Cappella templare Montsaunès I - La Pietra - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Cappella templare Montsaunès I - La Pietra

Cappella templare Montsaunès
SCRITTO NEI MURI - LA PIETRA

Sommario:
 

In una posizione strategica nel versante francese dei Pirenei, sulla via percorsa da pellegrini mercanti ed eserciti verso Compostela, sopra un antico edificio cristiano, a sua volta edificato sulle fondamenta di un antico luogo di culto di Mitra, i Cavalieri Templari decisero di costruire la cappella Saint-Christophe-des-Templiers nel 1180. Il Papa di Avignone Giovanni XXII, il successore di Papa Clemente V, con la bolla “damnatio memorie”, chiese ai fedeli cristiani “di scalpellare le croci patenti, gli affreschi, i sigilli e i simboli templari da ogni luogo perché se ne estinguesse la memoria in eterno”. Sono rimaste veramente poche le vestigia di quelle che furono potenti Commanderie, Mansio fortificate o Domus rurali. La cappella di Montsaunès sfugge a questa distruzione, fino a quando le autorità ecclesiastiche nel XIX secolo, decisero di ricoprire tutti gli affreschi misterici all’interno della cappella con altre pitture. La cappella dei Pirenei sfugge agli sguardi dell’inquisizione, i suoi affreschi geometri, le sue sculture su temi della Bibbia non destano preoccupazione. In questo modo, per mezzo di un grande libro di pietra, fu preservato e nascosto in piena luce, l’Insegnamento cui si rifacevano i Templari. La cappella è affrescata con temi misterici e tutto sembra sussurrare che in quel luogo avvenissero le iniziazioni misteriche dei Templari. Questa cappella templare doveva in qualche modo richiamare ai misteri del Graal, e più precisamente ai rituali iniziatici che si svolgevano all’interno a porte chiuse. La cappella di Montsaunès non era destinata al culto popolare ma ai Cavalieri del Tempio e al loro percorso iniziatico.

LA CAPPELLA SAINT-CHRISTOPHE-DES-TEMPLIERS
 
In una posizione strategica nel versante francese dei Pirenei, sulla via percorsa da pellegrini mercanti ed eserciti verso Compostela, sopra un antico edificio cristiano, a sua volta edificato sulle fondamenta di un antico luogo di culto di Mitra[1], i Cavalieri Templari decisero di costruire la cappella Saint-Christophe-des-Templiers nel 1180[2]. Fin dai tempi antichi, questo posto fece parte dei luoghi sacri della regione: un antico tumulo, i resti di una villa gallo-romana e una tomba merovingia sono una testimonianza. Dopo la rivoluzione, tutti i beni della commenda divennero proprietà dello Stato e furono messi all’asta nel 1791. I muri e gli edifici del castello servirono da cave di pietra per gli abitanti del villaggio.
 
Questa Cappella era parte integrante della commanderia templare di Montsaunès fondata nel 1142, facente parte del Grande Priorato di Tolosa, diventò rapidamente la commenda principale dell’Haute-Garonne per la sua posizione strategica. Dell’antica commanderia di Montsaunès[3] resta solo la cappella templare fortificata, costituita da un corpo a base rettangolare più basso della navata, destinato ai fedeli, terminante con l’abside per gli officianti.

 
Figura 1. Lato Sud Cappella templare di Montsaunès – Foto storica esterno lato Sud
 
Il Papa di Avignone Giovanni XXII, il successore di Papa Clemente V, che con Filippo il Bello decretò la morte dell’Ordine del Tempio, con la bolla “damnatio memorie”, chiese ai fedeli cristiani “di scalpellare le croci patenti, gli affreschi, i sigilli e i simboli templari da ogni luogo perché se ne estinguesse la memoria in eterno”. Di conseguenza la mancanza di documenti cartacei e murali non sorprende, fortunatamente alcuni affreschi e sculture che furono risparmiati perché non compresi, ci tramandano loro sapere templare. Ben poco sui Templari si è salvato in Francia, in seguito alla distruzione sistematica di ogni riferimento ai Templari. Sono rimaste veramente poche le vestigia di quelle che furono potenti Commanderie, Mansio fortificate o Domus rurali, addirittura spesso rimane solo una pietra incisa stranamente, una croce patente spezzata o riutilizzata, inserita quasi a caso in un muro, in un arco di volta con simboli solari. In Francia quello che non fu fatto in conseguenza della damnatio memorie, fu fatto dai rivoluzionari che videro negli edifici sacri il segno del potere clericale.
 
La cappella di Montsaunès per motivi che andremo a chiarire in seguito, sfugge a questa distruzione, fino a quando le autorità ecclesiastiche nel XIX secolo, decisero di ricoprire tutti gli affreschi misterici all’interno della cappella con altre pitture. La cappella dei Pirenei sfugge agli sguardi dell’inquisizione, i suoi affreschi geometri, le sue sculture su temi della Bibbia non destano preoccupazione. In questo modo, per mezzo di un grande libro di pietra, fu preservato e nascosto in piena luce, l’Insegnamento cui si rifacevano i Templari. La cappella di Montsaunès non era destinata al culto popolare ma ai Cavalieri del Tempio e al loro percorso iniziatico.
 
La scoperta degli antichi affreschi all’interno della Cappella è dovuta a recenti restauri. Fortunatamente le sculture in pietra e marmo si sono salvate.     L’aspetto dell’interno della chiesa prima dei restauri è documentato da una fotografia d’epoca in bianco e nero.
 
Figura 2. Cappella templare di Montsaunès – Foto storica interno prima del restauro
 
I Templari furono i custodi del Tempio (mistericamente la Gerusalemme Celeste), il simbolo visibile dell’uomo quale casa di Dio nascosta nel suo cuore e della Terra Santa. All’umanità immersa nel mare del dualismo, vollero offrire una via per conseguire la coscienza per giungere al conseguimento dell’unità spirituale. I Cavalieri dai bianchi mantelli portarono nel Tempio il “segreto dei segreti” e gli strumenti di potere per renderlo operativo. I Maestri Costruttori Templari ricrearono il cosmo perfetto nelle costruzioni sacre, a modello dell’uomo perfetto Tempio dello Spirito. Impressero nella pietra le Leggi del creato affidando a essa come un libro di pietra che dura nei millenni la Conoscenza. Attraverso la terra, l’aria, l’acqua, il fuoco si compie l’opera sacra Alchimia, in cui a trasformarsi non è il metallo fisico, ma l’uomo composto di questi elementi. I Maestri Templari nonostante sapessero della congiura contro di essi accettarono senza difendersi militarmente, la loro distruzione, pur di tramandare nei secoli il loro segreto tesoro spirituale. Montsaunès è uno di questi libri di pietra.
 
La conoscenza misterica dei Templari si rifaceva principalmente a due Insegnamenti, quello ebraico della Cabala e soprattutto a quello numerico e geometrico Pitagorico-Platonico[4], la conoscenza alchimistica faceva parte della scienza misterica importata dall’antico Egitto di cui Salomone doveva esserne a conoscenza. Pitagora fu istruito dai sacerdoti egizi per ben 22 anni. Mosè proviene dall’Egitto, tutta la scienza egiziana era concentrata nel Tempio. Mosè era del Tempio e fu istruito in tutta la scienza dei Faraoni (Atti VII-2). I Templari portarono in Europa questa conoscenza e la impressero nei libri di pietra, nelle loro cappelle e nelle cattedrali gotiche.
 
In Alchimia la croce greca (+) la Luce-energia, e la croce di S. Andrea (X) la Luce-forma, rappresentano il crogiolo nel quale la materia, l’Amalgama o Rebis, si trasforma. Più in generale, rappresentano il simbolo delle radiazioni luminose e divergenti, emanate da un’unica sorgente. Dalla fusione della croce greca con la croce di S, Andrea; i Templari ricavarono la Croce delle Beatitudini, che in seguito fu adottata dai Cavalieri di Malta. In Alchimia è il simbolo del Fuoco che Ruota; un fuoco duplice, animatore del Rebis, che fa girare la ruota e muovere il perno. Il Rebis alchemico[5] è un termine alchemico usato per indicare il risultato di un matrimonio alchemico, inteso come unione degli opposti, compositum de compositiis. È rappresentato simbolicamente come un androgino a due teste.
 
La croce templare a otto punte domina nel coro che stranamente non riporta affreschi. La balaustra che separa la navata dal coro è decorata con coppie di croci templari a otto punte disposte all’interno di circonferenze, accompagnate da una serie orizzontale di sei fiori a otto petali. Il pavimento del coro è altresì realizzato in modo da formare croci templari a otto punte.
Figura 3. Balaustra e pavimento Coro - Croci a otto punte                       
 
San Cristoforo dei Templari cui è dedicata la Cappella dei Pirenei, è un santo mitico non storico, nell’iconografia tradizionale ortodossa[6] e copta (e non cattolica), è rappresentato come un vescovo con la testa di cane! San Cristoforo cinocefalo è l’alias di Anubi con la testa di cane. Anubi con la testa di cane si ritrova negli affreschi restaurati all’interno della Cappella nell’atto di pesare alla maniera egizia il cuore del Defunto. Cristoforo significa il portatore del Christos, che è per definizione lo psicopompo, colui che porta o conduce l’Anima (dell’Iniziato), e questo era esattamente il ruolo del dio egizio Anubi, cioè di condurre il Defunto per il mondo esterno attraverso il rituale iniziatico di morte e rinascita. Sirio è nota come stella del Cane maggiore, e San Cristoforo è raffigurato con la testa di un cane. La festa del santo cade il 25 luglio e il riferimento astronomico riguarderebbe il periodo della “canicola”, quello in cui il sorgere e tramontare di Sirio coincide con quelli del Sole.

Figura 4. Montsaunès Torre templare lato Nord
 
Osserviamo che sopra la navata nel sottotetto della chiesa sono stati ricavati locali con finestrature realizzate con feritoie e altri sistemi di difesa come se si volesse rendere una parte dell’edificio, una fortezza in grado di resistere abbastanza a lungo in caso di attacco. Perché fortificare la chiesa quando altre difese militari esistevano nei pressi dell’edificio? A San Cristoforo è anche dedicato in Italia, il Duomo di Barga che un tempo era un bastione militare dei Cavalieri Templari, strutturato anch’esso come una fortezza militare. La sede del Graal è descritta come un castello o un edificio fortificato, mai come una semplice chiesa dove possono entrare tutti. Solo in tempi più tardi si parla di una cappella del Graal.
 
In Wolfram von Eschenbach, i Templeisen, i Templari impediscono agli uomini di avvicinarsi, ad eccezione di quelli indicati da un’iscrizione che appare sullo stesso Graal. Questa cappella templare doveva in qualche modo richiamare ai misteri del Graal, e più precisamente ai rituali iniziatici che si svolgevano all’interno a porte chiuse.
 
Nel Perlesvaus-Le Haut Livre du Graal (Perlesvaus – L’Eccelso Libro del Graal), opera in prosa franco-belga di autore ignoto scritta tra il 1190 e il 1212 si narra di Perlesvaus che, durante i suoi vagabondaggi, giunge nell’Isola dei Senza Età’, in un castello che ospita un gruppo d’iniziati che hanno. Perlesvaus viene ricevuto da due maestri: "Erano abbigliati di bianco, e ognuno di loro aveva una croce rossa sul petto ...". Uno dei maestri afferma di aver veduto personalmente il Graal: un’esperienza riservata solo a pochi eletti. Inoltre dichiara di conoscere il lignaggio (la discendenza regale) di Perlesvaus. Poi, battendo le mani, i "Maestri" chiamano altri 33 uomini, anch’essi vestiti di bianco con una croce rossa nel petto. Perlesvaus è designato con l’appellativo di Figlio della Vedova.
 
L’ingresso della “Torre Templare” quello conosciuto[7], si trova nel coro lato nord, tramite una piccola porta che fornisce un diretto collegamento al sottotetto in cui trovava alloggio il Gran Maestro. Osservando la struttura esterna, si nota che l’edificio è stato costruito in mattoni rossi, il colore rosso templare domina anche negli affreschi interni alla cappella. La Cappella ha tre porte, una frontale a Occidente per il popolo, una a Nord per i Cavalieri Templari e una a Sud che conduceva al cimitero.
 
La Cappella Templare di Montsaunès è un rettangolo esternamente lungo circa 36 m e largo 13 m, all’interno la navata e divisa in 4 arcate, mentre il coro è composto di un piccolo rettangolo più di forma semicircolare. All’interno il pavimento della navata ha proporzioni auree 1:2Φ, le Porte Nord e Sud disposte a metà della navata la dividono idealmente in due rettangoli di proporzione 1:Φ.                                                                               

Figura 5. Planimetria Cappella di Montsaunès
 
Le arcate o sezioni in cui è divisa la navata, non sono disposte in modo equidistante. Se assumiamo come valore di riferimento la profondità della prima arcata cui diamo un valore 10, la seconda arcata è profonda 11, la terza 12, la quarta 11, in totale per la navata 44. Le dimensioni del rettangolo di riferimento della prima arcata sono 10/16,18 cioè 1/φ. Il coro ha una profondità 6 unità per la parte rettangolare e 8 per il raggio dell’abside, in totale 14 unità. Quattordici è due volte sette, il numero del Mistero come si addice al coro.
 
Utilizzando come misura esterna del portale Ovest 13 m (riportato su una piantina), e prendendo come unità di misura il classico piede romano (utilizzato a Chartres) di 0,29574 metri allora la profondità della prima arcata è di 20 piedi, la seconda 22 piedi, la terza 24 piedi, la quarta 22 piedi, in totale 88 piedi, cioè 8x11. Otto è il numero della dualità del quadrato 2x4 ed è il numero di riferimento per i Templari. L’ingombro esterno (13,01 m) è di 44 piedi.
 
Le misure del pavimento della Cappella Templare di San Cristoforo velano il quinto numero primo 11 e il numero aureo. I numeri primi sono gli “atomi dell’aritmetica”, gli elementi di base con cui si costruiscono tutti gli altri numeri naturali: non derivano da altri, ma li producono tutti. L’undici è il primo numero palindromo, che ha particolarità di poter essere letto in modo inverso cioè sia da destra sia da sinistra. Il numero 11 è la dualità armonizzata, simbolicamente rappresenta una coppia di colonne, che sono poste all’ingresso del Tempio. Quando le colonne sono unite da un arco formano una nicchia. L’importanza di questo numero è rimarcata dalla presenza di parecchi affreschi geometrici realizzati con triangoli e quadrati multipli di undici. La navata è 44 unità, quattro volte undici. Quarantaquattro è il quarto numero palindromo.
 
Ogni cappella templare conserva nella sua planimetria una conoscenza dell’arte della Confraternita degli antichi Maestri d’Opera, i Magister, noti in Italia sotto il nome di Maestri Lombardi o Comacini, discendenti degli antichi collegia fabrorum, dell’antica Roma di cui Vitruvio era un esponente di spicco. Ad esempio, il pavimento della Cappella Templare di San Giovanni a Paulhac (Francia) nasconde il segreto delle misure misteriche egizie con un modulo costruttivo che lega le misure in metri attraverso il numero 56, con il cubito reale egizio CR, con l’ausilio del numero aureo Φ. Il modulo vale: 5,6 m = 4Φ2 CR = 8,4√Φ CR.
 
Il coro è composto di un’abside più una piccola parte rettangolare. L’abside ha una struttura semicircolare delimitata da 8 lati, evidenziata da 8 alte arcate interne al perimetro cui si aggiungono 2 arcate per la parte rettangolare, in totale per l’abside 10 arcate e 3 finestre una centrale e due laterali, di cui una semimurata sul lato nord. Le quattro arcate che compongono la navata si possono osservare anche all’esterno. Il Portale Sud è nella terza arcata. Il Portale Nord è sulla terza parete priva di arcata.
 
Figura 6. Lato Sud Cappella templare di Montsaunès
 
Complessivamente all’esterno della navata abbiamo 4 arcate sul lato sud e 3 sul lato nord, in totale 7 arcate. Il lato Est del coro ha 8 arcate per l’abside e 2 arcate per la parte rettangolare, in totale per il coro 10 arcate. Il lato occidentale non presenta arcate che in totale sono 10+7=17. Diciassette è il settimo numero primo o incorruttibile. Diciassette è anche la somma dei primi Quattro numeri primi: 17 = 2 + 3 + 5 + 7, una forma di Tetractis, quella dei numeri primi. Per i Pitagorici il diciassette rappresentava un arresto, una Porta da superare. Da un punto di vista cosmogonico il 17 assume una grande importanza: è la somma della Trinità astratta “3” e di due volte sette “2x7”, i sette spirituali della Luce e i sette della forma o dell’ombra.
 
La navata lato nord ha una finestra, e quella del lato sud quattro finestre. Il coro ha tre grandi finestre di cui due completamente aperte e una più piccola (in parte murata) verso il lato Nord. In totale 5+3=8 finestre. Il lato ovest ha solo un rosone.
 
[1] L’altare del tempio romano era in asse con le porte Nord Sud della cappella.
[2] Pierre Berenger fu il primo comandante templare, il nome Berenger è lo stesso di un Maestro d’Opera.
[3] Il cui nome deriva dal latino “Montis Salinensis” dato dai Romani che sfruttarono il sale in questo posto.
[4] Per maggiori delucidazioni, vedi di Vincenzo Pisciuneri: Pitagorismo e simbolismo Templare parte I e II.
[5] Rebis dal latino res bis «cosa doppia».
[6] L’icona di san Cristoforo è una delle immagini più stupefacenti nella tradizione ortodossa: mostra un santo guerriero con lancia e scudo (cioè armato) dalla testa di cane.
[7] Conoscendo la segretezza dei Templari, un altro ingresso o una via di fuga doveva essere celata tramite un tunnel che partiva dalla Torre Nord.
LATO OVEST INGRESSO DEL POPOLO
 
La facciata Ovest presenta un portale centrale destinato all’ingresso del popolo sormontato da un rosone e da un campanile formato da 5 nicchie a dimensioni decrescenti verso l’alto ospitanti due coppie di campane, la quinta in alto vuota: il suono del silenzio. A destra e a sinistra del portale Ovest dove un tempo erano poste due tombe, vi sono due nicchie diverse: la nicchia di destra più alta della sinistra ha due piccole colonne ai lati. Le stelle il Sole a destra e la Luna a sinistra, appaiono sulla parte inferiore dell’arco di ciascuna di queste nicchie. Al centro di ognuna vi è una piccola pietra quadrata, su cui è incisa un’iscrizione. Le tombe non esistono più, sono state distrutte durante la rivoluzione francese.
 
Il Portale Ovest è sormontato da un bellissimo Chrisma, il marchio dei costruttori, degli Enfants de Maitre Jacques, della scuola di Cluny, il cui simbolo era il Chrisma, in un cerchio. Questo monogramma circondato da una cornice è sorretto da due angeli, che figurano come possessori del contrassegno. Il simbolo nelle pitture murali. Nel Medioevo il Chrisma era il potente simbolo della confraternita dei costruttori, i compagnons, visualizzato sotto la forma di una stella a sei punte. Il Chrisma è un marchio del cammino di Compostela. Il cammino di Compostela apparteneva a quella rete di strade nota come “strade templari”, sulle quali passavano gli uomini d’armi del Tempio, ed era assicurata ai viandanti una certa protezione contro i banditi come contro i pedaggi dei signorotti locali. I costruttori pirenaici erano intimamente legati ai Templari, i cui Maestri oltre a portare la spada, portavano i simboli dei Costruttori.
 
Figura 1. Cappella templare di Montsaunès – lato Ovest Chrisma

Scrive Louis Charpentier nei Misteri della Cattedrale di Chartres: “Les Enfants de Maître Jacques sembrano con tutta probabilità aver dimorato in Aquitania, almeno fin tanto che non passarono allo stato clandestino. Le loro chiese, ornate da un crisma con la spada o con una croce di tipo celtico, attorniata da un cerchio, non si incontrano, salvo rare eccezioni, che nel Mezzogiorno della Francia. E per giunta hanno uno stile del tutto personale … I Maestri d’Opera dei Bambini di Salomone, portavano parimenti spada di cavaliere cavalcatori com’erano della Cavalla della Cabala. La spada, d’altra parte era uno strumento di «test» della pietra.” Scrive ancora L. Charpentier riferendosi al Chrisma nel libro il Mistero di Compostela: “È un marchio dei costruttori pirenaici ... non esito a vedere una sorta di marchio della confraternita dei costruttori. Probabilmente di quello che dopo essere stati Jacques, nella cristianità divennero Figli di Mastro Jacques, e che si firmarono con quel crisma lungo tutta la strada iniziatica”. Nella vetrata occidentale della cattedrale di Chartres, nella terza finestra, scrive L. Charpentier, il Chrisma costituisce l’ultimo medaglione in basso a sinistra, dove l’adepto vetraio di Saint Denis, pose la sua firma.
 
Il Chrisma è formato dall’unione di una P e una X il cui valore numerologico di queste due lettere greche è legato al numero sette: 700=600+100. In basso la lettera S che si avvolge come un serpente su uno dei bracci, ricorda il serpente di Mosè avvolto sull’asta. Al simbolo sono aggiunte le lettere alfa omega.
 
Figura 2. Lato Ovest particolare coppie di teste
 
Sotto il Chrisma, sull’archivolto del portale, in una fascia a semicerchio, sono scolpite 52 teste umane unite a coppie, cioè 2x13 per lato, in totale 4x13. Alcune sono serene, quasi sorridenti; altre sono grottesche animalesche con ghigni. Al di sopra del Chrisma un rosone formato da 12 cerchi minori e uno maggiore, 13 cerchi in tutto.
     
Tredici il numero tanto caro ai Templari, è il sesto numero primo legato misteriosamente alla loro storia e al loro destino. È il numero componente di un capitolo templare il numero di grandi elettori 12+1 del Gran Maestro, è anche il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense. Il 13 ottobre del 1307 i Templari furono fatti arrestare da Filippo il Bello, re di Francia. Nella data fatale, il numero 13 compare sia nel giorno e sia nell’anno, accompagnato dal sette il numero del mistero[1]. La figura si ottiene anche sovrapponendo due Tetractis pitagoriche di 10 punti opposte[2]. Il numero 13 è scomponibile in 6, e in 7, cioè in una stella a sei punte (6) con una stella a sei punte con il punto centrale (7). Il cerchio che racchiude il rosone è circondato da 6 corone circolari, in totale 7 corone.

Figura 3. Il numero 13 in forma stellare - Rosone lato Ovest

Il Portale Ovest ha due colonne per lato, quattro in tutto. Quattro è il numero del perfetto equilibrio e della Giustizia. I capitelli delle due colonne del lato sinistro sono in relazione alle vicende di Pietro e di Stefano. I capitelli del lato destro riguardano gli episodi legati alla resurrezione di Lazzaro. I capitelli terminano con un cappello in cui è ripetutamente scolpito un motivo a sette foglie, cinque motivi per ogni colonna, dieci per ogni lato del portale.
 
Figura 4. Portale Ovest – vicende di Pietro
 
I capitelli delle due colonne del lato sinistro riportano 6X2=12 figure scolpite. Sul lato sinistro del Portale Ovest, sul capitello della prima colonna, troviamo scolpite due vicende legate a San Pietro che possono essere interpretate sia in modo formale e sia in modo misterico. Sul lato sinistro della prima colonna, la rappresentazione (rovinata) del taglio dell’orecchio con una spada, che fece Pietro a Malco[3] il servo del sommo sacerdote (in realtà, non un semplice servo, ma un importante collaboratore del sommo sacerdote) all’arresto di Gesù, in seguito al tradimento e bacio di Giuda. Gesù riattacca l’orecchio tagliato.

Conosciamo due episodi del taglio dell’orecchio destro, quello più noto riferito a Pietro, e quello meno noto riferito alla costruzione del Tempio di Salomone. Ricordiamo che una delle principali confraternite di tagliatori di pietre e di costruttori era quella dei “Bambini di Salomone” e che i Templari avevano come riferimento Salomone.
 
Non si comprende perché Giuda debba essere pagato con 30 denari per indicare una persona che tutti già conoscevano, infatti, insegnava pubblicamente ed era entrato trionfalmente a Gerusalemme su un’asina. Pietro taglia un orecchio a Malco e stranamente non viene arrestato dai soldati. Due soli discepoli seguono Gesù nella casa del sacerdote Anna: il discepolo senza nome (Giovanni), che conosce il sommo sacerdote, e assiste all’interrogatorio fatto da Anna, e Pietro che è colto dal timore ed è interrogato vicino al fuoco da una da una donna che l’ha visto nel “giardino”, una parente di Malco. Pietro tradisce per tre volte il Maestro. Possibile che Malco non abbia raccontato a nessuno che Pietro gli aveva tagliato l’orecchio, e che nessuno riconosca Giovanni e Pietro, tanto che entrano tranquillamente nella casa del sommo sacerdote dopo che si era tentato di uccidere un collaboratore del Sommo Sacerdote? Qualcuno chiede a Pietro: tu sei uno di loro (dei discepoli)? Pietro con fianco la spada insanguinata, nega spudoratamente. Questa storia va letta secondo una chiave diversa, perché in caso contrario apparirebbe poco credibile.

Nella tradizione Giudeo Cristiana le orecchie sono simbolo di ricettività dell’Insegnamento e di obbedienza a esso. La parte destra del volto umano è la parte spirituale. L’orecchio è l’organo che riceve la conoscenza attraverso il suono, nei Misteri all’orecchio destro viene sussurrata la Parola lettera per lettera. La Parola non può essere compresa e non può essere conosciuta mediante il raziocinio o l’intelligenza, ma solo dalla bocca di un Sapiente ... alle orecchie di chi può comprenderle.

La prima lettura va fatta secondo l’insegnamento misterico ebraico della Kabbalah. Malco, in latino Malchus, in semitico Malk e Malik, significa “il sovrano”, che non è un nome ma un titolo. La vicenda si legge alla luce della Kabala: Malk è il Sovrano mentre Malkuth è la Regina e il Regno terrestre, cioè il corpo fisico. Il rituale ebraico riferibile a Malka è molto interessante: il venerdì sera gli uomini (che rappresentano Yesod[4]) si recavano nei giardini e nelle campagne fuori dalle città per accogliere la sposa, Malka (Shabbat hamalka). È nei frutteti, nei giardini un luogo mistico dove Dio, il venerdì sera si unisce con Shekinah[5] che nascono “le anime dei giusti”. Melaveh Malka che significa addio alla regina, il saluto alla regina, è un rito che viene fatto il sabato sera, dopo Shabbat, tramite un pasto. I cabalisti spiegano che durante il Melaveh Malka si nutre il DNA di immortalità tutta la famiglia.
 
Nel Vangelo di Giovanni il giardino in greco è scritto kepos, che è riferibile al frutteto più che al giardino. Quando a notte fonda arrivano i soldati del sommo sacerdote Anna nel giardino, Gesù per due volte dice sono io colui che cercate, gli sgherri “cadono a terra” alla prima risposta. Si buttano a faccia in giù come nei riti di consacrazione. Dopo di che Pietro taglia a Malka che era a terra, l’orecchio destro. Abbiamo Yesod, la spada, che fa uscire il sangue dall’orecchio destro di Malco. L’orecchio del sacerdote ebraico deve essere santificato, la punta dell’orecchio destro viene toccata con il sangue sacrificale alla consacrazione (Levitico 08:23).  

L’orecchio è l’organo che riceve la conoscenza, l’orecchio è la conchiglia[6], l’orecchio è la vulva. La generazione spirituale di Gesù è avvenuta tramite la penetrazione dell’Orecchio di Maria da parte dello Spirito Santo. La parola “ozen”, che in ebraico significa “orecchio”, è composta di tre lettere che alludono ognuna a un concetto: alef allude alla divinità; zayin che nutre, nun l’anima, cioè “Dio nutre l’anima”.
 
Gesù interrogato da Pilato disse: “Se il mio regno fosse di questo mondo i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai giudei“. Si parla di servitori e non di discepoli, definizione non usuale nel Gesù dei Vangeli. Inoltre Gesù afferma che il suo Regno non è di questo mondo, cioè non è di Malkuth.

Tutta la storia, su altri piani, simboleggia un passaggio della Conoscenza (Shakti) da maestro a discepolo. Un rito iniziatico, non svolto di venerdì sera, in cui Pietro colui che versa del sangue, svolgerebbe un ruolo non certo secondario. Pietro nella casa di Anna, è colto da timore, uno dei significati della Sephirah Geburah è Timore. Geburah è il Signore della Paura e della Severità. Geburah è il sacerdote sacrificale dei Misteri. Giovanni conosciuto dal Gran Sacerdote, il discepolo senza nome, è sia colui sia si prenderà cura della “madre” dopo la crocifissione e sia chi intercede per Pietro, uno dei significati della Sephirah Chesed è Amore e Misericordia.

La seconda lettura o interpretazione va fatta secondo le leggende riguardanti la costruzione del Tempio di Salomone. Una leggenda narra che durante la costruzione del Tempio di Salomone gli operai, tagliatori di pietre, prima di passare a ritirare il salario giornaliero, dovevano portare il proprio lavoro alla valutazione di due ispettori. Questi misuravano con la squadra la perfetta cubicità delle pietre lavorate. Un giorno un giovane operaio trovò nella cava una pietra, curiosamente tagliata e osservando la sua forma e la sua singolare bellezza, la sostituì al proprio lavoro. Gli ispettori non ravvisando alcuna utilità per la costruzione del Tempio, decisero di comune accordo di gettarla fra i rifiuti. L’operaio fu considerato negligente e poco scrupoloso, indegno di continuare la costruzione del Tempio: il presunto autore fu sottoposto alla pena del taglio della mano e dell’orecchio destro. Quando il Tempio fu sul punto di essere terminato si avvisò Re Salomone che il lavoro era stato sospeso poiché mancava la pietra di volta per chiudere la volta principale del Tempio. La Pietra d’angolo o Chiave di Volta, scartata dai costruttori nella costruzione del Tempio di Salomone, proprio per la sua diversità, diventa l’elemento che permette di ripartire il carico di tutta la costruzione, senza la quale l’intera costruzione non potrebbe esistere.
 
I costruttori focalizzati nell’aspetto materiale e formale non capendo la sua destinazione, si chiedono “cosa faranno della pietra”, e non potendo trovare una risposta, decidono, credendola inutilizzabile, di gettarla fra i rifiuti. La destinazione di questa pietra non può essere compresa né l’operaio né gli ispettori, soltanto da un’altra categoria di costruttori, che a questo stadio non intervengono ancora: sono coloro i quali sono passati dalla squadra al compasso. La forma quadrata e la forma circolare, simboleggiano la terra e il cielo; in questo simbolismo, la forma quadrata corrisponde alla parte inferiore dell’edificio, e la forma circolare alla sua parte superiore, che, in tal caso, deve perciò essere costituita da una cupola o una volta. La “pietra angolare” è in realtà proprio una “chiave di volta”. Il vertice è l’angolo degli angoli.
 
Nel Vangelo gnostico di Tommaso detto didimo cioè doppio, gemello[7], Gesù dice: “Indicami la pietra respinta dai costruttori! Essa è la pietra d’angolo”. Gesù Cristo è la pietra che, scartata dai costruttori, che è diventata testata d’angolo (Atti. 4,11).
 
Sul lato destro della prima colonna, troviamo un uomo crocefisso a testa in giù. La vicenda è normalmente riferita a San Pietro. Nella raccolta gnostica “I Viaggi di Pietro,” nel frammento “Il Martirio di Pietro”, l’apostolo dice: “Tu, Mio Signore, sempre dritto, sempre innalzato, eternamente al di sopra … Noi che nasciamo in tal guisa da sembrar essere versati sulla terra, cosicché la dritta è la mancina e la mancina diviene dritta; inquantochè il nostro stato è modificato da quelli che sono gli autori[8] di questa vita. Questo mondo crede dritto ciò che è mancino …”. Quella di Pietro è la tipica visione gnostica, del ribaltamento mistico, tant’è secondo la tradizione, che morì crocefisso a testa in giù.
 
La figura a testa in giù di Pietro richiama l’Arcano 12 dei Tarocchi, l’Appeso, un uomo legato ai piedi a testa in giù, il cui significato è “ribaltamento”, cioè ridestarsi in una nuova visione. L’Appeso-Matto è un eroe, perché sa a cosa va incontro attraversando la “Via dei Padri”, la Via del Giusto. L’inversione della direzione, la consapevolezza delle verità eterne, lo rendono folle agli occhi della gente comune e profana che nulla sa, perché dorme sonni profondi. Colui che entra consapevolmente, con gli occhi aperti nella cappella templare e si sottomette al proprio Dio, si sacrifica in nome di un bene più grande e inizia a invertire la rotta, prima che giunga al punto di non ritorno.

Figura 5. Montsaunès - Portale Ovest- Pietro crocefisso all’ingiù - Lapidazione di Stefano

Sul capitello della seconda colonna abbiamo sul lato sinistro abbiamo tre figure, un angelo che sorregge S. Stefano che viene lapidato da tre persone con le vesti come di pietre. Una quarta persona è seduta, con la mano destra alzata come le prime due, ma sprovvista di pietra, vuota (inattiva); con la mano sinistra scopre i suoi ginocchi: è l’emblema della pochezza di spirito, della materialità. Stefano fu lapidato perché affermò davanti al Sinedrio la verità del Dio Immanente, che non dimora nei templi costruiti dagli uomini, giacché l’uomo è il Tempio del Dio vivente. Non troviamo in questa rappresentazione la presenza tradizionale di aureole dell’iconografia cristiana di quel periodo. Notiamo la presenza di una pietra cubica nelle mani del personaggio più minaccioso. Saulo di Tarso (S. Paolo) che ha partecipato all’esecuzione dovrebbe essere rappresentato, viceversa non c’è. Insolite rappresentazioni, perché nei rilievi del Portale Nord troviamo una Sfera in mano a Maria: Pietra, Mela o semplicemente Perla?
 
Sul lato destro del portale abbiamo sui capitelli 13 figure, tutte in relazione alle resurrezioni. Sulla prima colonna quattro figure descrivono l’episodio della resurrezione della figlia di Giairo, o secondo altri quella di Lazzaro. Gesù tiene in mano “un libro chiuso”. I Vangeli riportano due episodi di resurrezione, Lazzaro solo in Giovanni, e la figlia di Giairo in Marco, che è descritta come figlia della vedova di Nain in Luca. Entrambi episodi sono narrati nel “convitto di Bethania”. Nel Nuovo Testamento Maddalena viene menzionata per la prima volta quando i Vangeli raccontano la storia della sua resurrezione come figlia di Giairo. In tutti e quattro i vangeli c’è una donna di nome Maria, nativa di Bethania, che è descritta come molto attenta agli insegnamenti del Maestro. In tutti due gli episodi sia Maria di Bethania, che Maria Maddalena la sorella di Lazzaro, unsero il capo di Gesù. Giovanni dice ben due volte che Maria era colei che aveva cosparso di preziosissimo olio di nardo profumato il Signore Gesù e gli aveva asciugato con i capelli i piedi.

Figura 6. Portale Ovest- Resurrezione figlia di Giairo

Il padre di Maria Maddalena, Siro il “Giairo”, era il capo dei sacerdoti (subordinato al sommo sacerdote). Giairo officiava nella grande sinagoga marmorea a Cafarnao e la sua carica era ereditaria, riservata esclusivamente ai discendenti di Giair (Numeri 32:41). Maria Maddalena viene dapprima descritta nel Nuovo Testamento come “una donna dalla quale erano usciti sette demoni” (Luca 8:2). La via misterica verso la perfezione è composta di sette fasi o gradini, in ognuna dei quali vi è un demone da vincere. La resurrezione di Lazzaro è un episodio misterico[9]. Gesù compie un segno e i Sommi Sacerdoti e i Sadducei riuniti in Sinedrio, dissero: “Quest’uomo compie molti segni” … e da quel giorno (I Sadducei) “decisero di ucciderlo”. Gesù si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli. A differenza degli altri discepoli, Lazzaro dopo essere stato resuscitato, come Gesù è condannato a morte dai sommi sacerdoti, dopo di che non nel Vangelo non si nomina più Lazzaro[10], ma Giovanni l’Evangelista, che conclude il Vangelo con l’affermazione: “Questo è il discepolo che rende testimonianza[11] su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera”[12]. Lazzaro è Giovanni, la figlia di Giairo è Maria Maddalena verso la quale i Templari nutrivano venerazione. A fianco della scultura della resurrezione tre figure che tengono in mano un libro chiuso, l’insegnamento non divulgato, il Mistero.
 
La seconda colonna a destra riporta la scena “Noli me tangere” descritta nel Vangelo gi Giovanni. Si vedono due donne chinate e Gesù che tiene un libro chiuso. La locuzione noli me tangere, non mi toccare o non mi trattenere, è attribuita a Gesù risorto, che l’avrebbe rivolta a Maria Maddalena. Il significato non è quello che appare, perché entrambe le colonne riportano sui capitelli scolpito Cristo benedicente, in possesso di un libro chiuso: “È il simbolo dell’insegnamento esoterico”. La scultura raffigurante l’episodio del “Noli me tangere” dopo l’episodio della resurrezione mistica, è ricondotta al tema “dell’antica sapienza intangibile per chi non sia iniziato ai suoi misteri” e, anche, è considerato metafora di un viaggio d’iniziazione, in cui il neofita in cammino deve simbolicamente morire per rinascere. A lato della resurrezione tre figure con un libro chiuso in mano.    

Figura 7. Portale Ovest - Noli me tangere
 
[1] Stranamente ricompaiono il 13 e il 7 della figura della stella sopra disegnata.
[2] Sette punti si sovrappongono e compaiono una sola volta, infatti 10+10-7=13.
[3] Giovanni, 18, 10-11.
[4] Yesod significa “Fondamento” e le è attribuita dai cabalisti anche la qualità di “Verità”. Se guardiamo l’Albero della Vita o Sephirotico, osserviamo che la posizione della Sephirah Yesod, corrisponde a quella degli organi genitali di un ipotetico individuo, e si capisce perché Yesod è considerata anche il crogiolo della vita, e perché è definita il “ricettacolo delle emanazioni”. Yesod controlla la vita sessuale, la cui giusta espressione è il fondamento su cui basare la personalità. È la qualità della Verità, intesa come tratto indispensabile per realizzare felicemente le relazioni umane.
[5]  Shekinah è un appellativo applicato dai Kabbalisti a Malkuth, la decima Sephira; ma, per gli Ebrei, è una nuvola di gloria che rimane sul seggio della Misericordia, nel Santo dei Santi. Tuttavia, come insegnavano tutti i Rabbini dell’Asia Minore, la sua natura è di un genere più elevato, essendo Shekinah il velo di Ain-Soph, l’Eterno e l’Assoluto.
[6] Conchiglia che ritroviamo come simbolo ripetuto sulla via che conduce i pellegrini a Compostela.
[7] La dualità su cui tanto insistevano i Templari.
[8] Gli Arconti, le potenze materiali.
[9] Per onore di cronaca, si cita un certo Eleazar figlio di Giairo (Eleazar Ben Yair) discendente di Giuda il Galileo, come confermato da Guerra Giudaica (VII-8-253).
[10] Poiché le due sorelle di Lazzaro Marta e Maria continuano a essere menzionate e sempre vicine a Gesù, che fine avrebbe fatto Lazzaro?
[11] Giovanni rende testimonianza anche se non menzionato perché egli era presente nella veste di Lazzaro.
[12] Giovanni, 21, 24.
PORTALE NORD
 
È il Portale dei Cavalieri Templari e anche quello della nascita mistica. Se nel Portale Ovest i capitelli delle quattro colonne terminano con un cappello in cui è ripetutamente scolpito un motivo a sette foglie, nel Portale Nord, il motivo è a cinque foglie, cinque per ogni colonna, dieci per ogni lato del portale.
 
Figura 1. Montsaunès - Portale Nord

Sui due capitelli di sinistra del Portale Nord troviamo scolpiti gli episodi riguardanti la futura madre di Gesù: l’annunciazione, la visitazione, il sogno di Giuseppe, e la natività: tutte figure a coppie, in totale 8 figure umane, nell’ultimo riquadro vi è anche il bue e l’asinello. L’annuncio del concepimento verginale, per opera dello Spirito Santo, è fatto dall’Arcangelo Gabriele a Maria. È l’annuncio dell’unione della natura divina e della natura umana. Secondo il calendario liturgico cattolico occidentale, la ricorrenza cade il 25 marzo subito dopo l’equinozio di primavera, tre mesi dopo la ricorrenza liturgica della natività, il 25 dicembre tre giorni dopo il solstizio d’inverno.

Figura 2. Montsaunès - Portale Nord lato sinistro - Annunciazione - Visitazione - Natività
 
Dopo avere ricevuto l’annuncio che sarebbe diventata madre di Gesù per opera dello Spirito Santo, Maria fece visita alla sua cugina Elisabetta già al sesto mese di gravidanza, nonostante la sua presunta sterilità e anzianità. Maria rimase con Elisabetta circa tre mesi, cioè fino al 24 giugno, alla nascita di Giovanni, il futuro Battista, altra figura importante per i Templari. Maria assiste alla nascita di Giovanni Battista, avendo in grembo Gesù. La visitazione ricorre liturgicamente il 31 maggio, alla fine del mese di Maria.
 
La terza rappresentazione è destinata a Giuseppe, al Padre putativo di Gesù Cristo. Nel Vangelo di Matteo, il protagonista dell’esperienza dell’annuncio è Giuseppe che, visitato in sogno dall’Angelo, è rassicurato e incaricato di assumere la paternità del figlio di un Padre Celeste e di una Madre terrena: “Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuelle”. L’Angelo nel sogno dà a priori il nome del figlio: sarà chiamato e non lo chiamerai. Matteo e Luca, ci dicono che Giuseppe era un discendente del re Davide. In Matteo la professione di Giuseppe viene nominata quando si dice che Gesù era figlio di un “téktón”, cioè come carpentiere, intagliatore di pietre, secondo alcuni scalpellino, che venne semplicemente tradotto come falegname. E chi erano i carpentieri, gli scalpellini a quel tempo se non “Les Enfants de Maître Jacques e i Bambini di Salomone”? Infine, il Padre e il più vecchio degli Dei indù, Vishvakarman, è definito il Carpentiere, l’intagliatore di legno, l’equivalente di San Giuseppe, descritto in età avanzata. Questa rappresentazione è un’allusione misterica della filiazione dei Maestri d’Opera e delle loro maestranze al Carpentiere Giuseppe, immagine terrena del Carpentiere Celeste. Inoltre il giglio simbolo mariano per eccellenza, è anche attributo di San Giuseppe. Il giglio francese, il Fiore di Lys a tre petali è onnipresente nelle pitture della cappella templare.
 
Nella quarta rappresentazione abbiamo la natività, Maria con che regge una cesta con il bambino Gesù. Dietro la cesta, il bue e l’asinello. Secondo il calendario liturgico occidentale[1] la natività cade nella notte del 25 dicembre, in quest’epoca avviene la prima nascita: Cristo nasce nei suoi fedeli. Non è solamente per coincidenza che tante vergini madri e dee dell’antichità portano lo stesso nome, Maria, Maia, Mirra. È non casuale che la maggior parte di questi Grandi Figli di Dio vennero alla luce in una grotta e da una madre vergine.

Figura 3. Montsaunès - Portale Nord – Gesù nella cesta
 
Sui due capitelli di destra 12 figure. Sulla prima colonnetta tre figure con al centro il Cristo benedicente uscente da una vasca a forma di Coppa, quasi fosse il Graal. Questa scultura è catalogata come un battesimo mistico: si vedono due donne, quella di destra versa acqua nella coppa e non sul capo di Gesù Cristo. Quando Gesù parla a Nicodemo, dichiara: Se uno non nasce di nuovo, non può vedere il regno di Dio, e questa nascita detta dall’acqua e dallo Spirito”. (S. Giovanni III, 3, 5). Questo battesimo mistico è la seconda nascita.

Figura 4. Montsaunès - Portale Nord – Cristo benedicente nella coppa
 
Sul lato a fianco quattro figure, due angeli, un uomo e una figura demoniaca; la scultura è catalogata come la tentazione del pellegrino da parte del demonio. Il pellegrino, dopo aver ricevuto il battesimo mistico, ed essere rinato nello Spirito, aiutato dal bastone della rettitudine avanza in sicurezza, per nulla intimorito dal serpente oscuro che gli sbarra il cammino. Il bastone verticale è il simbolo dell’asse del mondo che ritroviamo nel Chrisma. Due angeli osservano dall’alto la scena.
 
Nella colonna a fianco i Tre Re Magi portano doni al Bambino seduto sulle ginocchia della Vergine in maestà, figura tanto cara ai Cavalieri Templari. I Tre Re Magi rappresentano il ternario della purezza del corpo, del cuore e della parola che insieme devono guidarci in questa vita verso la Perla tenuta dalla Regina del Cielo. Il primo re di aspetto femminile, è rappresentato regge con la mano destra un vaso a livello del cuore mentre si copre pudicamente le parti inferiori del corpo tenendo con la sua mano sinistra un lembo del nel suo mantello a livello dei genitali. Il vaso contiene la mirra simbolo della purezza del corpo. Il secondo re rappresentato più alto, di aspetto maschile, regge il vaso a livello del cuore con entrambe le mani per indicare il giusto equilibrio attraverso l’uso di opposti. La mano destra è sopra il vaso, la mano sinistra è sotto il vaso, per simboleggiare l’unione tra ciò che in alto e ciò che  è in basso. Il vaso contiene oro simbolo del sole, cioè del cuore.

Figura 5. Montsaunès - Portale Nord – capitelli lato destro
 
Il terzo Re è in movimento, tiene con entrambe le mani giunte (equilibrio conseguito) davanti a sé il vaso a livello della bocca per simboleggiare la potenza della parola, del Verbo. Il vaso contiene incenso simbolo di ciò che non è materiale.
 
Solo uno dei Vangeli, quello di S. Matteo, narra della “fuga in Egitto” e collegando la nascita di Gesù all’apparizione di una stella e all’arrivo di Re Magi provenienti dall’oriente. I Tre Re che vanno verso la Vergine sono astronomicamente i Tre Re della cintura di Orione, mentre la Vergine Celeste è Sirio la stella del cane, più luminosa della notte, le quattro stelle risultano allineate, e puntano verso il luogo dove sorge e dove tramonta il sole. Per gli Egizi, la Divina Madre e Sig nora, era la Regina dei Cieli, la Stella mattutina, la Luce del Mare.

Figura 6. Portale Nord – Tre Re
 
Riepilogando, nel Portale Nord abbiamo l’annuncio della nascita da una madre vergine il 25 marzo (proprio dopo l’equinozio di primavera); la nascita in una stalla (grotta o camera sotterranea), avvenuta il 25 dicembre (proprio dopo il solstizio d’inverno); L’arrivo dei tre Re Magi, astronomicamente le tre stelle della fascia d’Orione, guidati dalla Stella d’Oriente cioè Sirio.
 
Nell’ultima rappresentazione la Madre è raffigurata come Regina con una Sfera in mano. Inoltre come a Chartres, il bambino raffigurato grandicello non nella culla: il dito indice e il dito  medio della mano destra rivolti verso l’alto, e un libro chiuso, la conoscenza misterica, nella mano sinistra. La mela d’oro è il simbolo della conoscenza misterica, lo stesso si dica della perla che non va buttata ai porci[2], all’umanità crapulona e materialistica.

Figura 7. Portale Nord – Regina Madre con Bambino
 
Ciò che chiamiamo natura non è che il più esteriore degli aspetti esecitivi della Madre Divina. Tutto è Lei perché tutto è particella e frammento della Coscienza-Forza divina. La Madre è Una, ma si manifesta sotto aspetti diversi.
 
  • La Madre trascendente è la Coscienza-Forza divina che domina tutte le esistenze, che si tiene al di sopra dei mondi e serve da legame tra la creazione e il mistero mai manifestato del Supremo.
  • La Madre Cosmica o Celeste che crea tutti gli esseri e dirige milioni di procedimenti e forze.
  • Infine la Madre Terrena che personifica il potere dei due aspetti della sua esistenza, li rende viventi, mediando tra la personalità umana e la natura divina.

[1] La Chiesa d’Oriente, Ortodossa celebra la natività al sei gennaio.
[2] I primi uomini, per Lucrezio, sono dei mangiatori di ghiande, come i maiali.
PORTALE SUD

Il Portale Sud a differenza degli altri due portali non ha colonne e sculture sui capitelli. Riporta sulla pietra di volta dell’architrave un Chrisma diverso, cioè una forma diversa della Croce Templare.

FIGURA 1. PORTALE SUD

Abbiamo in un cerchio, una croce a quattro bracci uguali, leggermente inclinata verso occidente, con il lato orizzontale solcato da 2 coppie di semionde, opposte tra loro, un doppio moto serpentino o rotatorio. Sul lato verticale vi sono 4 foglie duplici, cioè con 8 punte, rivolte verso sinistra a Occidente, quasi fossero uno stendardo. L’inclinazione verso sinistra del simbolo allude anche a un significato nascosto anche perché il Portale Nord è leggermente sposato verso Ovest rispetto a quello Sud.

FIGURA 2. PORTALE SUD – CROCE TEMPLARE INCLINATA

Il motivo segreto dell’inclinazione dei bracci della croce lo troviamo sui Pirenei in Spagna nella chiesa romanica di Sant Tomas di Casarilh (Valle di Aran): incorporata nella parte inferiore della torre, una pietra(1) templare scolpita con tre cerchi con altrettanti simboli. Al centro, il Chrisma simbolo dei costruttori, a destra una Croce Templare, a sinistra un fiore a quattro petali, come i bracci di una croce, inclinati verso sinistra esattamente come la croce del Portale Sud a Montsaunès(2). Tra i tre simboli due fiori di Lys a tre petali scolpiti in modo opposto tra loro. Sotto due nicchie a 3+3 gradini, in totale 2x(3+3), i dodici segni zodiacali divisi in quattro dagli equinozi e dai solstizi. All’interno delle nicchie, due teste, i due San Giovanni della tradizione cristiana. In alto in corrispondenza delle teste abbiamo i due fiori di Lys, uno rivolto verso l’alto, sole alto nei cieli, solstizio d’estate, Giovanni Battista, l’altro capovolto, sole nel fondo del cielo, solstizio d’inverno, Giovanni Evangelista.

I quattro bracci della croce templare rappresentano i segni cardinali dello zodiaco correlati ai solstizi e agli equinozi. Nella tradizione, i due solstizi, separati da sei settori zodiacali, sono associati ai due S. Giovanni. La festa di San Giovanni Evangelista è il 27 dicembre, pochi giorni dopo il solstizio d’inverno; la festa di Giovanni il Battista è il 24 giugno subito dopo il solstizio d’estate, quando le giornate si accorciano: si va verso il tramonto verso occidente. Forse per questo motivo la croce è inclinata in avanti rispetto al percorso solare.

FIGURA 3. SANT TOMAS DI CASARILH - PIETRA TEMPLARE

Il simbolo del Chrisma a sei raggi rappresenta anche le sei direzioni dello spazio. Rappresentando la Croce in uno spazio tridimensionale, si ottengono sei raggi, Tre Coppie di opposti, più il Punto centrale di sintesi, l’immagine dell’Uno nel mondo oggettivo.

Da Dio – Cuore dell’Universo (Punto Centrale) – si dipartono distese infinite che si dirigono, l’una in alto (Zenit), l’altra in basso (Nadir), l’una a destra (Est), l’altra a sinistra (Ovest), l’una in avanti (Nord), l’altra indietro (Sud), svolgendo lo sguardo verso le Sei distese come un numero sempre uguale, Egli porta a compimento il mondo; Egli è il Principio e la Fine, in Lui si compiono le Sei fasi del tempo e da Lui ricevono la loro estensione infinita, tale è il segreto del numero Sette.(3)

Nelle sei direzioni, la natura umana e quella divina trovato il loro equilibrio nel Punto centrale, il Cristo. Negli antichi Misteri, il numero Sei era considerato l’emblema della natura fisica, perché era la rappresentazione delle sei dimensioni di tutti i corpi. I Tre assi spaziali sono polarizzati, positivi e negativi.

FIGURA 4. LE SEI DIREZIONI DELLO SPAZIO

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1. La pietra incorporata successivamente probabilmente proviene dalla parte frontale di un sarcofago.
2. I due luoghi entrambi sui Pirenei, non sono molto distanti tra loro.
3. S. Clemente d’Alessandria.

MOTIVI FLOREALI NEI CAPITELLI

I motivi floreali continui erano usati dai Templari per realizzare dei confini, espressi attraverso cornici che separano la parte inferiore da quella superiore intesa sia a livello fisico e sia a livello misterico. A seconda del numero di petali tre, cinque, sette, le cornici assumevano un diverso significato. I capitelli del portale Ovest sono ornati da motivi a sette foglie. I capitelli del Portale Nord sono ornati con motivi a cinque foglie. Cinque è il numero riferito all’Uomo, al microcosmo, all’Iniziato. Sette è il numero del Mistero e della divinità manifestata in Terra. L’interno della cappella è dominato dal motivo a sette foglie che si trova nella parte superiore dei capitelli, ripetuto per ogni colonna sette volte, sotto le cornici sono rappresentate le coppie di forze, in forma di leoni e di uccelli. Le coppie di forze sono anche visualizzate dal motivo delle due spirali opposte.
                                              
Figura 1. Motivi capitelli interni
IL MISTERO DELL’UNICORNO
 
La Cappella di Montsaunès è vicina a St Bertrand de Comminges, dove è edificata la magnifica cattedrale in stile romanico gotico consacrata a Maria, La Madre Divina. La storia di questo luogo e molto antica, qui dimorarono i Volci Tectosages, i fondatori di Tolosa, che chiamarono questo luogo ... Lugdunum Convenarum! Alcuni storici vedono una forma letteraria del “sole che sorge dalla fortezza” e altri “dalla montagna”. Che letteralmente significa la collina dove il Dio Lugh (la Luce) convoca. Alcuni storici vedono una forma letteraria del “sole che sorge dalla fortezza” e altri “sole che sorge dalla montagna”. La tradizione vuole che, nella sua massima estensione, la città abbia coperto tutta l’area della valle, ed era persino più grande di Lutetia (Parigi). Questo nome, compresa l’origine celtica rimane inspiegabile in un contesto dei Pirenei è evidenziato da geografi greco Strabone (inizi del I secolo) e Tolomeo (metà del II secolo).

Figura 1. Cattedrale di St Bertrand de Comminges
 
Sembra che i resti dell’antica città chiamati “Salles Rouges” sarebbero quello che resta di un luogo sacro basato sulla divinazione dell’osservazione dei fenomeni celesti. Un antico luogo di ricchezza abbagliante, consistente di numerosi inestimabili tesori archeologici, che venne nel tempo gradualmente saccheggiato e danneggiato.
 
Il luogo della ricchezza abbagliante consisteva di più tesori archeologici inestimabili. Gradualmente saccheggiato e danneggiato nel corso delle esigenze locali e le demolizioni anarchiche.
 
Secondo la testimonianza dello storico ebreo Giuseppe Flavio nell’anno 39 d,C. per decisione dell’imperatore Caligola, il tetrarca Erode Antipa fu bandito con la moglie Erodiade in Lugdunum Convenarum, con molta probabilità Saint Bertrand de Comminges. Erode colui che fece tagliare la testa di Giovanni Battista sarebbe poi stato assassinato per ordine dell’imperatore. Convenarum Lugdunum Saint Bertrand de Comminges è diventato un luogo per secoli un discreto luogo mistico ed esoterico. Molte tradizioni popolari mostrano nella regione vicino a un personaggi del Nuovo Testamento, quali Maria Maddalena, Giuseppe d’Arimatea.
 
Philippe Andreoli, nel suo libro “The Origins of Tradition” ha studiato l’orientamento dell’ingresso laterale della Cattedrale di Sainte Marie a Saint-Bertrand-de-Comminges utilizzato dai canonici nasconde un duplice obiettivo: apertamente orientato alla direzione della luce nel solstizio di San Giovanni Battista e segretamente orientato verso il sorgere della Luna (la Madre Celeste) al solstizio d’inverno.
 
Sotto il porticato e nei pressi dell’ingresso del chiostro della Cattedrale di S. Maria di S. Bertrand de Comminges, vi è un sarcofago templare contrassegnato da due croci, che suggeriscono il doppio orientamento di questo ingresso. La croce sopra il capo ha la forma di croce templare, ai suoi piedi, una semplice croce greca.
Figura 2. Cattedrale di St Bertrand de Comminges – Chiostro lapide cavaliere templare                            
 
Una tradizione pressoché dimenticata dice che quest’antica fortezza templare ancora in possesso di un sapere segreto magico legato al Papa posta sotto la protezione del sottosuolo della chiesa dopo la caduta del tempio.
 
Il poco conosciuto “Documento Rubant” che risale al XVII secolo, fa riferimento a un testo datato 11 aprile 1308, facente parte del bottino arraffato ai Templari nel 1314 da Filippo il Bello. Questo documento afferma, tra l’altro, che Filippo il Bello quando arraffò i documenti templari, senza saperlo, s’impossessò di autentici falsi, prodotti molto tempo prima dai Templari nel caso avvenisse un attacco violento e incontrollabile e imprevedibile ai danni dell’Ordine. Apprendiamo in questo documento che uno degli obiettivi perseguiti in Terra Santa è stato l’ottenimento di un livello molto alto di conoscenza che era una delle più pericolose. Documenti falsi, insomma, il cui scopo sarebbe stato, appunto, quello di deviare i predatori dalle vere conoscenze segrete dei Templari o, meglio, di parte di essi. Se il Documento Rubant fosse vero, tutto ciò che è giunto a noi dalla documentazione del processo ai Templari sia basato solo su notizie alterate e false.
 
Tutti gli affari del Tempio erano sbrigati nel più stretto segreto; la regola scritta esisteva soltanto in pochi esemplari; la lettura era riservata ai soli dignitari; molti Templari non ne avevano mai avuta conoscenza. Il cavaliere templare Gaucerand de Montpezat, lontano antenato dei reali di Danimarca, asserì: “Abbiamo tre articoli che nessuno conoscerà mai, salvo Dio, il diavolo e i Maestri”. Alcuni storici sono del parere che esisteva una società segretissima ai vertici dell’Ordine e quelli dichiarati ufficialmente Gran Maestri non furono i veri capi dell’Ordine. Del resto come spiegare altrimenti quanto disse, nel corso dell’interrogatorio, il Gran Maestro Jacques de Molay e cioè: “Io sono solo un povero cavaliere illetterato”? Gli fece eco il precettore d’Aquitania e di Poitou, Geoffroy de Gonnoville, che dichiarò: “Sono illetterato e quindi incapace di difendere l’Ordine”. Jean Marquès-Rivière scrisse, che: “Esisteva in seno ai Templari un gruppo che perseguiva scopi segreti di potenza, sostenuti da un esoterismo rigoroso”.
 
Sembra che in particolare la caduta del Tempio nel 1314, Clemente V si sia assicurato che i tre uomini del Tempio non siano né intercettati né inquisiti ... in cambio di questa grazia dovevano continuare a vegliare la preziosa reliquia, e soprattutto dopo il processo dell’Ordine sarà loro richiesto di scegliere saggiamente i successori di questa missione insolita. Sotto quest’ottica è probabile che il sarcofago templare del XIV secolo appartenga a uno di quei tre Templari cui allude il Documento Rubant. Probabilmente è per questo motivo che la Cappella di Montsaunès non incappò nella bolla papale di Giovanni XII “damnatio memorie”. Clemente V poco dopo andrà incontro al destino, quello di morire, dopo il rogo del Gran Maestro templare. Sulla nascita dell’Ordine a Montsaunès, curiosamente mancano documenti, ma abbondano enormemente dalla seconda metà del XII secolo (pochi anni dopo la fondazione) fino al XVIII secolo!
 
Il vescovo Bertrand de Got discendeva da un’antica famiglia di visconti di Guascogna dopo essere stato nominato vescovo di Agen e prima arcivescovo di Bordeaux, passa attraverso Saint-Bertrand de Comminges, dove ha acquisito il soprannome di “Vescovo e l’Unicorno”. Infatti, a Saint-Bertrand de Comminges, la parte inferiore del pastorale (bastone del vescovo), si diceva essere fatta col corno di questo favoloso animale simbolo di purezza (un dente di narvalo: monoceros monodon). Lo lasciò in eredità come sotto condizione a Comminges. Nel 1305 il vescovo divenne papa col nome di Clemente V noto come colui che con il Re Filippo il Bello decretò la morte dei Templari. Riducendo teosoficamente 1305 si trova il numero 9 che sommato alla data della sua elezione fornisce 1314 la data della morte del papa.
Figura 3. Tesoro della Cattedrale di St Bertrand de Comminges – bastone del pastorale
 
Il Documento Rubant (del XVIII secolo) afferma che Bertrand, cioè Clemente V, dona sotto condizione a tre Cavalieri della Commenda Montsaunès il suo tesoro, chiamato “Alicorno” in modo che se ne prendano responsabilmente cura e ne tengano vivo il ricordo. Nella tradizione medievale, il corno a spirale dell’unicorno è denominato “alicorno”, e gli veniva attribuita la capacità di guarire l’epilessia, le convulsioni e di neutralizzare i veleni. Nel XIV sec. si diceva che il corno dell’unicorno togliesse la sporcizia alle acque, ma di quali acque parlavano e di quale terribile sporcizia? L’acqua è quella dello Stige, il fiume infernale. L’acqua purificata è quella della fonte eterna, dell’immortalità nello spirito.
 
Visitando il tesoro di St. Bertrand si può ammirare, in particolare, un oggetto straordinario conservato gelosamente dal capitolo della cattedrale: un unicorno, un oggetto insolito che la superstizione lo ha gradualmente dotato di grandi poteri magici.
Figura 4. Montsaunès unicorno parete sud
 
In alto a destra della terza arcata sud nella cappella di Montsaunès, in un riquadro, un affresco parzialmente rovinato che rappresenta un animale forse l’unicorno.
 
Molto belle sono le sculture e di animali simbolici prediletti dai Templari nei modiglioni dell’ala est tra cui quella dell’unicorno nell’abbazia gotica cistercense[1] di Neuberg in Stiria (Austria). Si vedono sirene, centauri, una fenice che rinasce dalle sue fiamme, il pellicano che nutre i suoi piccoli con il suo stesso sangue (simbolo rosacrociano) e un unicorno.
 
Le vere origini del simbolo dell’unicorno risiedono nelle dottrine gnostiche. Poiché il corno dell’unicorno si compone di due corni attorcigliati, vale la considerazione dell’unione dualistica delle forze opposte. Il corno è descritto con 72 spire, nero alla base bianco nel mezzo e rosso in cima. L’unicorno rappresenta la sublimazione della forza selvaggia: esso infatti compare nel mito delle Nozze Chimiche secondo Christian Rosenkreutz, quando oramai il cinghiale è vinto. Gli alchimisti si riferivano alla coppia cerva (femminile) e unicorno (maschile) per indicare il loro Zolfo e il loro Mercurio; a Montsaunès, ritroviamo raffigurata sia la cerva, e sia l’unicorno. La Cerva simbolo dell’Anima e l’Unicorno simbolo dello Spirito sono rappresentati mentre si fronteggiano in De lapide Philosophico di Lamsprinck (Musaeum Hermeticum, 1659).

Figura 5. L’unicorno e la Cerva
 
Dal XII sec. l’unicorno diviene il simbolo dello Spirito Santo fecondante la Vergine Maria. L’unicorno si ritrova in un dipinto della Cappella Templare di Montsaunès, ciò avvalora la leggenda legata a Bertrand de Got. Si può ancora chiedere quale possa essere la vera missione dei tre Cavalieri Templari di Montsaunès scelti da uno dei principali responsabili della caduta del loro Ordine? Perché questa incertezza nella storia della fondazione dell’Ordine in questo luogo ... e perché non è specificato che in origine sorgeva in questa posizione una cappella molto antica (con cripta)... sotto il patronato di S. Andrea? Appare strano che il primo edificio religioso non è mai menzionato dagli storici e ricercatori scientifici.
 
Il successore di papa Clemente V, fu Jacques Dueze prese il nome di papa Giovanni XXII, personaggio poco conosciuto, ma non meno enigmatico. La sua carriera ecclesiastica è veloce come quella di Clemente V. Fu uno strano papa noto come esperto alchimista: pubblica diversi trattati su molti settori, tra cui due solo affrontare l’ermetica arte della trasmutazione e L’Elisir dei Filosofi. A livello teologico che sue idee erano perlomeno eretiche. Per questo papa nell’ultimo giudizio, inferno e paradiso non esistono ... e le anime nel postmortem dimorano in una sorta di vuoto: “Sub altare Dèi”. È ovvio che una simile professione di fede attirasse la contrarietà dell’Università di Parigi, che si affrettò subito dopo la morte di Giovanni XXII a condannare la sua dottrina della “visione beatifica”. Come il suo predecessore anche questo papa di Avignone fu nemico dei Templari: come dimenticare la furia iconoclasta di Papa Giovanni XXII che invitava con bolle e incitamenti “a scalpellare le croci patenti, gli affreschi, i sigilli e i simboli templari da ogni luogo perché se ne estinguesse la memoria in eterno”.
 

[1] Dietro la fondazione dell’Ordine del Tempio, troviamo i Cistercensi.
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