Il Duomo di Barga Templare - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Il Duomo di Barga Templare

Templari in Italia

Il Duomo di Barga sembra una fortezza, custodisce sul lato destro del portale principale una scritta misteriosa con simboli misterici. Sia all'esterno che all'interno sono scolpiti simbolismi misterici.



 
IL DUOMO TEMPLARE
 
L'Ordine Templare fu ben radicato nelle terre di Toscana, dove ebbe importanti sedi nelle città e stazioni strategiche poste sulle principali strade, ma anche in luoghi isolati, quasi segreti. Nella Garfagnana, in provincia di Lucca, nel castello di Barga, s’insediarono i Cavalieri del Tempio, per custodire un Tempio, il Duomo di San Cristoforo, in cui lasciarono impressi i loro simboli.
 
Barga fu dapprima feudo della famiglia longobarda dei Rolandinghi nel IX secolo, ed in seguito fu parte del Marchesato di Toscana come libero Comune. Favorito dalla contessa Matilde di Canossa, i cui privilegi saranno poi confermati anche dall’Imperatore Federico I Barbarossa.
 
Barga castello è la locuzione usata per indicare la parte più antica del centro storico circondata dalle mura. L’antico castello di Barga si colloca sulla sommità di un’altura posta a sud-ovest della vetta del Monte Renaiolo. Del nucleo originario della città restano solo alcuni tratti della cinta muraria che era intervallata da torrioni circolari, dotati di bocche da fuoco a “troniera”, di cui uno solo al momento è visibile nella parte meridionale delle mura. Il Castello di Barga era il riferimento politico, militare ed economico, attrezzato quale sentinella a controllo della variante della via “Francigena”, la via dei commerci e del pellegrinaggio.
 
Figura 1. Barga Veduta
 
 
Il Duomo di Barga conosciuto anche come Collegiata di San Cristoforo, fu costruito e ampliato a più riprese dal IX secolo. Tutto il terrapieno che circonda il Duomo poggia sul rinforzo di poderosi muraglioni un tempo muniti di merlatura e robuste porte d’accesso, in modo da costituire una vera e propria cittadella fortificata a difesa dei due edifici più importanti di Barga: il Duomo e il Palazzo Pretorio. L’articolazione stessa dell’edificio e l’imponenza della torre campanaria, conclusa sulla sommità da merli, fanno ritenere che anche l’edificio svolgesse anche una funzione di difesa.
 
San Cristoforo cui è dedicato il duomo è un santo mitico non storico, nell’iconografia tradizionale ortodossa[1] e copta (e si badi non cattolica), è rappresentato come un vescovo con la testa di cane! Cioè il San Cristoforo cinocefalo è palesemente il dio egizio Anubi. Cristo-foro significa il portatore del Christos, che è per definizione lo psicopompo, chi porta o conduce l’anima (dell’iniziato), e questo era esattamente il ruolo del dio egizio Anubi (con la testa di un cane), cioè di condurre il defunto per il mondo esterno attraverso il rituale iniziatico di morte e rinascita. Anubi con la testa di cane si ritrova negli affreschi restaurati all’interno della Cappella Templare di Montsaunès nei Pirenei nell’atto di pesare alla maniera egizia il cuore del Defunto. Cristoforo significa il portatore del Christos, che è per definizione lo psicopompo, colui che porta o conduce l’Anima (dell’Iniziato), e questo era esattamente il ruolo del dio egizio Anubi, cioè di condurre il Defunto per il mondo esterno attraverso il rituale iniziatico di morte e rinascita. Sirio è nota come stella del Cane maggiore, e San Cristoforo è raffigurato con la testa di un cane. La festa del santo cade il 25 luglio e il riferimento astronomico riguarderebbe il periodo della “canicola”, quello in cui il sorgere e tramontare di Sirio coincide con quelli del Sole.
 
Figura 2. San Cristoforo ortodosso
 
In una posizione strategica nel versante francese dei Pirenei, sulla via percorsa da pellegrini mercanti ed eserciti verso Compostela, sopra un antico edificio cristiano, a sua volta edificato sulle fondamenta di un antico luogo di culto di Mitra[2], i Cavalieri Templari nel 1180 decisero di costruire la cappella Saint-Christophe-des-Templiers. Questo edificio religioso sembra una fortezza, infatti, osserviamo che sopra la navata nel sottotetto della chiesa sono stati ricavati locali con finestrature realizzate con feritoie e altri sistemi di difesa come se si volesse rendere una parte dell’edificio, una fortezza in grado di resistere abbastanza a lungo in caso di attacco. Perché fortificare la chiesa quando altre difese militari esistevano nei pressi dell’edificio? A San Cristoforo è anche dedicato in Italia, il Duomo di Barga che un tempo era un bastione militare dei Cavalieri Templari, strutturato anch’esso come una fortezza militare.
 
Figura 3. Barga Duomo di San Cristoforo -  Montsaunès Cappella di San Cristoforo dei Templari
 
 
Nel Duomo di Barga come nella chiesa di san Michele al Foro di Lucca, sono presenti e seminascosti dei graffiti, delle incisioni misteriose. Le immagini dei graffiti sono prese dall’ottimo sito BargaMistery  http://bargamistery.altervista.org/diabolico.html, il commento alle figure è dell’autore di questo libro Vincenzo Pisciuneri. Uno di questi graffiti è in relazione al cane e mistericamente ad Anubi egizio. Il graffita in questione è su un pannello in calcare dei plutei del Duomo e rappresenta un animale dal ghigno malvagio e diabolico. Si notano le orecchie allungate e un naso allungato come quelle di un cane con le fauci aperte, con zanne appuntite. Nel rituale egizio della pesatura del cuore del defunto era effettuata da Anubi rappresentato con la testa di un cane che lasciava procedere solo chi aveva superato la prova, per gli altri era un guardiano ostile, in altre parole, Anubi rappresentava il Guardiano di Soglia che non permetteva agli indegni di procedere oltre. Chi non superava la prova era annientato da un mostro, Ammit attendeva il Defunto nel Corridoio delle Due Verità, per compiere se necessario la sua funzione.
 
Figura 4. Duomo di Barga - Graffito Cane guardiano di soglia
 
 
Negli affreschi della Cappella Templare di San Cristoforo a Montsaunès abbiamo la scena della pesatura-giudizio delle anime, dalla tipica connotazione egiziana. L’affresco mostra una figura con la testa canide (Anubi) che tenta di influenzare a proprio favore il piatto della bilancia che pesa le anime dei defunti. Dalla parte opposta ad Anubi, abbiamo l’Arcangelo Michele. Anche a Montsaunès nella prima arcata lato Nord, nella terza nicchia dall’ingresso, s’intravvede una piccola creatura oscura armata che guarda minacciosa verso il coro, con un’alabarda nella mano destra, la mano sinistra al fianco, potrebbe tenere un lungo pugnale. Rappresenta un Guardiano di Soglia, che sbarra la via agli indegni.
 
Figura 5. Montsaunès Cappella Templare di San Cristoforo - Anubi
Il Duomo di Barga sorge su un posto molto particolare, di fronte al Monte Forato, un rilievo sulla cui sommità si erge uno sperone roccioso che l’erosione ha modellato a forma di arco. Questa apertura fa sì che due volte l’anno, si verifichi lo spettacolo del doppio tramonto ossia del perfetto allineamento del sole con i contrafforti del Monte Forato: quando il sole nel suo moto apparente tramonta dietro al Forato, un secondo flash di luce trova un nuovo varco per irradiare per un breve periodo la parte lucchese dell’Appennino.

Figura 6. Doppio tramonto dal Monte Forato
 
 
Un fenomeno che è amplificato da una sorta di diffrazione della luce solare in due momenti dell’anno: 10, 11 e 12 novembre, e il 29, 30, 31 gennaio. Questo avvenimento ha probabilmente influenzato l’orientamento del duomo, infatti nel XII secolo fu ampliato e ruotato di 90° in modo che il nuovo portale fosse posto di fronte al Monte Forato. L’avvento del cristianesimo ha portato a un’integrazione sistematica degli antichi luoghi di culto. Questi, solitamente, avevano a che fare con sorgenti d’acqua, caverne o speroni rocciosi. Gli antichi affermavano che la Madre Terra seguisse un ciclo, governato da un numero finito di lunazioni che scandivano a loro volta il periodo del sole: un anno lunare. I punti estremi in cui tramontano sole e luna nei loro cicli sono di fondamentale importanza. L’orientamento del Duomo di Barga (unitamente alla sua ubicazione) sul lunistizio minore meridionale si associa ad una “coincidenza”: la declinazione (tramonto) della stella Sirio coincide con quella della luna al lunistizio minore attorno al 2.000 a.C[3].
 
Raggiunto il Duomo prima di salire le scale della porta centrale, volgendoci verso il muro una croce, si mostra chiarissima sull’angolo sinistro in alto di un grosso concio (cm. 80×48), collocato a circa un metro e mezzo da terra e a un metro dalla colonna sinistra salendo le scale che conducono al portale.
 
Figura 7. Croci templari
 
 
Un’altra sicura croce templare pattèe (patente) scolpita all’interno del Duomo nella zona presbiteriale, posta in alto sopra la parte finale della colonna quadrata a destra per chi guarda l’altare centrale, ma leggermente spostata in avanti rispetto alla direttrice della stessa colonna[4].
 
Figura 8. Quattro Gamma “G”- fianco destro duomo la Ruota a forma di Svastica dei Quattro scalpellini
 
 
Sul fianco destro del Duomo un’altra croce che sembra formata dall’unione di quattro lettere greche Gamma “G”. Gli antichi Greci, che consideravano la Geometria come il vero fondamento di ogni conoscenza, posero il simbolo della Squadra dentro la terza lettera dell’alfabeto, la Gamma G; il nome di questa lettera significa “conoscenza della Squadra”. La prima lettera della parola Geometria è la “G”, in greco Gamma G; quattro squadre o quattro gamma formano una croce rotante o svastica. Un disegno tratto dal taccuino dal Maestro d’Opera Villard de Honnecourt mostra quattro scalpellini disposti a svastica, i 4 martelli della creazione.

[1] L’icona di san Cristoforo è una delle immagini più stupefacenti nella tradizione ortodossa. Mostrando un santo guerriero con lancia e scudo dalla  testa di cane.
[2] L’altare del tempio romano era in asse con le porte Nord Sud della cappella.
[3] Mauro Peppino Zedda: Monte Forato e il Duomo di Barga – Tracce di un Antico Osservatorio dei Liguri Apuani. Agorà nuragica, Cagliari, 2012.
[4] Ciò che determina l’autenticità della croce interna al Duomo è il fatto che la pietra su cui è effigiata si trova nel complesso murario del presunto terzo ampliamento che risale al sec. XIII, epoca in cui l’Ordine dei Militi del Tempio era ancora operante, con delle probabilità che fosse appartenuto al presunto secondo ampliamento databile alla fine del sec. XII; questo perché la croce è collocata sul limitare dei due ampliamenti.
 
 
 
L’ESTERNO DEL DUOMO DI SAN CRISTOFORO
 
Salendo sei gradini semicircolari in marmo si accede al portale principale del duomo fiancheggiato da due colonne sormontate da leoni che tengono sotto le zampe un uomo. Il tema del Leone che atterra un uomo si ritrova anche all’interno ai piedi del pulpito. Nell’iconografia egiziana il leone era molte volte ritratto in coppia, con lo sguardo di uno rivolto all’orizzonte, opposto dell’altro a simbolizzare una coppia di forze in equilibrio.
 
L’architrave è decorata da un tralcio con pigne e motivo a spirali opposte, e ai cui lati si trovano due figure maschili, quella di sinistra sembra che voglia tagliare il tralcio con una spada, l’uomo di destra si aggrappa al tralcio. Il motivo con le pigne appare anche nel portale ovest della cattedrale di Chartres. I frutti stilizzati hanno la forma di pigne, i pomi del pino. Osiride, il signore della Vita e della Morte, è presentato col suo bastone regale che termina in cima con un cono di pigna, spesso ai lati due serpenti che si avvolgono come per il Caduceo di Mercurio, come si può ammirare nel museo Egizio di Torino. Il Papa monta una pigna alla cima del suo bastone, e sopra la croce. Gli antichi associavano la ghiandola pineale, quella che noi oggi chiamiamo Epifisi a un organo preposto alla maggior chiarezza mentale e alla visione interiore. Per Cartesio la ghiandola Pineale è il punto privilegiato dove mente e corpo interagiscono.
 
Figura 1. Barga Portale Principale

 
                                                                                                                              
 
Sopra l’architrave, un arco ornato con motivo floreale, che richiama la dualità, ogni foglia nasce dall’unione di due archi per formare un fiore a 3 petali. Alla base dell’arco a sinistra, una testa maschile e una testa di animale, dalle orecchie a punta, un asino, che guardano in direzioni opposte. A Chartres appena superata la Torre Sud, lato destro della cattedrale, si scorge in alto la scultura di un asino che suona la lira. Nel mosaico pavimentale della Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Otranto sono rappresentati Re Artù, Re Salomone, un centauro che scaglia la freccia a una cerva che è ferita, una sirena con doppia coda, piccoli draghi, un asino che suona la lira come, una scacchiera, tutti simboli templari. La bocca dell’asina secondo il Talmud è una delle dieci cose furono create alla fine del Sesto Giorno della creazione del mondo. A cavallo di un’asina Gesù fece il suo ingresso trionfale a Gerusalemme. Nella mitologia greca re Mida (re della Frigia), dopo essere stato punito da Apollo che gli ha fatto crescere delle enormi orecchie d’asino, crea il berretto frigio per nascondere i suoi nuovi attributi. Il berreto frigio era il copricapo dei maestri comacini. Alla base dell’arco a destra, un malefico drago attacca un leone. In entrambe le rappresentazioni, la dualità. Sull’architrave del portale principale della chiesa a Lucca di San Michele in Foro è scolpito (dalle maestranze comacine) un onocentauro, con corpo umano e il corpo di asino.
 
Sul lato destro del portale principale scolpita nella pietra una triplice scritta misteriosa con simboli misterici.
 
Figura 2. Duomo di Barga scritta misterica  7+7+8 simboli
 
 
La triplice scritta misterica è formata con Cinque segno o simboli diversi, ed è costituita dalla seguente ripetizione di sette segni: croce a bracci uguali “ ”– un simbolo arcano “” - triangolo capovolto “”- lettera “h” - triangolo capovolto “”- lambda “Λ”- triangolo capovolto “”. L’epigrafe è ripetuta tre volte, su tre righe, precedute da una croce a bracci uguali e soltanto l’ultima riga ha anche una croce finale. La stessa iscrizione si trova anche sul lato destro della Porta Nord del Duomo.
 
Di questa scritta misterica esistono tutt’oggi pochi esemplari, diffusi in un’area ristretta della Toscana: a Pisa (San Frediano[1], Battistero di san Giovanni, Museo San Matteo[2]), a San Pier maggiore in Pistoia, e a Barga, a questi esemplari, si aggiunge quello lucchese, oggi non più esistente di cui è giunta solo la testimonianza. Esiste in Piemonte, in un’altra scritta misterica formata dalla sequenza di sette segni nota come la scritta templare di Staffarda. I simboli sono diversi da quelli che si trovano in Toscana.
 
Figura 3. Abbazia cistercense di S.M. Staffarda - scritta misterica  7 simboli
 
 
All’esterno dell’abbazia cistercense di Santa Maria di Staffarda, un architrave su una finestra della loggia dei mercanti, riporta 7 simboli noti come “la scritta templare”, databile tra gli anni 1230 e 1240. Risulta costituita da un rombo centrale (un quadrato ruotato di 45°), collocato tra due colonne unite dall’arco, cioè una nicchia “Ո”; poi ai lati altri due rombi più piccoli, fiancheggiati a sinistra da un ramoscello con tre diramazioni, e a destra da un cerchio con due petali (dualismo). Il rombo centrale è più grande dei due rombi laterali.
 
Secondo l’interpretazione dell’epigrafista Margherita Guarducci, i tre caratteri intercalati tra croci e triangoli della scritta di Barga, possano essere le lettere greche maiuscole “my”, e “lambda” e minuscola “eta” che quindi potrebbe essere l’abbreviazione di “M(icha)EL”, cioè Michele, il significato diverrebbe una triplice invocazione all’Arcangelo Michele. In questa interpretazione, la croce, i triangoli rovesciati sono considerati come riferimenti alla trinità, perciò considerati intercalari, ma non può essere così, perché il triangolo riferito alla trinità ha il vertice verso l’alto e non verso il basso come riportato nell’incisione.
 
Michele è l’Arcangelo della Faccia, il “quis ut Deus” (che è come Dio). È una figura gerarchicamente superiore a quella dell’Angelo, che ne assume il ruolo di comandante, la parola deriva dal greco ed è composta dai termini àrchein, comandare. I cattolici romani identificano Cristo con Michele, che è anche misticamente il suo “volto”. Michele è l’Angelo patrono dei Templari.
 
Marisa Guarducci ritiene che tre caratteri dell’epigrafe siano in lingua greca. La studiosa è giunta a questa conclusione costatando che il sesto simbolo Λ è scritto in greco lambda maiuscolo, in conseguenza si deduce che il simbolo centrale h corrisponda a un eta corsivo, mentre il primo simbolo che assomiglia a una m sia un my latinizzato. Si ottengono per i tre simboli le lettere greche M, ή e λ, composte di due consonanti e una vocale. Usando il comune sistema di compendio dell’epoca, che consisteva nel contrarre la parola tenendo conto della lettera iniziale e delle due ultime, si ottiene la contrazione della parola greca Mιϰαήλ, Michele.
 
Secondo Ottavio Banti, invece, i caratteri non sarebbero di origine greca ma latina, modificati nella forma per via d’influenze esterne. Il lambda sarebbe in realtà una L, esasperata a tal punto che il trattino orizzontale non si congiungesse più in basso ma in alto. Inoltre, attribuisce un significato differente ai triangoli rovesciati, che la Guarducci aveva considerato come simboli trinitari messi a demarcazione dei singoli caratteri greci. Banti, invece, vede in questi triangoli un’esasperazione della lettera “i” influenzata probabilmente, dalla volontà di inserire nel testo questo potente simbolo trinitario. Anche Banti, interpreta la triplice sequenza come ripetizione del nome Mihili, derivato dall’originale Mikaél.
 
Il nome Μιχαήλ (Mikaél) è composto di 6 lettere, 3 vocali e 3 consonanti, due gruppi di tre. La prima riga di Barga contiene 7 segni, una croce iniziale, poi 6 segni, il numero delle lettere greche di Mikaél. Il gruppo di 6 è diviso in due, 3 lettere greche e 3 triangoli rovesciati. Si hanno 3 triangoli per riga, e 3 righe misteriche, dunque, intenzionalmente si è messo l’accento sull’aspetto trinitario. La terza scritta con l’aggiunta di una croce finale è composta di 8 segni, 6+2 = 8. Ritroviamo nei numeri il simbolismo misterico visto a Perugia nel tempio circolare consacrato a Michele Arcangelo[3].
 
Le scritte misteriche generano delle combinazioni numeriche, sono realizzate con 7 simboli, suddivisi in tre righe, la somma dei simboli è 7+7+8=22. Il numero 22 rappresenta le lettere o suoni descritti nel Libro della Creazione ebraico, il Sepher Yetzirah. Esse sono le lettere fondamentali con le quali Dio ha formato l’anima dell’intera creazione e di tutto ciò che è stato creato, sono la causa prima della formazione nella materia.
 
Facendo riferimento alla psefia si attribuisce un valore numerico alle tre lettere greche M(40), ή(8) e λ(30), il nome contratto di Mikaél : 40+8+30 = 78 ridicendo il numero al suo pitmene si ottiene 7+8 =15 = 1+5 = 6. Sei è il numero riferito al Macrocosmo, è il numero dei petali del Fiore della Vita. Il valore numerico 78 di Mikaél può essere analizzato come:
 
  • Formato da 7 e 8, esattamente i caratteri delle prime due righe e della terza riga.  
  • La prima riduzione di 78 fornisce il numero quindici 7+8=15, che è il 5° numero triangolare, la Pentactide, ritroviamo il 5 nel numero dei segni diversi della scritta di Barga e della scritta misterica di Sant’Angelo a Perugia.
  • Il suo pitmene 1+5=6 ci dà il numero delle lettere del nome di Mikaél, l’Angelo del Sole.
  • Infine 78 è la somma degli Arcani Minori 56 e Maggiori 22 dei Tarocchi. In numero totale dei segni delle tre righe è 22. I Pitagorici associavano il poligono di 56 lati di Tifone (la potenza distruttiva), il 22 è il numero della formazione o costruzione del mondo, i suoni o le consonanti emesse da Elohim. “I Tarocchi sono la chiave di tutto l’esoterismo occidentale”.
 
Gli stessi simboli sono ripetuti per due righe, diventando così 14, due volte sette, sette per lo Spirito sette per la Forma, i Sette Cieli e le Sette Terre. La somma dei segni delle tre righe è 7+7+8=22, il numero delle 22 lettere o suoni[4] del Libro della Creazione, il Sepher Yetzirah. Esse sono le lettere fondamentali con le quali Dio ha formato l’anima dell’intera creazione e di tutto ciò che è stato creato, sono la causa prima della formazione nella materia
 
Occorre però sapere che per la scritta simbolica e misterica dei Maestri Comacini vi sono più livelli d’interpretazione. Il primo livello fa giustamente riferimento all’Arcangelo Michele. Il secondo livello è quello propriamente misterico o iniziatico dei Maestri della Grande Opera, si basa sulla conoscenza del significato misterico dei singoli simboli.
 
  • Il primo simbolo è la croce templare pattée a bracci uguali “”, che rappresenta verticalmente lo Spirito, e orizzontalmente la Materia da esso vivificata. È la Croce Cosmica, causa di ogni manifestazione.  
  • Il secondo simbolo difficile da interpretarsi. Interpretato come una variante della lettera “M” può indicare Maria, la Madre, la Matrice, il Mare della Materia. Nel Sepher Yetzirah, la lettera M è indicata come una delle tre lettere madri (con aleph e shin); essa raffigura simbolicamente la morte, ma anche la rinascita, la riformazione, il ritorno. È la lettera matrice di vita che dona l’immortalità. Interpretato come simbolo, ci appare come un perfetto ovale, cioè una Vesica Piscis (la Vescica del Pesce), con l’aggiunta di una linea sinuosa che tende a richiudersi su se stessa, che può interpretarsi come una seconda vescica però aperta. Il Pesce, in passato era il simbolo della Dea Madre, rappresentazione grafica del ventre femminile (simbologia che i Celti manterranno per secoli). I primi cristiani, nei loro Misteri sacri, chiamavano se stessi “pisciculi” (piccoli pesci) e si ritenevano tutti pesci cresciuti nell’acqua e salvati da un grande Pesce. I piccoli pesci escono dalla seconda vescica aperta. I simboli del femminile sono tutte le forme e gli andamenti sinuosi, ruotanti, tondeggianti. Il secondo simbolo equivale misticamente alla lettera M.
  • Il terzo segno “”è un triangolo con la punta in basso cioè rovesciato, è riflesso del triangolo con il vertice in alto nella manifestazione, lo sguardo dell’occhio della divinità appare in un certo modo diretto “verso il basso”, cioè dal Principio verso la manifestazione stessa. La forma del triangolo rovesciato non è altro che lo schema geometrico del cuore, l’occhio del cuore.  Il triangolo con la punta in basso è assimilabile a una coppa, quella che raccoglie il sangue divino. Nel simbolismo cristiano il doppio getto di sangue e d’acqua che esce dalla “ferita”del cuore di Cristo si riferisce alla “fonte d’immortalità. Proprio questo “sangue d’immortalità”, secondo la leggenda, fu raccolto in una coppa da Giuseppe d’Arimatea.
  • Il quarto simbolo è la lettera “h” che è legata al numero “8” otto, infatti è l’ottava dell’alfabeto latino e in quelli da esso derivati, l’ottava anche nell’alfabeto Ebraico e in quello Fenicio, dove il suo significato era “siepe chiusa, ovile”; l’ottava lettera, aspirata, dell’alfabeto Inglese. I Romani, così come gli Etruschi, adottavano una settimana di otto giorni (ciclo nundinale), contrassegnando con le lettere dalla A alla H, l’inizio e la fine. Questo segno che si trova al centro della scritta misterica, è legato al numero otto, simbolo matematico dell’infinito ∞, riferito ai due cerchi eterni della forza duale  
  • Il quinto segno “”è di nuovo un triangolo con la punta in basso.
  • Il sesto segno è la lettera greca “L” lambda, che è sia la lettera iniziale della parola Logos, e sia la rappresentazione stilizzata di un compasso, può raffigurare la spiritualizzazione del compasso stesso e il suo superamento nell’indicazione del Logos. I sette numeri dell’Anima del Mondo[5] di Platone, secondo il consiglio di Plutarco devono essere disposti su due rette disposte secondo la lettera lamda “L”. Sette sono anche i simboli per le prime due righe. La lettera Lambda tenuta in gran considerazione da Platone, indica la discesa del Logos nella manifestazione.
  • Il settimo segno è nuovamente “”un triangolo con la punta in basso.
      
Si hanno 5 simboli diversi così distribuiti per riga: una croce, 3 triangoli, 3 lettere, in totale 7 simboli. Si formano due triadi una di triangoli rovesciati e una di lettere o segni misterici. Il triangolo ripetuto tre volte assume ugni volta una qualità diversa come le tre Guna o stati della materia della filosofia orientale, per questo motivo nel disegno i triangoli sono colorati con tre colori diversi. I bracci della Croce, il primo simbolo, trovano l’equilibrio nel punto centrale, l’Alfa da cui inizia la creazione, perciò il simbolo è posto al centro.  
Figura 4. Disposizione geometrica dei sette simboli di Barga
 
 
La terza riga ha due croci: la Croce iniziale è la discesa dello Spirito nell’oscura Materia Caotica, la Croce finale è la risalita dello Spirito dalla Materia redenta e divenuta raggiante. La Croce all’inizio e alla fine nella terza riga, è l’Alfa “α” e l’Omega “ω” della creazione. Nella terza riga abbiamo 8 simboli, il numero otto numero otto che rivela l’equilibrio tra l’ordine terrestre e quello e quello celeste. La croce al centro del doppio triangolo o stella a sei punte è dunque esotericamente doppia.
      
La stella a sei punte equivale al fiore della vita a sei petali, alle sei direzioni dello spazio e al Chrisma, dove sono riportate l’alfa e l’omega.  Sulle pareti della Cappella Templare di Montsaunès sono rappresentati parecchi Chrisma a sei bracci, il marchio della confraternita dei costruttori[6]. Il Chrisma è anche il simbolo dei Maestri Costruttori.  
Figura 5. Il Chrisma e la scritta misterica di Barga
 
 
Il Chrisma o monogramma di Cristo o X(Chi) P(Rho) è una combinazione di due lettere dell’alfabeto greco, che formano un’abbreviazione del nome di Cristo.
 
Il Chrisma tradizionalmente usato come simbolo cristiano è fatto risalire dal vescovo Eusebio all’imperatore Costantino a cui apparve in sogno il Cristo, che però conservò sempre la carica pagana di Pontifex Maximus. Costantino dedicò molta parte del suo tempo nel tentativo di comporre il dissidio religioso fra gli stessi cristiani. Durante la lotta contro Massenzio cercò di conciliare le tendenze pagane con quelle cristiane facendo disegnare sugli scudi dei soldati il simbolo, composto di: X(Chi) = Simbolo del Sole e P(Rho)= Monogramma di Cristo.
 
La combinazione delle prime tre lettere del nome Christos “X, P, I” forma la ruota a sei raggi corrispondenti ai punti cardinali e all’asse polare, simbolo del “Sole Invincibile” (Sol Invictus) che ornava il labaro dell’imperatore Costantino e che era conferito all’imperatore romano nella sua qualità di grande ordinatore del regno terrestre (Pontefice Massimo). Adottato dai cristiani questo fu trasformato mediante l’incorporazione del nome di Cristo, Sole divino dell’Universo: «Cristo, luce e irraggiamento del Padre, salvezza del mondo che percorre il cerchio dell’anno» (Inno dei Vespri della Natività)[7].
 
Per i Maestri d’Opera dell’antica Roma, membri dei collegia fabrorum, l’atto di orientare un edificio seguendo i punti cardinali rivestiva un significato molto più importante di un semplice procedimento di costruzione: essi si facevano l’eco del grande atto ordinatore per mezzo del quale la divinità aveva formato il cosmo dal caos. Platone scrive che il Demiurgo, composto il suo miscuglio tra la natura del Medesimo e la natura del Diverso, lo scisse in due bande che incrociò l’una sull’altra come una X. L’Anima del Mondo appare nella forma della lettera X in un “Cerchio Perfetto”. La X[8], la croce dentro il cerchio, ha inoltre un significato più chiaro nella filosofia misterica Orientale: è l’Uomo dentro il suo involucro sferico. Proclo dice che una X è stata posta al centro di ogni individuo come immagine dell’Anima del Mondo. La nostra comunanza con l’Anima del Mondo, è simboleggiata dalla X posta nei nostri cuori. Il cuore dell’uomo che è considerato la dimora dello Spirito è segnato da una croce. Riprendendo il rito dei collegia fabrorum, il cristianesimo gli conferì un significato nuovo in cui la croce iscritta dentro un cerchio appariva come l’emblema di Cristo.
 
Con quanto scritto sopra è più che probabile che i Maestri d’Opera seguaci fedeli all’antica tradizione abbiamo hanno questa epigrafe quale emblema della loro conoscenza misterica. Questo ripetersi della scritta in linguaggio cifrato che allude alla divina creazione in terra e alla successiva redenzione della materia grezza o bruta, per mezzo del Logos, è legata al messaggio che l’antica gilda dei costruttori prima romani e poi comacini affermavano di costruire secondo i dettami dell’armonia divina. L’Arcangelo Michele che compare indirettamente nella scritta è Uno con il volto del Signore, ossia il suo Doppio per gli scopi terrestri rappresenta la Divinità nelle sue visite alla terra.
 
Sul fianco sinistro del Duomo si osservano i resti del portale originariamente posto nella facciata della chiesa primitiva. Questo portale che guarda verso la Loggetta del Podestà, ha un architrave scolpito che raffigura una scena conviviale “Agape” (significa amore disinteressato, fraterno, una virtù, uno stato spirituale, un dono di Dio), un’opera attribuita al Maestro Comacino Biduino, e racconta del miracolo dello “Scifo d’oro” (la brocca d’oro operato da San Nicola. Un altro architrave quasi identico scolpito del Maestro Comacino Biduino, si ritrova a Lucca sotto una croce templare nella chiesa di San Salvatore. Nella porta laterale di quella chiesa c’è un’altra scultura, che reca incisa la firma di Biduinus[9].

Figura 6. Duomo Barga fianco sinistro
 
 
Si narra che un giovinetto, Adeodato, rapito dai saraceni viene destinato a fare il coppiere del re Marmorino (quello intento a lisciarsi la barba). Adeodato soffriva però di nostalgia e San Nicola intervenne per riportarlo a casa. A destra e a sinistra si vede il giovane al lavoro. Al centro il giovane trascinato per i capelli dal Santo  viene riconsegnato ai genitori.
 
Perché un miracolo riferito a San Nicola nella chiesa dedicata a San Cristoforo? L’importanza data dai Templari a San Nicola e San Martino, è mostrata negli affreschi della Cappella Templare di Montsaunès: entrambi sono posti uno di fronte all’altro in nicchie poste sulle pareti della navata. San Martino è raffigurato dietro una croce templare rossa nel portico del Duomo di Lucca. Infine, le vesti di San Martino sono quelle tipiche dei Templari, dai colori bianco e rosso.
       
Figura 7. San Nicola miracolo scifo d’oro
 
 
Anche nella cattedrale di Chartres sono rappresentati i santi Nicola e Martino, sia nelle sculture sia nelle vetrate. Nel medioevo, San Nicola era uno dei santi più amati dai cavalieri degli ordini religiosi-militari soprattutto presso i Templari e marinareschi, è, infatti, il patrono dei marinai, non è un caso che i Templari possedessero una poderosa flotta di navi militari e commerciali.  San Nicola, al pari di Francesco d’Assisi, elargì tutti i suoi beni ai poveri, divenne il protettore dei bambini delle vedove e poveri, l’ideale cavalleresco.
 
Ai lati della scultura del miracolo di san Nicola, sono poste due formelle con due uomini con barba scudo e spada vigilano, solo quello sul lato sinistro è in perfetto stato. Il motivo di uomini con scudo e spada alzata verticalmente in segno di vigilanza compare nelle pareti esterne del duomo nelle formelle alle basi degli archetti, quasi a rimarcare di una chiesa sorvegliata da guerrieri armati, dai Cavalieri del Tempio. Il Duomo era una volta un bastione dei Cavalieri Templari[10]. Non scordiamoci poi di chiederci chi, all’epoca della costruzione del Duomo, e dei suoi ampliamenti, avrebbe potuto disporre di somme tali da permettere la realizzazione di una chiesa che per mole e magnificenza certo non sarebbe sfigurata in una città: non certo i poveri abitanti di un piccolo borgo medievale, ma certamente un ordine, come quello templare, che era in grado di disporre di somme ingenti.[11]
 
 Figura 8. Duomo lato sinistro nord - Guerrieri armati  
 
[1] La Scritta è posta su un’unica riga orizzontale.
[2] Nella chiesa a Pisa dei SS: Cosma e Damiano (XI secolo), oggi distrutta, vergata su tre righe e si trovava sullo stipite destro della porta, al di sopra di un’altra iscrizione che citava gli artefici Giovanni e Venacio, che aveva lavorato alla porta stessa. La pietra con l’iscrizione è esposta presso il Museo Nazionale di San Matteo.
[3] Vincenzo Pisciuneri - Sapienza Pitagorica Arithmos III Nume Nomen Omen (2018).
[4] L’insegnamento gnostico cristiano parla di 30 suoni, mancano gli otto suoni delle due Tetradi: 30-4x2=22.
[5] L’Anima del Mondo viene divisa in più parti in base a criteri di proporzionalità e armonia le cui misure sono date dalle due quaterne (4 + 4) geometriche di: 1, 2, 4, 8 e 1, 3, 9, 27 che insieme formano una serie di Sette numeri: 1, 2, 3, 4, 8, 9, 27.
[6] Chrisma in Santa Maria de l'Assumpció de Cóll, La Vall de Boí, Spagna. Louis Charpentier riferendosi al Chrisma nel libro il Mistero di Compostela scrive: “È un marchio dei costruttori pirenaici”.
[7] Titus Burckhardt - La nascita della cattedrale di Chartres.
[8] La grande considerazione verso questo simbolo è tale che la X è sinonimo di coefficiente della quantità sconosciuta. Nella numerazione romana e cinese indica il Dieci, il numero dell’Uomo Celeste.
[9] http://www.duepassinelmistero.com/Il%20Duomo%20di%20BARGA.htm
[10]Il Duomo, insieme al Palazzo Pretorio, costituisce una sorta di cittadella fortificata, protetta da poderosi muraglioni un tempo muniti di merlature e robuste porte d’accesso. L’articolazione stessa dell’edificio e l’imponenza della torre campanaria, conclusa sulla sommità da merli, fa ritenere che l’edificio svolgesse anche una funzione di difesa.
[11] Pier Giuliano Cecchi.  http://www.barganews.com/2011/10/14/una-nuova-traccia-dei-templari-in-duomo/
 
LE FORMELLE MISTERIOSE DEL DUOMO
 
 
Sulle pareti laterali esterne del Duomo in alto e in posizione mediana è realizzato un motivo continuo con una serie di archetti, alla cui base una serie di riquadri (formelle), scolpiti con nodi, figure geometriche che esprimono la dualità[1], figure umane e draghi. Gli archetti che uniscono idealmente due colonne sostituite dalle formelle, significano unione armonica degli opposti, tema tanto caro ai Templari. Due formelle del Duomo riportano la pianta di Mais sconosciuta in quell’epoca perché importata secoli dopo da Cristoforo Colombo dall’America dopo il 1492. La pianta del mais si ritrova scolpita in altre chiese della Toscana[2]. Perché le tre caravelle avevano impresso nelle vele bianche una croce patente rossa, il simbolo dell’Ordine Templare?
 
Figura 1. Formella con pianta di mais - Duomo fianco sinistro parte media
 
Il collegamento è dunque con i Templari e i loro viaggi nell’America con le navi della loro possente flotta con cui solcavano i mari. Flotta che sparì nel nulla poco prima che fu decretato l’arresto dei Templari. L’eccellenza della marineria Templare ha stimolato Enrico Calzolari la ricerca di tracce che avvallassero l’ipotesi del loro arrivo nelle Americhe secoli prima di Colombo. Enrico Calzolari ha identificato a Volastra (Cinque Terre, La Spezia) la simbologia della marina da guerra Templare, unitamente ai ritrovamenti di simbologie dell’America Meridionale in Toscana, particolate in Lunigiana con una frequenza elevata lungo i percorsi medioevali. Una ricerca che gli ha consentito il riconoscimento, in Italia, della pianta di mais giovane e adulta del cacao, dell’ananas, della croce templare inclinata[3].
 
Figura 2. Duomo fianco sinistro coppia Draghi a forma di Urobos
 
 
Sul fianco sinistro del Duomo una formella mostra un drago che combatte con un altro drago formando così un ovale. Sulla parte frontale un uomo combatte con un serpente, la figura tende ad essere chiusa perché il serpente morde il piede dell’uomo. Il drago si presenta con due volti che sono, a loro volta, due “segni” rivelatori: da una parte è il custode del segreto, del luogo sacro, della ricchezza nascosta, e come tale il divoratore di chi tale segreto vuol profanare e di tale ricchezza si vuole appropriare; dall’altra è il vomitatore dell’eroe, quindi il suo Iniziatore. Viollet-le-Duc scrive nel suo Dizionario ragionato di architettura medioevale, che tra due archi ogivali sulla volta nei sotterranei della vecchia sacrestia della chiesa abbaziale di Vezelay sono poste quattro figure scolpite, di uno di loro, raffigura un guerriero con un’armatura che ricorda le squame del Drago. Le gambe delle figure Drago e Guerriero sono attorcigliate per formare un cerchio (l’Urobos) con il Drago come morde la testa al Guerriero mentre questo lo trafigge.
 
In alto a sinistra sul portale principale una coppia di formelle mostra un guerriero armato con scudo e un drago che si fronteggiano. Il guerriero ha uno scudo templare a mandorla con cinque cerchi, la testa sormontata da un cappello frigio segno iniziatico. Curiosamente il guerriero sembra mostrare tra il cappello e il collo, un unico grande occhio. Al lato destro del drago una formella con motivo floreale contenente il doppio motivo del fiore a quattro petali a forma di X con una croce templare pattée.
 
È probabile che i cerchi nello scudo fossero sei come quelli dello stemma adottato in seguito dalla famiglia dei Medici; il cerchio mancante più in basso può essere stato eroso col tempo. Sei cerchi, richiamerebbero i sei cerchi del Fiore della Vita. Il drago ha la coda avvolta a forma di otto o doppio vortice-spirale centrifugo e centripeto.
 
Figura 3. Duomo di Barga Guerriero con cappello frigio e Drago – Croce Templare

 Sui fianchi del duomo all’interno di formelle si ritrovano figure simboliche tra cui nodi di Salomone, di cui uno sul fianco sinistro, serpentino con la testa con due orecchie, quasi a volere alludere ai serpenti di Saggezza Umani cioè gli Iniziati. Le formelle, i nodi sono databili al primo ampliamento del Duomo avvenuto nel XII-XIII secolo.
   
 
Figura 4. Nodi di Salomone - Nodo di serpente con orecchie

In alto sul fianco sinistro nella parte mediana della chiesa (lato Aringo) si trova scolpito in una formella un serpente che si avvolge su un bastone, che ricorda l’episodio di Mosè nel deserto, e contemporaneamente allude al significato arcano della “S” avvolta sull’asta, come quella disposta in basso nel simbolo del Chrismon o Chrisma, formato da sei raggi, unione di una P con una X.
 
Figura 16. Formella serpente su asta
 
Compare anche la figura di un cane, il compagno fedele del cacciatore. Separatamente la figura di un cacciatore armato di arco e freccia. Questo tema è riportato all’interno del Duomo su inciso nel marmo in un fianco della balaustra. A Lucca il tema del cane e del cacciatore che insegue la cerva ad opera dei Maestro Comacini, è ripreso più volte sia nella facciata del Duomo di San Martino e sia nella facciata della chiesa di San Michele in Foro.
 
Figura 5. Duomo di Barga - cacciatore - cane
 
 
Vi sono stupendi motivi simbolici  a sfondo floreale. Per esempio una formella della facciata frontale presenta il motivo del fiore a 4 petali ripetuto per 5 giri. Una “X” i cui terminali sono 3 punte a fiori di Lys è tracciata dai quattro angoli della formella. Sommando 5+4+3=12 si ottengono le punte agli estremi della croce a “X” o di Sant Andrea.
 
Nella Round Church Templare di Londra alcuni Cavalieri Templari sono rappresentati sui coperchi dei sarcofaghi con le gambe incrociate a X, che secondo l’interpretazione misterica rappresentano i Templari Iniziati. Il teschio e le ossa incrociate erano un simbolo templare.  Nella facciata Ovest della cattedrale di Chartres è nel Portale Reale di Sinistra è rappresentato un musico con le gambe incrociate, in modo da formare una “X”.  L’iniziato di Chartres era il Maestro d’Opera custode delle armonie musicali pitagoriche, che disegnò armonicamente le arcate e i pilastri, la Cattedrale, accordandone le parti tra loro, e le singole parti con il tutto, alla stregua di uno strumento musicale. La spiegazione ufficiale è che si trattava di un modo di fare degli scalpellini occitani di Lingua d’OC, può darsi, ma si tratta di scalpellini legati a scuole misteriche. Analoga rappresentazione con le gambe incrociate è fatta per Mosè, nel Portale Reale di Sinistra. Questo simbolo in caratteri latini rappresenta il 10 numero dell’Uomo celeste e pitagoricamente la Tetractis, cioè l’unità, le due nature, i tre principi e i quattro elementi, che sommati, danno per totale Dieci. Il numero romano X, a sua volta, è costituito da due “V” opposte, congiunte per i vertici di cui una rovesciata, cioè da due cinque.
 
Figura 6. Duomo di Barga – facciata centrale formella con fiore a 20 petali
 
 


[1] Tutte le formelle si possono ammirare visitando il sito http://www.bargainfoto.altervista.org/duomo_barga.html
[2] Come a Caramanico Terme (PE) - Chiesa di San Tommaso, Chiesa di S. Pietro a Grado (PI).
[3] Il primo libro sui Templari in Lunigiana di E. Calzolari risale al 2006, scritto insieme al Prof. Luigi Battistini. Egli ha catalogato nella Lunigiana molti esempi di simboli Templari, comparandoli con quelli già noti in Italia ed Europa, notando similitudini con simboli sud e meso-americani ed indizi sulla antica navigazione astronomica, sulla quale ha scritto vari saggi ed articoli.
 
AMBONE
 
All’interno del Duomo di Barga il presbiterio è rialzato rispetto alla navata di alcuni gradini; una transenna marmorea pone l’accento sulla separazione tra le due parti della chiesa. Alla transenna si appoggia un magnifico ambone decorato con un sistema sia d’intarsio sia di bassorilievo sorretto da quattro colonne, opera del Maestro Comacino Guido Bigarelli.
 
Figura 1. Barga – basi colonne Ambone

 
Le due colonne anteriori appoggiano su due leoni stilofori[1] che rappresentano la Forza Duplice: due leoni scolpiti erano posti ai lati del trono di Salomone. Il leone di sinistra atterra il drago simbolo della forza da domare, l’altro a destra, atterra un uomo che con una mano cerca di allontanare la bocca e con l’altra lo pugnala. Il Leone è la figura duale del Drago trafitto che contemporaneamente cerca di mangiare l’uomo. Il leone è un indiscusso simbolo di Forza perciò, posto a guardia dello spazio sacro. Cristo è chiamato “il Leone della tribù di Giuda”. Il leone è accanto al Trono divino nel libro dell’Apocalisse (5, 5). La colonna posteriore di sinistra è sorretta da un nano con la barba, la critica afferma che rappresenta i popoli pagani. In realtà nel simbolismo arcaico il nano è l’umanità primitiva che deve ancora crescere sia nel corpo sia nello spirito. Il pulpito è diviso in sei archetti ogivali ai due lati (2x6=12), e in quattro in quello frontale.
 
Le colonne sorreggono un ambone (un pulpito più basso) diviso lateralmente in sei archetti e frontalmente in quattro archetti. Sul lato che raffigura l’Adorazione dei Magi del pulpito, cioè a Nord, è rappresentato sotto forma di grande aquila, simbolo di Giovanni Evangelista. Sul lato destro a Sud è rappresentato da solo nel quarto arco ogivale Giovanni Battista.
 
San Giovanni Evangelista è festeggiato il 27 dicembre, poco dopo il solstizio d’Inverno, il Nord dell’anno solare.  San Giovanni Battista è rappresentato con il dito indice della mano destra verso l’alto in direzione est, sembra suggerire un arcano messaggio, una direzione da intraprendere. Giovanni Battista è festeggiato il 24 giugno, poco dopo il solstizio d’Estate, il Sud dell’anno solare.
 
La storia di Gesù e il cristianesimo primitivo furono comunicati a Hugh de Payens dal Patriarca di Gerusalemme, Teoclete, che era il grande pontefice dell’Ordine del Tempio della setta nazarena o joannita e da cui verosimilmente fu iniziato. Dopo di che i segreti furono appresi da alcuni cavalieri in Palestina, scelti fra i più elevati e intelligenti membri della setta di San Giovanni, che furono iniziati ai Misteri. I Templari consideravano Giovanni Battista come loro patrono. I due San Giovanni sono due punti di riferimento: il Battista annuncia la Rivoluzione cristiana, l’Evangelista chiude il libro del Mondo con l’Apocalisse. L’uno è all’inizio e l’altro alla fine, l’uno è l’alfa e l’altro l’omega.
 
Figura 2. Duomo di Barga – Ambone i due San Giovanni                                     

Non possiamo ignorare l’importanza dell’indice destro di Giovanni Battista data da Leonardo da Vinci nei suoi dipinti, nell’Adorazione dei Magi e nella Vergine delle rocce. Il dito rappresentava l’appartenenza a una corrente d’insegnamento segreto, appunto quella del Battista cui i Templari erano stati iniziati[2]. A tale corrente segreta appartenevano Leonardo e Raffaele Sanzio che nel quadro “La Scuola di Atene” raffigura Leonardo nei panni di Platone tra i filosofi greci con l’indice alzato! La quarta colonna che sorregge parte del pulpito dal lato Giovanni Battista, volutamente, non ha alla base stilofori, né di leoni né di nani, occorre guardare in alto nella direzione del dito.

Figura 3. Duomo di Barga laterali Pulpito i due San Giovanni

 
Sul lato sinistro, i tre Re Magi sono rappresentati a età crescenti con cappelli a corona ornati da simboli, il più giovane a cavallo, indossa un copricapo con i fiori di Lys (giglio o iris con tre petali), sopra la testa una ruota con 16+16=32 triangoli neri, 32 bianchi, e al centro un fiore della vita bianco; un doppio vortice è sotto il cavallo. Il più anziano indossa un copricapo con croci templari e rombi. Il terzo Re inginocchiato davanti al bimbo divino, porta un copricapo ornato con una serie di Vesica Pisces o mandorle, alternate a una coppia di cerchi. L’intersezione di due cerchi determina la Vesica Pisces.
 
I Tre Re Magi sono rappresentati uno giovane senza barba, e due con la barba. Un affresco bizantino a Ravenna in Sant’Apollinare Nuovo, mostra i tre Re Magi, con pantaloni di foggia persiana: uno sbarbato più giovane, e due con la barba, tutti con il berretto rosso frigio, tipico delle iniziazioni di Mitra, il dio nato dalla roccia. Con il cappello frigio amavano rappresentarsi i Maestri Comacini.
 
Figura 4. Barga Re Magi – Ravenna Sant’Apollinare Re Magi con cappello frigio
 
                                      
Due Re Magi sono rappresentati con la barba, i Cavalieri Templari non dovevano mai radersi la barba. Gesù è raffigurato con la barba, vedi il sacro lenzuolo, la Sindone. La barba tra gli Ebrei era portata piena, e la legge religiosa vietava di tagliarla sulle guance (Levitico, XIX, 27, XXI, 5), il tagliarsi la barba era segno di lutto (Geremia, XLI, 5), e il tagliarla ad altri costituiva ingiuria suprema. Lo stesso significato ignominioso ha il taglio della barba presso gli Arabi.
 
L’idea dei primi cristiani, quella di un Salvatore divino dalla portata cosmica planetaria, ha il suo ascendente più prossimo non nel messianismo ebraico, ma semmai nelle profezie zoroastriane del Mitra Shoshyant l’equivalente degli Avatar indu. Questo conferma l’interpretazione esoterica secondo cui Gesù Cristo fu un avatar divino.
 
Figura 5. Duomo di Barga – simbolismo particolare

Il lato dove è raffigurato San Giovanni Battista riporta in alto a sinistra un cerchio diviso in tre settori, contenente un triangolo equilatero blu e al centro tre cerchi bianchi che formano un fiore a tre petali, motivo che si riscontra nelle cattedrali gotiche. A sinistra un Fiore di Lys e sotto un fiore a otto petali. Il fiore a otto petali e la stella a otto punte sono tipici delle rappresentazioni templari.
          
Il Fiore di Lys, a tre petali è il simbolo del ternario, della Trinità. Per quanto riguarda i Templari, il fiore è citato dal celebre versetto del Cantico dei Cantici (2: 1): “ego flos campi et lilium convallium” ripetuto e commentato molte volte da San Girolamo a San Bernardo; quindi non è raro, fino alla fine del 12° secolo, vedere Cristo rappresentato tra gigli o fioroni stilizzati. Il Fiore di Lys è onnipresente sia Cappella templare di Montsaunès, sia nelle cattedrali gotiche. Il fiore appare negli stemmi dei re di Francia e della città di Firenze. Questo fiore lo ritroviamo in Toscana nel Duomo di Barga (LU), nel Duomo di San Martino a Lucca e in San Michele in Foro.
 
Figura 6. Duomo di Barga Frontale ambone

Il lato frontale del pulpito marmoreo[3] suddiviso in quattro archetti, è dedicato all’Annunciazione e alla Natività. Il tema della Natività è ornato con un fiore di Lys sulla vasca e un fiore a doppia corolla a 8 e 16 petali (in realtà sono otto petali doppi), al centro una stella a 4 punte[4]. Il tema dell’Attesa è ornato con una stella bianca a 8 punte in un cerchio blu. Sopra la testa di Maria nel tema dell’Annunciazione, un fiore stilizzato a 3 petali e uno a 4 petali, a lato una pianta con 6 foglie o ramoscelli. A lato una colonna decorata con motivo a zig-zag blu, creando così una serie di M, lettera iniziale di Maria. A destra sopra l’angelo si osservano anche stelle e fiori a 5, 6 e 8 punte. I bordi o cornici del pulpito, sono ornati da un motivo continuo di fiori a 3 petali avvolti a spirali opposte, una specie di fiore di Lys, in totale 3+3=6 petali come quelli della Rotas, Rosas templare, il Fiore della Vita.
 
Il motivo floreale a spirali opposte simboleggia gli opposti in movimento, il doppio movimento rotatorio dell’universo che origina le forze centrifughe e centripete. L’architrave templare di Utelle presso Nizza, mostra una lastra rettangolare, a destra in un quadrato, è scolpito un Drago-Serpente nella forma dei motivi floreali delle cappelle templari; le sei zampette assomigliano alle tre foglie o petali, sono la rappresentazione del Drago Cosmico con i suoi doppi movimenti rotatori.
 
Al centro del bordo inferiore tra le due serie di 6+6=12 fiori (tre destrogiri e tre sinistrogiri) troviamo una strana pianta con cinque ramificazioni o foglie, quattro foglie due per lato, sono uguali e presentano tre protuberanze. Le 3+3 protuberanze per lato guardano i 3+3 fiori a tre petali quasi a equilibrarli. La quinta centrale presenta 5 protuberanze che guardano verso l’alto, in direzione della stella bianca a 8 punte, annunciano la nascita del Figlio dell’Uomo Celeste il cui numero è cinque. In totale 12+5=17 piccole ramificazioni. Diciassette è il settimo numero primo[5] e secondo la Tradizione ebraica la creazione ebbe inizio il 17 ottobre, inoltre Osiride fu ucciso il 17 del mese di Athyr (segno zodiacale Scorpione)[6].
 
Figura 7. Barga cornice Ambone – Utelle Drago con 6 zampette
 


[1] Stiloforo termine architettonico derivante dal greco e che significa "portatore di stilo", cioè portatore di colonna.
[2] Sappiamo della venerazione dei Templari verso Giovanni Battista nell’Abbazia di Collemaggio (Aquila) era custodito il dito della mano destra di Giovanni Battista (la cui presenza nella basilica è documentata da secoli), fino al furto avvenuto nel 1988 in occasione della Perdonanza celestiniana (Celestino V).
[3] Attribuito alla scuola del Maestro d’Opera Comacino, Guidetto da Como.
[4] Vedi particolari in http://www.medioevo.org/artemedievale/Pages/Toscana/Barga.html
[5] I Templari prediligevano i numeri primi. La loro unicità e la loro regola, è che sono divisibili solo per sé stessi e, per Uno, da cui tutto ha origine, e a cui tutto ritorna, ma mai sono il risultato di un prodotto (generazione) tra numeri comuni, mortali; il che li rende misterici, finché il loro segreto non venga individuato come quell’unico punto dove la foglia, sospinta dal vento impedì al sangue del drago di bagnare la schiena di Sigfrido per renderlo invulnerabile. La loro importanza per la matematica deriva dal fatto che hanno il potere di costruire tutti gli altri numeri: sono gli atomi dell’aritmetica.
[6] La morte di Osiride nel numero 17 equivale alla caduta dello Spirito nella Forma, questo è il vero motivo perché tale numero era inviso ai Pitagorici la cui Dottrina era rivolta verso il ricongiungimento di ciò che è stato separato all’Uno, all’Esseità.
 
 
TRANSENNA

Anche la transenna che divide il presbiterio dalla navata è un capolavoro è arricchita da rilievi e intarsi. Intarsi di rombi bianchi ruotati di 45° chiari e triangoli blu scuri ricoprono le cornici. Il rombo è formato dall’unione di due triangoli, vi è dunque un perfetto equilibrio fra il chiaro e l’oscuro. Sulle pareti laterali della Cappella Templare di Montsaunès, si ritrova un gran numero di affreschi a scacchiera sia a quadrati orizzontali sia a quadrati ruotati di 45° (rombi) utilizzati come cornici o motivi separatori. Lo stesso utilizzo lo ritroviamo ripetuto a Lucca nel Duomo di San Martino. Il punto di congiunzione tra i due colori è quello tra il Cielo e la Terra: unendo così i principi complementari nasce il “Figlio del Cielo e della Terra”.
 
Figura 1. Fiori mistici nella transenna
 
Su un lato terminale della transenna intarsi di tre fiori, e una stella. In alto in un cerchio blu, un fiore bianco a 12 petali. Il fiore bianco successivo posto all’interno di un doppio cerchio è a 5 petali doppi che si aprono verso l’esterno creando così una stella blu a 5 punte, col vertice in alto, simbolo dell’uomo, motivo tipicamente pitagorico. Poi un doppio cerchio interno e un’altra stella bianca in campo blu a 5 punte opposta alla prima, in totale 5+5=10 punte. Sotto il fiore in un cerchio blu una stella bianca a 16 punte contenente un cerchio blu con una stella bianca a 6 punte, le punte sono 16+6=22, che è il numero totale dei simboli delle tre scritte misteriche poste a destra del portale principale. Ventidue è anche il numero della creazione secondo il testo cabalista Sepher Yetzirah. L’ultimo è un fiore bianco a 6 petali in cerchio blu. La corolla è costituita da un altro fiore a 6 petali doppi che si aprono all’interno formando così una stella blu a 6 punte.
 
Su un altro angolo della balaustra vi è una serie di incisioni verticali: in alto una sirena con due code, poi una pianta, un cervo e un cane che lo azzanna. Le sirene a due code sono immagini ricorrenti nell’arte romanica, a Pavia, a Como a Lucca e in diversi altri luoghi, in tutta l’Europa. Sculture di sirene si trovano spesso nelle chiese e sono simboli di questi flussi sotterranei. Spesso troviamo scolpita una sirena con la doppia coda sia sugli stipiti di diverse chiese romaniche, come nella Basilica di San Nicola di Bari, nella Cattedrale di Otranto, e nelle chiese gotiche. La doppia coda del pesce indica la polarità in perfetto equilibrio. Vesica Pisces nasce dall’unione dei due principi opposti.
 
Sotto la sirena, un cervo che fugge verso un alberello a 6 rami. Il cervo, in realtà una cerva, che è azzannata alla coscia da un cane. Nella Cappella Templare di San Cristoforo nei Pirenei è rappresentato un tema molto caro ai Templari, quello della caccia alla cerva da parte di un centauro accompagnato da un cane da caccia, un bracco. In Italia ritroviamo il motivo della cerva senza il centauro nei dipinti della Cappella Templare di San Bevignate, e a Lucca, in Francia sul Portale Reale della cattedrale di Chartres[1]. In Austria sul portale dell’ossario templare di Mödling in Stiria (Austria), si può ammirare un rilievo di un cavaliere che insegue un cervo che è inseguito da due cani. In Italia ritroviamo il motivo della cerva e del centauto nei dipinti della Cappella Templare di San Bevignate (solo cerva), e a Lucca nella chiesa di San Michele al Foro e nel Duomo di San Martino dove sono rappresentati all’esterno i motivi cane e cerva, e centauro e cerva. La cerva è la Sapienza Divina inseguita dall’Eroe (qui non rappresentato) aiutato da un cane da caccia. La cerva corre verso un albero a sei rami, l’quilibrio perfetto tra due terne o triangoli opposti.
 
Figura 2. Transenna - Sirena- Cerva- Cane
     
                       
A un’estremità della balaustra dove è posto il cancelletto, in alto l’incisione di una variazione del fiore della vita bianco a 6 petali su fondo blu, la particolarità è che il cerchio esterno è realizzato con altri 6 petali, in totale 12, la rappresentazione crea anche una croce bianca a sei bracci, una forma di un Chrisma. Sotto il fiore, una coppia di draghi contrapposti la forza duale in equilibrio, e in più in basso una pianta simboleggia la Sapienza Arcana e in cima una coppia di colombe che si cibano delle sue bacche cioè della Sapienza Divina.
 
L’altro lato della balaustra dove è posto il cancelletto, ritroviamo in alto il motivo delle colombe e della pianta. Sotto le colombe tre fiori a sei petali, due quasi uguali (i petali sono lievemente diversi), il terzo posto in alto è contornato con due cerchi, sembra equilibrare i due inferiori che devono risultare una polarità opposta.
 
Figura 3. Duomo di Barga Incisioni laterali pluteo presbiterio
 
 
Sulla parte frontale de la prima colonna della balaustra in basso, un grosso fiore in un cerchio blu, con 6 petali bianchi che creano una stella blu a 6 punte; un leone; un albero a 5 rami con due piccoli fiori o stelle a 6 punte ai lati; un leopardo; tre ancora più piccole stelle o fiori a 6 petali. La sequenza è 1 - 2 - 3 fiori, con dimensioni decrescenti. Il leone in basso rappresenta la forza selvaggia, l’individualità. L’albero a cinque rami è riferito all’individualità umana, ai lati due stelle a cinque punte che indicano che si è coscienti dei poteri della personalità e dell’anima. Segue il leopardo che deve essere annientato. La pelle di leopardo era indossata dai sacerdoti di Osiride.
 
Figura 4. Transenna - Leone e leopardo
 
 
Nel mito egizio il malvagio Seth tenta di attaccare il corpo di Osiride trasformandosi in un leopardo: allora Anubi lo ferma e lo sottomette, poi lo scortica e ne indossa la pelle. Il significato è di aver definitivamente sottomesso la forza caotica e selvaggia. Sopra la testa del leopardo, i tre fiori a sei petali del conseguimento, l’armonizzazione dei tre aspetti: personalità, anima, e spirito.
                                                                                                                                                                                                                                  
La cornice è realizzata con motivi che rappresentano la dualità, si vedono ad esempio, coppie triangoli opposti in modo da formare rombi o losanghe chiare e scure. Il simbolo della losanga, della Dualità nasce dall’intersezione di Due Circonferenze gemelle, disegnate con i rispettivi centri distanziati dalla misura del loro raggio.
 
Figura 5. Transenna - rombi e fiori e sei petali
 
 
La prima figura geometrica generata dalla Vesica Piscis è un triangolo equilatero che per la legge della dualità si sdoppia in due triangoli uguali: uno che guarda verso l’alto, la natura divina del Cristo e l’altro che guarda verso il basso, la natura umana del Cristo. Unendo i due triangoli equilateri si forma un rombo, cioè una losanga, una figura con quattro lati e vertici. Troviamo le losanghe come motivi negli affreschi delle chiese templari. Le due nature unite formano la Losanga. I rombi realizzati a Barga sono realizzati con triangoli rettangoli isosceli anziché equilateri. Per i pitagorici il triangolo isoscele (due lati uguali) raffigura la natura del daemon, perché egli partecipa tanto dell’umana passione, quanto della potenza divina. Il Demone di Socrate è la parte incorruttibile dell’uomo, l’uomo reale interiore.
 
Sulla cornice della transenna a sinistra di dove si appoggia il pulpito, ben visibili, vi sono rilievi raffigurate sette teste, tre maschili e tre femminili e quella di un leone, che divide i due gruppi di 3 teste piccole, e di 3 teste più grandi. La prima, la terza, la settima sono maschili, la seconda, la quinta e la sesta sono femminili. Tre teste appaiono coronate. Le ultime tre teste sono più grandi delle prime quattro. Sotto il pulpito si vedono scolpiti 3 motivi floreali segnati da 4 punti, e al termine della balaustra una testa femminile. Vi sono in totale 3 teste maschili e 4 teste femminili, le tre teste maschili si rappresentano geometricamente con un triangolo le quattro femminili, si rappresentano con un quadrato. Con la testa del leone il numero dei protomi o teste, sale a otto, 3+3+1+1=8. Sotto l’ultima testa femminile, sul bordo verticale della transenna, vi sono 6 fiori a 5 petali all’interno di cerchi.
 
Figura 6. Transenna – Protomi
 
 
Le teste o protomi, sono in relazione con l’energia del drago che è racchiusa alla base della spina dorsale; nel cuore si trova il centro della vita sensibile; nella testa quello della mente e dei principi spirituali. Nella testa, è posta la sede dell’anima, questa, mediante il cervello, dona coscienza al corpo e, attraverso il cuore, trasmette la vita al fisico. Concentrandosi nella sede dell’anima e attirando nella testa la forza latente alla base della colonna vertebrale che l’individuo risveglia correttamente la forza del drago[2]. In tal modo, l’anima e il corpo s’incontrano, il padre e la madre si uniscono nella testa, dando luogo alle nozze mistiche e completando l’opera alchemica e rendono l’individuo consapevole dell’esistenza del Cristo interiore.
 
La studiosa Gigetta Dalli Regoli nel 1986, analizzando i protomi della transenna fa un’osservazione molto interessante: “Sette teste virili e femminili, e una sola protome leonina sporgenti dalla cornice superiore del recinto – non trova riscontro in altri edifici ecclesiali contemporanei, e attende ancora una spiegazione soddisfacente o almeno qualche ipotesi plausibile. (Dai Maestri senza nome all’impresa dei Guidi - La formula Barga)”. Gigetta Dalli Regoli precisa che della parte dei plutei che ornano il pulpito, definita una “singolare sequela di teste situata sulla cornice scolpita e intarsiata”. La studiosa olandese Selma Sevenhuijsen nel suo libro “Regina del Vaticano, viaggio sulle orme di Matilde Canossa” al capitolo: “Le tracce di Matilde a Barga”, scrive a proposito delle tre teste in questione: “Poi vedo una fila di visi sul muretto accanto al pulpito, veri visi di re longobardi, due donne e un uomo. La mia intuizione mi dice che qui siano immortalati Matilde di Canossa e i suoi genitori”.
 
L’ipotesi Matilde di Canossa è convincente, perché a quei tempi era la donna più potente e influente d’Italia, era sia la committente, e sia la protettrice delle maestranze comacine. Anche se non ci sono scritti a riguardo, è plausibile che ci sia stato un interessamento di Matilde per Barga, avendola scelta quale riferimento per i suoi domini in Garfagnana. È nota l’importanza militare che aveva in quei tempi Barga: era collegata con l’Emilia tramite il passo del Saltello in Alpe, la cui strada, passando dalla Pieve di Loppia. Una testimonianza dei genitori di Matilde di Toscana si trova nella ricostruzione della Pieve di Loppia, avvenuta nel 1058.
 
Cosa collega Matilde di Canossa con i successivi Templari? La storia templare nasce con la prima crociata, con il Regno cristiano di Gerusalemme. Papa Urbano II, amico di Matilde, nel 1094 a Guastalla (territorio di Matilde) aprì un sinodo e lanciò il bando della prima Crociata che fu guidata da Goffredo di Buglione, suo nipote e poi figlio adottivo. Fin dalle origini dell’Ordine dei Cavalieri del Tempio tutto è oscuro, scrive l’autorevole Louis Charpentier: “È necessario ammettere che l’Ordine fosse già segretamente organizzato in Francia, e che i suoi scopi e i suoi mezzi fossero previsti da lungo tempo. Una prova in questo senso potrebbe essere rappresentata dalle donazioni fatte prima ancora della costituzione dell’Ordine e del ritorno dei nove cavalieri[3]”.
 
La storia templare nasce con la prima crociata, con il Regno cristiano di Gerusalemme. Papa Urbano II, amico di Matilde, nel 1094 a Guastalla (territorio di Matilde) aprì un sinodo e lanciò il bando della prima Crociata che fu guidata da Goffredo di Buglione. Nel 1075 nasce l’Ordine dei Cistercensi. Nel 1076 Goffredo II di Lorena, a cui Matilde di Canossa non aveva dato figlioli, riconobbe nel nipote, il giovane Goffredo di Buglione come erede. Matilde di Canossa la donna più potente d’Italia divenne così la madre adottiva di Goffredo di Buglione.
 
Matilde di Canossa (1046 - 1115) o di Toscana, era figlia di Bonifacio, marchese di Toscana, e della contessa Beatrice di Lotaringia. Sposò Goffredo II detto il Gobbo (1069), duca di Lorena. Nel 1076 Goffredo II di Lorena, cui Matilde di Canossa non aveva dato figlioli, riconobbe nel nipote, il giovane Goffredo di Buglione come erede. Matilde di Canossa divenne così la madre adottiva di Goffredo di Buglione. L’imperatore Enrico IV si oppose al riconoscimento e incamerò il ducato, concedendo a Goffredo solo la marca di Anversa con le contee di Verdun, Mosay, Stenay e Bouillon, dalla quale sua ultima residenza preferita Goffredo ebbe forse il nome. Matilde ebbe la sua rivincita quando nel gennaio 1077 mentre Enrico IV era ospite di Matilde nel castello di Canossa. In quell’occasione l'imperatore, per ottenere la revoca della scomunica da parte del papa, fu costretto ad attendere davanti al portale d’ingresso del castello per tre giorni e tre notti inginocchiato col capo cosparso di cenere. Il figlio terzogenito del defunto imperatore Enrico IV e nuovo imperatore, col nome di Enrico V di Franconia, fra il 6 e l’11maggio 1111 incorò Matilde di Toscana con il titolo di Vicaria Imperiale - Vice Regina d’Italia, presso il Castello di Bianello.

[1] Vincenzo Pisciuneri - Notre Dame de Chartres Templare II.
[2] L’energia serpentina che dorme alla base della spina dorsale in oriente è detta Kundalini.
[3] Louis Charpentier. I Misteri dei Templari.  
 
LE ACQUASANTIERE
 
Altre teste si possono ammirare anche delle acquasantiere (XII o XIII sec.), alcune ornate di quattro teste poste originalmente nelle quattro direzioni di personaggi immersi in meditazione. Una testa con barba di un’altra acquasantiera è simile di una posta all’esterno in una formella sul lato sinistro del duomo. Questa testa a chi si riferisce?
 
Figura 1. Duomo di barga - Acquasantiera con testa uguale a quella in una formella esterna
 
 
Un’acquasantiera mostra una testa femminile coronata, in basso si vede una ruota contenente una stella a 7 punte, a destra una pianta con 5+5+1 rami. A sinistra della testa femminile coronata una testa maschile coronata, sotto la testa un fiore di Lys, tra le due teste un fiore della vita a 6 petali.
 
Figura 2. Acquasantiera con teste coronate
 
                                    
 
Un’altra acquasantiera risalente al XII o XIII secolo mostra temi mistici e militareschi. Due spade incrociate per formare una “V” sopra una mano che impugna una croce le cui estremità hanno tre punte, ai due lati della croce, una coppia di stelle a sei punte. La “V” rappresenta il numero 5, il numero delle dita della mano in totale 5+5=10. Due stelle a sei punte in totale 6+6=12. Sommando i due numeri abbiamo 10+12=22, lo stesso numero dei simboli della triplice scritta misterica.
 
Figura 3. Duomo di Barga – acqusantiera con due spade
 
 
 
  
GRAFFITI MISTERIOSI
 
Nel Duomo di Barga e nella chiesa di san Michele al Foro di Lucca, sono presenti e seminascosti dei graffiti, delle incisioni misteriose. Il commento è mio e le immagini dei graffiti sono prese dall’ottimo sito BargaMistery   http://bargamistery.altervista.org/graffiti-misteriosi.html
 
La prima figura o graffita commentata all’inizio del libro, è su un pannello in calcare della transenna del Duomo e rappresenta un animale dal ghigno malvagio e diabolico.
 
La seconda figura o incisione si trova su un altro pannello calcareo. La figura ritratta sembra indossare una “infula” con cui, nel periodo medievale, usavano avvolgersi il capo, i sacerdoti. Potrebbe anche rappresentare (come a Lucca) il Maestro d’opera Comacino. La sacralità è dovuta al fatto che i Maestri Comacini erano anche iniziati ai Piccoli Misteri.
 
Figura 1. Duomo di Barga – Graffita figura sacerdotale
 
 
La terza rappresentazione è su un pannello calcareo dei plutei del Duomo e mostra una testa di grifone, con becco adunco e orecchie pronunciate, sormontata da una corona gigliata. Nel duomo di San Martino a Lucca abbiamo un Grifone che contrasta il Dragone.
 
Il grifone era sacro al dio Apollo e alla dea Atena, le sue caratteristiche sono la forza, la vigilanza e la saggezza. In lui si vedevano la doppia natura umana e divina (si associavano l’aquila al cielo e il leone alla terra) proprio come la possedeva Cristo. La corona gigliata connette il grifone col Fiore di Lys tanto caro ai Templari.
 
Figura 2. Duomo di Barca Grifone – Lucca  San Martino Grifone
 
 
Un’altra immagine graffita si trova nei pressi del pulpito, e rappresenta il supplizio di un condannato ai “tratti di corda”. Si distingue molto bene la forca con la carrucola cui è appeso il condannato che ha le braccia, tese dietro la schiena, ormai disarticolate.
Perché questa incisione si trova in un luogo dove furono presenti i Cavalieri del Tempio, si può ipotizzare che si riferisca al periodo cui alcuni di essi, furono sottoposti alle torture dell’Inquisizione. Pier Carlo Marroni scrive: “Durante i restauri sono stati rinvenuti nella piccola cripta, posta sotto il pavimento di fronte all’altare maggiore, alcuni cadaveri deposti in postura seduta, ancora ammantati di vesti, che si sono trasformati in mucchietti di polvere subito dopo il ritrovamento confermerebbero la presenza dei Cavalieri del Tempio” (Il Duomo di Barga). http://www.bargamistery.altervista.org/il-duomo-di-barga.html





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