Filosofia Pitagorica - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
Vai ai contenuti

Filosofia Pitagorica

Sapienza Pitagorica
 
Fu Pitagora a coniare il termine filosofia in greco antico, φιλοσοφία, che significa amore per σοφία, sophía, ossia "amore per la sapienza"; la Sapienza a cui alludeva Pitagora è la Saggezza Divina, equivalente a "Brahmavidya" della letteratura sanscrita. Gli insegnamenti di Pitagora, come quelli di altri grandi Maestri, non furono mai scritti da lui, ma diffusi e tramandati solo oralmente. Tutto ciò che sappiamo sulla sua vita ed i suoi insegnamenti ci è pervenuto grazie a tarde testimonianze, redatte anche a distanza di secoli. La saggezza di Pitagora rappresenta l’Antica Saggezza. Ogni grande Maestro rappresenta la saggezza e mai si proclama possessore di essa. Nessuno che conosce il valore della saggezza la possederà come propria o la rappresenterà come la propria saggezza, non uno dei Maestri o degli Istruttori la rivendica come propria.
 
Giamblico scrive:

I più importanti e universali dogmi ammessi dalla loro scuola venivano custoditi dai Pitagorici attraverso l’osservazione di un assoluto silenzio in modo che non fossero rivelati agli essoterici; tali segreti venivano trasmessi a coloro che dovevano succedere a quelli che li custodivano senza ricorrere alla scrittura, ma unicamente a memoria, essendo considerati alla stregua dei Misteri divini (Vita di Pitagora).
 
Giamblico narra che sarebbe stato Talete a convincere Pitagora ad andare in Egitto. L’alone leggendario circonda la figura e l’opera di Talete, tanto che Diogene Laerzio, nelle Vite dei Filosofi, lo individua come uno dei sette sapienti, anzi, come il più savio di loro. Questo gentile e modesto insegnante, scrisse Giamblico, si scusò per la “sua vecchiaia e la sua debolezza” e raccomandò al suo brillante allievo di proseguire la sua strada, sostenendo che la propria sapienza era derivata dagli egizi e che Pitagora era ancora più dotato di lui per beneficiare del loro insegnamento.
 
Una statua di Arpocrate, sotto forma di un giovane con l’indice della mano destra sulle labbra che raccomandava il silenzio era collocata sulla porta dei templi egizi, per avvertire gli uomini che l’imperfetta conoscenza che essi avevano del divino non permetteva loro di tenere discorsi in proposito. I Romani avevano fatto del silenzio una dea alla quale avevano imposto il nome di Muta e Tacita.

Gli storici della filosofia pretendono di attribuire al Pitagorismo teorie ingenue, assurde in funzione di stravaganti e insostenibili interpretazioni, le cui cavillose forzature sconcertano i seri ricercatori. Attraverso le opere di Aristotile, ci sono giunti contenuti filosofici di grande spessore, e tracce di un’Antica Sapienza, i cui contenuti sono spesso mescolati ad altri, molto meno rilevanti se non controproducenti, frutto dei personalismi di Aristotele e dei suoi eccessi polemici, sia nei confronti dei Pitagorici alludendo a divergenze tra i Pitagorici, e sia nei confronti dell’Accademia di Platone.
I primi testi d’insegnamento Pitagorico sono dovuti a Filolao suo discepolo diretto che, scrisse, solo per quella parte non connessa ai Misteri. Aulo Gellio ci informa che Platone comprò da Filolao tre testi che riguardavano l’insegnamento di Pitagora, e un testo di commento. Platone, risentì fortemente l’influenza del pitagorismo, tanto che possiamo consideralo un Pitagorico, anche se non appartenne propriamente alla Scuola. Timeo a cui Platone dedicò un suo libro, fu uno storico del Pitagorismo, che influenzò fortemente il pensiero di Platone.

Giamblico, in Teologia Aritmetica, scrive che:

"Quattro sono gli accessi alla sapienza, Aritmetica, Musica, Geometria, Sferica, nell’ordine 1, 2, 3, 4."

Tali cose, dunque, quando sono in quiete fanno nascere la matematica e la geometria, quando sono in movimento l’armonica e l’astronomia”.
(Clinia di Taranto discepolo di Pitagora)

Apollonio di Tiana vissuto nel I sec. d.C., grande filosofo Neopitagorico, scrivendo a Eufrate, dice:

Qualora tu incontrassi un filosofo pitagorico, ti dirò cosa e quanto otterrai: la scienza delle leggi, la geometria, l'astronomia, l'aritmetica, l'armonica, la musica, la medicina, tutta la divina arte della divinazione, ogni cosa bella, la sublimità dell'animo, la gravità, la magnificenza, la costanza, lo spirito religioso, la conoscenza non l'opinione riguardo agli dei, la cognizione dei dèmoni, non una conoscenza approssimativa, l'amore di entrambi (dei e dèmoni), la tranquillità dell'animo, la tenacia, la semplicità, la moderazione nei beni necessari, nel sentire e nel fare, la facilità del respiro, un buon colorito, la salute, la felicità e l’immortalità.
Torna ai contenuti