che pure bisogna domare, ordinare, razionalizzare, cioè “uccidere”, affinché la vita si possa sviluppare. Riepilogando, in basso, la forza del sottosuolo, della Madre Terra, o Materia Prima, che è domata dalla Vergine Bianca che porta con sé il Bambino. In alto in asse, il bambino è cresciuto, è diventato il Figlio Perfetto, il Cristo, che doma sotto i suoi piedi, la forza duplice.
La volta ribassata della Cappella Inferiore sostiene le colonne esili con capitelli collegati da dei “étresillons”(1). Le mura sono decorate da archi ciechi trilobati e da dodici medaglioni che rappresentano gli apostoli. La sua scarsa elevazione e la relativa oscurità fanno pensare a una cripta, al luogo che sarebbe per sé destinato alla conservazione delle reliquie , ma la finezza dei contrasti media con quell’impressione, e la decorazione mostra la stessa eleganza nella cappella alta. La presenza di un deambulatorio che permette la circolazione periferica gioca egualmente in questo senso. L’organizzazione interna della cappella bassa contrasta in maniera singolare con il suo alzato esterno e con la prima impressione di cripta che essa offre. Tutto è prezioso e delicato: modulazione degli zoccoli, proporzioni delle colonne, sculture dei capitelli a intrecci e motivi vegetali, disegno degli abachi, profilo delle nervature, evidenziazione dei puntelli che sostengono la volta centrale. Per attenuare l’effetto di cripta, le pareti tendono a disintegrarsi in una molteplicità di piani.
FIGURA 12. INTERNO DELLA CAPPELLA BASSA
Archeggiature cieche delle pareti laterali, colonnato della navata e del coro, profilo dei vani praticati a destra dei muri, tutti elementi che contribuiscono a dare effetti di fuga e di mistero che fanno della cappella bassa un’opera molto differente nella sua ispirazione dalla cappella alta. La policromia che si presenta agli occhi è data dall’alternanza tra il dorato del giglio di Francia, su fondo azzurro e le torri di Castiglia su fondo rosso intenso, entrambi simboli che ricordano le origini di re Luigi IX, cioè quella francese e quella spagnola, da parte di madre, Bianca di Castiglia. Le volte delle quattro campate, scandite dagli spicchi creati dai sottili costoloni, ci danno l’impressione di un maestoso cielo stellato, ma in realtà sono riccamente decorate dallo stesso motivo del giglio francese dorato su fondo azzurro intenso, il tutto sorretto da esili colonnine.
A sinistra dell’abside, si può vedere una piscina liturgica restaurato da Boeswillwald, che ha sostituito Lassus alla sua morte prematura. Scrive Viollet-le-Duc nel Dizionario ragionato di architettura medioevale: “La Sainte-Chapelle a Parigi, presente alla sinistra dell’altare una bella piscina con doppio lavabo (la dualità) con alzatina divisa in quattro scomparti. Questa piscina è incisa nella monografia di Sainte-Chapelle, pubblicata da M. Cailla. La piscina fu sostituita dapprima con due piccole vasche, dei lavabi. Vi sono in Francia alla fine del XII secolo molte piscine di questo tipo incassate in doppie nicchie separate da un piccolo pilastro. All’interno delle nicchie si trovano due lavabi (dualità della manifestazione) di sezione quadrata, o più generalmente circolare, con un foro al centro per penetrare il deflusso dell’acqua. Infine, nel caso dell’acquasantiera, la vasca è frequentemente rimpiazzata da una conchiglia.
FIGURA 13. SAINTE-CHAPELLE CAPPELLA INFERIORE DOPPIO LAVABO
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1 Transenne di legno o di pietra tra le due colonne che tendono ad avvicinarsi.
DIMENSIONAMENTO GEOMETRICO PLANIMETRICO
CAPPELLA SUPERIORE
La struttura della cappella superiore è a navata unica di quattro campate, con alte volte a crociera 20,50 m, terminante con un’abside poligonale. La Sainte-Chapelle è considerata la più perfetta conosciuta nell’arte gotica. La lunghezza interna è 33 m, quella esterna 36 m, larghezza esterna 17 m; larghezza interna 10,70 m; altezza esterna da terra alla punta del timpano della facciata 42,50 m; altezza della fleche sopra il tetto 33,25 m.
FIGURA 14. DIMENSIONI CAPPELLA ALTA
L’abside della Sainte-Chapelle è costituita dalla metà di un dodecagono, di cui figurano sette lati. I Pitagorici divisero l’intervallo musicale di ottava in 12 parti. Questo numero duodenario è perfetto, per la sua qualità matematica di essere divisibile sia per 2 sia per 3 o per 4, il 12 è impiegato in sistemi di misura di ogni tipo per esprimere unità superiori.
FIGURA 15. GEOMETRIA ABSIDE CAPPELLA ALTA
È un numero molto importante sia nell’Ebraismo e sia nel Cristianesimo. I 12 Apostoli di Gesù Cristo. Le 12 pietre dell’altare dell’Alleanza (Es 24,4), i 12 nomi incisi sul pettorale di Aronne, del Gran Sacerdote (Es 28,21); i 12 buoi di bronzo Mare (1 K 7,25).
Nella Rivelazione di Giovanni, abbiamo le 12 porte della Città celeste; i 12 tipi di pietre preziose della Città celeste; le 12 stelle della corona che indossa la Donna; gli alberi della vita, che portano 12 raccolti di frutta in un anno, uno in ogni mese. Il Sole, era mistericamente il Messia, il Christos - l’Essere “l’Unto” dal Grande Respiro, circondato dalle 12 potenze, 12 Grandi Dèi, a Lui subordinate, a loro volta, subordinati a ciascuno dei 7 Dèi-Misterici superiori, i Cosmocratores, i costruttori del nostro Sistema Solare, i 7 numeri nella Decade. Utilizzando come unità di misura il piede inglese di 0,3048 m, la Cappella è larga 17/0,3048 = 55,57 = 56’ piedi e lunga 36/0,3048 = 118,11 = 118’ piedi. È alta 139’ piedi, escluso il campanile. Sia Notre-Dame che la Santa Cappella di Parigi sono state progettate utilizzando come unità di misura il piede reale o parigino di 0,32484 m, e ai numeri di questa unità di misura che dobbiamo fare riferimento.
- La lunghezza esterna è 36 m/0,32484 = 110,82 = 111’ piedi parigini.
- La larghezza esterna 17 m/0,32484 = 52,33 = 52’ piedi parigini.
- Larghezza interna della navata 10,70 m/0,32484 = 32,94 = 33’ piedi.
Il 111 ridotto1+1+1=3 la Divinità, inoltre poiché “A” è numericamente 1, il numero 111 è un’altra forma per indicare la divinità. È il valore della parola ebraica Aleph, che indica la prima lettera dell’alfabeto fenicio ed ebraico, composta di tre lettere e si scrive: Aleph (1), Lamed “30”, Phe’ “80”, sommando, 1+30+80 = 111. Anche la prima lettera dell’alfabeto islamico Alif ha gli stessi valori numerici: A “1”, Lam”30”, Fa “80”, sommando 1+30+80=111. Il numero 52 ridotto è 5+2=7, i giorni della settimana, l’anno solare è diviso in 52 settimane. È il valore numerico della parola ebraica Elohim, aleph, lamed, hé, Yod, mem, 1+12+5+10+24 = 52. Il numero 33 oltre a rappresentare i mistici anni di Gesù Cristo, è la forma fattoriale della Tetractis: 33 = 1! + 2! + 3! + 4! Quando si progetta di costruire un luogo sacro per prima cosa si determina uno spazio quadrato che indica il modulo geometrico della cattedrale, cioè la larghezza della navata e del transetto. Nella cappella non esiste il transetto, e il valore di riferimento è quello della campata in senso assiale. Il modulo costruttivo è rettangolare, le cui misure sono date da un lato dalla larghezza della navata 6,70 m o 33’ piedi parigini, e dall’altro lato 6,55 m cioè 20’ piedi parigini. Il numero 20 è la somma dei primi 4 numeri triangolari 1D+2D+3D+4D= 1+3+6+10 = 20. È la Tetractis dei numeri triangolari! L’interno di questo rettangolo 20’x33’ contiene le proiezioni della volta che sul pavimento sono Due triangoli equilateri opposti sono il simbolo della Dualità; ruotati di 180° formano la mistica Vesica Piscis, il rombo perfetto, le cui proporzioni sono 2/√3. Il lato minore è dunque 33’/√3 = 19’ piedi.
FIGURA 16. MODULO COSTRUTTIVO DELLA SANTA CAPPELLA
Viollet-le-Duc a proposito della Sainte-Chapelle scrive: “Questo monumento religioso, considerato da sempre, giustamente, come un capolavoro, è, per le sue proporzioni, triangoli equilateri”. Due triangoli equilateri appaiati per formare la Vesica Piscis, determinano la lunghezza della piccola cappella a nord nota come quella del Tesoro di Chartes.
Il modulo rettangolare della navata è 20’/33’ = 0,6 anziché 0,58 con il rapporto 1/√3. Questi dati correggono un mio vecchio lavoro(2).
FIGURA 17. PLANIMETRIE E RAPPORTI COSTRUTTIVI DELLA CAPPELLA ALTA
Dividendo in due la navata in ossequio alla dualità luce ombra spirito materia si ottengono due rettangoli con dimensioni doppie rispetto al modulo 40’x33’ piedi reali, la lunghezza della navata è 80’ = 26 m.
Per giungere al centro dell’abside occorre avanzare di 5’ piedi, il numero dell’uomo. Cinque piedi sono ¼ della larghezza assiale del modulo. La navata è lunga 4 moduli, il numero della Tetractis e in accordo ad essa si divide il modulo in 4 parti o rettangoli che nel doppio modulo diventano Otto. Aggiungendo uno di questi rettangoli di rapporto 1/8 del doppio modulo, si raggiunge il centro dell’abside. In altri termini, incrementando il doppio modulo (rettangolo maggiore) diviso in 8 parti, con una parte, si ottiene una lunghezza di 9 parti, si ottiene la trasformazione numero del cubo 23, nella forma 32, il quadrato del 3 il più spirituale tra i numeri, la perfezione, il mondo materiale è lasciato alle spalle. Il rettangolo maggiore della navata occupa 8/9 dello spazio questo rapporto è la nota musicare RE, il tono della scala pitagorica; inoltre il rapporto 8/9 appartiene alla progressione geometrica in base 2/3, cioè alla progressione della nota pitagorica SOL, l’armonia. I Maestri d’Opera o Architetti che hanno progettato questo edificio possedevano le conoscenze dei Pitagorici, e noi sappiamo quanto i Templari erano portatori di conoscenza di sacra matematica. La piccola cappella situata a nord sul lato sinistro della cappella reale, ha un’abside con cinque lati inseriti in un ottagono. Anche qui domina il numero otto. L’altezza interna della cappella superiore di 20,5 m corrisponde a 63’ piedi reali, il numero sessantatré è scomponibile in 7x9, che indica una crescita misterica (7) verso l’alto, verso la perfezione spirituale (9). Il numero 63 compare in un gioco molto famoso, quello dell’Oca. Secondo Eliphas Lévy (La chiave dei grandi Misteri) nel gioco dell’Oca si può leggere una trasposizione dei Tarocchi. Fulcanelli nelle Dimore Filosofali scrive, che il Gioco dell’Oca è un labirinto popolare dell’Arte sacra e una raccolta dei principali geroglifici della Grande Opera. Una zampa d’oca, il Pédaque, era la firma degli Enfants de maître Jacques, una confraternita, quella dei Compagnos du Devoir, costruttori medievali al tempo dell’edificazione delle grandi cattedrali gotiche, meglio conosciuti come Jars, il maschio dell’oca.
CAPPELLA INFERIORE
La cappella inferiore dedicata alla Vergine presenta una struttura a tre navate separate da otto (4x2) esili colonnine con capitelli scolpiti; altre otto colonnine sono poste nella conca dell’abside. Le due navate laterali sono notevolmente più strette rispetto a quella centrale e si congiungono intorno all’abside, andando a formare un deambulatorio eptagonale con i lati disposti su un dodecagono. La navata centrale della cappella inferiore è formata da quattro moduli.
FIGURA 18. PLANIMETRIE E RAPPORTI COSTRUTTIVI DELLA CAPPELLA BASSA
Il modulo della navata centrale inferiore è un rettangolo di altezza 20’ e larghezza 22’, che come per la cappella alta contiene un triangolo equilatero con base 22’ e altezza 19’ (√3/2x33). Il triangolo equilatero è stato utilizzato oltre che per dimensionare la lunghezza della piccola cappella a nord anche per la larghezza della navata principale. La Cappella Inferiore è alta circa 6,60 metri, 20,3’ circa 20’ piedi reali parigini. La larghezza totale della navata di 10,70 m, o di 33’ piedi parigini, è divisa in tre navate, secondo la legge del triangolo equilatero, nella ragione 2/3 la centrale e 1/3 le due laterali. La navata centrale essendo i 2/3 della larghezza totale esprime ad essa la nota musicale SOL. La navata centrale misura 22’ piedi, e le due laterali complessivamente 11’ piedi. La larghezza delle navate laterali è 1/4 di quella centrale cioè 22’/4 = 5,5’ cioè 5’ piedi e 6” pollici che sommati danno 11. L’addizione del pentagono con l’esagono dà il numero 11=5+6. Nella cabala Elohim crea usando le 22 lettere cioè dei “suoni” dalle cui diverse combinazioni ha origine il molteplice. Per Valentino, lo Gnostico, la generazione comprende 22 Eoni, una decade “10” e una dodecade “12”. Inoltre il numero 22 è scomponibile in 2x11, che porta in sé la dualità del numero 11, che è il Quinto numero primo o incorruttibile.
Il numero cinque oltre ad essere espresso in modo diverso come quinto numero incorruttibile appare sulle pareti laterali della navata nelle cinque nicchie presenti in ciascuna campata, le nicchie sono formate con sei esili colonnine. L’abside della piccola cappella a nord ha cinque lati inseriti in un ottagono. Otto colonnine sono disposte sulla navata, otto colonnine sono disposte nell’arco dell’abside. Domina il numero otto.
FIGURA 19. CAPPELLA BASSA FINESTRE A FORMA DI OCCHIO
Le pareti laterali della cappella bassa che delimitano i quattro moduli nella parte superiore concorrono a formare le ogive delle navate minori sono realizzate in due sezioni. Sopra la sezione rettangolare di base di ogni campata suddivisa in cinque piccoli nicchie da esili colonne sorregge una sezione superiore a vetrata che circoscrive la figura di un occhio con la pupilla al centro formata da un rosone di Sei petali circolari al cui interno vi è un cerchio con un quadrato ruotato a rombo. Due fiori a tre petali sono disposti ai lati della pupilla e all’interno dell’occhio, per un totale 6+6= 12 petali.
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(2) Vincenzo Pisciuneri - Cattedrali Gotiche Troyes Reims Amiens Paris.
DIMENSIONAMENTO GEOMETRICO VERTICALE
Il modulo è l’unità direttiva di base della costruzione sacra che organizza, ordina e armonizza in perfetto accordo simbolico strutturale non solo i punti nodali della pianta (le colonne) ma anche il ritmo dell’alzata. Il successivo dimensionamento degli elementi che compongono l’alzata è scandito dall’armonia pitagorica musicale.
La Cappella Inferiore è alta circa 6,60 metri, 20,3’ cioè 20’ piedi reali parigini. L’alzata del Tempio dal pavimento della cappella bassa fino alla chiave di volta della cappella alta è di quattro moduli della Cappella Inferiore 20’/22’, con il lato corto di 20’ disposto orizzontale, e quello maggiore di 22’ disposto verticalmente.
FIGURA 20. SCHEMA DI ELEVAZIONE DELLA SANTA CAPPELLA CON MODULI
Oltre al modulo concorrono al dimensionamento verticale considerazioni armoniche sia geometriche e sia sulle lunghezze di corda. L’altezza della chiave di volta della navata (di quattro moduli) è assunta come lunghezza di corda dell’Unisono, metà altezza è un’ottava. Per le considerazioni geometriche Viollet-le-Duc scrive: “Troviamo un edificio suggestivo da una notevole armonia delle sue parti, la Sainte-Chapelle du Palais, a Parigi, ad esempio. Questo monumento religioso, considerato da sempre, giustamente, come un capolavoro, è, per le sue proporzioni, triangoli equilateri”.
Viollet-le-Duc nel Dizionario ragionato dell’architettura francese alla voce proporzioni riporta il disegno della Santa Cappella formato da due parti, nella parte di sinistra la pianta dell’edificio, nella parte di destra ciò che la pianta genera, l’alzata della cappella, vista in sezione. La pianta dell’edificio in B è riferita al piano superiore e in A al piano inferiore. Il riferimento è la distanza fra gli assi di due colonne “ab” che diventa la base del triangolo. Per il piano superiore B la proiezione orizzontale delle arcate è ottenuta mediante il triangolo equilatero ”abc”, il vertice ”c” individua sia l’asse della navata e sia il centro della chiave dell’arco di volta. Il triangolo ”abc” è la proiezione orizzontale delle nervature della volta a ogiva. Il piano base della cappella superiore è il livello “d”. Su questo piano si genera il triangolo equilatero ”efg”. Il lato “g” di questo triangolo prolungato individua “m” la chiave archi finestre. Sulla linea orizzontale “ik”, il livello base delle alte finestre, si eleva un secondo triangolo equilatero con base sulla linea ”ik” e con vertice ”f” che individua il centro dell’ogiva. Estendendo il lato ”fe” del triangolo equilatero ”efg” si incontra l’asse della colonna della cappella inferiore in ”q” considerato vertice di un altro triangolo equilatero, il cui lato incontra in ”p” l’asse delle colonne della navata. Il livello ”p” è la nascita degli archi bassi le finestre chiave della cappella inferiore. Lo stesso metodo di analisi è stato osservato per l’esterno.
FIGURA 21. SCHEMA DI ELEVAZIONE ESTERNO LATO SUD SAINTE-CHAPELLE
Il Neopitagorico Proclo, scriveva che i Pitagorici dicevano che il Triangolo è il principio della generazione. I Pitagorici chiamano il Triangolo Equilatero Atena Corufagena (nata dal vertice) e Tritogenia (nata dalla Triade), perché è suddiviso esattamente in parti uguali dalle tre perpendicolari condotte da ciascuno dei tre angoli3. Atena la Sapienza nasce dal vertice l’angolo di 60°, si ritrova il numero “6” di triangoli retti contenuti nel Triangolo Equiangolo. Occorre osservare che Platone, preso a modello dai Cistercensi e dalla Scuola di Chartres, non realizza il Triangolo Equilatero nel modo più semplice mediante Due soli dei Triangoli Rettangoli, ma ripete per 3 volte il procedimento. La bellezza di questo Triangolo scaleno discende soprattutto dal fatto che, se ripetuto Sei volte, realizza un Triangolo Equilatero, il Settimo triangolo.
LE VETRATE
La Sainte-Chapelle conserva il più prezioso di tutti, dal punto di vista artistico, nella collezione delle sue finestre, che si sviluppano in tutte le pareti dell’edificio. Risalgono al periodo del regno di San Luigi furono deposte nel giorno della consacrazione dell'edificio nel 1248, con l’eccezione di quelli della rosa, che furono modificate sotto Carlo VIII.
FIGURA 22. SAINTE-CHAPELLE VETRATE ABSIDE
Le vetrate, con la loro altezza di 15 metri sufficiente a elevarle fino al soffitto, accompagnano lo sguardo verso l’alto, donando una sensazione di sollevamento. Sopra la porta ovest della cappella si trova un rosone che risale al XV secolo e sostituì la rosa originale del tredicesimo secolo, che spiega la sua policromia diversa (più bianca, gialla, verde, rossa piccola) e le sue forme slanciate, tipica del Gotico fiammeggiante quindicesimo secolo. Ovunque si guardi, le vetrate colorate brillanti e scintillanti filtra la luce del giorno nei modi più sottili. Il vetro brilla d’immagini, una pura estasi della luce. Finestre alte ed eleganti separate da pilastri più sottili creano un effetto sorprendente di trasparenza totale.
Il riferimento numerico per le misure non è il piede inglese, ma come per Notre-Dame è il piede parigino 1’=0,32484 m.
- Altezza delle finestre 15,35 m 47’
- Larghezza finestre laterali 4,70 m 14’
- Altezza delle vetrate dell’abside 13,45 m 41’5”
- Larghezza delle vetrate dell’abside 2,10 m 6’6”
- Diametro del rosone ovest 9 m circa 27’
- Rosone a sei petali sopra le lancette diametro 2 m, cioè 6’ piedi parigini.
- Vetrate lancette minori 1x12,15 m, in piedi parigini 3’x37’
- Altezza lancetta maggiore 13,3 m, in piedi parigini 41’.
- Il centro della rosa a sei petali si trova a 14 m cioè a 43’.
- Il numero 37 è il dodicesimo numero primo.
- Il numero 41 è il tredicesimo numero primo.
- Il numero 43 è il quattordicesimo numero primo.
- Il numero 47 è il quindicesimo numero primo.
FIGURA 23. SCHEMA DI ELEVAZIONE VETRATE ESTERNO SUD SAINTE-CHAPELLE
Le vetrate sono realizzate con 1113 pezzi, numero che ridotto 1+1+1+3=6 fornisce il numero perfetto.
Le somiglianze tra queste vetrate e quelle o della cattedrale St. Gervais St. Protais a Soissons ci portano a supporre che gli artisti del sito di Sainte-Chapelle lavorassero sulle finestre della cattedrale di Soissons a metà del secolo.
La magnificenza delle sue enormi vetrate di oltre 600 mq istoriate incentrate sulle vicende dell’Antico Testamento filtrano la luce solare, riempiendo l’ambiente di un’atmosfera mistica dai toni del rosso e del blu, colori caratteristici del gotico classico, a parte due vetrate colorate. Uno è infatti dedicato alla storia delle reliquie e un altro, al centro dell’abside, è dedicato alla Passione. Studi recenti confermano che il 70 % delle vetrate sia originale del XIII secolo. Invece per quanto riguarda il ricco rosone posto sulla controfacciata, risale alla fine del XV secolo e raffigura scene dell’Apocalisse.
FIGURA 24. SAINTE-CHAPELLE VETRATE NAVATA
Per quarantasei anni (1791-1837), la Sainte-Chapelle era stata abbandonata per i più diversi scopi, infine divenne un deposito di archivi. Quest’ultimo incarico che sembrava il meno pericoloso; ha determinato, tuttavia, i più gravi degradi. Due metri in altezza di vetrate furono fatti rimuovere da Napoleone dal fondo delle finestre, per impedire alla luce di entrare e danneggiare i documenti d’archivio che vi fece stipare. I vetrai incaricati di pulire le finestre li avevano smontati e rimontati casualmente, senza tener conto della classificazione primitiva e dell'ordine dei soggetti, tutti presi in prestito dai libri sacri, insieme a più di mille pannelli colorati.
FIGURA 25. SAINTE-CHAPELLE PARTE CENTRALE ROSONE OCCIDENTALE
Le vicende di Sansone il Nazar, sono rappresentate nell’abside in un baia a sinistra. Un pannello che mostra Sansone che squarcia la bocca del leone (Cl 14474).è custodito nel Museo di Cluny.
FIGURA 26. MUSEO DI CLUNY SANSONE ABSIDE SAINTE-CHAPELLE
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