Cistercensi Templari a Staffarda - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
Vai ai contenuti

Cistercensi Templari a Staffarda

Templari in Italia

L’abbazia Santa Maria di Staffarda a Revello (CN) ha rivestito per secoli una notevole importanza non solo per la sua posizione strategica sulle vie di comunicazione Nord-Sud nella parte orientale del Piemonte, ma anche perché si trova sulla via Micaelica, il cammino dell’Angelo Michele, lungo il quale sono situati una serie di edifici sacri, di cui cerniera potentissima è la Sacra di S. Michele.  Isolata in un sito inospitale, l’abbazia ottenne il permesso di circondarsi come una fortezza di mura con porte d’accesso facilmente difendibili. Trovare reperti o testimonianze templari a Staffarda è difficile. Quello che rimase fu solo ciò che sfuggi alla furia inquisitrice che attuò con zelo quanto sollecitato dalla Bolla Papale “damnatio memoriae”, cioè di Giovanni XXII (successore di Clemente V), che impose la distruzione di tutti i simboli dell’Ordine del Tempio. La distruzione e l’occultamento nell'abbazia di Staffarda proseguirono sia con il saccheggio delle truppe francesi del generale Catinat dopo la battaglia di Staffarda, esia con le successive modifiche e trasformazioni.

A Staffarda i segni della presenza templare anche se non compresi, sono sotto gli occhi di tutti: anche all’esterno della chiesa, nella loggia dei mercanti, nel chiostro e nella foresteria. Vi è un collegamento tra i simboli dell'abbazia con quelli della Cappella Templare di Montsaunès nei Pirenei.

 
L’ABBAZIA CISTERCENSE DI S.M. DI STAFFARDA
 
L’abbazia di Santa Maria di Staffarda (Revello, Cuneo) nacque per volontà dell’abate cistercense Pietro I, legato e amico di Stefano (Etienne) Harding abate di Cîteaux, di Roberto di Molesne, e di Bernardo di Chiaravalle, il fondatore dell’Ordine del Tempio.
 
La nascita dell’Ordine Cistercense è dovuta a Roberto di Molesme esponente di una ricca e nobile famiglia della Champagne forse nella città di Troyes e già priore di numerosi monasteri benedettini.
 
Roberto con un gruppo di 21 monaci eremiti mossi dalla volontà di rinnovamento e dall’osservanza della Regola di San Benedetto, scelsero un luogo “orrido e di vasta solitudine” a sud di Digione per fondare il Nuovo Monastero in una zona chiamata Cîteaux, dal latino Cistercium. Il monastero era definito eremo nei primi documenti, infatti, era composto di capanne di legno. La data di fondazione riportata è il 21 marzo del 1098. I numeri mistici della fondazione dell’Ordine sono 21, e 3, marzo il terzo mese, ventuno è il settimo numero triangolare.
 
Un anno dopo, nel 1099 Roberto dovette ritornare all’abbazia di Molesme, e i monaci di Cîteaux elessero come suo successore Alberico di Cîteaux. I monaci e il nuovo abate presero atto che il luogo della prima sede non era adeguato, scarseggiavano soprattutto le acque per i bisogni del monastero. Alberico decise di far costruire un nuovo monastero, in muratura spostato più a nord di un chilometro. Il nuovo sito e la costruzione in pietra segnano l’abbandono di una vita puramente eremitica, in capanne di legno separate, per una vera vita comunitaria. Il 16 Novembre del 1106 venne consacrata la prima chiesa, costruita in pietra, di Cîteaux, dedicata alla Beata Vergine Maria. Ad Alberico subentrò l’inglese Stefano Harding, che dopo essersi formato presso l’abbazia di Sherborne e poi a Parigi e a Roma, era entrato a far parte dei monaci di Molesme, e aveva poi aderito al gruppo riformato di Cîteaux. Stefano fu priore e poi abate di Cîteaux, dal 1099 al 1133. Stefano diede inizio a un grande sforzo di creazione e miglioramento delle tradizioni dei codici che in breve tempo porta alla creazione di una grande biblioteca, che negli inventari del tempo della rivoluzione conterà ben 10.353 volumi. Nel Maggio del 1113, un gruppo di monaci, capeggiati da Pietro I partiti da Cîteaux, si stabilì e fondò la seconda abbazia a La Ferté, a sud di Cîteaux.
 
Iniziano le nuove fondazioni, ben 12 sotto Stefano Harding, inoltre, i legami del sapiente Stefano Harding con il potente e ricco Hugues conte di Champagne divenuto in seguito il decimo Cavaliere del Tempio, sono stretti. Nel 1112 Bernard de Fontaine all’età di 22 anni si fece monaco nel monastero cistercense di Cîteaux, fondato quindici anni prima da Roberto di Molesme e allora retto da Stefano Harding.
 
Una svolta improvvisa nel 1115 cambiò i destini dei Cistercensi, che dalla miseria cui erano ridotti si ritrovavano a essere una delle istituzioni religiose più eminenti, ricche e influenti d’Europa. Nel 1115, il potente conte di Champagne prende sotto la sua diretta protezione, il giovane monaco cistercense, il futuro San Bernardo, offrendogli i terreni situati nella regione della Champagne. Infatti, in quell’anno un gruppo di 12 monaci guidati da Bernardo, tra i quali vi erano quattro fratelli, uno zio e un cugino diedero vita al monastero di Clairvaux (o Chiaravalle), del quale Bernardo a soli 25 anni fu il primo abate. Con Bernardo il numero chiave 21 di Roberto, si trasforma nel suo speculare 12, che è il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense, è anche il numero che compone un capitolo templare e dei grandi elettori 12+1 più il Gran Maestro.
 
“Una nuova fondazione viene eretta in abbazia con l’elezione dell’abate, con un nucleo di 12 monaci e con tutto il necessario alla vita monastica: vengono inviati nei nuovi cenobi 12 monaci più l’abate, né tuttavia siano inviati sino a quando il luogo non sia stato fornito di libri, di costruzioni e di tutte le altre cose necessarie” [Statuti del 1134].
 
Quando morì Stefano Harding, Bernardo di Chiaravalle divenne la vera guida dell’Ordine Cistercense assicurandone il successo. Le quattro abbazie primigenie nate  sono: La Ferté, Pontigny, Morimond, e Clairvaux tutte affiliate all’abbazia di Cîteaux – dalla quale si diffuse l’Ordine.
 
Tra il 1115 e il 1140 i Cistercensi e i Templari prosperano, acquisendo ingenti somme di denaro e vastissime proprietà territoriali. La data di fondazione dell’abbazia Santa Maria di Staffarda come appartenente all’Ordine di San Bernardo da Clairvaux è il 1135 anche se espressamente citato il 1138. Dai Capitula, sull’uniformità di vita scritti da san bernardo, si legge: “È stabilito che tutti i nostri monasteri debbano essere dedicati in onore della Regina del cielo e della terra”. Si narra che alla fondazione dell’abbazia di Staffarda si fosse interessato personalmente San Bernardo. La Staffarda fu consacrata a Santa Maria, come tutte le chiese cistercensi e templari, e come tutte le cattedrali gotiche dedicate a Notre-Dame erette da maestranze di architetti e carpentieri affiliati a corporazioni legate all’Ordine del Tempio.
 
Nel 1120 Pietro I lascia l’abbazia La Ferté, dove ricopriva la carica di abate, viene in Italia e fonda la prima abbazia fuori dai confini francesi: Tiglieto, in provincia di Genova, affiliandola all’abbazia di La Ferté. Nel 1124 lascia Tiglieto e fonda l’abbazia di Lucedio, in provincia di Vercelli. Dopo l’approvazione della Regola Latina e dell’ordine Templare nel Concilio di Troyes nel 1128, Pietro I convinse il marchese Manfredo I di Saluzzo a donare all’Ordine Cistercense delle terre, un’area acquitrinosa che si chiamava “La Staffarda”, che fu consacrata a Santa Maria. Essendo il terreno circostante all’abbazia paludoso e molto boschivo, fu bonificato dai monaci cistercensi, che risanarono l’intera zona, facendo defluire le acque con un efficace sistema di canali, ancora oggi funzionanti. Con la nota “bealera di ris” (canale artificiale per l’irrigazione del riso) si convogliava l’acqua del Po alle marcite di Staffarda, dove si coltivava il riso prima che a Vercelli e a Novara.

L’abate di Tiglieto fornì i monaci necessaria alla fondazione di una nuova abbazia. L’idea di Pietro I fu quella di formare dei cavalieri monaci, istruirli secondo la Regola di Cîteaux, e di addestrarli alle armi, secondo la regola Templare, prima di mandarli in Terra Santa. Il coinvolgimento dei Cistercensi nell’organizzazione e nella conduzione delle Crociate è un dato certo. L’apprendistato sarebbero state le vie di comunicazione che conducevano i pellegrini ai valichi alpini, per proteggerli dagli assalti dei briganti[1]. Isolata in un sito inospitale, l’abbazia ottenne il permesso di circondarsi come una fortezza di mura con porte d’accesso facilmente difendibili.
 
Figura 1. Cistercense, Maestro d’Opera e Cavaliere Templare
 
Le mura che racchiudevano gli spazi sacri, rurali e commerciali, erano accessibili tramite una serie di porte, rintracciate nei documenti di inizio XVIII secolo. Queste porte erano chiamate San Cristoforo, San Pietro e Salluzzo. San Cristoforo dei Templari è il nome della Cappella Templare di Montsaunès nei Pirenei Francesi.
 
L’abbazia Santa Maria di Staffarda a Revello (CN) ha rivestito per secoli una notevole importanza non solo per la sua posizione strategica sulle vie di comunicazione Nord-Sud nella parte orientale del Piemonte, ma anche perché si trova sulla via Micaelica, il cammino dell’Angelo Michele, lungo il quale sono situati una serie di edifici sacri, di cui cerniera potentissima è la Sacra di S. Michele. All’Arcangelo Michele si dà la triplica venerazione di guerriero che combatte il male, taumaturgo che guarisce e libera dal male fisico e spirituale e in ultimo quello di psicopompo, pesatore e accompagnatore delle anime. Non è un caso che San Michele Arcangelo sia stato il patrono dei Cavalieri Templari.
 
I Templari furono i custodi del Tempio (mistericamente la Gerusalemme Celeste), il simbolo visibile dell’uomo quale casa di Dio nascosta nel suo cuore e della Terra Santa. All’umanità immersa nel mare del dualismo, i Cavalieri del Tempio vollero offrire una via per acquisire una coscienza superiore in grado di armonizzare e unificare l’aspetto materiale con quello spirituale. I Maestri Costruttori Templari ricrearono il cosmo perfetto nelle costruzioni sacre, a modello dell’uomo perfetto Tempio dello Spirito. Con queste premesse non stupisce vedere come la maggior parte delle chiese Crociate rispecchi la struttura della chiesa di Staffarda. La cattedrale di Ramla, originariamente cattedrale romana di San Giovanni, che viene ricordata dai pellegrini fino dal 1132, presenta la tipica pianta ad aula tri-absidata, con le due laterali a crociera e la principale a botte, terminanti in tre absidi dalla forma sferica. Le similitudini sono così tante da indurci a pensare che questi Cavalieri del Tempio, tanto cari all’Ordine Cistercense, dei quali si hanno tracce sia a Staffarda che del loro passaggio per quelle terre piemontesi seguendo la via Carolingia, abbiano apportato un notevole contributo alla costruzione, o perlomeno all’impostazione, della chiesa di Staffarda[2].
 
La filiazione comunemente accettata è quella di La Ferté, attraverso Tiglieto, ma il Savio afferma che in un documento del 1459 Staffarda era sotto la giurisdizione di Morimond. Nel complesso dell’abbazia di S.M. di Staffarda troviamo la chiesa, gli edifici monastici, la foresteria, il refettorio, la sala capitolare, il laboratorio artigianale, il mulino, il pozzo, l’ospedale, le scuderie, il cimitero sul lato nord della chiesa, la loggia del grano (detta dei mercanti), ed altri edifici predisposti per l’ospitalità rivolta ai viandanti, infine nove grandi cascine.
 
Il costruttore delle abbazie cistercensi doveva avere conoscenze di alchimia, geologia, mineralogia; essere un buon geografo e meteorologo; sapere di astronomia, matematica, geometria; conoscere le sacre scritture, anche se in questi casi lavorava con il monaco, se addirittura non era monaco egli stesso. Conosceva il latino e quindi poteva accedere alle pubblicazioni colte del suo tempo. Nel cantiere possedeva una propria stanza da disegno nella quale lavorava con sorveglianti, economi ed altri collaboratori. Riceveva uno stipendio fisso o delle rendite o delle proprietà; abbigliamento da lavoro, dieta per i lavori straordinari, vitto quotidiano per sé, per il suo servo ed il suo cavallo. Progettava e sovrintendeva a tutto; in caso di malattia o di abbandono dei lavori per età avanzata, gli era assicurata una rendita. Chi ha costruito l’abbazia di Santa Maria di Staffarda non era digiuno di conoscenze astronomiche, matematico-architettoniche e filosofiche, che nel medioevo erano riunite in quella che veniva appellata “tradizione”[3].  
 
La chiesa è un vero gioiello astronomico. Tutta la struttura è sapientemente costruita sull’asse del sole, che al mattino illumina l’altare, a mezzogiorno il campanile, al tramonto l’ingresso principale. E questo grazie al suo orientamento est ovest.
 
  • Sull’asse della monofora centrale, sorge il sole agli equinozi;
  • Sull’asse della monofora destra, si innalza la luna alla sua minima declinazione;
  • Sull’asse della monofora sinistra, si eleva la luna alla sua massima declinazione.
 
L’abbazia si presenta come un complesso edilizio che è stato modificato nel corso dei secoli: ancora oggi racchiude i cascinali per la produzione agricola e si scorge la grande porta della torre d’ingresso alla cinta fortificata, ora inglobata in un’abitazione, eretta nel XIII secolo.
                                               
Figura 2. Complesso abbaziale dell’abbazia di Staffarda  Schema planimetrico
 
L’abbazia acquistò prestigio divenendo importantissimo centro commerciale, ma sul finire del XIII secolo dopo la distruzione dell’Ordine del Tempio, con cui condivideva la stessa Regola, perduti gli appoggi militarti e finanziari cominciò a decadere e perdere d’importanza. All’interno del complesso abbaziale si possono vi sono elementi dell’architettura romanica della prima metà del XII secolo e gotica dei secoli XIII-XV. Gli archi rampanti o contrafforti esistenti furono aggiunti nel corso del XIV e XV secolo. La facciata primitiva della chiesa presentava un tetto a due soli spioventi, senza porticato, mentre l’attuale risale al XVI secolo, come la parte centrale sopraelevata, l’ampio nartece, gli affreschi monocromi molto deteriorati, i cornicioni e le tre finte botti con rosone.
 
Gli edifici subirono danni gravissimi il 18 agosto 1690, quando tutta l’area dell’abbazia fu coinvolta pesantemente nei sanguinosi combattimenti tra le truppe piemontesi del duca Vittorio Amedeo II di Savoia e le truppe francesi del re Sole, comandante dal generale Nicolas de Catinat invasero l’Abbazia distruggendo l’archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio. Il chiostro conserva originarie le colonnine del lato orientale, la cui costruzione risale all’inizio del XIII secolo, i lati occidentale e settentrionale sono stati ricostruiti perché distrutti in seguito alla “battaglia di Staffarda” del 1690.
 La Sala Capitolare, posta sul lato meridionale del chiostro, con volte a ogiva rette da colonne marmoree, comunicava a nord con la sacrestia e la biblioteca: una scala conduceva al dormitorio. Il Campanile del tardo duecento, fu innalzato nonostante la regola cistercense ne sconsigliasse l'erezione. La Loggia “del grano” o “del mercato” è situata sulla piazzetta antistante all’attuale ingresso agli edifici religiosi: la sua datazione più probabile è del 1270 e attesta l’importante attività mercantile svolta dall’abbazia. La Foresteria, nota come Ospizio dei Pellegrini, fu costruita presumibilmente a metà del XIII secolo: vi venivano alloggiati soltanto gli uomini. Nel 1750, con bolla pontificia di Benedetto XIV, l’Abbazia passa all’Ordine Mauriziano di Torino.  
 
[1] https://www.beppespina.com/2017/12/04/la-nursery-dei-templari/
[2] Mattia Guglielmo Cattaneo https://www.politesi.polimi.it/bitstream/10589/58329/1/2012_07_Cattaneo.pdf
[3] Feliciano Della Mora Astronomia a Staffarda.
 
PRESENZA TEMPLARE
 
Trovare reperti o testimonianze templari è un’azione ai limiti del possibile. Quello che rimase fu solo ciò che sfuggì alla furia inquisitrice che attuò con zelo quanto sollecitato dalla Bolla Papale “damnatio memoriae”, cioè di Giovanni XXII (successore di Clemente V), che impose la distruzione di tutti i simboli dell’Ordine del Tempio. La distruzione e l’occultamento proseguirono sia con il saccheggio delle truppe francesi dopo la battaglia di Staffarda, e sia con le successive modifiche e trasformazioni. A Staffarda i segni della presenza templare anche se non compresi, sono sotto gli occhi di tutti: anche all’esterno della chiesa, nella loggia dei mercanti, nel chiostro e nella foresteria.
 
LA MISTERIOSA SCRITTA TEMPLARE
 
 
All’esterno della chiesa in un luogo destinato al commercio, noto come Loggia (broletto) del grano e dei mercanti, l’architrave di una finestra posta in alto riporta incisi sette simboli, noti come “la scritta templare”, databile tra gli anni 1230 e 1240.
 
Il primo simbolo sembra un ramoscello con tre diramazioni, che potrebbe essere la schematizzazione di un fiore a tre petali munito di gambo. Il fiore schematizzato è un giglio ed è citato da Salomone nel celebre versetto del Cantico dei Cantici (2, 1): “Ego flos campi et lilium convallium” ripetuto e commentato molte volte da San Girolamo a San Bernardo. Il simbolo templare dopo la croce decussata che caratterizzò come una firma, i Templari, fu il giglio a Tre petali, noto in Francia come il Fiore di Lys.
 
Figura 3. Staffarda - Architrave templare Loggia del grano                                                                                                                                                                                 
 
In realtà il primo simbolo è realizzato con due segni, un semicerchio inclinato, e una doppia semionda a forma di “S”. La chiave per l’interpretazione di questo simbolo si trova in una croce templare incisa nella pietra di volta di un architrave del Portale Sud della Cappella Saint-Christophe-des-Templiers a Montsaunès nei Pirenei Francesi. Abbiamo in un cerchio, una croce a quattro bracci uguali, leggermente inclinata verso occidente, con i due bracci orizzontali solcati da due coppie di semionde, opposte tra loro. Sui due bracci verticali vi sono 2+2=4 foglie duplici, cioè con 8 punte, rivolte verso sinistra a Occidente, quasi fossero uno stendardo.
 
Figura 4. Confronto simboli di Staffarda con quelli dell’architrave templare di Montsaunès

Il simbolo di Staffarda è composto di una doppia semionda inclinata che attraversa un semicerchio. Ritroviamo nella Cappella Templare di Montsaunès la doppia semionda incisa con la stessa inclinazione su il braccio orizzontale rivolto verso sinistra di una croce templare inserita in un cerchio. Se scomponiamo il simbolo in due parti, destra e sinistra, osserviamo che il semicerchio di sinistra individua i bracci verticali della croce e il braccio orizzontale sinistro della croce che reca la stessa semionda di Staffarda. Le due semionde unite formano due petali, un otto rovesciato. I due petali li ritroviamo ai lati di un cerchio, nel settimo segno della scritta templare della Loggia del Broletto.
 
Nella Cappella Templare di Montsaunès abbiamo una croce templare inclinata verso sinistra che reca con due semionde all’interno di due semicirconferenze; all’esterno dell’abbazia di S.M. di Staffarda, abbiamo un simbolo templare composto di una semionda e una semicirconferenza inclinati verso sinistra.
 
A Montsaunès abbiamo la rappresentazione completa di un simbolo misterico la croce nel cerchio: i due bracci verticali rappresentano la discesa dello Spirito nella Materia, i due bracci orizzontali l’attività nella materia. Le due semionde sui bracci orizzontali descrivono un doppio moto serpentino o rotatorio, la risposta della materia all’azione dello Spirito, l’aspetto coscienza, il Figlio nato dalla Madre che ritorna al Padre.
 
Il simbolo nell’abbazia di S.M. Staffarda, simboleggia solo una metà della croce misterica, è il FIAT che attende di essere completato dall’umanità. Le due semionde in entrambi i bracci orizzontali della croce rappresentano il lavoro nella materia. Nel simbolo di Staffarda una sola semionda attraversa una semicirconferenza, è interessato solo un braccio orizzontale della croce, il lavoro nella materia deve essere completato.
 
Seguono tre rombi alternati da due U rovesciate. Il rombo è stato interpretato come antico simbolo bancario, perché ci troviamo nella Loggia dei Mercanti. Il rombo è un quadrato leggermente schiacciato, una figura con quattro lati uguali, ma con diagonali diverse che formano una croce a bracci orizzontali diversi da quelli verticali. I rombi dell’architrave della Loggia dei Mercanti hanno la diagonale orizzontale maggiore di quella verticale, ciò significa che l’aspetto Materia predomina sullo Spirito.
 
Si hanno tre rombi, per indicare che uno è maschile o a polarità positiva, l’altro è femminile o a polarità negativa, il terzo con polarità equilibrata o neutra al centro, è l’unione dei due, ed è rappresentato con dimensioni maggiori. Questi tre rombi simbolicamente nella stella a sei punte rappresentano il triangolo con il vertice in basso, l’opera nella Materia.
 
Figura 5. Secondo simbolo- Il Rombo
 
All’interno dell’Abbazia di S.M. di Staffarda i colori degli affreschi alle pareti sono il bianco, il nero e il rosso, se i tre rombi dovessero essere rappresentati come affreschi all’interno dell’abbazia, sarebbero stati colorati di nero, bianco e rosso. Le fasi dell’Opera Alchemica sono tre: l’Opera al Nero (Nigredo), al Bianco (Albedo), e al Rosso (Rubedo). Il primo stadio dell’Opera alchemica, quella al nero, la Nigredo, cioè la morte, la putrefazione del corpo fisico i cui componenti sono sottoposti alle forze di trasformazione e di germinazione. Albedo significa bianchezza, luce bianca. L’Albedo viene anche rappresentata con Aurora, la dea romana dell’alba. Suo fratello è Elio, il Sole. Con un gioco di parole, Aurora è collegata con aurea hora, l’ora d’oro. È uno stato di coscienza supremo. Altre immagini alchemiche che rappresentano l’Albedo sono la Regina Bianca, il battesimo e la colomba bianca. Il nero è il colore del piombo, il corpo fisico, il bianco è il colore dell’argento, l’anima, il rosso è il colore dell’oro, lo spirito. Rubedo è la trasmutazione del piombo in oro. Nell’alchimia araba la Fenice è la raffigurazione dello Zolfo rosso, dell’uomo trascendente, in cui l’opera ha raggiunto la sua fase al rosso. Le ali della Fenice sono di colore rosso e oro. La terza fase della Grande Opera per i Templari era collegata alla croce di color rosso.
 
Figura 6. I tre colori della grande opera nello stendardo templare Beauceant
 
Lo stendardo templare o Beauceant, era costituito da una croce patente rossa, in un campo diviso in due parti uguali, di cui una nera ed una bianca. E’ una chiara allusione a tre fasi della Grande Opera: Nigredo o opera al nero; Albedo o opera al bianco; Rubedo o opera al Rosso.
 
Il mantello bianco era posto sulle spalle del Cavaliere del Tempio alla fine della cerimonia d’iniziazione.  Il colore bianco restava privilegio dei Cavalieri, i sergenti e sottufficiali del Tempio, avevano delle tuniche, delle cotte e dei mantelli neri con una croce rossa.
 
Il secondo simbolo è una U rovesciata, formata con due tratti verticali affiancati uniti con un arco, per significare l’unione armonica tra due contrari per intervento di un terzo elemento, l’arco. La U rovesciata simboleggia anche una nicchia. Nella Cappella Templare di Montsaunès le pareti laterali sono affrescate con nicchie, ogni nicchia è formata da una coppia di colonne, una chiara e l’altra semiscura, la dualità Spirito e Materia, unite armonicamente (1+1+1) da un arco, l’Anima Spirituale, l’arco è composto di 2x12=24 settori. All’interno di alcune nicchie sono rappresentati profeti e santi, uomini spiritualmente desti.
 
Figura 7. Confronto terzo simbolo – Nicchie Affreschi Pareti laterali Cappella Templare di Montsaunès
I simboli con U rovesciate sono due, una con polarità positiva l’altro con polarità negativa. La nicchia con polarità negativa rappresenta il loto oscuro. Nella Cappella Templare di Montsaunès nella prima arcata lato Nord, nella terza nicchia dall’ingresso, s’intravvede una piccola creatura oscura con un pennacchio armata che guarda minaccioso verso il coro, con un’alabarda nella mano destra, la mano sinistra al fianco, potrebbe tenere un lungo pugnale, che secondo altri è una coda.
 
I due opposti trovano equilibrio in un terzo simbolo che deve nascere dall’unione e dalla trasformazione dei primi due. L’ultimo simbolo inciso nella pietra, il settimo simbolo è un cerchio con due petali formati con Due archi opposti. Il simbolo sembra voler rappresentare il Sole con due ali. Il Sole alato era rappresentato in Egitto a Tebe e anche tra gli Assiri. In Egitto, il simbolo era associato ad Horus, il Figlio Divino, che tra i Templari era il Christos dei Misteri.
 
Gli archi delle nicchie sono due semicerchi che uniti formano un cerchio. I due tratti verticali della nicchia, le colonne separate (opposte) per unirsi si trasformano in archi, che essendo opposti uniti formano un occhiello, un petalo. Essendo in numero due le nicchie, si formano due petali, che posti ai lati del cerchio formano il settimo simbolo. I due grandi petali orizzontali rappresentano due polarità opposte che trovano equilibrio nel cerchio centrale (1+1+1). Si sono rispettati i tre colori dell’opera alchemica nero (grigio), bianco e rosso.                                                                                                                                                                                                                           
Figura 8. Settimo simbolo cerchio con due petali
 
Si dispongono i 7 simboli sui vertici di una stella a sei punte formata da un doppio triangolo, con un simbolo al centro[1]. Un triangolo con il vertice verso il basso che simboleggia la creazione materiale, è formato con i Tre rombi: due rombi ai vertici della base superiore uno maschile l’altro femminile, il terzo rombo più grande che rappresenta l’equilibrio tra i due opposti, al vertice inferiore. Il triangolo col vertice verso l’alto rappresenta il ritorno allo Spirito, con tre simboli espressioni di dualità armonizzata, la coppia di nicchie, al vertice superiore il simbolo composto due petali con la corolla unificante centrale (1+1+1). Al centro del doppio triangolo, il primo simbolo, il FIAT composto dall’intersezione di due segni rappresentazione di una croce misterica che deve essere completata.

Figura 9. Il Chrisma e la scritta misterica
 
Si è scelto la disposizione con sei vertici più un punto centrale di sintesi, perché questa è la trasposizione di una scritta lineare in una circolare come quella del Fiore templare della Vita, e del Chrisma, una ruota a Sei braccia con le lettere greche alfa e l’Omega e Rho (P). L’aggiunta di una S latina potrebbe indicare il serpente sul bastone Tau. Considerando solo le lettere RwSA in sovraimpressione sulla Croce, leggiamo Rosa. I 6 raggi del Chrisma rappresenterebbero i 6 petali di una particolare Rosa, come quella raffigurata al centro del labirinto della cattedrale di Chartres.
 
[1] Lo stesso procedimento è stato applicato per la scritta misterica del Duomo di Barga.
 
 
IL MONOLITE
 
A breve distanza dalla loggia dei mercanti, ben visibile nel piazzale dell’abbazia, si erge quello che è considerato un cippo inaugurale, un monolite simile a un piccolo menhir alto circa un metro, dove sono scolpite una croce e sotto una gotica. Tre estremità della croce appaiono circolari, la croce rossa dipinta sul primo pilastro a sinistra della navata mostra anch’essa tre estremità formate con tre cerchi uniti che appaiono come le estremità della croce del monolite.
 
La lettera gotica può essere vista come la sovrapposizione di una M e di una T, cioè Militia Templi, il nome dei Cavalieri del Tempio, ma è anche il monogramma di Madre, Maria cui Cistercensi e Templari erano devoti. La lettera gotica oltre ad essere il monogramma di Militia Templi, è anche una specie di marchio, presente nelle sacre costruzioni gotiche, perché disegna la bifora, una finestra con due aperture, divise da una colonnina o da un pilastrino su cui poggiano due archi, a tutto sesto o acuti. Le bifore gotiche appaiono come delle lance. Il significato della bifora è la dualità, espressa nelle cattedrali gotiche dalle Due Torri poste all’ingresso principale a Occidente, dai Due Cavalieri Templari su un unico cavallo.
 
Il monolite attesta una doppia presenza, cistercense attraverso la croce particolare, e templare tramite il monogramma di Militia Templi.
 
10. Stele monolite di Staffarda – Croce su colonna interno abbazia
 
 
Per alcuni la presenza del monolite rafforza non solo l’ipotesi dell’antica origine celtica dell’insediamento, ma anche la sua sacralità (i monoliti singoli eretti verticalmente, infatti, avevano anche lo scopo di segnalare la presenza di un luogo sacro nelle sue vicinanze). I monoliti erano sempre eretti in luoghi ad alta intensità energetica tellurica, sulle linee (vene) del Drago. Questa particolare perforazione del terreno in questione avrebbe permesso di bloccare la testa del drago e a far incanalare la sua tenebrosa energia indifferenziata e caotica verso il cielo. La croce scolpita ha il braccio inferiore senza cerchi sembra a punta, tale da poter essere conficcata nel terreno come una lancia. Il menhir stesso rappresenta la lancia dell’Arcangelo Michele.
 
 
LE CROCI TEMPLARI
 
Esistono nell’Abbazia Cistercense di Staffarda croci templari scolpite e affrescate. Queste croci costituiscono un reperto, poiché la bolla di papa Giovanni XXII, datata 1318, e un successivo decreto pontificio del 1345, impongono la “damnatio memoriae” dell’Ordine del Tempio e la distruzione di tutti i suoi simboli e di scalpellinare tutte le croci templari. La prima croce templare decussata si trova nella foresteria scolpita all’interno di un esagono su un capitello (terza colonna). L’esagono è la trasformazione geometrica del Chrisma, il cerchio con sei raggi. La seconda in una formella posta all’intersezione dei costoloni di una delle volte a crociera della foresteria. Una croce in una formella nella parete nord del chiostro, un’altra, in una formella del chiostro. Non è casuale che la croce templare nella chiave di volta della crociera della foresteria, appaia inclinata come per la croce templare sulla pietra di volta dell’architrave del Portale Sud della Cappella Templare di Montsaunès[1].                               
                       
Figura 11. Abbazia di Staffarda - Croci templari
 
Un’altra croce patente templare è dipinta in alto al centro dell’arco tra la terza e la quarta crociera della navata principale. Infine su sui due pilastri dell’abside centrale all’interno di un quadrato un cerchio vi è una croce rossa decussata. Queste due croci appaiono anche negli affreschi nella parete lato sud della seconda arcata della Cappella Templare di Montsaunès. La croce francese ricorda la croce occitana, con 12 piccoli cerchi.
                        
Figura 12. Abbazia di Staffarda - Croci templari navata e abiside centrale
 
Sul primo pilastro a destra della navata centrale sono raffigurate due croci rosse tanto particolari che nessun commentatore ha spiegato il loro significato, per comprendere questi simboli dobbiamo tener presente anche il codice numerico che accompagna la rappresentazione di queste croci. Alle tre estremità dei bracci tre piccoli cerchi, il braccio inferiore è senza cerchi e alla maniera dei Templari termina a punta. La prima croce ha nove cerchi ai bracci e quattro al centro, in totale 13 cerchi. La seconda croce ha i cerchi mancanti a metà del braccio inferiore, il terminale è sempre a punta, il totale dei piccoli cerchi è 16. Il tredici è il sesto numero primo. Tredici è un numero che fu tanto caro ai Templari, legato misteriosamente alla loro storia e al loro destino. È il numero che compone un capitolo templare e dei grandi elettori 12+1 del Gran Maestro, è anche il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense. Alzando lo sguardo, al centro della crociera sono raffigurate 12 stelle più una stella centrale alla chiave di volta, in totale 12+1=13 stelle. Il numero 16 è il quadrato del 4, la Misura Divina, che è Giustizia ed Equilibrio. I numeri quattro, otto e multipli erano tanto cari ai Templari quanto ai Cistercensi.                

Figura 13. Croci misteriche primo pilastro di sinistra e stelle sulle vele della crociera
 
Sulla chiave di volta di un portale di uno degli edifici dell’abbazia cistercense di Fossanova è scolpita una croce a quattro bracci uguali terminante con fiore a tre punte, in totale 4x3=12. Il centro della croce è un rombo perfetto. La stessa croce che potremmo definire la firma dell’abbazia si ritrova nella chiesa in alto e sul pavimento della navata, dove sono evidenziati altri quattro cerchi posti al centro della croce. Queste croci cistercensi sono una variazione dell’antica croce dell’abbazia francese di Morimond, che mostra solo due petali per lato, in totale 8. Tra i lati della croce cistercense di Morimond compare la scritta MORS (morte), cioè morire al mondo.

Figura 14. Croci misteriche cistercensi
Ai lati della monofora centrale della parete lato est della Cappella Templare di Montsaunès sono raffigurate due croci templari terminanti a punta, che mostrano alle quattro estremità tre piccoli cerchi in totale 3x4=12.

Figura 15. Cappella Templare di Montsaunès - Croci templari lato est
 
[1] Vincenzo Pisciuneri: Cappella Templare di Montsaunès I – La pietra.IL MONOLITE
 
IL MISTERIOSO FRAMMENTO MURATO NEL PORTICO
 
La conoscenza misterica dei Templari si rifaceva principalmente a due Insegnamenti, quello mistico ebraico della Cabala e soprattutto a quello numerico e geometrico Pitagorico-Platonico[1], la conoscenza alchimistica faceva parte della scienza misterica importata dall’antico Egitto da Mosè e cui Salomone doveva esserne a conoscenza. Pitagora fu istruito dai sacerdoti egizi per ben 22 anni. Mosè proviene dall’Egitto, tutta la scienza egiziana era concentrata nel Tempio. Mosè era del Tempio e fu istruito in tutta la scienza dei Faraoni (Atti VII-2). I Templari portarono in Europa questa conoscenza e la impressero nei libri di pietra, nelle loro cappelle e negli affreschi nelle sacre costruzioni.
 
Del portico del chiostro rimangono soltanto due lati e mezzo, anche se in origine doveva chiudere tutti e quattro i lati. Questo è composto di una serie di archi sorretti da colonnine binate in marmo, con capitelli dalle decorazioni a foglie uncinate, tutti diversi l’uno dall’altro.

Su un muro del chiostro è incastonata una formella che porta i segni della mano distruttrice degli uomini. Il frammento molto deteriorato la cui parte centrale è inseribile in un triangolo equilatero con il vertice in basso, mostra due sculture laterali inseribili anch’esse in un triangolo, composte con simboli terminanti con nappe e cordicelle simili a quelle dello stemma con cappello (galero) e nappe da arcivescovo. Compaiono gli esagoni ma le nappe dello stemma dell’arcivescovo sono 1+2+3+4=10, e qui appaiono solo le quattro terminali. Lo scudo centrale dello stemma ha una forma diversa, è un triangolo con dei rombi. Non sappiamo, dove è stata trovato questo frammento, ma non rappresenta un galero arcivescovile.
 
 
Figura 16. Formella murata nel chiostro S.M. Staffarda - cappello arcivescovile
 
Osservando con attenzione la parte centrale del frammento, il triangolo col vertice in basso, appare come un frutto stilizzato a forma di pigna, cioè il pomo del pino, che mostra dei rombi in rilievi alternati e incassati, simbolo della dualità. Il motivo della pigna con i frutti stilizzati a rombi è rappresentato nelle sculture delle cattedrali gotiche.
 
 
 Figura 17. Formella murata nel chiostro S.M. Staffarda - Chartres Portale Reale Centrale cornice floreale con teste e pigne
 
Osiride, il signore della Vita e della Morte, è presentato col suo bastone regale che termina in cima con un cono di pigna. Gli antichi associavano la ghiandola pineale, quella che noi oggi chiamiamo epifisi a un organo preposto alla maggior chiarezza mentale e alla visione interiore. La pigna fa maturare lentamente i semi femminili delle conifere, e nelle fasi successive il cono si apre per liberare i suoi semi maturi.
 
Un frutto formato da tanti acini-grani come la pigna, la melagrana, il grappolo d’uva è sempre in relazione con l’elemento femminile. La vite era considerata anche l’Albero della Conoscenza per cui la Mishnah, afferma che essa era quella della conoscenza del bene e del male. Nel Genesi è narrato il sogno di Giuseppe in terra di Egitto: “… ecco mi stava davanti una vite, e in quella vite vi erano tre tralci, e non appena essa cominciò a germogliare, subito apparvero i fiori, e i suoi grappoli portarono a maturazione gli acini”.
 
Le sculture triangolari ai lati sembrano la continuazione dei bracci orizzontali di una croce posta in alto al frutto triangolare. I due triangoli sono con il vertice in alto e contengono degli esagoni, infatti, si vedono tre file di esagoni: 1+2+3=6. La disposizione degli esagoni è pitagorica e rappresenta il terzo numero triangolare. Gli esagoni sono separati da un contorno o cornice.  Il contorno della terza fila di tre esagoni è aperto mancano due lati per esagono. I lati della figura geometrica fatta dai contorni di esagoni sono 21 (come nello stemma arcivescovile), che rappresenta il 6° numero triangolare (1+2+3+4+5+6=21)!
 
Figura 18. Particolari geometrici formella murata nel chiostro
 
 
Sotto i contorni aperti degli ultimi 3 esagoni vi sono 4 nappe sferiche. Ognuna delle nappe o sfere ha 4 cordicelle, in totale 16 cordicelle, nello stemma arcivescovile le cordicelle sono cinque. I Pitagorici affermavano che 16 è l’unico quadrato 42 ad avere uguali perimetro e area. Scrive Giamblico, che il numero 4 è chiamato “giustizia”. Il Quattro è il Quadrato, ed è un numero spirituale perché generato dall’Uno per crescita fino al numero stesso, per poi decrescere fino all’Uno, con 7 numeri: 1 + 2 + 3 + 4 + 3 + 2 + 1 = 16. Abbiamo il numero 4 collegato al 7 attraverso il numero 16=42. Può essere visualizzato come somma del 3° e 4° numero triangolare: 16=6+10= 3D+4D, si crea una losanga, il rombo perfetto, che nasce sulla Vesica Piscis. Ricordiamo che il triangolo centrale contiene rombi incassati e in rilievo.

Figura 19. Il numero 16 -  il rombo perfetto – la losanga
 
 
Se ammettiamo che la parte centrale della scultura fosse la stilizzazione di un grappolo di uva, questo ci porta al mistero di Melchisedech, re di Salem sacerdote del Dio altissimo, quando offrì pane e vino ad Abramo. La lettera M la troviamo scolpita all’esterno su un menhir. La vite rappresenta l’immortalità dello Spirito. In un Salmo si legge: “Il Signore ha giurato e non si pente, Tu (David padre di salomone) sarai Sacerdote in eterno secondo l’Ordine di Melchisedech (110,4)”. Si deduce che David fosse “Sacerdote secondo l’Ordine di Melchisedech” e non secondo quello di Aronne. Chi amministrava segretamente il Sacerdozio di Melchisedech a quei tempi? Chi rappresentava questo segreto Ordine di Melchisedech che aveva come ruolo anche quello di preparare i Re-Sacerdoti del ramo di Jesse? Il legame dei Templari che veneravano Salomone e l’ordine segreto di Melchisedech è più che probabile.
 
Un mosaico del VII secolo sopra un’arcata di Sant’Apollinare di Ravenna mostra Melchisedech barbuto e con i capelli lunghi con Abele e Abramo davanti a un altare cubico su cui è posata una candida tovaglia sopra cui abbiamo il calice e due pani raffigurati come dischi solari; sulla cui parte frontale è raffigurato un Ottagono d’oro.
 
Figura 20. Melchisedech - ottagono
 
 
Il mantello di Melchisedech è fermato da un gioiello con Sei pietre preziose chiare a forma di esagono e una pietra centrale, la Settima di colore rosso, il colore dei Templari. Il numero Otto, caratterizza l’ordine di appartenenza dei Templari, la loro croce a bracci uguali ha due punte per ogni braccio, in totale otto punte.
 
Nella cripta della cattedrale di Anagni del XIII secolo troviamo un affresco che ritrae l’incontro tra Abramo e Melchisedech. È un’insolita raffigurazione perché ritrae Abramo come un cavaliere medioevale che riceve la comunione direttamente dal Re-Sacerdote Melchisedech. Si presume che il cavaliere appartenga all’Ordine del Tempio.
 
Un’analoga rappresentazione dell’incontro tra Melchisedech ed Abramo si trova in un bassorilievo della controfacciata della Cattedrale di Notre-Dame di Reims del XIII secolo. Nel rilievo, la figura con la barba di Melchisedech, rappresentato con una lunga veste, offre l’ostia con la mano destra mentre nella sinistra tiene un grande calice. Dietro di lui un panno copre l’altare. In piedi davanti al sovrano dovrebbe trovarsi Abramo, che è rappresentato in un’armatura medioevale, con le mani giunte in preghiera. Perché il personaggio che incontra Melchisedech ci appare con un cavaliere medioevale e non come un patriarca ebraico? Durante i processi, la più grave accusa contro i templari era che, come Melchisedech, i loro capi amministravano la comunione ai loro cavalieri dopo la battaglia.

 
Figura 21. Anagni  Reims Melchisedech Abramo cavaliere                         
 
  • San Bernardo fondò l’Ordine del Tempio il cui nome originario fu: Templum Salomonis.
  • I Cistercensi istruirono Les Enfants de Salomon.
 
Ci fu un accordo fra i Templari e i Compagnons in base al quale, i primi s’impegnarono sia a proteggere i Compagnons e sia di mettere le loro competenze a disposizione, mentre i secondi s’impegnarono di mantenere segrete, tali insegnamenti sugli aspetti esoterici di costruzione. Senza la protezione dei Templari i Compagnons sarebbero stati costretti a mettersi sotto vassallaggio.
 
A pochi chilometri da Staffarda, in direzione delle vicine Alpi Cozie, sorge l’abbazia gemella in cima al monte Mombracco, secondo i più classici schemi dualistici templari. In un pianoro sulla sommità del Mombracco sono ancora visibili i basamenti delle colonne dell’antico chiostro: un monastero-fortezza simile, per certi versi, alla potente abbazia di San Michele in Val Susa (provincia di Torino).
 
Bianca Maria Capone annota che tra i ruderi dell’abside è visibile una “croce patté”, con i bracci che si allargano alle estremità, tipica dei Templari. La conferma della stretta collaborazione tra i “Compagnons” e i Templari, soprattutto nel XIII secolo, è il rinvenimento di un’altra croce,  quella che i maestri d’opera e i carpentieri lasciavano come traccia della loro opera, tra i ruderi dell’abside dell’abbazia sul Mombracco. I “Compagnons” erano i Francs-Maçons, i costruttori di cattedrali.
 
Alcuni ritengono che l’Abazia di Staffarda sia stata usata come ultimo rifugio di quello che rimaneva dei cavalieri Templari, in seguito alla scomunica papale con una Bolla nel 1312. I Templari superstiti (si tratta di livelli inferiori, i superiori entrarono in clandestinità) si raccolsero e rinacquero proprio a Staffarda, distribuendosi in tutta la regione dove lasciarono segni ineludibili nella zona di Chieri e nelle Valli Canavesane.

[1] Vincenzo Pisciuneri: Pitagorismo e simbolismo Templare parte I e II.
L’ARCHITRAVE A FORMA DI LUNETTA
 
 
Entrando nell’abbazia, su un piccolo architrave posto a fianco dell’entrata del chiostro, sono scolpiti simboli alla maniera dei corrispondenti architravi templari. Sull’architrave sono scolpite Tre ruote all’interno di altrettante nicchie, le due laterali sono provviste di architravi diverse. Si nota subito una asimmetria, il fiore di sinistra ha sei petali, quello di destra cinque; le curvature delle navate corrispondenti non sono uguali, quella centrale è asimmetrica nelle sue metà. Anche le quattro colonnine sono diverse così come il motivo centrale non è centrato.
 

Figura 22. Architrave con simboli -  Abbazia di Staffarda
 
Ai lati delle tre nicchie, vi sono due fiori di Lys, sopra i fiori, si vedono altri simboli rovinati a tre punte. Questi simboli probabilmente richiamano altri scolpiti in un frammento di una formella, che si trova incastonato su un muro del chiostro.
 
Il simbolo della nicchia che è formato con due colonne, unite dall’arco, indica la dualità armonizzata. La nicchia centrale contiene un simbolo corrispondente al Sole spirituale; la nicchia di destra una ruota con un fiore a 5 petali, quella di sinistra un cerchio con un fiore a 6 petali. La somma dei petali è 5+6=11, il numero delle spire del labirinto di Chartres. Il 6 è l’Esagono, la stella a Sei punte, le Sei Forze della Natura in equilibrio, il Macrocosmo. Il 5 è il sacro Pentagono, la stella a Cinque punte, il numero dell’Uomo, il microcosmo.
 
L’undici è il quinto numero primo, la dualità espressa dal microcosmo “5” e dal macrocosmo “6”. Ridotto vale 1+1 = 2, la dualità. Le tre nicchie si riferiscono alla parte terminale delle tre navate? Indubbiamente vi è una corrispondenza. L’undici, essendo la prima cifra che segue il dieci 11, simboleggia l’inizio di un nuovo progresso, di un rinnovamento o anche di un capovolgimento.
IL MODELLO COSTRUTTIVO
 
Lo schema costruttivo delle abbazie cistercensi è realizzato in suddivisioni di spazi con moduli ad quadratum. Il modulo costruttivo è dato da un rapporto tra il lato del transetto e quello della navata principale. Il modulo ad quadratum doveva riflettere simbolicamente la nuova Gerusalemme Celeste, (di forma quadrata), come descritta nell’Apocalisse di San Giovanni.
 
Nell’abazia di Staffarda, stranamente, il modello ad quadratum non è attuato per la chiesa, infatti, il rapporto fra transetto e navata centrale è 4/5, che è il rapporto di corda della nota musicale MI. Il modulo ad quadratum è però attuato all’esterno della chiesa per il giardino e il chiostro, per la sala del capitolo e altre strutture.
      
Figura 23. Abbazia di Staffarda Planimetria generale  
 
Il modulo oltre a non essere un quadrato è un rettangolo sfalsato di 74 cm: la colonna di destra è spostata di 74 cm rispetto a quella di sinistra. Tutti gli angoli all’interno della chiesa sono quadrangolari, l’intera struttura è leggermente romboidale. Il valore di 74 cm corrisponde al cubito di Chartres calcolato da Louis Charpentier è 0,738 m, che è 2,5 volte il piede romano.
 
Figura 24. Abbazia S.M. Staffarda planimetria navata
             
Nell’abbazia di Santa Maria di Staffarda tutto è diverso dalle altre abbazie. La geometria dell’edificio sembra volerci giocare: entrando e percorrendo l’edificio verso l’abside, l’intera struttura sembra che vada restringendosi sempre più, questo, soprattutto, si nota percorrendo le navate laterali. I muri sono palesemente storti, molto più di quello che si potrebbe attribuire ad una normale costruzione rustica di quei tempi. Il lato Ovest dell’edificio è più largo, rispetto al lato Est, a lui opposto.
 
I luoghi regolari (il refettorio, il dormitorio, i locali della foresteria e della portineria), sono quelli raggruppati intorno al chiostro che è Quadrato secondo la tradizione della villa romana e, ed è considerato il cuore del monastero. Dal lato est del chiostro si accede alla sala capitolare, quadrata con 9 volte a crociera a tutto sesto, con nervature che nascono in quattro piccole colonne centrali e in mensole distribuite per le pareti laterali. Questa volta classica cistercense si ripete in altre stanze ed è una delle caratteristiche di questi monasteri. Le finestre sono le uniche trifore di tutto il complesso. Nella sala del capitolo si riunivano tutti i monaci con l’abate tutte le mattine, leggevano la regola, ogni monaco poteva riconoscere personalmente inosservanze della regola o poteva essere accusato di ciò da un altro monaco.
 
Nell’iconografia della Città Celeste è presente anche la fontana di acqua pura e cristallina che sgorga dal trono di Dio. La fonte si trova in un piccolo portico coperto, addossato al chiostro, di fronte al refettorio. Secondo il programma dell'ordine doveva essere una costruzione molto semplice e di aspetto gradevole. Questa struttura, chiamata lavatoio o, in latino, lavatorium.
 
Si è rimarcato parecchio il fatto che quest’abbazia non presenta le caratteristiche dell’architettura tipica cistercense e in particolare lascia gli studiosi perplessi, la forma delle tre absidi, quando le altre chiese dell’ordine sono quadrate o rettangolari. Riguardo alle absidi laterali è da rilevare che quella di sinistra sia più bassa e con una sola finestra, mentre l’altra ha tre aperture; tutte e due sono scandite da lesene come quella centrale. L’abside con il suo essere concava ed essere altro di un quarto di sfera, di per sé rimanda all’immagine antica del cielo e delle sfere celesti, possiamo considerarla come una “Porta del Cielo” visualizzata dalle finestre poste nella parte elevata. Qui le tre absidi semicircolari sono diverse l’una dall’altra. All’inizio dell’abside la colonna di destra è rotonda, quella di sinistra è piatta.
 
La navata è suddivisa da due file di colonne in una navata centrale e due laterali o minori. La navata fino al transetto è realizzata con quattro campate, ed è sorretta da sei pilastri, i tre pilastri del lato Nord sono di dimensioni notevolmente maggiore rispetto ai tre del lato Sud. Le pesanti colonne a sinistra sono rialzate e di sezione e volume doppio rispetto a quelle di destra che, inoltre sono senza zoccolo. Se la prima colonna di destra ha circonferenza di 5,10 metri, la sua opposta ha circonferenza di ben 9,70 metri, ed esce da uno zoccolo di 11,30 metri, quasi il doppio.
 
La difformità tra le colonne di sinistra e quelle di destra è notevole, una svista così grossa non è plausibile, da parte degli abili costruttori, com’erano i cistercensi e le maestranze da loro addestrate. Il lato sinistro rappresenta la materia che è grossolana, il lato destro che è armonioso leggero rappresenta lo spirito.
 
Le disarmonie originali sono tutte assolutamente funzionali e si compensano l’una con l’altra. I capitelli, gli archi, sono tutti diversi ma disposti in modo tale che soltanto un attento osservatore ne possa riscontrare le differenze. I pilastri non hanno uguale distanza, per esempio, e le tre absidi semicircolari sono diverse l’una dall’altra: la sinistra è più bassa della destra e ha una sola monofora, mentre quella destra ne ha tre. Gli unici elementi di disturbo sono, i restauri.
 
L’intera struttura dell’abbazia sembra volerci dire che realtà non è quella che sembra. Diversissimi tra loro tutti i capitelli (sono centinaia compresi quelli del chiostro, ognuno con fregi floreali o geometrici diversi), ma anche i pilastri stessi, che variano nella forma, nell’ubicazione, nelle dimensioni volumetriche e persino nell’altezza. Niente è uguale a qualcos’altro. Si è insistito parecchio sul fatto che quest’abbazia non presenta le caratteristiche di regolarità dell’architettura cistercense, forse quella che necessita per rilevare che occorre conquistare la perfezione per aspirare a un cammino iniziatico verso lo Spirito.
 
La caratteristica che distingue l’abbazia di Staffarda dalle altre cistercensi è che non c’è regolarità, ogni elemento, dal più minuscolo al più vistoso, è diverso dall’altro. La disposizione degli archi, le mattonelle che li compongono, le volte stupefacenti nella loro elaborazione, i pilastri più o meno alti, più o meno tozzi, le finestre tutte diseguali nella loro ampiezza, nella loro lunghezza, nella loro distanza, le colonne del chiosco differenti per la struttura, la grossezza del fusto, per le basi, per i capitelli. I capitelli hanno aspetto floreale o con accenni geometrici; tutti i fregi sono diseguali. Non esistono in tutta l’abbazia due elementi uguali o simmetrici!
 
L’abbazia di Staffarda è l’ottantasettesima “87” in ordine cronologico costruita dall’Ordine cistercense a sua volta ebbe una figlia, Santa Maria di Sala, lontana nel Lazio Viterbese, a Castro o Farnese. Il numero 87 è la somma dei quadrati dei primi quattro numeri primi: 22+32+52+72= 4+9+25+49=87. L’unicità dei numeri primi e la loro regola, è che sono divisibili solo per se stessi e, per Uno, il numero da cui tutto ha origine, e cui tutto ritorna, ma mai sono il risultato di un prodotto (generazione) tra numeri comuni, mortali; il che li rende misterici. A Santa Maria di Staffarda è seguito l’antico metodo pitagorico con particolare insistenza su alcuni numeri primi. I numeri primi divisibili solo per se stessi e per il primo numero, cioè l’Unità; sono giudicati incorruttibili o incomposti, perché sono generati solo per addizione e danno la perfetta transizione dall’astratto al concreto, attraverso la fase dell’ideazione. L’importanza dei numeri primi deriva dal fatto che hanno il potere di costruire tutti gli altri numeri. Ogni numero intero maggiore di 1 o è primo, o è una somma di numeri primi. Nell’abbazia negli affreschi si ritrovano i primi Sette numeri primi: 2, 3, 5, 7, 11, 13, 17, non si ritrova l’ottavo numero primo, si trova il nono e l’undicesimo numero primo 23 e 31.
PORTALE INGRESSO PRINCIPALE OVEST
 
L’ingresso attraverso la facciata Ovest, che nonostante che sia stata ristrutturata nel ‘500, mantiene della struttura originale la partizione in arconi e portico di accesso. Il portico è diviso in campate coperte da volte a crociera costolonata. Dei tre ingressi che danno accesso alle tre navate, il principale è affiancato da due colonne diverse tra loro, sono state poste avanzate rispetto la facciata in una posizione che apparentemente non sorreggono nessun carico se non la piccola trabeazione sporgente collegata con la struttura della chiesa. Le due colonne sono dotate di capitelli scolpiti terminanti nella parte superiore a sezione quadrata.
 
                                                                 
Figura 25. Capitelli colonne accesso principale
 
La colonna situata a destra (sud) è a sezione circolare e rappresenta l’aspetto celeste, quella situata a sinistra (nord) è a sezione ottagonale e Rappresenta l’aspetto terrestre. Queste due colonne per i Templari rappresentano San Giovanni Evangelista e San Giovanni Battista le cui feste cadono rispettivamente il 27 dicembre, data prossima al solstizio d’inverno, e il 24 giugno, solstizio d’estate. Esotericamente rappresentano i due volti di Giano, le colonne Jakin (maschile) e Boaz (femminile) del Tempio di Salomone. Gli antichi battisteri che erano posti fuori della chiesa avevano sempre forma ottagonale vasca interna circolare, in quanto rappresentavano un luogo di passaggio e di transizione da uno materiale (ottagono) a uno stato spirituale (cerchio). Il capitello della colonna a destra nella parte superiore è ornato con cubi sulle cui facce sono scolpiti fiori e 6 petali fiori a 4+4=8 petali. Sotto un cubo posto ad un angolo, si vedono due rami opposti a spirale e uniti da una fascia, da cui esce un frutto che potrebbe essere una pigna.
 
Il portale dell’ossario templare di Mödling è decorato con motivi ad arco uniti da una fascetta da cui esce un fiore a tre petali (fiori di Lys ). A S.M. di Staffarda anziché tre petali, due petali e al centro il frutto.

 
Figura 26. Fiori di Lys portale dell’ossario templare di Mödling
 
Sul capitello della colonna ottagonale, in alto si vedono posti ai vertici di un quadrato tre cubi sulle cui facce sono incisi fiori a 4 petali; in basso il motivo con colonne unite da 3 archi.

 
INTERNO DELLA CHIESA
 
 
In seguito alla sanguinosa battaglia di Staffarda del 18 agosto 1690, tra i piemontesi di Vittorio Amedeo II di Savoia e i francesi del generale Catinat, i soldati francesi vincitori invasero l’abbazia distruggendo l’archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio. Con l’aiuto finanziario di Vittorio Amedeo II furono compiuti lavori di restauro dell’Abbazia di Santa Maria di Staffarda che in parte alterarono le originali forme gotiche dell’architettura.
 
Successivi interventi settecenteschi contribuirono all’instabilità del complesso. Ormai, a quell’epoca, dell’antico splendore dell’abbazia era rimasto ben poco. L’aspetto attuale è stato definito con i restauri del 1922. Scomparse già a metà ‘800 le cappelle barocche della navata sinistra, apparvero invece le aperture del cleristorio e le decorazioni pittoriche nell’abside e delle navate.
 
Parte absidale e transetto risalirebbero a una fase precoce (ante 1160) mentre al XII secolo risale tutto il resto; probabilmente vi lavorarono le maestranze Comacine e della Borgogna. L’abbazia madre cistercense era a Morimond in Borgogna. Cosa avevano in comune i Maestri Comacini e i Cistercensi, e i Templari? I Maestri Comacini presenti nella zona di Como e nella Valtellina operarono sotto la protezione dei Re Longobardi e divennero i custodi dell’arte edilizia romana. L’opera dei Comacini proseguì nel periodo con la stretta collaborazione dei Cistercensi e dei Templari.
 
Si può quindi trovare uno schema ricorrente, composto di volte con nervature, le quali presentano su ogni vela, una stella ottagonale rossa e all’incrocio delle nervature, in chiave di volta, una stella a sei punte bianca su sfondo scuro. Questo schema varia solo nella navata centrale, nella quale si vanno a modificare le chiavi di volta e ad aggiungere elementi diversi alle vele.
 
Notiamo subito che tutti i soffitti sono a crociera, con eccezione i due transetti che sono a botte, le nervature colorate a fasce grigio-rosse e bianche-rosse, delle prime tre volte sono a sezione tonda, le due successive a sezione rettangolare.    
 
Figura 27. Abbazia S.M. Staffarda navate
 
LOSANGHE
 
La caratteristica saliente dell’architettura cistercense, e gotica in generale, consiste nell’uso della luce mirata e nell’armonia degli elementi su cui poggia la struttura architettonica, costruita da una misura espressa in formule geometriche. Gran parte di questa teoria era stata trasmessa fino al secolo XII dal trattato De Musica di Sant’Agostino, che faceva eco, a sua volta, all’insegnamento pitagorico e neoplatonico, fondato sul numero e sulla geometria.
 
Nell’abbazia di S.M. di Staffarda troviamo altre rappresentazioni tipiche dei Templari, alternate nei colori templari chiari e scuri, rettangoli e losanghe. Un capitello di una colonna situata nella parte destra della navata centrale di una colonna semi addossata, mostra motivi di losanghe bianche e rosse e figure romboidali grigie e rosse. La parte superiore della colonna è ornata con un’alternanza di figure romboidali irregolari di colore rosso e grigio-blu, ma con due lati diversi. I rombi del capitello sono disposti su tre file di colore bianco e tre file di colore rosso (la fila di rombi rossi è divisa in due). Si conteggiano nella parte frontale 10 rombi rossi, comprensivi dei due in angolo; lateralmente 3,5 settori rossi, lateralmente 2x3,5=7 rombi, in totale 10+7=17 rombi. Il 17 è il settimo numero primo. Diciassette è la somma dei primi Quattro numeri primi 17 = 2+3+5+7 = 1p+2p+3p+4p, una forma diversa della Divina Misura, e la Tetractis dei numeri primi. Jabir ibn Hayyan conosciuto come il più grande alchimista musulmano dell’ottavo secolo, nel suo Libro dei Settanta afferma che: “Tutto, nell’universo, è governato dal numero 17, i metalli, per esempio, hanno potenza 17 e la forma di ogni cosa nel mondo è 17”.
 
 
Figura 28. Abbazia di Staffarda - Capitello navata centrale lato destro con motivi a losanga - Vesica Piscis                                                                                                                       
 
Il numero dei rombi di uno stesso colore per le tre file è 3x17=51. Il numero 51 può essere espresso nella forma suggerita da Theone di Smirne come somma di un triangolo più quadrato, la somma di una Pentactide, il quinto numero triangolare con il quadrato di 6, cioè 5D+62=15+36=51. Una combinazione particolare dei numeri cinque e sei, ma in diversa forma.    
 
Il concetto alla base dell’insegnamento pitagorico fatto proprio dai Templari è quello l’Armonia che si consegue dagli opposti simbolizzati dalla coppia di colori chiaro scuro. Uno dei simboli più antichi e sacri della tradizione cristiana, adottato nelle costruzioni dei Cistercensi e dei Templari era la Vesica Piscis, al cui interno era disegnata una losanga (rombo). Nella simbologia cristiana il Pesce è Gesù Cristo, chi cammina sulle acque, e che è stato generato dall’eterno femminino, dalla Vergine Maria, la Vesica Piscis.
 
Figura 29. Vesica Piscis
 
 
Il simbolo della losanga, della Dualità nasce dall’intersezione di Due Circonferenze gemelle, disegnate con i rispettivi centri distanziati dalla misura del loro raggio. La prima figura geometrica generata dalla Vesica Piscis è un triangolo equilatero che per la legge della dualità si sdoppia in due triangoli uguali: uno che guarda verso l’alto, la natura divina del Cristo e l’altro che guarda verso il basso, la natura umana del Cristo. Le due nature unite formano la Losanga.
 
Unendo i due triangoli equilateri si forma un rombo, cioè una losanga, una figura con quattro lati e vertici. Troviamo le losanghe come motivi negli affreschi delle chiese templari. La dualità è rimarcata da un’alternanza di losanghe bianche e rosse, in questo caso l’accento è portato sul numero otto: 4+4=8.
 
Concordo pienamente con Enrico Calzolari[1] quando afferma che l’abbazia di Staffarda è ricca di riferimenti di pittura templare francese, il riferimento è alla Cappella Templare di Montsaunès.

[1] Enrico Calzolari - Ricerche sui Templari http://www.enricocalzolari.it/templari2.html
NAVATA CENTRALE
 
Entrando nella chiesa dal portale ovest l’ingresso ovest si accede nella navata principale.  Al posto del triforio (la loggetta che corre continua sopra l’arcata della navata centrale). La navata presenta sul lato nord finestre rettangolari ad arco a tutto sesto voltate poggianti direttamente sulla linea tangente alla chiave di volta dell’arco. Le finestre furono ripristinate durante gli ultimi restauri, in luogo dei finestroni semicircolari, aggiunte probabilmente nel XVII secolo. Sul lato sud della navata centrale sono invece presenti degli oculi. Secondo la studiosa Fraccaro già dalla fine del ‘400 si sostituirono le finestre originarie con grandi oculi finestrati molto prossimi all’estradosso dell’arco delle navate laterali.
 
Pare che la navata centrale sia stata rialzata nel XV secolo, e se fosse così, apparentemente cadrebbe la possibilità di ascrivere ciò che vi era dipinto in un’epoca precedente, cioè quella dei Cavalieri del Tempio, dato che Fiori della Vita e stelle a otto punte sono presenti in edifici ad essi collegati. Anche con questa ipotesi è indubbio che le pitture nella parte superiore abbiano un’impronta templare come quella della Cappella Templare di Montsaunès. Chi ha diretto la ricostruzione dell’abbazia doveva essere a conoscenza dell’insegnamento del Tempio, o almeno aver copiato quanto era riportato in alto per poi ripristinarlo. Tutte le finestre sono tutte contornate da pitture nei colori templari.
 
Furono ripristinati i pilastri nella loro primitiva policromia, e così gli archi e le volte (con l’impiego di pietra grigia e bianca alternata a mattoni rossi); fu inoltre messa in luce la veste originaria della pavimentazione.                                                                            
 
 
 
Figura 30. Abbazia S.M. Staffarda navata principale
 
PARETE LATO OVEST
 
Voltandoci indietro vediamo che la parete ovest è provvista di tre aperture, due monofore che apparentemente sorreggono un grande oculo o rosone modanato, simbolicamente due colonne, unite da un arco. Le colonne sono le due monofore, l’arco è un grande oculo, cioè una grande apertura circolare come per lasciare il posto a un rosone. Il cerchio dell’oculo sembra appoggiare oltre che sulle monofore, anche su una base, uno sgabello le cui gambe sono formate da 4+4=8 settori rossi e altrettanti bianchi.
       

        
Figura 31. Staffarda - Ingresso ovest segnato dal numero 13   
 
L’apertura circolare è contornata con 13 settori rossi alternati a 13 settori grigio blu. Il tredici è il sesto numero primo. L’ingresso rappresenta l’inizio della trasformazione interiore, pertanto i colori rappresentano l’inizio e la fine della trasformazione, e sono il grigio, il corpo fisico denso e il rosso, il colore dello spirito. Anche l’arco posto sopra il portale di ingresso è anch’esso decorato con 13 coppie di settori rossi e grigi. Il numero 13=7+6, può essere scomposto nella somma della stella a 6 punte, con una seconda stella a sei punte con il punto al centro 6+1=7. Tredici è la somma dei quadrati del primo numero pari e del primo numero dispari: 22+32=13. L’accoppiamento di questi due quadrati è chiamato dai Pitagorici insufficienza, perché è basato sull’esponente pari. Rappresenta l’Insufficienza perché manca un’unità affinché si abbia 14 due volte sette. Espresso nella forma 12+1=13 compare nella saga del Graal, e di Re Arthur, il tredicesimo posto vuoto è riservato al cavaliere predestinato, il capo dei dodici. Il posto vacante è pericoloso, per chi lo occupa indegnamente, sotto di esso si spalanca l’abisso oppure è folgorato da sette mani di fuoco.
PRIMA CAMPATA NAVATA CENTRALE

Entrando nella navata, volgendo lo sguardo al lato nord, la prima e la terza monofora (finestra sormontata da un arco con una sola apertura) disposte sulla linea tangente alla chiave di volta delle arcate presentano complessivamente, ripetute due volte, 11 alternanze di colore di rosso e grigio nella prima monofora, e rosso e bianco nella terza. L’undici, per l’adepto è il numero della prova. L’Uno divenuto 10, unità del secondo ordine dà inizio a un nuovo ciclo di attività e diventa 1+10 = 11. L’undici, essendo la prima cifra che segue il dieci, simboleggia l’inizio di un nuovo progresso, di un rinnovamento o anche di un capovolgimento. Il lato Nord rappresenta l’inverno, il freddo, il buio tenebroso del mondo sotterraneo. Il Nord terrestre è associato al Nord Celeste. Nel lato Nord il sole non penetra direttamente, il lavoro è al nero oscuro. Questo è il luogo dove troviamo la Materia Prima, questo è l’inizio del percorso simbolico dell’Adepto. Esso rappresenta il caos primordiale, le origini nell’Oceano della Materia. Siamo in un luogo buio, che nasconde in sé le origini segrete. Occorre scendere nelle viscere della terra per scoprire la Sapienza nascosta. Gli affreschi attorno alle finestre del lato nord non sono stati fatti per puro gusto estetico, tutto ciò è riferito ai profani, ma non per l’uomo risvegliato.

FIGURA 32. ABBAZIA DI STAFFARDA PRIMA CAMPATA FINESTRE E VOLTA A CROCIERA

Per meglio comprendere l’arcano mistero che aleggia nella chiesa, dopo aver osservato e meditato sulla monofora disposta sulla parete lato nord della navata centrale, volgiamolo la nostra attenzione alla volta. Tutte le crociere presentano le vele intonacate di un bianco panna. In ognuno dei quattro settori (vele) cui è divisa la volta dagli archi, vi una stella rossa a 8 punte, in totale 4 stelle per crociera. Dominano il numero quattro e otto il quadrato del bene e del male, dello spirito e della materia in perfetto equilibrio.

Il motivo con stelle rosse sulla volta ricorda le stelle della Cappella Templare di Montsaunès nei Pirenei francesi. L’Otto è un numero molto venerato dai Templari, le stelle ordinate della volta sono a otto punte, i settori dei costoloni della crociera sono a gruppi di otto. La prima volta a crociera ha i costoloni affrescati con alternanza di rosso e grigio-blu, si vedono due settori rossi formati ognuno da tre parti seguiti da uno grigio formato da sei parti, l’alternanza nascosta è sei rossi e sei grigi.

FIGURA 33. ABBAZIA DI STAFFARDA CENTRO CROCIERA PRIMA CAMPATA

Al centro della crociera una circonferenza divisa in due settori rossi e due blu, ognuno contenente 3 stelle bianche con un punto rosso al centro, in totale 3x4=12 stelle a sei punte. Dodici stelle divise in quattro settori o case, rappresentano anche, i dodici segni zodiacali. Il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense o il numero dei componenti un capitolo templare è di 12, che diventano 12+1=13 con il Gran Maestro. La tredicesima stella bianca in un cerchio su sfondo rosso è al centro del cerchio maggiore e all’incrocio dei costoloni. Questa stella si trova solo all’inizio e alla fine nell’ultima chiave di volta, con colori invertiti. All’inizio ed è di colore bianco, il colore dell’anima, alla fine è di colore rosso, quello dello spirito. Il numero dodici oltre a riferirsi ai 12 Apostoli o Discepoli, si riferisce anche alla ruota dello Zodiaco, formata da tre croci 3x4. Ricordiamo che il Maestro d’Opera ha a sua disposizione la corda divisa in 12 parti con 13 nodi. Cristo, Sole di Giustizia, e i suoi 12 Apostoli sono un altro emblema dei Sole e dei dodici raggi. La parola “apostolos”, significa inviato e i raggi sono anch’essi inviati dal Sole.
SECONDA CAMPATA
 
La monofora sulla linea tangente alla chiave di volta del secondo arco parete nord presenta una coppia di 11 alternanze di colore rosso e bianco per ogni lato verticale, poi un settore di spazio doppio rispetto i due precedenti, ad indicare la presenza di una doppia unione, scura in un motivo, rossa nell’altro. L’undici, per l’adepto  è il numero della prova. Superando l’ultimo settore si superano gli 11/12 e si compiono i 12/12.

 
Figura 34. Abbazia di Staffarda seconda campata monofora lato nord navata centrale    
                        
In alto sul doppio arco della monofora, cambiano i colori scompare il nero a significare che l’opera al nero sulla materia in alto è terminata. Sull’arco interno che completa i due lati si hanno 4 alternanze di rosso e 3 di bianco, sull’arco esterno 3 di colore rosso e 4 di bianco, in totale 7 settori rossi e 7 bianchi. L’altezza della finestra è 3 volte la sua larghezza.
                                    
La seconda volta a crociera presenta delle nervature a sezione tonda con fasce colorate bianche e rosse, non più grigio-blu e rosse, le vele presentano solamente le quattro stelle a otto punte di colore rosso, senza nessun simbolo aggiuntivo. Troviamo all’incrocio delle nervature la raffigurazione al posto della stella, un angelo alato dalla tunica bianca, con la mano sinistra sul cuore e la mano destra che sembra trattenere qualcosa nel suo ventre.

 
Figura 35. Abbazia di Staffarda Angelo seconda crociera
 
L’angelo Gabriele nell’iconografia cristiana è collegato all’annunciazione alla nascita. Il concepimento e la nascita sono spesso assimilate ad una stella. Quest’astro annuncia la riuscita unione dei due principi e la nascita del Figlio, il piccolo Re. Il concepimento avviene tramite lo Spirito Santo che porta il seme Divino nel corpo della Vergine. Alla destra abbiamo la finestra che ripete due volte in settori uguali il numero 11, per generare il 22 che è ritenuto il numero della creazione o generazione. Ventidue sono le lettere dell’alfabeto Akkadico, Fenicio, Egizio, Ebraico, Arabo, Aramaico. L’intera creazione e l’intero linguaggio scaturiscono da un’unica combinazione di lettere. Ventidue è il numero dei poligoni regolari inscrivibili in un cerchio euclideo.
TERZA CAMPATA
 
Passando oltre nell’arcata successiva, la terza monofora presenta complessivamente sui lati e sull’arco, alternanze di colore rosso e bianco. All’interno 11 settori rossi, 12 bianchi, all’esterno 12 settori rossi e 11 bianchi. Non vi sono più settori scuri. Nuovamente i due numeri 11 e 12 che si completano a vicenda. Sommando i settori si hanno due gruppi di 23. Il 23 è il nono numero primo. Il nove è il quadrato del numero perfetto tre, indica la perfezione.

 
Figura 36. Abbazia di Staffarda terza monofora lato nord navata centrale
 
Otre alle quattro stelle a otto punte nelle vele della terza crociera, al centro della crociera sono raffigurati quattro fiori a sei petali rossi su fondo chiaro, racchiusi in una doppia circonferenza, e all’incrocio degli archi è raffigurato un Agnus Dei particolare, perché è diverso dalla forma tradizionale. Infatti, l’animale non ha l’alone dietro la testa, non volge lo sguardo verso la croce, come l’Agnello di Dio, che troviamo ben rappresentato all’incrocio delle nervature nella sala capitolare. Questa rappresentazione l’animale guarda in basso, ha l’aspetto dell’orso non dell’agnello. Enrico Calzolari nel suo sito di ricerca sui Templari, riconosce in questa figura un orso e dell’agnello[1]. La presenza della croce lo assimila all’Agnus Dei, ma ci chiediamo i Maestri d’Opera potevano commettere un errore così grossolano? La mia ipotesi è che sia un orso sacro, legato in qualche modo alla presenza del Cavalieri del Tempio.
 
Non credo che sia solo una casualità ma il nome di Bernardo, in tedesco, significa ardito come un orso. Un mosaico pavimentale eseguito tra il 1163 e, il 1165, della Cattedrale di Otranto in Puglia rappresenta Rex Arturus, cioè Re Artù a cavallo di un ariete, cioè una forma di agnello. Il mosaico di Otranto realizzato dal monaco Pantaleone riporta sopra l’Albero della Vita, le figure di Re Salomone e della Regina di Saba, un centauro, che scaglia la freccia a una cerva che è ferita, un unicorno, una sirena con doppia coda (Abraxas), piccoli draghi, un asino che suona la lira come a Chartres, una scacchiera, tutti simboli templari. Il simbolo Abraxas è disegnato come “sirena” poiché l’anima per incarnarsi passerà attraverso “la Porta del Cancro”, come rappresentato nel mosaico di Otranto. Una leggenda gallese che narra di un re immortale a cavallo di una grossa capra e, secondo altri studiosi, il segno zodiacale appartenente ad Artù doveva proprio essere quello del Capricorno! È nel segno del Capricorno che nasce il Cristo-Sole, il 25 dicembre.

 
Figura 37. Abbazia di Staffarda chiave volta terza crociera navata centrale – chiave di volta crociera sala capitolare                              
 
L’orso richiama Arth Gwyr, l’uomo orso Artù, e i suoi 12 cavalieri della Tavola Rotonda, i dodici segni dello Zodiaco, anche i dodici Soli, i dodici Dei indù, gli Adiya, nati dalla Madre Cosmica Aditi. Molto si è discusso sull’origine etimologica del nome Artù, esso potrebbe derivare dai termini celtici Art, roccia, o Arth Gwyr, uomo orso[2]. Dietro il successo dell’ordine del Tempio c’erano il lavoro e la propaganda di San Bernardo che aveva magnificato l’Ordine. A quest’opera si aggiunse tanto quella delle canzoni cavalleresche, quanto i romanzi della Tavola Rotonda. È ben noto che questi romanzi provengono dai monasteri benedettini, dove erano stati composti a uso dei trovatori che andavano di castello in castello per offrire ai nobili di provincia e di corte, ideali che fossero diversi dal saccheggio[3].
 
Cinquant’anni prima che Geoffrey di Monmouth scrivesse della pietra e di Artù, in Italia, a Chiusdino, un’altra pietra con una spada infilata in essa da un cavaliere di nome Galgano che ricorda sia Galgano il cavaliere di Artù, e sia Gargano dove si trova il santuario di San Michele arcangelo.
 
Un filo sotterraneo lega queste storie al mito della spada nella roccia e ai Cistercensi e ai Templari. Dai Benedettini nasce nel 909 l’ordine monastico di Cluny e da questo nel 1075 quello dei Cistercensi. L’Ordine del Tempio nasce ufficialmente nel 1129, il primo nucleo è presente a Gerusalemme nel 1118. Geoffrey di Monmouth scrive tra il 1130 e il 1150, dunque dopo la nascita ufficiale dell’Ordine del Tempio.
 
La spada nella roccia narrata dal mito di Artù, si trova a Chiusdino (Siena) in una costruzione sacra denominata “La Rotonda”. I Cistercensi s’insediano ufficialmente alla Rotonda nel 1191. La Rotonda è una costruzione a pianta circolare che racchiude e custodisce la spada che Galgano infisse nella roccia. Un tempio a pianta circolare è insolito per i templi cristiani. Non lo era per i Templari che avevano due templi a Parigi e a Tomar. Anche San Francesco paragonava i suoi primi compagni ai cavalieri di Artù: “Questi sono i miei fratelli, cavalieri della tavola rotonda (milites tabulae rotundae), che se ne stanno nascosti in luoghi remoti e solitari per dedicarsi più attentamente alla preghiera e alla meditazione”. San Francesco come il cavaliere Galgano, all’inizio si narra che viveva da dissoluto.
 
Intorno alla chiave di volta della terza crociera, anziché le stelle a otto punte quattro fiori a sei petali. Una variante della stella a 6 punte è il Fiore della Vita a 6 punte. Nell’abbazia questi fiori a sei petali si trovano all’interno di semplici e doppie circonferenze come nella Cappella Templare di Montsaunès. Attorno all’Orso 4 fiori a sei petali. I Templari amavano i motivi circolari eseguiti con il compasso, ritenendo il Cerchio la più spirituale delle figure. Trasformando i sei lati del doppio triangolo i sei archi di circonferenza si ottiene il Fiore della Vita.
 
Figura 38. Il doppio triangolo a losanga e intrecciato e il Fiore della Vita
 
La losanga nasce all’interno della Vesica Piscis, intrecciando i triangoli, la Vesica si trasforma in un cerchio. Trasformano la stella a sei punte formata con due triangoli intrecciati, in motivo circolare, i sei lati dei due triangoli divengono sei circonferenze, passanti per il centro della circonferenza che conteneva la stella, ma poiché siamo nella dualità, evidenziata dalla doppia circonferenza, abbiamo 2x6 semicirconferenze che nel cerchio dello Spazio, nel Cosmo, creano il Fiore della Vita a sei petali.
 
I fiori della vita a sei petali sono all’interno di una doppia circonferenza, e come per la cappella templare di Montsaunès le circonferenze sono in rapporto musicale 8/9, cioè il Tono[4] intero (RE).
 
Figura 39. Rapporti circonferenze Fiore della Vita

[1] http://www.enricocalzolari.it/templari2.html Staffarda: altra volta ornata con stelle che mostra al centro della crociera l’orso, animale che si ritrova come archetipo della rigenerazione nella preistoria e come richiamo di bestia dell’annuncio dell'Apocalisse (i suoi piedi come le zampe di un orso ... una seconda bestia simile a un orso).
[2] In ambito celtico l’orso è l’animale tradizionalmente legato alla casta guerriera e il cinghiale è il simbolo dei sacerdoti druidi.
[3] Louis Charpentier I Misteri dei Templari.
[4] L’importanza pitagorica del tono deriva dal fatto che il rapporto tra la media armonica media e l’aritmetica è 8/9, inoltre nasce dalla differenza (moltiplicazione di un rapporto per l’inverso dell’altro) della seconda coppia di suoni: Tono intero = 2/3 (Quinta) - 3/4 (Quarta) =2/3x4/3=8/9.
QUARTA CAMPATA

La quarta arcata, è attraversata trasversalmente dal transetto. Il transetto non eccede in pianta. La sua presenza è testimoniata dall’arco longitudinale più alto rispetto agli altri archi della navata. I transetti nord e sud non hanno un soffitto a crociera, bensì a botte e sono privi di finestre che danno sulla navata centrale. All’inizio della quarta campata, nel grosso arco a sezione che separa la terza crociera (con l’orso sacro), dalla sua successiva, una croce templare patente, una croce dai bracci uguali, che si aprono alle loro estremità quasi a formare due punte per braccio (per un totale di otto), che presenta, alla fine del braccio inferiore verticale, una punta, quasi ad indicare un pugnale, una lancia, o un palo per l’infissione. Questa croce è rossa con il contorno di colore grigio-blu, su sfondo bianco dell’arco, ed è l’unica presente in tutti gli archi. La presenza di una piccola punta sul braccio inferiore allude che essa doveva essere piantata nel terreno, simbolicamente il corpo dell’adepto, una crocifissione: è necessario che il corpo perisca, che sia crocefisso e che muoia se si vuole liberare l’anima, che esso teneva rinchiusa come in un sarcofago. E questa quintessenza, travasata in un corpo puro, fisso, farà nascere una nuova creatura, assai più splendente del corpo precedente.

FIGURA 40. STAFFARDA CROCE PATENTE ARCO INIZIO QUARTA ARCATA

La quarta campata appartiene alla linea del transetto e non presenta finestre sulle pareti laterali, solo due grandi archi. La quarta crociera è la parte centrale del transetto, e presenta nelle vele oltre alle quattro stelle a otto punte, anche quattro fiori della vita a sei petali rossi che hanno caratterizzato la volta precedente. I fiori non sono tutti uguali due opposti tra loro, sono all’interno di una doppia circonferenza, con lo stesso rapporto diametri 8/9 (RE) visto nelle vele della terza campata. Gli altri due fiori hanno una semplice circonferenza, ma una ha spessore doppio, i due diametri si sono uniti.
Le nervature tornano ad essere di colore bianco e rosso a fasce, formate con 8 piccoli settori, la sezione diventa rettangolare, e in chiave di volta si vede una stella a 8 punte di color rosso chiaro, con il centro colore rosso più scuro, su sfondo circolare grigio-blu. Il numero Otto rappresenta il doppio quadrato, i quadrati dello Spirito (rosso) e della Materia (grigio-blu), il processo mediante il quale lo Spirito discende nella Materia, e questa risale verso lo Spirito.

FIGURA 41. STAFFARDA MOTIVI QUARTA CROCIERA

Questa Stella si trova in corrispondenza dell’incrocio del transetto con la navata: è il punto esatto dove la chiesa forma in centro della croce.

QUINTA CAMPATA

Nella quinta arcata prima dell’abside, abbiamo sulla parete nord, la quarta monofora, affrescata su ogni lato verticale con settori bianchi e rossi, ma a differenza delle precedenti non abbiamo più un doppio ordine di settori, è avvenuta un’unificazione. Abbiamo i settori con i tre colori, con i settori scuri sull’arco: 7 rossi e 6 bianchi a sinistra e 6 rossi e 7 bianchi a destra in totale una coppia di 13 settori bianchi e rossi. Nuovamente 13, un numero primo, il sesto.

FIGURA 42. ABBAZIA DI STAFFARDA QUARTA MONOFORA LATO NORD NAVATA CENTRALE

Sull’arco di collegamento i settori sono scuri e bianchi, 5 scuri e 4 bianchi. Cinque è il numero dell’uomo, la sua parte oscura apparentemente scomparsa nella terza monofora è qui ricomparsa, per indicargli qual è il suo corpo di carne o materiale. I quattro settori bianchi sono riferiti alla sua anima. La somma dei settori dell’arco è 4+5=9, nove il numero dell’iniziazione. Gli archi delle crociere e dell’arcata non a caso sono dipinti di rosso e di grigio. Nella quinta crociera oltre alle quattro stelle rosse a otto punte, troviamo nella chiave di volta, una stella a 6 punte di colore rosso, con centro bianco, su fondo bianco, posizionata in chiave di volta in mezzo a nervature, di colore blu e rosso, a fasce. È il compimento dell’Opera, infatti, nella chiave di volta della prima crociera vi è una simile, ma con i colori invertiti. Apparentemente alla fine abbiamo una stella a sei raggi, ma osservando meglio si vedono altri sei raggi secondari, in totale i raggi della stella sono 6+6=12.

FIGURA 43. STELLA ROSSA A 6+6 RAGGI QUINTA CROCIERA

Sappiamo che i Cistercensi edificarono i loro sacri edifici con la corda a 12 nodi e 13 spazi. Il rosone delle cattedrali gotiche è con dodici petali. Il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense o il numero dei componenti un capitolo templare è di 12, che diventano 13 con il Gran Maestro. Al posto del rosone tipico delle cattedrali, nell’abbazia vi è un unico spazio circolare non suddiviso al suo interno. Troviamo le suddivisioni sacre del rosone nelle decorazioni poste intorno all’apertura circolare. Tredici settori rossi alternati a 13 settori neri. La somma di tutte le stelle rosse a 8 punte, della navata centrale è 4x5=20, la somma dei fiori della vita a 6 petali che sono una forma di stelle a sei punte è 2x4=8; le stelle a sei punte sono 3x4=12. Il totale delle rappresentazioni a 6 punte è 2x4+3x4=8+12=20. Il numero 20 è particolarmente legato al numero 4, la Misura. È anche la somma dei primi 4 numeri triangolari 1D+2D+3D+4D = 1+3+6+10 = 20. È la Tetractis dei numeri triangolari!
 
ABSIDE CENTRALE

Varcando la quinta crociera per giungere all’abside centrale, si passa sotto un arco doppio affrescato nella parte esterna con 16 settori rossi e 15 bianchi, nella parte interna con 16 settori bianchi e 15 rossi, in totale 31, l’undicesimo numero primo. Si hanno nei due archi 16 coppie (16x2=32) di tratti rossi e bianchi e 15 coppie i settori rossi e bianchi. In alto nel catino absidale centrale in un cielo blu tappezzato di stelle dorate a 8 punte, vi è un grande Sole con viso umano a sbalzo asimmetrico con 8 grandi raggi.

FIGURA 44. STAFFARDA SOLE A 8 RAGGI - SAN BEVIGNATE FIORE A 8 PETALI

Il Sole è rappresentato con 8 raggi maggiori (fiammeggianti) e 24 raggi minori, suddivisi a gruppi di tre. Il simbolo ricorda il Fiore Sole a San Bevignate con 8 petali a tra ogni petalo un fiore a tre petali, in totale 8 petali maggiori e 24 minori, in totale 32. Il numero 24 allude ai Vegliardi dell’Apocalisse di Giovanni. Il numero 24 dei Vegliardi è il Quattro espresso in modo fattoriale, 4! = 1 × 2 × 3 × 4 = 24; rappresenta inoltre la somma delle 12 ore del giorno e delle 12 ore della notte. Il numero 24 esprime il doppio di 12 (le zodiaco maggiore e lo zodiaco minore). I Caldei distinguevano, al di fuori del cerchio zodiacale, 24 stelle di cui 12 australi e 12 boreali, chiamate “Giudici dell’universo”, simbolicamente i 24 Vegliardi. Il corpo umano è composto da 24 elementi, la gabbia toracica del corpo umano è formata da 24 costole. Le pareti dell’abside di Staffarda, raffigurano una maglia fatta di intrecci perpetui. Si tratta di un affresco che raffigura un curioso intreccio di linee curve, a formare un nodo quadruplo, intersecante un doppio cerchio concentrico. I colori sono davvero interessanti: vengono distinti il verde-azzurro per i cerchi e il rosso per le corde intrecciate, tuttavia sono alterati in diversi punti.

Il misterioso e interessante elemento simbolico è stato dipinto vicino alla cornice di una monofora e non se ne riscontrano altri simili. Si potrebbe confrontare con il Fiore o Nodo dell’Apocalisse, anche se la rosa di Staffarda è più complessa.

FIGURA 45. ABSIDE CENTRALE INTRECCI GEOMETRICI CONTINUI

Sul alto nord dell’abside una nicchia a forma di lancia, la parte superiore è colorata di blu e al centro una stella bianca a 6 punte all’interno di una circonferenza di colore giallo oro. Ai lati due file di quadrati contenenti dei fiori con doppio ordine di petali e corolla centrale. Sul pilastro di sinistra un quadrato contenente un cerchio bianco bordato di rosso con una croce rossa templare decussata.

FIGURA 46. ABSIDE CENTRALE INTRECCI LATO SINISTRO NICCHIA A LANCIA – CROCE DECUSSATA
NAVATE LATERALI                                                  
 
Il sistema di sostegni delle volte nelle navate laterali è differente nel lato Nord e quello opposto: a Nord vengono utilizzate semicolonne addossate alla parete, mentre nella navata Sud le volte poggiano su singole mensole che si inseriscono in un muro perimetrale rettilineo e senza interruzioni. I soffitti sono a crociera ad eccezione di quelli del transetto che sono a botte. Come per la navata centrale le quattro vele di ogni crociera contengono ciascuna una stella rossa a 8 punte. All’incrocio delle nervature, alla chiave di volta su fondo scuro, una stella bianca a 8 punte in un cerchio scuro, fatta eccezione per il transetto con volte a botte.
 
 
Figura 47. Abbazia di Staffarda navata laterale stella 8 punte bianca alla chiave di volta
 
Quattro stelle bianche a otto punte, nelle volte a crociera, per ogni navata laterale. L’otto rappresenta i quattro aspetti luminosi e i quattro aspetti oscuri della manifestazione. Le quattro stelle rosse hanno in totale 4x8=32 punte. Nel Sepher Yetzirah, Elohim crea mediante le 10 Sephiroth e le 22 consonanti dell’alfabeto ebraico, 32 in tutto. Questo numero è in relazione occulta con il cinque, infatti la riduzione del numero 32 fa nascere il cinque 3+2=5, che è il numero dell’esponente di due 25=32 per avere trentadue. Cinque sono le stelle in ogni crociera, quattro rosse e una bianca, cinque è il numero del microcosmo, l’uomo.

In ciascuna crociera, il numero delle punte delle cinque stelle rosse e bianche è quaranta, visto come la somma di 32+8=40. Mosè per 40 anni dimorò in Egitto, e dopo aver ucciso un egiziano, fuggì nel deserto di Madian, dove rimase con Jethro durante 40 anni. Visse per altri 40 anni. Restò per 40 giorni e 40 notti sulla la vetta del monte Sinai, prima di ricevere le Due Tavole della Legge. Elia camminò 40 giorni e 40 notti prima di raggiungere il monte Horeb. Secondo gli antichi egiziani, 40 è il numero di giorni necessari affinché l’anima si stacchi definitivamente dal suo corpo fisico. Il numero 40 rappresenta l’attesa (quarantena) nell’oscurità, ma anche della purificazione necessaria a iniziare una nuova vita, il processo di incarnazione dell’anima nel corpo, o viceversa il distacco e l’elevazione della parte spirituale dalla materia.
NAVATA SUD O DI DESTRA

La navata sud o di destra (quella dalla parte del chiostro) non presenta particolari elementi che catturino l’attenzione. Il lato destro ci indica che il percorso iniziatico sta per giungere a termine, all’abside situata alla destra del grande Sole situato nell’abside centrale. Le campate hanno volte a crociera e le pareti laterali finestre tutte circolari (oculi) fatta eccezione per il transetto, il cui soffitto non è più a crociera, ma volutamente a botte. La base degli oculi poggia su due strisce verticali composte di settori rossi alternati ai bianchi.

FIGURA 48. ABBAZIA DI STAFFARDA NAVATA LATERALE SUD

Le prime tre arcate sono decorate con alternanza di colori, la terza con 11 settori rossi e bianchi, la quarta quella di accesso al transetto, con 12 settori bianchi e rossi alternati. L’arco di accesso dalla navata centrale al transetto sud è decorato con 10 settori bianchi e rossi alternati, ciascun settore è composto di 6 file di mattoni. La volta a botte del transetto è ornata con una triplice fila di tre stelle (tre ternari), in totale 3x3=9 stelle a 8 punte. Secondo Plutarco, il numero Nove è il più perfetto fra i numeri, perché è primo quadrato costruito sul Tre, il numero perfetto, il principio del numero dispari, il più spirituale fra i numeri, si divide in tre ternari ciascuno composto di tre unità. Dante Alighieri nella Divina commedia pone nell’inferno 9 cerchi per i dannati e nel Paradiso 9 cieli per i beati. Il numero delle punte o raggi delle stelle, per ogni fila 3x8=24, per le tre file 3x24=72.

FIGURA 49. ABBAZIA DI STAFFARDA TRANSETTO DI DESTRA

Ventiquattro sono le ore del giorno divise in due gruppi di 12 ore di luce e 12 ore di tenebre. La Cabala afferma che, 24 sono le Ore durante le quali si compie la Creazione. Plutarco descrivendo la religione di Zoroastro parla di 24 dèi luminosi creati da Horomazes. I Caldei distinguevano, al di fuori del cerchio zodiacale, 24 stelle di cui 12 australi e 12 boreali, chiamate “Giudici dell’universo”. Esseri celesti che secondo la mitologia babilonese e persiana costituiscono la corte celeste. Questi sono i 24 Vegliardi della visione di Giovanni, che (nell’Apocalisse) dice che attorno a “Uno seduto sul Trono”, vi sono 24 Vegliardi, seduti su 24 troni. Questi 24 Vegliardi corrispondono alle 12 grandi forze cosmiche celestiali e alle 12 terrestri. Il numero 72 è la somma di due numeri triangolari uguali 8D+8D=36+36. È contemporaneamente la somma di due quadrati uguali, 72= 62+62 cioè 2x36, due Tetractis pitagoriche chiamate Mondo. Il numero 72 ha più significati, uno concernente la misura del tempo, l’altro relativo a un significato mistico, in relazione con la morte e il dolore. È il numero dei congiurati che uccisero con dei coltelli Osiride e il numero delle spine di cui dovevano comporsi la corona di spine, simboli dei coltelli, posta sul capo di Gesù morente. Il numero 72 si ritrova nella scala vista in sogno da Giacobbe, composta, appunto, da 72 gradini. Come i Pontefici di Iside, anche quelli di IHVH per ordine di Mosè dovevano indossare sopra la veste bianca, un’altra chiamata piviale attorno alla quale erano attaccati 72 campanelli d’oro. 72 è il numero dei nomi cabalistici della divinità. Nella parete lato sud sotto un arco affrescato con 17 settori bianchi e rossi, 3 monofore disposte a triangolo, le due sottostanti con dimensioni minori rispetto alla superiore sia per larghezza sia per altezza. Il numero 17 è il settimo numero primo. Diciassette è la somma dei primi Quattro numeri primi 17 = 2+3+5+7 = 1p+2p+3p+4p, una forma diversa della Divina Misura, e la Tetractis dei numeri primi. Le tre aperture sono affrescate in modo diverso e nei colori grigio e rosso, le parti verticali delle monofore sono affrescate con dimensioni maggiori rispetto all’arco per suggerirci di porre su di esse la nostra attenzione.
Le due monofore inferiori sono affrescate lateralmente con tre settori rossi e neri per lato 2x3=6. La monofora superiore con 5 settori alternati rossi e neri per lato 2x5=10. In totale le due monofore inferiori 6+6=12 settori, la monofora superiore 10 settori. Sommando i settori si ottiene 10+12=22, secondo il Sepher Yetzirah Elohim crea usando le 22 lettere. Per Valentino, lo Gnostico, la generazione comprende 22

Eoni, una decade “10” e una dodecade “12”. Abbiamo il numero 11 nei settori bianchi e rossi nell’arco di accesso al transetto, abbiamo 11x2=22 settori nella parete frontale.

QUINTA CAMPATA SUD SCALA DEI MONACI

Procedendo verso la quinta campata laterale sud, si passa sotto un arco decorato con una doppia striscia di settori bianchi e rossi. Contiamo nell’arco inferiore 10 settori bianchi e rossi. L’arco superiore ricopia i colori alternandoli, il totale una coppia di 10+10=20 settori bianchi e rossi.

FIGURA 50. NAVATA SUD ULTIME TRE CAMPATE E ABSIDE

Per accedere all’abside si passa sotto un arco decorato con settori nei tre colori templari blu scuro, bianco e rosso con un’alternanza blu, bianco, rosso, bianco, blu. Il colore bianco separa tra loro i colori opposti grigio-blu e rosso, nella giusta sequenza: scuro corpo nigredo, bianco anima spirituale albedo, rosso spirito rubedo. Tra la fine della quinta campata e l’inizio dell’abside sul lato destro due porte. La prima rialzata conduce al Dormitorio dei Monaci tramite 33 gradini.
Questo particolare richiama il confronto con la Cappella templare di Montsaunès dove il Gran Maestro Templare attraverso una scala scendeva dal piano superiore direttamente nella navata, prima della conca dell’abside.
La colonna vertebrale umana normale ha 33 vertebre, la colonna, contenendo il midollo, è come se racchiudesse “tutte le esperienze possibili”. Analogamente, il Cristo che muore a 33 anni è come se avesse fatto tutte le esperienze possibili del mondo. Alla fine della scala e delle esperienze di vita conquistati attraverso un movimento attivo i 33 scalini rappresentati dalle vertebre dalla colonna vertebrale, si prospetta la liberazione.

FIGURA 51. ABBAZIA DI STAFFARDA SCALA CON 33 GRADINI
ABSIDE DI DESTRA

Oltrepassando la quinta campata si giunge all’abside di destra costruita con dimensioni minori dell’altra abside laterale di sinistra. Su questa abside poggia la torre campanaria, che di norma non compare nelle altre costruzioni cistercensi. La porta per la sacrestia a lato della scala finemente decorata con motivi tipicamente templari è situata sotto l’arco dell’abside. Le immagini dei particolari delle decorazioni della porta sono tratte da sito di Ricerche sui Templari di Enrico Calzolari.

FIGURA 52. ABBAZIA DI STAFFARDA DECORI TEMPLARI PORTA LATO DESTRO ABSIDE

La parte superiore dell’arco è decorata con il motivo continuo come linee di energia oscillante nei colori grigio blu (nigredo) e rosso (rubedo) ad intrecci che crea al suo interno dei rombi bianchi (albedo). Il colore giallo oro fa da riempimento. Ai lati dell’arco i rombi appaiono separati nei colori blu rosso con centro a rombo bianco. Sotto l’arco il decoro settori di colore rosso. Il lato verticale sinistro della porta è decorato con settori scuri e rossi distanziati dal colore bianco.

FIGURA 53. ABBAZIA DI STAFFARDA NICCHIA ABSIDE SUD

Accedendo all’abside nella parete frontale in basso sopra il piccolo altare incassato in una nicchia, con a lato destro una piccola monofora, decorata con i colori rosso e bianco e due settori ai lati grigio-blu. La nicchia ha l’arco decorato a settori, non abbiamo più i settori scuri, ma solo una coppia di 7 settori bianchi e 6 e uno scuro, in totale 14. Nella parete frontale, non incassato, un secondo arco decorato con settori non più rettangolari di colori rosso e grigio-blu, con un’alternanza un settore blu due settori rossi e viceversa. Fuori della nicchia ritorna il colore scuro della materia. Alzando lo sguardo verso la luminosa monofora, affrescata con i tre colori templari grigio-blu, bianco e rosso, i montanti della finestra sono affrescati ciascuno con tre strisce rosse alternate da tre scure, ciascuna striscia o settore e suddivisa in 4 mattoni. Per ciascuno dei due lati verticali 3 settori rossi e 3 scuri, di uguale dimensione, poi uno rosso e uno scuro di metà dimensioni rispetto ai precedenti. Tra i due colori una striscia di un mattone colorata con losanghe alternate bianche e nere, nella parte frontale si distinguono quattro losanghe bianche e quattro nere 4+4=8.

FIGURA 54. ABSIDE DI DESTRA AFFRESCHI MONOFORA

L’arco superiore è affrescato con 5 settori o strisce uguali con i colori rosso grigio-blu separati da una striscia decorata con rombi neri su fondo bianco, in realtà un rombo nero al centro due mezzi rombi bianchi ai lati. All’inizio e fine dell’arco due settori triangolari rossi. La monofora è chiusa in alto da un duplice arco quello interno da una striscia di rombi neri e bianchi, quello esterno con una striscia rossa. Si conteggiano 2+5+1=8 rombi neri in senso radiale (su due lati perpendicolari), spostandoci verso il centro seguono altri piccoli rombi (sempre su due lati a squadra), che appaiono come piccoli punti.
IL MISTERO DEL NODO O ROSA DI STAFFARDA



FIGURA 55. CAPPELLA LATO DEL CHIOSTRO - SIMBOLI MISTERICI SULLA VOLTA E SULLA PARETE

Spicca un simbolo posto di fianco alla monofora, noto sotto il nome di Rosa di Staffarda. Non è causale la scelta dell’ubicazione vicino alla cornice della monofora che sembra suggerirci che le decorazioni misteriche della cornice e della Rosa sono tra loro collegate. In alto sul soffitto a crociera vi sono due coppie di simboli che sono esotericamente collegati col grande simbolo disegnato sulla parete.

FIGURA 56. CAPPELLA LATO SUD - SIMBOLI MISTERICI SULLA VOLTA A CROCIERA

Motivi simili si ritrovano sulla volta della quarta arcata della Cappella Templare a Montsaunès situata nei Pirenei Francesi. I due simboli sono disposti uno ruotato rispetto all’altro. Il fiore ruotato come, il Chrisma ruotato, la croce templare ruotata, è tipico dei Templari, come si ritrova a Montsaunès.
La Rosa di Staffarda è il simbolo per eccellenza della dualità, ed è realizzata con due cerchi concentrici annodati da una figura che sembra un fiore a 8 petali. Al singolo cerchio rappresentante Dio se ne aggiunge un secondo più interno, cioè più verso l'uomo, a voler rappresentare l’unione di due livelli, il macro e microcosmo, Cielo e Terra, Spirito e Materia. È da leggere l’ottimo lavoro fatto su questo argomento da Italo Losero(12). Il fiore è composto con una stella a 4 punte arrotondate, e un Nodo Templare a 4 occhielli, che insieme realizzano un ottuplice (4+4=8) intreccio di linee curve. I colori della Rosa sono interessanti: vengono distinti il verde per il cerchio esterno, azzurro per quello interno, e rosso per le corde intrecciate.
Utilizzando quattro semicirconferenze i Templari disegnarono un Nodo, noto anche sotto il nome di nodo di San Giovanni, una variante del Fiore a Quattro Petali, che a proposito della sua forma quadrilobata rammenta un Nodo. Lo troviamo scolpito sulla soglia della finestra della Chiesa Templare di Ognissanti, a Trani (BA), e nell’incompiuta chiesa della Santissima Trinità da Venosa (PZ) dove troviamo scolpiti Fiori delle Vita, e nell’Abbazia Cistercense di Fontenay (Francia), il Nodo scolpito si cela come un particolare elemento architettonico della chiesa.

FIGURA 57. QUADRUPLICE NODO TEMPLARE - TRANI

Sulla volta a criocera nelle quattro vele sono stati dipinti su sfondo rosso una coppia di Fiori della Vita a 6 petali bianchi su fondo rosso (A) equilibrata da una coppia di simboli (B), che rappresenta un fiore a 4 petali (Nodo) con una stella a quattro punte realizzata con quattro semicirconferenze (4+4=8). Questa coppia rappresenta lo stadio che precede la formazione della Rosa (C), con l’aggiunta della seconda circonferenza.

FIGURA 58. IL FIORE A 6 PETALI E IL FIORE A 4+4 PETALI

L’Otto simbolizza il moto eterno e la spirale dei cicli, rappresenta la respirazione regolare del cosmo rappresentata. Il doppio nodo templare o fiore a 8 petali mostra l’interconnessione tra l’uomo e l’universo: nel centro è scritto “Homo Kosmos”, cioè Uomo immagine del Cosmo. Cristo è la sintesi, è la totalità. E per totalità s’intende: maschile - femminile, luce-buio, ecc., cioè la totalità del mondo manifesto. Cristo è il Centro dove si uniscono gli opposti; è il Quinto Elemento o quintessenza che dimora nella cavità del cuore dell’Uomo (microcosmo), e nel centro del Cosmo (macrocosmo). La figura rappresenta la Ruota Origine che contiene un fiore a otto petali, come appare anche negli affreschi templari a San Bevignate a Perugia, e negli schemi della teoria Platonica Pitagorica dei 4 elementi, dei 4 umori, utilizzati nei numerosi manoscritti di Isidoro di Siviglia (VII secolo).

FIGURA 59. ISIDORO DI SIVIGLIA DIAGRAMMA MUNDUS ANNUS HOMO E COSMOS HOMO

Se si osserva la figura di Isidoro di Siviglia con attenzione, si può notare che in realtà la partizione non è sola in quattro, ma in otto. Le figure si sovrappongono intersecandosi, formando una rete di relazioni molto più complessa, in cui ciascun termine partecipa ad altri due che lo descrivono. Il cerchio esterno è diviso in sezioni che mostrano gli elementi e le loro qualità: terra/freddo e secco, fuoco/caldo e secco, aria/caldo e umido, l’acqua/freddo e umido. Il cerchio interno mostra, attorno alle parole Homo Kosmos, la stagione e l’umore associati a ciascuno degli elementi/qualità. Il numero Otto è rappresentato dal doppio quadrato, cioè il quadrato dello Spirito e quello della Materia, il simbolo rappresenta il processo mediante il quale lo Spirito discende nella Materia, e questa risale verso lo Spirito. Il Fiore a 4 petali per i Templari rappresenta i Quattro Elementi, per raddoppio dei petali abbiamo gli Otto attributi della materia. Secondo Empedocle, ogni Elemento Radice possiede una coppia di attributi, in totale otto: il Fuoco è caldo e secco; l’Acqua fredda e umida; la Terra fredda e secca; l’Aria calda e umida.
--------------------------------
12. http://www.losero.net/area-ludica-/angoli-notevoli/tetraktis---la-rosa-di-Staffarda/ca_23210.html.
NAVATA NORD O DI SINISTRA

In ogni arcata la parete lato nord ha una monofora affrescata con i colori templari grigio bianco e rosso. Sotto ogni monofora una nicchia leggermente incassata nel muro. La prima monofora è affrescata sulle parti vericali e sull’arco con 11 settori rossi alternati con 10 bianchi, in totale 21. Il numero 11 è la chiave in tutta l’abbazia, perché è ripetuto più volte singolo e doppio 2x11=22.

FIGURA 60. ABBAZIA DI STAFFARDA – INTERNO CON VISTA MONOFORA PRIMA ARCATA LATO NORD

Entrando nella seconda crociera osserviamo in alto sull’arco un doppio affresco a settori bianchi e rossi, ognuno composto con 6 mattoni; per ogni arco una coppia di 8 settori bianchi e rossi, per i due archi due coppie 2x8=16.

FIGURA 61. ABBAZIA DI STAFFARDA – ARCO SECONDA CROCIERA NAVATA NORD

La seconda monofora è decorata con 13 settori rossi intercalati con 12 settori bianchi. Il 13 è il sesto numero primo. Per i Pitagorici il tredici rappresenta l’Insufficienza perché manca un’unità affinché si abbia 14, il numero di pezzi in cui fu smembrato il corpo della divinità. L’incitamento è raggiungere il 14 come indicato sull’arco d’ingresso alla crociera. Tredici è un numero che fu tanto caro ai Templari, legato misteriosamente alla loro storia e al loro destino. È il numero che compone un capitolo templare e dei grandi elettori 12+1 del Gran Maestro, è anche il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense.

FIGURA 62. ABBAZIA DI STAFFARDA – TERZA MONOFORA LATO NORD

La terza monofora è decorata con 15 settori rossi intercalati con 16 settori bianchi.
  • Prima monofora 11 rossi e 10 bianchi.
  • Seconda monofora 13 rossi e 12 bianchi.
  • Terza monofora 15 rossi e 16 bianchi.
Assistiamo a una progressione semplice in ragione di due dei settori rossi, e una progressione doppia in ragione di due dei settori bianchi. Una forte progressione animica. Procedendo oltre verso la quarta campata, quella del transetto di destra, si passo sotto un arco decorato con 8 settori rossi e 7 settori bianchi. Il numero d’ordine dell’abbazia è formato dai numeri otto e sette, cioè 87. I settori rossi sono formati con 6 file di mattoni.

FIGURA 63. ABBAZIA DI STAFFARDA – NAVATA NORD

Il soffitto del transetto lato nord o di destra non è più a crociera, ma a botte, ornato con tre file di tre stelle rosse a otto punte, in totale 3x3=9 stelle, e 8x9=72 punte. Il numero nove oltre ad essere il quadrato del numero perfetto tre, è anche quello dell’iniziazione. Espresso nella forma eteromeca 8x9, ci informa che è anche la somma sia dei primi 8 numeri pari, e sia dei primi 9 dispari, infatti: La somma dei primi 8 numeri pari è 2+4+6+8+10+12+14+16=72; La somma dei primi 9 numeri dispari è 1+3+5+7+9+11+13+15+17=72.

FIGURA 64. TRANSETTO LATO NORD - VOLTA A BOTTE CON 3X3 STELLE ROSSE A 8 PUNTE

Il numero 72 ha più significati, uno relativo alla misura del tempo, è l’espressione cifrata del conflitto Luce-Tenebre e il punto di sviluppo dell’intero sistema dell’astrologia tradizionale; l’altro relativo a un significato mistico, in relazione con la morte (fine del ciclo terreno) e il dolore. È il numero delle spine di cui dovevano comporsi la corona di spine, simboli dei coltelli, posta sul capo di Gesù morente. Le pareti laterali di entrambi i transetti sono aperti da tre monofore, ma in quello di sinistra o nord, le tre monofore sono uguali, e sono decorate con 11 settori rossi e 10 bianchi, proprio come per la prima monofora nella prima campata di sinistra.

FIGURA 65. PARETE NORD TRANSETTO - MOTIVI CON 11X3 QUADRATI ROSSI

Il numero 11 lo ritroviamo nelle spire del labirinto di Chartres. Il numero 11 ridotto è 1+1=2, che indica la dualità. L’undici è il primo numero dopo la Decade, un nuovo nato. L’addizione del Pentagono (5), cioè l’Uomo, con l’Esagono (6), cioè il Macrocosmo, fornisce il numero 11=5+6. L’unione della stella a 6 punte e della stella a 5 punte forma il numero 11. Sommando i segmenti che compongono una stella a sei punte 18, con quelli che compongono un stella a cinque punte 15, si ottiene 18+15=33, cioè 3x11. Le tre monofore (finestre) in totale presentano 3x11=33 settori colorati di rosso. Trentatré è un numero sacro è la Tetractis fattoriale: 1!+2!+3!+4! = 1x1+1x2+1x2x3+1x2x3x4 = 33.
In questa parte dell’abbazia (transetto) abbiamo tre coppie di ternari di 11 su ciascuna monofora sulla parete, e coppie di ternari di 3 in alto su ciascuna fila della volta. Ogni coppia è 3+11=14 due volte sette!

FIGURA 66. QUINTA ARCATA LATO NORD

L’arco della quinta arcata è ornato con un doppio motivo di settori rossi e bianchi sfalsati tra loro: a un rosso corrisponde un bianco. Nell’arco interno 9 rossi e 8 bianchi, nell’arco esterno 8 rossi e 9 bianchi (8+9=17).

In uscita da transetto si ripropongono i numeri otto e nove della volta a botte: 9 le stelle, e 8 i raggi di ciascuna stella. La monofora della quinta arcata è decorata con 13 settori rossi alternati con 12 settori bianchi. Qui si accostano i numeri 12 e 13 forse in riferimento al fatto che dodici è il numero necessario per fondare un nuovo monastero cistercense, è anche il numero che compone un capitolo templare e dei grandi elettori 12+1 più il Gran Maestro. L’abside di sinistra a differenza di quelli di centro e di destra non presenta decorazioni in alto né sulla conca, né sulla volta. L’abside presenta due nervature all’inizio e alla fine con i colori rosso e bianco. L’arco interno procede in basso con due tratti verticali ciascuno con 3 settori bianchi e 3 rossi fino alla grande fascia grigia, poi 8 settori rossi e 7 settori bianchi: ritroviamo ancora il numero 87 dell’abbazia. Vi sono tre monofore affrescate con i tre colori bianco grigio e rosso. I lati verticali delle monofore sono affrescati con 8 settori bianchi e 7 rossi, poi prima dell’arco, una fascia grigia. L’arco nelle due monofore laterali è decorato con 6 settori grigi e 5 rossi (5+6=11) con preminenza del grigio: l’ascesa trova il blocco del colore grigio della materia. Il contrasto in alto è tra spirito o rubeto e materia o nigredo. la mediazione dell’anima, o fase albedo è visualizzata dai decori (rombi) bianchi all’interno delle fasce rosse. La monofora centrale si differenzia perché ha alle basi dell’arco 2 settori bianchi, poi 4 grigi e 5 rossi (2+4+5=11). Una fascia scura circonda gli archi delle monofore.

FIGURA 67. ABSIDE LATO NORD – MONOFORE

Solo la parete laterale destra è decorata, in alto si vede una fascia grigia, bordata di rosso con motivi bianchi al suo interno che prosegue attraversando le tre monofore. Un colore non è mai rappresentato isolato. A metà altezza una fascia rossa, bordata di nero con motivi bianchi al suo interno. Sopra una fascia su fondo bianco formata da tanti quadrati al cui interno delle particolari croci rosse e nere. Naturalmente, la fascia con i quadrati e le croci è bordata di nero con inserti bianchi. Le due fasce si fermano alla conca dell’abside. Le tre fasce, quella grigia e le due bianca e rossa non iniziano e non finiscono assieme. La grigia inizia dopo. L’ultimo lavoro da farsi è quello della redenzione totale della materia caratterizzata da colore grigio.

FIGURA 68. ABSIDE LATO NORD

Torna ai contenuti