Il Mistero delle Cinque Generazioni - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Il Mistero delle Cinque Generazioni

I racconti mitici
L’UOVO DEL MONDO IL MODELLO DEI CORPI SFERICI

Il sistema solare è all’interno di una nube sferica, infatti, s’ipotizza che sia composta di alcuni miliardi o più corpi celesti. La forma sferica è quella assunta da ogni sole o stella, ogni pianeta, e realmente per ogni luna di ogni pianeta. Esotericamente:
 
L’Universo è sferico, i pianeti sono sferici con i loro vari gradi di densità della materia disposti concentricamente intorno a ciò che li anima, alla Monade Primordiale, l’Uno. I pianeti sono sferici perché i loro vari gradi della materia sono disposti concentricamente intorno alla Monade che li anima.
 
La fisica del 21° secolo, ci dice che i mattoni della massa, gli atomi e le molecole, non sono particelle, invece, sono non più che vortici sferici di energia in un fiume d’Etere[1]. La Materia è costituita da entrambe le componenti elettriche e magnetiche, in particolare un atomo è costituito da un vortice sferico-toroidale di Etere, più precisamente da due vortici controrotanti uniti. Questo implica un campo magnetico perché essendo uniti i due vortici creano una linea chiusa nell’Etere ma al tempo stesso un campo elettrico perché si crea alle estremità una differenza di pressione.                                                                                                                                                              
La dottrina Misterica afferma che come l’atomo cosmico, anche l’uomo nella sua parte più esterna appare come una sfera, un atomo. La prima rotazione è sul proprio asse ed è visibile tanto nel caso di un minuscolo atomo di sostanza, quanto di un pianeta rotante sul suo asse, della rotazione del corpo dell’Ego umano, quanto di quella di un sistema solare. Per quanto riguarda l’essere umano, possiamo vederlo come la rotazione dei vari involucri energetici intorno alla coscienza centrale durante ogni incarnazione.
 

 
Figura 1. La forma ovoidale dell’Uomo
 
 
I corpi della Coscienza centrale tendono ad assumere la forma sferica dell’Universo man mano che dalla materia densa del corpo fisico del Piano Fisico ci si porta verso la materia del Primo Piano Divino. Questi corpi sferoidali non sono fermi ma ruotano, il corpo fisico che apparentemente non ruota, è in realtà ruota con il pianeta Terra[2] su cui poggia i piedi.
 
I racconti mitici ci informano sia sull’origine della forma dell’universo e sia della forma umana che come vedremo in un lontanissimo passato era anche fisicamente ovoidale.
 
Iniziamo dunque dai fatti che portarono alla creazione del nostro mondo, e poi dell’apparizione del genere umano.
 
Secondo il poeta Omero, Oceano era l’origine di ogni cosa, il potere generatore, un fluido fecondatore universale: l'inizio della creazione coincide con un flusso primordiale maschile che feconda una Dea Madre, Teti simbolo della fecondità del mare. Omero afferma che questa coppia primordiale già da molto tempo si asteneva dal procreare, da quando il mondo passò sotto il dominio di Zeus, successivo stadio della creazione. Ad Oceano rimase la facoltà di fluire in circolo su se stesso come un Serpente che si mangia la coda, agli estremi confini del nostro mondo manifestato. L’inizio della creazione coincide con un flusso primordiale maschile ed una Dea dell’Acqua pronta a concepire.
 
Nella mitologia greca esistono vari racconti per narrare le origini del mondo, apparentemente diversi fra loro, perché destinati a differenti gruppi di persone, ma tutti derivati da un Mito (Insegnamento) Arcaico condiviso con altre popolazioni diverse dal popolo greco.
 
La prima versione della creazione della creazione del mondo, quella tramandata dai Pelasgi[3], narra che all’inizio la Grande Madre emerse nuda dal Caos. Non trovando nulla ove posare i piedi, divise il mare dal cielo, e intrecciò sola una danza sulle onde. Danzando si diresse verso sud e il vento che turbinava alle sue spalle le parve qualcosa di nuovo e di distinto, pensò allora di cominciare l’opera della creazione: si voltò all’improvviso, afferrò il Vento del Nord e lo sfregò tra le mani finché apparve un enorme Serpente, un vortice. La Dea danzava accaldata, danzava con ritmo sempre più selvaggio e il Serpente, acceso dal desiderio, l’avvinghiò nelle sue spire e si unì a lei.
 
Volando a pelo dell’acqua la Dea assunse forma di Colomba e poi, a tempo debito, depose l’Uovo Cosmico. Ordinò allora al Serpente di avvolgere l’uovo per sette volte: il guscio si dischiuse in due e ne uscirono tutte le cose esistenti. La Dea poi creò Sette Potenze Secondarie, e mise a capo di ciascuna di esse un Titano e una Titanessa: Tia e Iperione al Sole; Febe e Atlante alla Luna; Dione e Crio al pianeta Marte; Meti e Ceo al pianeta Mercurio; Temi e Eurimedonte al Pianeta Giove; Rea e Crono al pianeta Saturno. In tutto mise quattordici o due volte sette Titani.
 
La seconda versione, quella misterica, ci è stata tramandata dai seguaci di Orfeo, pervenutaci tramite le indiscrezioni di Aristofane. All’inizio esisteva la Notte, Nyx, una Dea davanti alla quale il grande Zeus provava sacro timore. In questo racconto la Notte era rappresentata da un uccello dalle ali nere che fecondato dal vento, simbolo dello spirito, deponeva un Uovo d’Argento, nell’immenso grembo dell’oscurità.

 
Figura 2. L’Uccello Nero dell’Eternità
 
La Notte in questo racconto rappresenta il Non-Essere, la Causa Prima, immaginata come un Uccello misterioso, sempre invisibile che lasciava cadere nel Caos un Uovo, che diventava poi l’universo. In India Brahma fu chiamato Kalahansa, il Cigno dell’Eternità che deponeva un Uovo d’Oro, che nella concezione orfica era d’Argento. Secondo Porfirio l’Uovo è una rappresentazione del mondo, simbolo dell’universo.
 
Dall’Uovo balzò fuori il Figlio del Vento (lo Spirito) e della Notte (lo Spazio), un Dio con due ali d’oro, Eros-Phanes. L’Uovo aperto in due metà diveniva il suo vestito abbagliante, sopra una concavità, il Cielo, sotto l’altra concavità, la Terra. Cielo e Terra s'accoppiarono e da essi nacquero Oceano e Teti. Tanto in Grecia che in India, il Primo Essere, Eros-Phanes, riuniva in se stesso la natura dei due sessi e dimorava nell’Uovo del Mondo. Dioniso, talvolta equiparato con Phanes è anch’esso rappresentato uscente dall’Uovo e di natura androgina. La dualità, la manifestazione, inizia con la separazione dell’Androgino in un Padre generatore, l’Oceano, e in una Madre terrestre, la Materia fecondata. La Madre cosmica viceversa, era quella che aveva deposto l’Uovo Cosmico, la Notte.
 
La mitologia dei sacerdoti egizi di Heliopolis, narra che dapprima esisteva un Oceano di Energia immobile, lo Spazio senza confini, sferico come un Uovo, il Num, si generò un punto di luce che prese il nome di Atum “Colui che è, e Colui che non è”. Atum-Râ è descritto, nel Libro dei Morti, radiante nel suo Uovo. “Io sono l’Anima Creatrice dell’Abisso Celeste. Nessuno vede il mio nido, nessuno può spezzare il mio Uovo. Io sono il Signore.[4]”.
La terza versione è quella di Esiodo, che tace sul Non Essere e sui due gusci dell’Uovo, e che nomina per primo il Caos[5], descritto come un vuoto[6] spalancarsi, esattamente ciò che rimane di un uovo vuoto, quando gli si toglie il guscio.[7] Prima sorse il Caos, poi Gea la Terra, infine Eros, il più bello. Dal Caos discendono Erebo, il buio privo di luce delle profondità, e la Notte una dea buia e misteriosa, ma tuttavia non più così cupa come Erebo. La Notte unendosi con Erebo, partorì Etere, la Luce delle profondità, ed Emera il Giorno. Gea prima di ogni creazione partorì Urano, il Cielo stellato. Gea poi partorì le grandi montagne e poi diede alla luce Ponto, il Mare deserto, essa creò tutto ciò da sola, per indicare che la sua era una creazione materiale. Accoppiandosi con Urano, Gea partorì i Titani e poi i tre Ciclopi.
 
All’inizio grandi montagne, ed un mare deserto cioè privo della più elementare forma di vita. Secondo gli studi più recenti, la terra come pianeta è nata dalla materia stellare 4,6 miliardi di anni fa. Secondo la geologia, nacquero il nucleo e il mantello e si formò la prima crosta di composizione basaltica, simile alla lava vulcanica. Le ultime datazioni geologiche hanno portato a 3,9 miliardi di anni fa le prime tracce di presenza d’acqua su questo pianeta. La vita fisica è apparsa circa 3,2 miliardi di anni fa e si è sviluppata sott’acqua, fino a 400 milioni di anni fa quando le prime piante e i primi animali si sono avventurati sui continenti, dapprima come anfibi e come rettili. Noi chiamiamo il nostro pianeta Terra, ma sarebbe più corretto chiamarlo Oceano: il 71% della superficie è, infatti, ricoperto d’acqua.

[1] Le nuove teorie sono da sempre avversate ed è naturale che sia così. L’establishment universitario che si autodefinisce come scientifico, quasi sempre sovvenzionato dall’industria, che indirizza e sponsorizza sul tipo di ricerca da fare, è assai duramente polarizzato contro chiunque si avvicini a una teoria “eterica”.  L’establishment sa che una simile teoria (la loro) è palesemente falsa, e si batteranno vigorosamente per contrastare ogni passaggio verso la verità sull’Etere
[2] La Terra ruota sul suo asse e intorno al Sole, a sua volta il sistema solare ruota attorno a un centro nella galassia e così via.
[3] Il mito Pelasgico, che alcuni Autori ascrivono a un’origine anatolica. Si tratta di una versione in accordo con la tradizione indoeuropea degli antichi Veda (i testi sacri degli invasori giunti in India da nord e attraverso le steppe caucasiche).
[4] Libro dei Morti cap. XVII, 50-51.
[5] La scienza del caos è oggi un elemento consueto nel dibattito della Fisica teorica e già rappresenta una branca a sé stante. Nel buio del cosmo la materia è lo spazio interstellare, che per la grande parte appare vuota. Per i Fisici, la stessa materia allo stato solido è per lo più spazio vuoto, essendo tutta la massa concentrata nel minuscolo raggio dei nuclei atomici. A un primo approccio la geometria dello spazio-tempo appare piatta e ordinata come il mare visto dall’alto, ma a distanza ravvicinata diventa simile a onde spumeggianti nel burrascoso oceano del nulla. E’ la cosiddetta schiuma spazio-temporale, mare ribollente di miriadi di particelle create e annichilate nell’effimero corso di una casuale fluttuazione del vuoto.
[6] In essenza il vuoto è lo stato fisico fondamentale, dotato di energia minima possibile e di totale neutralità rispetto all’insieme delle cariche conosciute.
[7] K. Kerényi, Gli Dei e gli Eroi della Grecia, vol.1, p.24, Garzanti.
LA PRIMA GENERAZIONE
 
Esiodo racconta che vi furono Quattro Generazioni (Razza Madri) d’uomini prima della nostra, la Quinta.
 
La Prima generazione, Razza Madre o Razza Radice, narra Esiodo, viveva in un mondo privo di sofferenza e di malattia, in un periodo denominato Età dell’Oro, quando fra gli Dei regnava incontrastato Crono[1]. La Prima Generazione era secondo Esiodo (Le Opere e Giorni  1060-126) quella degli esseri simili a Dèi.
 
Vissero al tempo di Crono, allorché sul cielo regnava; ebbero vita di dèi, e l’animo immune da angosce, privi d’infelicità, di travagli; vile vecchiaia non li opprimeva, ma sempre di piede e di mano immutati, nell’allegria s’allietavano, ignari di tutti i malanni, e morivano come presi dal sonno.
 
Nella teogonia greca, Urano il Dio del Cielo Stellato e Padre di tutti i Dei, accoppiandosi con Gea, la Madre Terra, si riveste di materia e genera Sei coppie di Figli, i Dodici Titani. I Figli dei Cielo Stellato sono divisi in due serie, una maschile: Oceano, Ceo, Crio, Iperione, Giapeto e per ultimo Crono; una femminile: Tia, Rea, Temi, Mnemosine, Febe e Teti.
 
Con Urano e Gea in totale abbiamo Sette Coppie, cioè Sette padri e Sette Madri. Con Urano inizia il grande ciclo dei miti che raccontano la nascita degli Dei e poi degli uomini. Il Sette per la sapienza misterica è il numero della creazione, come tempo in Sette Giorni o Cicli astronomici, e come corpo in sette stati di materia, sette Elementi Cosmici. La Dottrina Segreta orientale si esprime sia attraverso i miti ad uso delle masse, e sia attraverso l’insegnamento segreto. Le Stanze di Dzyan[2] affermano che:
 
Sette volte sette Ombre di Uomini futuri nacquero, ognuno del proprio colore e della propria Specie. Ciascuno inferiore a suo Padre. I Padri, i Senza-Ossa, non potevano dar vita a degli esseri provvisti di ossa. I loro discendenti furono dei Bhûta, senza forma né mente. Perciò furono chiamati la Razza Chhaya[3].
 
Sette volte sette Ombre, qui abbiamo il mistico numero Sette che indica i Pitri o Padri progenitori. Riguardo alle Sette classi di Padri o Pitri, ognuna delle quali è a sua volta divisa in sette. Ogni classe di Creatori fornisce all’uomo quello che ha da dargli; una gli costruisce la forma esterna; un’altra gli dà la sua essenza, che diventa poi il Sé Superiore Umano. Sette Padri e Sette Madri non citate, che fornirono il materiale per i Costruttori, che nel mito greco sono i Titano sintetizzati o che fanno capo a Urano.
 
Erano ombre, Chhaya esseri eterei, forme energetiche. Essendo asessuati privi di desiderio, essi si moltiplicavano o riproducevano per scissione, come fa oggi l’ameba.
 
I Titani generati, sono i Dodici Costruttori, la rappresentazione dei Poteri scanditi dalle dodici ore della creazione, la coppia Urano-Gea rappresenta l’asse motore dell’orologio della prima creazione materiale. “Vi sono dodici ore nella giornata”, dice il Mishna[4] ebraico, ed è durante quelle ore che la creazione si compie.
 
La coppia divina Cielo-Terra, polarizzandosi genera sei coppie di Titani che contati con i progenitori divengono Sette coppie, quattordici in tutto. La Forza Duale da astratta, si polarizza e diviene creatrice, generando i 2x6 Costruttori sintetizzati nel duplice settimo Urano-Gea.

Figura 1. Le Dodici ore della Creazione
 
L’astuto Esiodo racconta che Urano detestava la sua discendenza, sicché un giorno precipitò nel Tartaro sia i Ciclopi sia i Centimani. Il Tartaro rappresenta la profondità sia della terra sia del fondo degli oceani ed è il luogo dove Urano nascondeva i figli avuti da Gea.
 
La Prima Razza umana è secondo il racconto di Esiodo, divina, non conosce la morte perché composta di materia impalpabile che si condensa ulteriormente nella Seconda Generazione.
 
Dopo i Titani, ci dice Esiodo, Urano e Gea generarono tre Ciclopi con un unico occhio in mezzo alla fronte, i cui nomi erano Bronte, che significa il tuono, Sterope o il lampo, e Arge la folgore. In seguito sono generati tre esseri mostruosi, gli Ecantochiri, giganti con cento braccia e cinquanta teste[5], come se fossero nati dalla riunione in un unico corpo di cinquanta giganti. I loro nomi sono Cotto, colui che colpisce, Briareo, il forte, Gia o Gige, dalle molte membra.
 
I tre Centimani, da un punto di vista geologico rappresentano le tre terre o continenti polari che ospitano l’umanità e che si spostano e cambiano continuamente forma per effetto della deriva dei continenti e dei cataclismi.
 
La Terra all’inizio è in condizioni caotiche, grandi convulsioni, boati di montagne che cadono, esplosioni di lava dai vulcani. Dovunque si sprigiona il fuoco, dovunque vi sono tempeste, turbini e cicloni. La mitologia greca ci parla dei poteri dei Ciclopi generati da Urano: il lampo, la folgore, il tuono. Il Commentario della Dottrina Segreta afferma che per 200 milioni di anni queste convulsioni proseguono “ininterrotte, dopo di che diventano periodiche a lunghi intervalli”. L’informazione fisica trasmessa alla Prima Razza era affidata al suono che si produceva attraverso il rumore provocato dalle scariche elettriche perforanti, l’aria o il gas esistente a quei tempi. La Prima Razza possedeva un vago senso fisico dell’udito e una coscienza oscura del fuoco.
 
Esiodo racconta che il Padre Cielo, temendo d’essere spodestato dal dominio dell’universo dai propri figli, li imprigionò nel Tartaro, nel grembo di Madre Terra. Il significato incompreso di questo passo di teogonia è che Urano il Cielo, non potendo precipitare nella materia densa per creare le forme materiali, precipita in sua vece i Dodici Titani che dovranno operare nei densi mondi della forma. I Titani sono descritti anche come Kabiri, Dei e Uomini primordiali, aventi tutti a che fare con la materia. La mitologia li descrive come esseri giganteschi. All’inizio di ciascun ciclo di manifestazione appare sempre una Coppia Divina e poi Sei Dèi singoli o a coppie, in totale sette.
 
Queste “Ombre” sono nate “ognuna del proprio colore e della propria specie”, ed ognuna “inferiore a suo Padre”, cioè al suo Creatore,” perché quest’ultimo era un essere completo del suo genere. La Stanza di Dzyan fa riferimento alle sette sottorazze della Prima Razza denominate “Ombre di Uomini futuri”, in quanto contenenti in loro il seme di un’umanità non ancora formata sul piano fisico.
 
Sette volte sette Ombre di Uomini futuri nacquero, ognuno del proprio colore e della propria Specie. Ciascuno inferiore a suo Padre. Ci viene detto in linguaggio figurato e allegorico che vengono formati gradualmente i prototipi dei sette corpi energetici dell’uomo, ogni corpo essendo inferiore (in quanto più denso e più vicino alla materia fisica) di quello dal quale deriva.
 
Prese così forma la Prima Razza che popolò il pianeta detta, in quanto priva di corpo fisico denso, Razza Chhaya o “ombra astrale”, in realtà settuplice ombra. Essendo formata di materia energetica e non ancora densa, essa assumeva una forma sferica-ovoidale. Esiodo scrive che erano buoni spiriti vestiti d’aria cioè del terzo stato fisico, Elemento Cosmico Aria.
 
La mitologia Indù, racconta che Sanjna, la moglie di Surya, il Sole, incapace di sopportare l’ardore del marito, lasciò al suo posto Chhaya, in altre parole un’ombra senza sensi, un’immagine vaporosa, un modello di se stessa. Sanjna, la Coscienza spirituale, la moglie di Surya, il Sole, è rappresentata ritirata nella giungla per condurre una vita ascetica, dopo aver abbandonato al marito la sua Chhaya, Ombra o Immagine, la forma energetica di una persona.
 
Esiodo narra che Gea istigò il più giovane dei Titani, Crono, a detronizzare il Padre Celeste, fornendogli una falce dai denti aguzzi, con la quale il figlio evirò il Padre. Il sangue generatore di Urano fecondò la Terra cioè Gea, e da questa nacquero i Giganti armati di formidabili lance, le Ninfe Meliadi, le Erinni (le tre Furie), le custodi inflessibili dell’ordine naturale. Il seme del membro virile di Urano lanciato in mare da Crono generò la bellissima Afrodite.
 
La mitologia greca narra che Urano fu evirato, questo atto, cioè levirazione di Urano è stata sempre fraintesa e accolta con derisione dai lettori di storie mitologiche. Il membro virile è l’organo della generazione materiale e Urano senza di esso non può creare forme dense, pertanto egli crea solo modelli e archetipi che sono il primo stadio della creazione.
 
Crono evira con la falce simbolo della Luna e della generazione, il Padre Urano, detronizzandolo dalla funzione di Creatore, creando egli stesso, ma su un piano più basso, più denso, della manifestazione. Il sangue di Urano che feconda la Terra è l’immagine del mito universale dello spargimento di sangue primordiale all’inizio d'ogni manifestazione, argomento facente parte degli antichi Misteri. Nella Bibbia, il primo spargimento di sangue è quello di Abele per opera di Caino: “...e la terra aprì la bocca per ricevere il sangue di Abele.”[6] Il sangue è il simbolo dell’energia vitale che deve fecondare la terra o la materia affinché questa sia prolifica. Abele è anche Abelis (un nome di Apollo), e fra i Caldei Bel (che significa Agnello) è il nome del Figlio Unigenito. L’Apocalisse descrive l’uccisione sacrificale dell’Agnello Divino all’inizio del mondo o della creazione. Nell’Induismo si ha l’immagine di Purusha (lo Spirito) che offrì se stesso in una grande sacrificio affinché i mondi potessero venire in esistenza vivificando con il suo sangue la materia.
 
Dicono che costui (Crono) abbia tagliato via i genitali al Padre Cielo e li abbia gettati in mare; da questi nacque Venere, la quale dalla spuma del mare da cui fu formata prese nome di Afrodite. Da ciò concludevano che, quando esisteva il Caos, Il Tempo non c’era, in quanto il Tempo è una misura fissa che tratta della rivoluzione del Cielo. Ivi ebbe origine il Tempo: da questo si ritiene sia nato Kronos, il quale come si disse è Chronos.[7]
 
Crono, il Titano, è anche Chronos, il Tempo della creazione materiale raffigurato come un uomo con la falce in mano e contemporaneamente egli è il Creatore, ne segue che solo dopo Crono, con la creazione materiale, inizia il conteggio del Tempo. Kronos come nome deriva dalla radice Kar che significa fare o creare. Nella cosmologia babilonese, Crono è Zu il Dio che priva il Padre degli Dei dell’organo genitale. La mutilazione del Dio Padre è un’allusione al furto del fuoco della creazione, furto che si ripeterà con Prometeo, figlio del Titano Giapeto.
 
L’immagine della successiva generazione viene data dal seme di Urano che cadendo in mare genera Afrodite, in quanto l’Acqua è il simbolo della Materia fluida che è fecondata dallo Spirito Creatore che aleggia su di essa. Afrodite è la Dea del Desiderio, dell’attrazione che riunisce i poli opposti e divisi. Il seme di Urano cadendo simbolicamente nell’oceano materiale terrestre lo feconda, nascono le prime forme materiali.
 Crono, dopo aver estromesso Urano, s’unisce con la sorella (la sua controparte femminile) Rea, esotericamente una nuova forma di Gea, la Materia, generando Sei Titani: tre figlie, Estia Demetra ed Era; tre figli, Ades, Poseidone e Zeus.   
 
[1] Esiodo, Le Opere e i Giorni, 106, 126.
[2] In tibetano, il sapere è detto dzin. Zyan o Dzyn, Dzen, una deformazione del sanscrito Dyan, Jnana in Indù, significa Conoscenza Saggezza divina. Il Libro è diviso in Stanze (capitoli) e in Shloka. Le Stanze che formano le tesi di ciascuna parte sono tradotte in linguaggio moderno, lasciando stare i vocaboli intraducibili perché la fraseologia arcaica sarebbe incomprensibile.
[3] Stanze di Dzyan, Antropogenesi IV, 2.
[4] Il Mishna è la parte più antica del Talmud ebraico, o Legge orale.
[5] Secondo l’antichissimo Libro dei Mutamenti cinese “I King”, il numero della quantità totale è Cinquanta. Nel Vishnu Purana la terra sferica che galleggia nell’Oceano dello Spazio viene divisa in Sette Zone ed ha l’estensione di 50 crore di yogiana. In definitiva la semisfera inferiore da cui uscì il Creatore degli Indù il dio Brahma ha un’estensione di 50 unità ed è divisa in 7 parti. Le sette zone sono indicate come sette oceani o divisioni di materia, e poiché ogni tipo di materia è settenario otteniamo 7x7 = 49, valore che sommato all’Unità che rappresenta il centro del cerchio, si ottiene il numero cinquanta. Il Giorno del Giudizio è il cinquantesimo che nella tradizione cristiana è il numero del Giubileo. Il periodo fra due celebrazioni o giochi a Olimpia era di 50 mesi, mentre l’intervallo vero e proprio era di 49 mesi. Il periodo delle feste di Eros, il dio del desiderio e della generazione sessuale, le Erotidia a Thespio, presso Tebe, era appunto uguale a quello delle Olimpiadi, ed entrambi i periodi seguivano l’antica legge del rinnovamento scandito dal cinquantesimo mese, in ricordo del rinnovamento generale scandito dal cinquantesimo Anno Divino. La somma delle due semisfere è 100, il numero degli anni divini di Brahma, che secondo il calendario bramanico, coincidono con la durata del nostro sistema solare.
[6] Genesi, IV, 11.
[7] Macrobio, Saturnalia I, 8, 67.
LA SECONDA GENERAZIONE
 
 
Poi narra Esiodo, questa Prima Generazione s’immerse nelle nascoste profondità della terra trasformandosi per volontà di Zeus in buoni spiriti, vestiti d’aria si aggiravano per la terra. Il significato è che questi esseri morendo si dissolsero gradualmente e s’immersero nella materia più densa, la terra, divenendo così la Seconda Generazione, per questo il mito ci afferma che essi non morirono mai. Esiodo narra in “Le Opere e i Giorni (127-142) l’avvento della Seconda Generazione.
 
Una seconda generazione, argentea, fu poi creata da quelli che abitano le dimore d’Olimpo, molto peggiore e per nulla simile, sia nell'aspetto che nell’animo, a quella dell’oro. Per cento anni il fanciullo viveva presso la saggia madre, pargoleggiando, molto stolto, nella sua casa. Quando poi cresceva, e perveniva al fiore della giovinezza, poco tempo essi vivevano ancora, soffrendo affanni per la loro stoltezza, né s’astenevano, l’un con l’altro, dall’orgogliosa protervia. Gli uomini non veneravano gli dei, né volevano compiere presso le are consacrate quei sacrifici che, secondo a costume, sono dovuti dagli uomini.
 
In seguito Cronide Zeus, sdegnato, li fece sparire, perché essi non onoravano gli dèi beati, abitatori dell’Olimpo. Ma come la terra nascose anche questi, essi sono chiamati inferi beati mortali, demoni inferiori; ma comunque anche a loro un onore si accompagna.
 
Esiodo descrivendo la Seconda Generazione, quella dell’Età dell’Argento, dice che nacquero dagli esseri della Prima Generazione che morendo si dissolsero gradualmente e s’immersero nella materia più densa. Le Sette Ombre subiscono un ulteriore processi di materializzazione. Esiodo narra che per un periodo cento anni (il numero del grande ciclo, cioè per un tempo lunghissimo) i figli restavano sotto le cure della madre, e una volta cresciuti vivevano per un tempo brevissimo tra ogni sorta di sofferenza.
 
L’allegoria greca ci mostra come il processo di condensazione delle forme indefinite dalla Prima Generazione alla Seconda, avviene con dolore fisico, in altre parole con la prima formazione del secondo senso fisico, quello del tatto. La materia si polarizza elettricamente e magneticamente e dopo un tempo enorme fra scariche elettriche fra molecole polarizzate, si forma un enorme dipolo elettrico. Il dolore fisico degli uomini della seconda Età è l’effetto della prima trasmissione d’informazioni a livello fisico: le scariche elettriche. Zeus fece scomparire negli abissi della terra gli uomini della Seconda Generazione perché non potevano frenare la loro reciproca smisurata sete di dominio.
 
La mitologia Indù, tramite il Vishnu Purana, racconta che Pramlocha, una ninfa dell’acqua, ingannò Kandu un saggio la cui santa vita aveva turbato gli Dei. La leggenda racconta che Pramlocha, per ordine di Indra, il re degli Dei, sedusse il grande yoghi Kandu. Vi riuscì talmente bene che restarono insieme per 907 anni, sei mesi e tre giorni, che al saggio Kandu sembrarono un solo giorno. L’allegoria ci mostra Kandu il rappresentante della Prima Generazione, simbolo di un’umanità priva di mente, incapace di accorgersi della differenza fra un giorno e un periodo lunghissimo. Nel racconto ebraico della Genesi, Kandu è Adamo fatto col fango e viveva felice. Questa è la Razza degli Immortali che viveva fra gli Dei, in un mondo privo di sofferenza.
 
Quando finisce lo stato di torpore ipnotico e di sonnolenza, il saggio scaccia lontano da sé la bella Ninfa, la quale vola via asciugandosi il sudore che usciva dai pori della sua pelle con foglie di alberi. Gli Alberi ricevettero la rugiada vivente divenendo così Alberi della Vita. I Venti raccolsero questo sudore-rugiada dagli alberi e lo radunarono in un’unica massa. Soma la Luna, con i suoi raggi fece crescere poco a poco le dimensioni della massa vivente fino a farla diventare una bella ragazza di nome Marisha. In questo mito la ragazza, Marisha, rappresenta l’umanità nata dal sudore, la seconda generazione. Allegoricamente, le gocce di sudore sono l’equivalente delle spore della scienza; esotericamente, Pramlocha è l’equivalente di Lilith. Kandu rappresenta la Prima Razza Radice, mentre Marisha rappresenta la Seconda Razza, quella che “nasce dal sudore”. Quest’allegoria si riferisce all’evoluzione dei “nati dal sudore” o della Seconda Razza radice e la distruzione dei resti della Prima Razza-Radice. Nel Mahabharata, si dice che un popolo chiamato Rauma sia stato creato dai pori del gigante Virabhadra[1], che neutralizzò il sacrificio di Daksha. Il mito afferma che dai pori della pelle di Virabhadra (Roma-Kupas[2]), furono creati i Rauma, una razza, nata dai pori della pelle, per sudorazione. Romaka Pura, la dimora dei Rauma, la Seconda Razza, era in luogo posto a Occidente.
 
Le antiche tradizioni giudaiche narrano nello Zohar (il Libro degli Splendori) di un Adamo di nome Tzelem, “L’Adamo Riflesso o Adamo Ombra”, il Chaya della dottrina orientale, il primo Uomo.
 
Nello Tzelem, immagine riflessa degli Elohim, Egli fece Adamo.
 
Quest’Adamo è diverso da quello descritto nel capitolo primo, la compilazione del primo e del secondo capitolo per gli studiosi non provengono dalla stessa mano, una è elohistica, l’altra è jehovistica. L’Adamo del I capitolo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, Maschio e Femmina è l’Adamo Celeste, l’Adam Kadmon della Kabala o Ad-am-ah-ad-mon che significa l’Unico Figlio del Divino Padre Creatore. Quest’uomo che appare nel capitolo primo non è un uomo nato dalla polvere è il Figlio di Dio.
Il Signore Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.[3]
 
Nel secondo capitolo del Libro della Genesi, compare l’uomo fatto di fango, una creatura priva di sesso descritta come Adamo da solo. L’Adamo successivo è dunque fatto con la terra, prima della caduta.
 
Il secondo Adamo, copia del primo è il “maschio-femmina” della Genesi esoterica. Il terzo è l’Adamo fatto con la terra, prima della caduta, infine il quarto uscito dal Giardino dell’Eden, separato in sessi distinti, dopo la caduta. Nel secondo capitolo, compare l’uomo fatto di fango, una creatura priva di sesso descritta come Adamo da solo. Quest’Adamo rappresenta la prima creazione, la prima umanità fatta con la materia sul nostro pianeta.
 
Secondo Pindaro[4], il Kabiro Primordiale, si chiamava Adamas ed era secondo le tradizioni di Lemno, il tipo dell’uomo primitivo nato dalla terra. In generale, si tratta dell'archetipo dei primi maschi nati allo scopo della generazione, uno dei sette antenati, o progenitori, autoctoni del genere umano.
 
Ricordando quanto affermavano i Greci che la Seconda Generazione era semidivina, ritroviamo in un frammento, un’opera intitolata “Il Libro delle Due Vie”, il Maestro dell’Eternità Râ, fa la seguente affermazione:
 
Gli Dei li ho creati dal mio sudore, ma il genere umano l’ho creato dalle lacrime del mio occhio.
 
Questo brano conferma il Vishnu Purana quando narra la nascita dal sudore di Marisha il prototipo della Seconda Generazione. Nel secondo capitolo della Genesi ebraica, non compare l’uomo fatto di gocce condensate, ma compare l’uomo fatto di fango, il Secondo Adamo, copia del Primo una creatura priva di sesso descritta come Adamo da solo.
 
Quest’uomo che appare nel capitolo primo non è un uomo nato dalla polvere è il Figlio di Dio. L’Adamo terrestre, la prima umanità, viene posta dal Signore in un Giardino ad Oriente, noto come un paradiso terrestre.
 
La prima generazione era asessuata, finché il Signore fece scendere un torpore sull’uomo che si addormentò: questo è il sonno dell’inazione mentale, lo stato d’incoscienza di una razza ancora sprovvista del potere mentale. Dopo viene lo stadio Adamo-Eva, la Seconda Generazione ancora senza mente (non avevano ancora assaggiato il frutto della conoscenza del Bene e del Male), poi è creata Eva, non generata, ma estratta come per scissione da una costola di Adamo, per alludere che in questo stadio della separazione dei sessi, i due erano provvisti d’ossa.
 
Le Stanze di Dzyan per quanto riguarda la natura delle prime generazioni non fisiche sono ancora più esplicite.
 
Al Respiro occorreva una forma, i Padri, la diedero, Al Respiro occorreva un corpo grossolano; la Terra lo plasmò. Al Respiro occorreva lo spirito di vita; i Lha solari lo insufflarono nella sua forma … Ma al Respiro occorreva una mente per abbracciare l’Universo; “Noi non possiamo darla” dissero i Padri ….[5]
 
La Terra fornì il vestimento alle Ombre, il Sole, tramite i Lha o Spiriti Solari, le scaldarono e lo elettrizzarono, ma non diedero l’intelligenza, la comprensione.
 
I Primi furono i Figli dello Yoga. I loro figli i nati dal Padre giallo (il Sole) e dalla Madre bianca (la Luna) … La Seconda Razza fu il prodotto da gemmazione e da espansione, l’asessuata o senza sesso … I loro padri erano i Nati da Sé. I Nati da Sé, i Chhaya dai corpi brillanti dei Signori, i Padri, i Figli del Crepuscolo … Allora la Seconda sviluppò i Nati dall’Uovo, la Terza.[6]
 
La Prima Razza fu formata da esseri che furono generati dal principio della dualità, capaci potenzialmente di crescere per evolversi. Furono formati dall’incontro e la comunione di due energie: quella solare (maschile) e quella Lunare (femminile). Era una Razza sprovvista di sesso soggetta (vedendo la Luna quale indice di mutevolezza) ai cambiamenti causati dall’esistenza nella materia. Questa Razza fu chiamata dei Kimpurusha, i figli del Sole Giallo e della Luna, la Madre Bianca, cioè del Fuoco e dell’Acqua.
 
La Seconda Razza derivò dalla Prima. Essa fu generata per scissione dalla Prima Razza, non essendo questi esseri proto-umani capaci di generare per unione sessuale, visto che ancora non erano divisi sessualmente, si moltiplicarono tramite un processo generativo simile alla scissione cellulare. E' così prodotta la Seconda Razza, androgina, ossia con i due sessi uniti in un solo individuo, diversamente da quella precedente “Senza-Sesso”.
 
Quando la Luce della Prima Causa si abbassò fino a giungere ai confini con il Regno della materia, non era che un pallido riflesso dell’Energia Originaria, quindi il suo “Crepuscolo”. Fu tuttavia in seno ad essa che si formarono le energie e le entità generatrici del mondo fisico, quelle entità che per il mondo della materia sono i Signori, i Padri.
 
La prima parte della Terza Razza è dunque formata di gocce di “Sudore” che via via si trasformavano in gocce più grandi, che crescevano, si espandevano e diventavano corpi ovoidali, delle grosse uova.
 

[1] Un gigante nato dal soffio di Shiva, con mille teste e mille braccia, che abitava la regione dei fantasmi, in altre parole degli uomini ancora allo stato eterico. Esso, infatti, è ritenuto un simbolo dei “nati dal sudore”, la Seconda Razza.
[2] Roma-Kupas in sanscrito significa capelli o pori di pelle. Il termine, in senso esteso, vale per tutte quelle creazioni avvenute dai capelli o dai pori della pelle.
[3] Genesi, II, 7.
[4] Philosophumena, V , 7.
[5] Le Stanze di Dzyan, IV, 17.
[6] Le Stanze di Dzyan, IV, 18-21.
L’INIZIO DELLA TERZA GENERAZIONE – GLI ANDROGINI – LA PRIMA RAZZA FISICA
 
Esiodo (Le Opere e i Giorni 143-155) narra l’avvento della Terza Generazione per opera di Zeus.
 
Il padre Zeus creò la terza età, del bronzo, di uomini mortali, dissimile da quella argentea: violenta e terribile, la cavò fuori dai frassini. A questi umani stavano a cuore le opere luttuose e le violenze di Ares, né mangiavano pane bensì avevano il cuore di ferro e senza paura. Erano orrendi: immane vigore e invincibili braccia nascevano dalle spalle sopra i corpi possenti. Di bronzo erano le armi, di bronzo le case, e lavoravano col bronzo, né v'era ancora il nero ferro. Domati dalle stesse loro mani, scesero nelle squallide dimore del gelido Ade, senza nome la nera morte li colse, sebbene tremendi, ed essi lasciarono la splendida luce del sole.
 
La forma semifluida della prima generazione si condensa e sotto l’azione di un campo di forza planetario diviene sferoidale come tutti corpi dell’universo. Il movimento di queste sfere era circolare come una trottola, donando loro una forza terribile. Platone, nel Simposio, fa parlare Aristofane che informa i presenti dell’antica forma dell’uomo: sferica ed ermafrodita.
 
La Prima e la Seconda Generazione non possono aver lasciato tracce dietro di sé perché erano prive d’ossa. La Terza Generazione era composta dapprima di androgini la cui forma era arrotondata, come una sfera, poi in seguito i gemelli si separarono nel guscio prenatale, l’uovo, per poi uscirne come maschi e femmine secondo l’allegoria di Zeus e Leda e dei Gemelli nati dall’uovo.
 
Nel mito indù Marisha, emblema della Seconda Generazione, grazie all’intervento di Soma, la Luna, è presa in moglie dai Prachetasa, prodotti dai figli di Brahma, cioè dai “nati dalla Mente”, con i quali genera il Patriarca Daksha, anch’egli figlio di Brahma, la Terza Generazione. Prima di Daksha, gli uomini si moltiplicavano in modi diversi.
 
Quando i nati dal sudore produssero i nati dall’Uovo, i doppi, i Forti, i potenti provvisti di ossa, i Signori della Saggezza dissero: “ora possiamo creare”.[1]
La Terza Razza divenne il Vahan (viecolo) dei Signori della Saggezza. Essa creò i figli della volontà e dello Yoga, mediante Kriyashakti essa li creò, i Santi Pitri (Padri)…[2]
 
La Terza Razza divenne il Vahan (Veicolo) dei Signori della Saggezza. Essa creò, i figli della volontà e dello Yoga, mediante Kriyashakti essa li creò. Il Kriyashakti è il misterioso potere dello Yoga che permette di produrre fenomeni percettibili con il potere del pensiero e della volontà intensa. I Figli della Volontà e dello Yoga sono nati prima della completa separazione dei sessi, formati nelle uova produttrici di uomini, prodotte dal potere della Kriyashakti dei Signori della Saggezza all’inizio della Terza Razza.
 
Questi Santi Padri sono i Kumara, descritti nel libro Shaiva Purana, e sono considerati i grandi padroni dello Yoga, i Figli nati dalla mente di Brahma-Rudra, il Maha-Yogi. Nei Purana il numero dei Kumara[3] varia da Quattro a Cinque e a Sette. I primissimi esseri della Terza Razza, i Nati dall’Uovo I “Figli dello Yoga passivo” sono così descritti dall’antichissimo Commentario.
 
Essi uscirono dai secondi Manusia (la Seconda Razza), e divennero ovipari. Le emanazioni prodotte dai loro corpi durante le stagioni della procreazione erano ovulari: i piccoli nuclei sferoidali che si svilupparono in un grande veicolo molle, oviforme, gradatamente si indurivano e dopo un periodo di gestazione si rompevano, e il giovane animale umano ne usciva senza aiuto, come i polli dei nostri tempi.[4]
 
Con il trascorrere del tempo, le nuove generazioni o sottorazze cominciarono a perdere le loro capacità originarie, i piccoli persero la facoltà di camminare appena usciti dal guscio. Secondo la cronologia occulta, questo processo che si concluse con la quinta sottorazza della Terza Razza Madre[5], richiese milioni di anni. Altre informazioni riguardanti questo argomento astruso, le troviamo nel Convito di Platone per mezzo di Aristofane.
 
La nostra natura anticamente non era la stessa d’adesso. Essa era androgina, la forma e il nome partecipavano del maschio e della femmina ed erano comuni a entrambi … i loro corpi … erano rotondi, e il modo di camminare era circolare, avevano una forza terribile … poi Zeus li divise ciascuno dei due, rendendoli più deboli, Apollo sotto la sua direzione chiuse loro la pelle.
 
Figura 1. L’Androgino sferico - rappresentazione ottocentesca
 
 
Per gli antichi persiani, Meshia e Meshiane non erano che una sola persona.  Essi insegnavano anche che l’uomo era l’Albero della Vita che cresceva a coppie androgine, finché queste non furono separate in seguito ad una modificazione della forma umana.
 
Il Commentario alle Stanze di Dzyan c’informa che in realtà la testa era unica, non doppia:
 
In quei primi tempi dei maschi-femmine [ermafroditi] vi erano creature umane con quattro braccia; con una testa, ma Tre Occhi. Essi potevano vedere avanti e dietro a sé.
 
Platone essendo un Iniziato era vincolato al silenzio sugli argomenti misterici, e pertanto forniva le notizie in codice, tramite l’allegoria, affermando che Zeus, il creatore della Terza Generazione divise in due tutte le sfere androgine, rendendole così più deboli. La forma sferica è stata utilizzata nei racconti mitici per descrivere l’Uovo Cosmico, da cui nasceva l’Androgino e da lui la Prima Coppia. Ancora oggi la Natura tende per errore a ripetere antiche esperienze genetiche, facendo nascere una coppia di gemelli siamesi, uniti in uno stesso corpo, nati non da un uovo, ma da un grembo materno che ricorda l’uovo.
 
L’embrione umano riproduce gli stati descritti: presenta la forma ameboide della Prima Razza; l’asessualità dei primi si trasforma in uno stato androgino e quindi prevale il maschio o la femmina, determinando il sesso, come avvenne nella Terza Razza. Le tracce della dualità sessuale non spariscono neanche con la maturità, il maschio e la femmina conservano degli organi rudimentali dell’altro sesso.
 
Platone ci dice, dunque, che Zeus ruppe in due la forma sferoidale, l’ovoide dell’uomo della Seconda Generazione, creando un’umanità, la Terza, composta di maschi e femmine. I miti che raccontano di esseri ovipari (nati dall’uovo), saggi e potenti si ritrovano in tutte le antiche civiltà. In occidente abbiamo Castore e Polluce, Elena e Clitemnestra; in oriente abbiamo Garuda l’uccello mitologico re della tribù piumata, il popolo dei Naga o Serpenti di Sapienza. Nel mito platonico le sfere androgine avevano due teste, quattro mani, quattro braccia. Le divinità indù sono spesso raffigurate con quattro braccia, e qualche volta con due teste o due facce, come Agni e in occidente come Giano il Dio dei Misteri. I miti di Leda e di Zeus e della nascita dei gemelli dall’uovo, devono avere qualche fondamento l’allegoria poggia sempre su un fatto della natura. I “miti” di Leda e Giove, e simili, non sarebbero mai potuti nascere nella fantasia del popolo se l’allegoria non poggiasse su un fatto in natura. L’evoluzione, trasformando gradatamente l’uomo in un mammifero, fece con lui semplicemente ciò che fa con gli altri animali. L’umanità descritta nella Terza Generazione era ovipara.
 
La Genesi ebraica descrive il Primo Adamo o la Prima Generazione come asessuata, finché il Signore fece scendere un torpore sull’uomo che si addormentò: questo è il sonno dell’inazione mentale, lo stato d’incoscienza di una razza ancora sprovvista del potere mentale. Dopo viene lo stadio Adamo-Eva, la Seconda Generazione ancora senza mente (non avevano ancora assaggiato il frutto della conoscenza del Bene e del Male), poi la Terza Generazione quando da Adamo è creata Eva, non generata, ma estratta come per scissione da una costola di Adamo, per alludere che in questo stadio della separazione dei sessi, i due erano provvisti d’ossa.
 
Nel capitolo quinto della Genesi, noto come il Libro della Generazione, è ripetuto:
 
Quando Dio creò l’uomo lo fece a sua somiglianza; “Maschio e Femmina li creò … e diede loro il nome di uomo”[6].
 
Solo dopo l’espulsione dal Giardino, Adamo come essere separato conobbe (sessualmente) Eva come sua moglie. Adamo, il progenitore era Androgino e secondo il rabbino Geremia ben Eleazar: “ Il Santo benedetto Egli sia! Nell’ora in cui creò il primo uomo, lo creò androgino, secondo quanto detto: Uomo e Donna Egli creò”. I Rabbini Iniziati alla Scienza Sacra che hanno compilato a più riprese le due parti elohistiche e jehovistiche della Genesi hanno confuso di proposito il testo originale, i versetti del I e del V capitolo sono stati mescolati di proposito per nascondere ai profani il significato di Adamo. I Rabbini istruiti nell’insegnamento segreto, affermano che “Adamo aveva due facce e una persona, maschile da una parte, femminile dall’altra, ma in seguito le due parti furono separate”.[7]
 
Questo passo ci dice che anziché due teste avevano una sola testa, da un lato maschile, dal lato opposto femminile, proprio come la rappresentazione romana del Dio dei Misteri, Giano.
 
Figura 2. Giano Bifronte
 
          
 
Informazioni su un’umanità androgina, si trovano nei frammenti caldei, e in alcune opere cinesi, quali lo Shan Hai King, compilato da Kung Chia da incisioni trovate su nove urne fatte dall’imperatore Yü, nel 2.255 a.C., nei Libri di Bambù che contengono gli annali della Cina che si dice che siano stati ritrovati aprendo la tomba del re Seang Wei, morto nel 295 a.C.[8] Adamo, il progenitore era Androgino e secondo il rabbino Geremia ben Eleazar: “ Il Santo benedetto Egli sia! Nell’ora in cui creò il primo uomo, lo creò androgino, secondo quanto detto: Uomo e Donna Egli creò”.
 
L’umanità simboleggiata dalla prima coppia non aveva ancora l’idea del bene e del male, non aveva ancora assaggiato il Frutto dell’Albero della Conoscenza. Obbedendo ai subdoli consigli del Serpente, la donna mangiò il frutto proibito[9] e i suoi occhi si aprirono, cioè entrarono in funzione gli organi fisici della vista e si offuscò la vista spirituale, quella dell’unico occhio, ora trasformato in ghiandola pineale. Il Signore passeggiando nel fresco del giorno, cioè al tramonto, li maledì. L’ora del tramonto è quella in cui le ombre della materia cominciano ad oscurare lo spirito: la materia era diventata talmente densa da regnare sovrana. Dopo di che l’unione androgina cessò, l’uomo e la donna si separarono e incominciò la procreazione sessuale.
 
L’Adamo fatto con la terra, prima della caduta era ancora Maschio-Femmina; dopo la caduta, dopo aver assaggiato la mela della Conoscenza, avviene la cacciata dal Giardino dell’Eden di Adamo ed Eva separati. La separazione di Adamo - Eva uniti in due entità distinte è nel libro della Genesi allegoricamente descritta nel seguente modo:
 
 
Il Signore Dio fece all’uomo e alla donna tuniche di pelli e li vestì.[10]
… poi Zeus li divise … rendendoli più deboli … Apollo … chiuse loro la pelle.[11]
 
Solo dopo l’espulsione dal Giardino, Adamo come essere separato conobbe (sessualmente) Eva come sua moglie. Adamo viveva in questo Giardino in un felice stato d’incoscienza, proprio come l’umanità descritta nell’Età dell’Argento di Esiodo. La tradizione greca descrive anch’essa un mitico Giardino custodito da un Drago-Serpente, il Giardino delle Esperidi al cui centro cresceva un Albero i cui frutti erano delle mele d’oro, i frutti dell’Albero della Conoscenza della Genesi.
 
La tradizione Indù nel Rig Veda, esprime  questo stadio attraverso il mito-storia di Daksha, figlio di Aditi, la Madre degli Dèi.
 
Daksha è inoltre designato come creatore dell’uomo fisico nella “mito” secondo il quale la sua testa fu staccata dal corpo, nella lotta generale tra gli Dèi e i Rauma. Questa testa, essendosi bruciata nel fuoco, è sostituita con la testa di un montone, secondo il Kâshi-Khanda dello Skanda-Purâna.
 
Questa testa, essendosi bruciata nel fuoco, fu sostituita con la testa di un montone. La testa e le corna del montone sono sempre state il simbolo del potere generatore e della forza riproduttiva sessuale. In seguito a ciò, Brahma gli ordina di creare, le cose superiori e inferiori, bipedi e quadrupedi, qui, si hanno “bipedi”, o uomini, creati prima dei “quadrupedi”, come negli Insegnamenti Esoterici. Con la sua volontà (riferendosi ai Figli della Volontà e dello Yoga), diede origine alle femmine, vale a dire che separò gli androgini, perché non vi era la distinzione fisica in maschi e femmine, come del resto la Genesi descrive la creazione di Adamo: “Maschio e Femmine lo fece”, da quel periodo, le creature viventi furono generati dal rapporto sessuale. Daksha è il padre dei primi uomini pelosi, la Terza Razza, santa e pura, ancora priva di un Ego individuale, in possesso delle sole capacità passive.
 
In quasi tutti i Purana si trova la storia del “Sacrificio di Daksha”, ma la sua versione più antica si trova nel Vayu Purana dove è scritto che esso era avvenuto in presenza di creature, i Rauma, nate dai pori della pelle, dal vapore, dalla vegetazione, da uova e solo alla fine dall’utero. Nel Mahabharata, si narra di un popolo i Rauma creato dai pori di un terribile gigante[12] di nome Virabhadra, che neutralizzò il sacrificio di Daksha.
 
Shiva-Rudra creò Virabhadra, il terribile mostro dalle mille teste e mille braccia nato dal suo respiro, e lo incaricò di distruggere il sacrificio preparato da Daksha. Allora Virabhadra, “che abitava nella regione dei fantasmi [uomini eterici]…. creò dai pori della pelle (Romakûpa) i potenti Rauma”.
 
È inoltre narrato di altri popoli nati allo stesso modo: gli uomini della fine della Seconda e dell’inizio della Terza Generazione. Nel Vayu Purana, quando Daksha genera 10.000 figli per popolare il mondo, Narada, un figlio di Brahma, il più grande di Rishi, un Kumara, si intromette per ben due volte nei piani di Daksha persuadendo i figli di Daksha ad astenersi dal matrimonio e dai rapporti sessuali. Daksha condanna Narada a rinascere come uomo, prendendo dimora nell’utero materno.
 
Daksha è il potere spirituale e, allo stesso tempo, l’energia maschile che genera eternamente gli Dèi. Virabhadra che neutralizzò la cerimonia sacrificale di Daksha, tagliandogli la testa e gettandola nel fuoco.
 
Nei vari Purana e nel Pukshkara Mahatmya, la separazione dei sessi è allegoricamente rappresentata da Daksha che si divide in due, trasformando l’altra metà di se stesso in femmina, con la quale s’unisce e genera delle figlie, le future donne della Terza Razza. Da quel tempo in poi le creature viventi si generarono tramite rapporto sessuale. In seguito la generazione avvenne attraverso l’accoppiamento sessuale fra maschi e femmine.
 
I racconti mitici descrivono epoche antiche in cui vivevano giganti, o primi esseri separati, dotati di una forza spaventosa, che avevano ereditato dai loro progenitori descritti da Aristofane nel Convito.
 
Allora la Seconda (Razza) sviluppò i Nati dall’Uovo, la Terza. Il sudore crebbe, le sue gocce divennero solide e rotonde. Il Sole le riscaldò; la Luna le raffreddò e diede loro forma, il Vento le nutrì fino alla loro maturità. Il Cigno Bianco della Volta Stellata adombrò la grossa goccia, l’Uovo della razza futura, l’Uomo Cigno della successiva Terza. Prima maschio-femmina, poi uomo e donna.[13]
 
Il cigno anticamente era considerato un uccello sacro, un simbolo solare, infatti, sia dai Veda, che dagli scandinavi dell'Età del Bronzo, che raffigurarono i raggi del sole come lunghi colli di cigno, sia, infine, per i Greci che associarono l’uccello ad Apollo e allo stesso Zeus. Inoltre, nello stesso nome di Leda alcuni studiosi hanno voluto riconoscere la parola Lada, che nell’antica lingua dei Lici significava “donna”, con chiari riferimenti al mitico essere femminile primordiale. La Grande Madre che nell’aspetto generazione ad attrazione sensuale si trasforma in Afrodite, nata dalla spuma del mare dal membro reciso di Urano. Leda, è un alias di Afrodite.
 
Figura 3. Afrodite su Cigno[14]
 
 
L’Uomo Cigno nei miti greci appare sotto le sembianze di Zeus-Cigno che seduce Leda, e da tale uccellesca unione nacquero due uova contenenti Clitemnestra e Polluce, Elena e Castore, in altre parole due coppie di gemelli, nati dall’uovo.
 
Nello schema seguente, il primo simbolo rappresenta la Seconda Razza, quella semidivina; il secondo simbolo, l’Uovo con i gemelli uniti rappresenta l’inizio della Terza Razza, il terzo simbolo, il feto singolo nell’uovo materno rappresenta la Terza Razza solo dopo la separazione dei sessi, cioè la prima razza fisica.
 
Figura 4. Dall’Uovo al grembo materno
      
                      

  
    
La cronologia brahmanica, fornisce come tempo trascorso dall’apparire di Vaivasvata Manu[15], il progenitore della razza umana, salvato dal diluvio cosmico 18.616.841 anni a.C. dunque, l’uomo fisico, secondo il calendario brahmanico, fa la sua apparizione più di diciotto milioni di anni fa, con Manu Vaivasvata[16].
 
Lo scrittore e viaggiatore russo Andrew Tomas, ci informa e ci illustra con fotografie, che nel 1.959, una spedizione paleontologica  russo cinese, portò dal deserto del Gobi una impronta fossile che sembrava quella di una calzatura umana su pietra arenaria. La roccia si era formata dai sedimenti di un mare dell’Asia Centrale che esisteva oltre 15 milioni di anni fa![17]
 
Figura 5. Impronta umana nella roccia
 
 
I testi indù parlano di Manu Vaivasvata che appaiono eventi ben distinti nel Vishnu e in altri Purana, sono volutamente frammischiati e confusi nella narrazione. Siccome i Cataclismi sono periodici e ciclici, negli scritti indù, Manu Vaivasvata figura come un personaggio generico collegato ai Diluvi.  Diluvio sta per stato caotico della materia non ancora stabilizzata, ossia il Caos. Il Diluvio è una tradizione universale; ce ne sono stati almeno sei, e uno si è avuto certamente al termine di ogni era glaciale. Diluvi universali ve ne sono stati due uno alla fine del Satya Yuga, l’Età dell’Argento, e uno alla fine dell’Età del Bronzo[18].
 
Siccome questi cataclismi sono periodici e ciclici, e poiché Manu Vaivasvata figura come un personaggio generico, sotto circostanze ed eventi diversi, non si vedono serie obiezioni alla supposizione che il primo “grande diluvio” avesse un significato allegorico oltre che cosmico, e che esso sia avvenuto alla fine del Satya-Yuga, “l’Era della Verità”, quando la Seconda Razza-Radice, il “Manu con ossa”, fece la sua prima apparizione come “nata dal Sudore”[19].
 
 
Vaivasvata è considerato il padre di Yima (il primo uomo delle Vendidad) e di Yama, suo fratello gemello. Si è citato il Manu Vaivasvata Manvantara esistito 18 milioni d’anni fa, quando l’uomo fisico, realmente umano, apparve per la prima volta su questa Terra, cui seguirono altri Vaivasvata. Il Manu Vaivasvata della sommersione dell’Atlantide, e il Manu Vaivasvata Razziale salvò gli eletti dell’Umanità, la Quinta Razza, dalla completa distruzione. A quest’ultima figura si fa riferimento nel Manu Samhita.
 
La Tradizione Orientale c’informa che la separazione dei sessi iniziò circa 17.000.000 di anni fa, circa un milione e mezzo di anni dopo l’apparizione del Manu Vaivasvata, cioè dopo l’individualizzazione del genere umano. L’umanità della Terza Razza, iniziò a separarsi nel loro guscio prenatale, l’uovo, e a uscirne come femmine e maschi distinti. La separazione fu un processo lunghissimo che si protrasse per milioni di anni. Il Libro delle Generazioni di Adamonon nomina nemmeno Caino e Abele, ma dice solo:
 
Quando Dio creò l’uomo lo fece a sua somiglianza; “Maschio e Femmina li creò … e diede loro il nome di uomo.[20]
 
I Revisori per meglio commentare un testo a loro oscuro, hanno cambiato secondo la logica occidentale uomo in uomini, nella versione del cristianesimo protestante appare uomo.
 
E Adamo … generò un figlio a sua somiglianza, secondo la sua immagine, e gli diede il nome di Seth.[21]
 
Nel racconto ebraico, Seth è fisiologicamente il primo uomo dopo la caduta, in altre parole dopo la separazione dei sessi, egli rappresenta gli uomini alla fine della Terza Generazione, un’epoca che era dominata dai Giganti. Nella Bibbia ebraica, a Seth, il primo Uomo generato sessualmente dopo la caduta, la Terza generazione, nacque un figlio, che egli chiamò Enos: e allora si incominciò ad invocare il nome del Signore (Yah-hovah). Nuovamente un velo che ricopre ciò che doveva essere tenuto segreto, la traduzione esatta dovrebbe essere: “Allora gli uomini cominciarono a chiamarsi Yah-hovah, cioè maschi (Yah) e femmine (hovah). Enos chiamato il Figlio dell’Uomo, cioè di Seth, rappresenta la Quarta Generazione, quella che precedette il Diluvio di Noè.
 
Gli israeliti nel loro soggiorno prigionia a Babilonia conobbero un’altra leggenda su cui basare il loro racconto della creazione. Dalle migliaia di frammenti  ritrovati negli scavi risulta:
 
  1. Che la prima razza che si separò nella generazione fu una Razza scura (zalmat - qaqadi), che chiamarono l’Adamu, o  Razza scura, e che Sarku, o la Razza chiara, rimase pura ancora molto tempo.
  2. Che i babilonesi, al tempo della separazione, ammettevano l’esistenza di due Razze principali, entrambe precedute dalla Razza degli Dèi, i Doppi eterici dei Pitri[22].  

 
[1] Stanze di Dzyan Antropogenesi VIII, 26.
[2] Stanze di Dzyan VIII, 27.
[3] I nomi conosciuti sono: Sanat-Kumara, Sanat-Sujata, Kapila, Sala. Sanat vuol dire antico ed è l’epiteto di Brahma. Nella Tradizione occidentale questi sono I Kabiri si cui sono noti solo quattro nomi, e i Titani in numero di Sette secondo Orfeo. I Titani secondo Arnobio sono chiamati Mani, dal nome della loro madre Mania. Mani sono il corrispondente greco di Manu. Mania è il Manu femminile nel libro epico indù, il Ramayana. Manas è il principio pensante. I nomi di mente e di uomo (essere pensante), in inglese derivano dall’antichissima radice man.
[4] Commentario alle Stanze di Dzyan citato in Antropogenesi, IV, pag. 207.
[5] Ogni Razza Radice o Madre è a sua volta divisa in sette ramificazioni, dette comunemente sottorazze, le quali si suddividono ulteriormente in sette famiglie razziali poi tribù e nazioni. Ad ogni Razza, Sottorazza, Famiglia razziale è concesso un tempo per esprimere la sua creatività.
[6] I Revisori per meglio commentare un testo a loro oscuro, hanno cambiato secondo la logica occidentale uomo in uomini, nella versione dei protestanti appare uomo.
[7] H. P. Blavatsky, La  Dottrina Segreta, Antropogenesi, IV, p.170, S.T.I. Trieste.
[8] H. P. B., la Dottrina  Segreta, Antropogenesi, V, p. 96, S.T.I. Trieste
[9] G. Scholem una delle massime autorità di questo dell’insegnamento della Kabala, afferma che Adamo prese un solo pomo, la Sephirah Malkuth, detta la Madre  Inferiore, la Natura Materiale. Secondo l’Insegnamento segreto di Israele staccando il pomo dall’Albero, si staccò il frutto dalla sua fonte, facendo un atto che è allegoricamente chiamato il taglio dei germogli. La Torah considera questo atto l’archetipo di tutti i peccati menzionati nella Bibbia, il cui denominatore comune è l’introduzione della separazione, della divisione di ciò che in origine era unito. Tagliando il germoglio si taglia o si isola una Sephirah dall’Albero, facendone oggetto di culto, che nel caso di Malkuth porta alla Magia nera o stregoneria.
[10] Genesi, II, 21.
[11] Platone, Convito.
[12] La divinità distruttrice delle forme obsolete, Shiva Rudra, creò Virabhadra, un terribile mostro dalle mille teste e mille braccia nato dal suo respiro e lo incaricò di distruggere il sacrificio di Daksha. Il gigante “abitante della zona dei fantasmi (uomini eterici, privi di forma solida), creò dei potenti Rauma (semidei) dai pori della sua pelle.
[13] Stanze di Dzyan, commentari VI, 22.
[14] Tomba F43 Kameiros, Rodi. British Museum.
[15] Manu deriva da Man, pensiero, mente: è l’archetipo dell’uomo considerato provvisto di mente o Manas. Nei Purana Indù, i Manu sono descritti come re che sono salvati con tutti i germi di tutte le cose in un’Arca, dalle acque del diluvio o dal fuoco, Ecpirosi di una conflagrazione generale.
[16] Manu Vaivasvata simboleggia l’uomo primordiale, le prime razze umane.
[17] Andrew Tomas,” Mondi senza fine”, MEB, pag. 168.
[18] Il Secondo Diluvio, il cosiddetto “universale”, che colpì la Quarta Razza o Generazione, ora considerata dalla Teologia come “la razza maledetta dei giganti”, i Cainiti e i “figli di Ham”, è il primo a essere stato riconosciuto dalla Geologia. Il Diluvio descritto nel Mahabarata, si riferisce al cataclisma geologico che sterminò quasi completamente la Quarta Razza per far posto alla Quinta.
[19] H.P. Blavatsky, Antropogenesi pag. 164, ed. Cintamani.
[20] Genesi, V, 2.
[21] Genesi, V, 4.
[22] H.P. BLAVATSKY, Antropogenesi.
IL REGNO DI ZEUS LE RAZZE FISICHE
 
 
La storia della detronizzazione del Padre Urano si ripete con Crono e i suoi figli. Crono è messo in guardia da un vaticinio secondo il quale egli sarebbe stato detronizzato da uno dei suoi figli. Il vaticinio oracolare rappresenta la Forza che spinge alla creazione cui nemmeno gli Dei possono sfuggire. Crono decide d’inghiottire volta per volta i figli che Rea gli partoriva. Rea la Dea madre della creazione ripete le gesta di Gea, e quando nasce Zeus l’ultimogenito, anziché farlo inghiottire, lo sostituisce con un feticcio di pietra avvolto nelle fasce.
 
Come Urano nascondeva nelle cavità del Tartaro i propri figli, così Crono nascondeva i propri figli nella cavità o caverna del proprio stomaco divorandoli, alludendo al potere del tempo di divorare tutte le opere. Crono, il Tempo, inghiotte necessariamente la propria opera infruttuosa, e quando sarà giunto il momento ingoierà anche Zeus e le sue opere.
 
Zeus, una volta adulto, s’oppose a Crono ingaggiando una lunga battaglia contro di lui e i suoi alleati. La guerra iniziò dopo che Rea fece vomitare a Crono i propri figli ingoiati. La guerra di Zeus e dei suoi fratelli contro Crono ed i Titani durò dieci anni e fu tremenda. A capo della fazione dei Titani, fu scelto Atlante in quanto Crono nel frattempo era invecchiato ed indebolito. Zeus consigliato dalla madre Rea, liberò i tre Ciclopi e i tre Centimani imprigionati da Crono nel Tartaro dopo che l’avevano aiutato nella lotta contro Urano.
 
I tre Ciclopi diedero a Zeus il loro potere cioè quello della Folgore, del lampo e del Tuono, in pratica il potere della Forza Elettrica, e a Poseidone diedero il magico Tridente anch’esso caratterizzato dal triplice potere elettrico. La somma dei poteri del Signore Celeste “3” e del Signore delle Acque “3” è Sei 3+3=6. Il simbolo di questo potere è il doppio tridente, composto da sei punte, e da un asse centrale (la sintesi) noto in oriente come simbolo del Vajra o Fulmine. Ogni punta può essere rappresentata da un colore, tre primari e tre secondari, i colori dell’arcobaleno o del potere elettrico.
 
Figura 1. Il Doppio Tridente
 
 
Quando i tre Centimani emersero dal Tartaro, con le loro trecento mani stritolarono sotto una pioggia di pietre gli avversari.
 
Dopo la loro prima apparizione, i tre giganti-continenti sono stati imprigionati da Crono entro un cerchio o muro di bronzo con un’unica uscita attraverso porte fabbricate da Poseidone, l’oceano, che non si potevano oltrepassare.
 
Finché durò il regno Crono, i tre Centimani erano fermi e imprigionati, così pure lo erano i tre continenti polari. Secondo le attuali teorie geologiche tra 400 e 250 milioni d’anni fa i continenti erano uniti formando un unico supercontinente, la Pangea.  I geologi affermano che circa 200 milioni d’anni fa la Pangea inizio a frantumarsi: dal mantello immensi movimenti convettivi risalirono fino alla crosta, dividendola lungo le linee di frattura che alla fine formarono i bacini oceanici. I vulcani sotterranei fecero la loro parte, vomitando fuoco e pietre che seppellirono i seguaci del Figlio del Cielo.
 
Figura 2. Le Tre Terre Polari entro l’anello di Crono
 
 
È inoltre narrato che il cambiamento decisivo nelle sorti della battaglia, fu determinato dai fulmini donati a Zeus dai Ciclopi che egli aveva liberato, allusione ad un Fuoco Elettrico abbattutosi sul continente primordiale. I Titani sconfitti furono sprofondati e imprigionati nel Tartaro, intorno al qual è posta una recinzione di bronzo, e al di sopra del quale sorgono le radici della terra e del mare infecondo.[1] Essi non possono uscire perché Poseidone ha costruito una recinzione e i tre Centimani hanno la loro dimora.
 
Si hanno dunque tre periodi teogonici, che vanno messe in relazione con le vicende geologiche del nostro pianeta:
 
  1. Regno di Urano, il Cielo Stellato, la materia stellare, nascita della Terra supposta 4,6 miliardi d’anni fa.
  2. Regno di Crono, inizio della creazione materiale La Prima Generazione, il supercontinente, la Pangea, 400 milioni di anni fa. Inizio della prima Guerra Titanica, 200 milioni di anni fa la Pangea inizia a frantumarsi in più continenti, il periodo che corrisponde alla Seconda Generazione e all’inizio della Terza.
  3. Regno di Zeus creatore degli uomini, secondo il calendario brahamanico più di 18 milioni di anni fa, la Prima Razza completamente fisica, cioè la seconda parte della Terza Generazione.
 
 

 
[1] Esiodo, Teogonia, 727, 728.
 
RIMESSA IN DISCUSSIONE DELLE DATAZIONI GEOLOGICHE
 
La data della comparsa dell’umanità fisica in maschi e femmine, fornita dai calendari bramanici è di oltre diciassette milioni di anni fa, alla fine del XIX secolo era irrisa, oggigiorno è contestata, ma non più irrisa. Fra qualche decina di anni s’irrideranno le teorie su cui si aggrappano disperatamente[1] i geocronologi, e in generale gli specialisti dei settori geologia, mineralogia archeologia.
 
L’età dei manufatti geologici è ora definita con il test dei radioisotopi, una sorta di orologi geologici, perché dimezzano la propria radioattività in un preciso numero di anni accertato; pertanto, misurando il residuo radioattivo presente nelle rocce si può risalire alla loro età geologica. Le datazioni fornite dai radioisotopi Carbonio 14, Potassio-Argon e Torio 230, considerate per molti anni certe e inconfutabili, tanto da essere ritenute la “prova” per eccellenza in una quantità di ricerche. Infatti, molto spesso il metodo dei radioisotopi dà datazioni assolutamente divergenti sullo stesso elemento. Per esempio, testando resti fossili del proconsul, una scimmia ominide estinta, si può avere al tempo stesso una datazione di 14 milioni, di 42 milioni di anni, oppure di 264 milioni di anni. In quale modo, allora, può essere stabilito che è corretta la prima datazione e non le altre due?
 
Tutto iniziò nel 1973, con uno scandalo in campo scientifico, quando lo scienziato Richard Leakey ritrovò nei dintorni del lago Turkana molti fossili che fornivano una serie di dati anomali. Tra questi, vari utensili di pietra scheggiata e il teschio di una bambina, lo skull 1470, mescolati a fossili di australopitecine. La datazione rilevata con i radioisotopi fu di oltre due milioni di anni fa e già questo non si accordava con le scale evolutive, perché non si poteva accettare una “ominizzazione” tanto precoce. Inoltre, la presenza di un teschio non scimmiesco ma umano, con caratteristiche simili a quelle attuali, era assolutamente incompatibile con qualsiasi scala evolutiva. Le polemiche furono violente e prolungate, perché i dati scientifici ottenuti dalla ricerca sul campo erano in netto contrasto con tutto quanto dato per certo dalla stessa scienza. Alla fine, la questione fu chiusa in un convegno internazionale, nel 1976, nel quale si stabilì che: in quel caso, la datazione al carbonio era errata, il teschio umano era arrivato lì a seguito di smottamenti e terremoti, i resti di australopitecine invece erano del posto e non avevano subito spostamenti, quel ritrovamento, come altri simili in altri siti, "aveva un significato evolutivo dubbio".
 
La dott.ssa Marie Claire Van Oosterwyck-Gastuche, una celebre mineralogista belga specializzata in silicati quando le fu chiesta di fornire un parere scientifico sulla frequenza di datazioni prodotte dai metodi con i radioisotopi, giunse a due importanti conclusioni:
 
  1. Non c’è alcuna prova, neanche la più piccola, di un’origine animale del genere umano.
  2. Le misurazioni isotopiche, che “datano” le ere geologiche, non hanno alcun senso cronologico.
 
Così la sterminata documentazione sui teschi, i denti o gli arti delle differenti specie di scimmie, cavalli, e dinosauri, etc., non stabilisce una transizione verso il cervello o la mano umana e la paleontologia non ha mai fornito prove obiettive di un'evoluzione progressiva. Inoltre, alla luce della genetica e dell'embriologia moderne, le teorie Lamarckiane e Darwiniane oggi sono descritte come infantili e irreali (Chandebois 1989, 1993; Denton, 1989). In particolare Chandebois, un embriologo, pensa che i cambiamenti abbiano avuto luogo dentro l'embrione attraverso semplici ma mirati meccanismi psicochimici, e possano accadere in tempi molto brevi. Ciò presuppone l'intervento di un'Intelligenza che agisca dentro l'embrione, prima della nascita dell'animale; il che esclude le leggi di “utile o non utile” e “selezione naturale”.[2]
 
Nell’articolo “Rimessa in discussione delle datazioni delle aree geologiche” riguardo al caso del teschio del lago Turkana, la dott.ssa Gastuche scrisse:
 
Apparente” è la parola impiegata dai geologi stessi per descrivere età strane, che sono lontane dall’età aspettata del fossile e che spariranno dalle pubblicazioni ufficiali … Ancor peggio, il tufo vulcanico K.B.S. conteneva dei resti umani, il teschio di un bambino: “Teschio 1470”. Fu scoperto dal figlio del dott. Leakey, Richard, che commentò la propria scoperta in questo modo: “O si taglia fuori questo teschio, o le nostre teorie sugli uomini primitivi sono tagliate fuori” (R. Leakey, 1973). Suo padre morì nel 1972, l’anno prima … La reazione degli scienziati al “Teschio 1470” fu semplice: tagliarono fuori il teschio e tennero le proprie teorie. Pur appartenendo a una bambina, con una capacità cranica ridotta evidente (800cc), esso è stato attribuito all’Homo Erectus. Gli altri resti umani scoperti nell'aerea orientale del Rift, mischiati a una sorprendente massa di ossa animali, furono insabbiati allo stesso modo o citati in modo incomprensibile da Coppens, in particolare, che riconobbe la “coesistenza dell'Australopiteco chiamato robusto e un incontestabile uomo … Ogni volta che sono confrontati gruppi di fatti restrittivi che invalidano la “teoria tranquilla” che serve come fondamenta per l'Evoluzione dei viventi, paleontologi e sedimentologi si attaccano disperatamente ai dati dei geocronologi, dei quali credono che posseggano l'incontestabile prova della realtà di lentissimi fenomeni descritti da Lamarck e Darwin. Staremo a vedere come si nutriranno delle proprie illusioni.


[1] Il metodo è di far sparire, nascondere ogni ritrovamento o prova, che mal si accorda con il pregiudizio scientifico, per impedire che il castello delle supposizioni crolli rovinosamente su coloro che l’hanno edificato.
[2] Marie Clair Van Oosterwyck-Gastuche http://mmmgroup.altervista.org.
PESH-HUN E ASURA MAYA
 
H.P. Blavatsky, scrive che fra i personaggi più incomprensibili agli studiosi citati nel Mahabharata e nei Purana, il più misterioso è Narada, conosciuto dagli iniziati della razza gialla sotto il nome di Pesh-Hun. Narada è descritto come uno dei Sette grandi Rishi, un figlio di Brahma. Nel Vayu Purana, quando Daksha genera 10.000 figli per popolare il mondo, Narada s’intromette nel piano evolutivo persuadendo i figli di Daksha ad astenersi dal matrimonio e dai rapporti sessuali. Daksha condanna Narada a rinascere come uomo, prendendo dimora nell’utero materno, questa è un’allegoria. Esotericamente egli è il governatore degli eventi duranti i vari cicli o Yuga, ed è in un certo senso la personificazione del grande ciclo umano.
 
“Nelle antiche Stanze, a Pesh-Hun è attribuito di aver calcolato e registrato tutti i cicli astronomici e cosmici avvenire, e di aver insegnato la scienza ai primi osservatori della volta stellata. Ed è Asura Maya che si dice abbia basato tutti i suoi lavori astronomici su queste note, abbia determinato la durata di tutti i periodi passati, geologici e cosmici, e la lunghezza di tutti i cicli avvenire … Tra i Libri Segreti c’è un’opera intitolata, lo Specchio del futuro, nella quale sono notati tutti i Kalpa nei Kalpa, e i cicli nel seno di Shesha, il Tempo infinito. Quest’opera è attribuita a Pesh-Hun-Narada.”[1]
 
Canone principale dell’astronomia indiana va considerato il Surya Siddhanta. Si suppone sia stato rivelato dal Sole (Surya) alla fine del Krita Yuga o Età dell’Oro (2.163.102 a.C.) ad Asura Maya. Il tempo in cui è vissuto Asura Maya secondo le indicazioni del Surya Siddhanta è all’incirca 2,5 milioni di anni fa. Asura è il nome dato a delle caste o popoli preistorici e sia il nome del Sole o Surya. Maya è il nome della materia e delle sue leggi. L’astronomo si era guadagnato il nome di Asura Maya per la sua conoscenza delle leggi della materia e dei moti del Sole e dei pianeti. Anche se si hanno informazioni sufficienti per collegare quest’arcaico astronomo indiano direttamente con i Maya del Centro America, la somiglianza dei nomi è interessante. Colpisce così la similitudine fra la conoscenza astronomica, matematica collegare i sistemi di pensiero delle due culture la Maya e l’Indù. Sui monumenti Maya sono riportate le unità misura del tempo, fra queste vi sono i numeri del Serpente, le grandi unità di tempo riportate dal Codice di Dresda: 1 calabtun di 160.000 anni, 1 kinchiltun di 3.200.000 anni, 1 alautun di 64.000.000 anni.
 
H.P. Blavatsky scrive nella sua Dottrina Segreta: “La conoscenza contenuta in questo lavoro è stata trasmessa a questo grande astronomo Atlantideo durante la fine della Quarta e gli inizi della Quinta Razza”. Il nome Asuramaya è formato dalle due parole sanscrite, Asura e Maya. Il nome della persona è Maya, il prefisso Asura indica che Maya era un Asura, un nome dato a determinate caste o gente del periodo preistorico che ha preceduto il nostro ciclo, quello della Quinta Razza, gli Aryan o Ariani. A lui si deve la determinazione della durata di tutti i periodi passati, geologici e cosmici, nonché la lunghezza di tutti i cicli a venire, sino alla fine di questo ciclo di vita, la fine della Settima Razza. Egli fu il primo astronomo in Aryavarta (la terra degli Aryan), colui al quale “Sole gli comunicò la conoscenza delle stelle”.
 
Alcuni manoscritti contengono anche l’ordine che il Sole diede a Maya: “Va dunque alla località di Romaka, tua residenza; colà, incarnandomi nella forma di un barbaro, per effetto di una maledizione di Brahma, t’impartirò questa scienza.” La tradizione del Jnana-bhaskara afferma che quest’astronomo è vissuto a Romaka Pura, a Occidente, il nome è un’allusione al paese dei Nati dal sudore, gli uomini della Terza Razza. Asura-Maya era un diretto discendente della Razza che non muore mai, la razza dei Saggi. A Occidente era pure posta l’Isola Bianca che divenne in seguito nera per i peccati, cioè Atlantide. Si dice che Asura-Maya sia stato il più potente Mago dell’isola Bianca.
 
Il fatto che Romana-Pura in Occidente sia indicata come luogo di nascita di questo eroe delle ere arcaiche è tanto più interessante in quanto allude all’insegnamento esoterico delle Razze nate dal sudore, gli uomini nati dai pori dei lori genitori. Roma-Kupas in sanscrito significa pori di pelle. Nel Mahabarata, su dice che un popolo chiamato Raumas sia stato creato dai pori di Virabhadra, un terribile gigante che neutralizzò il sacrificio di Daksha. Si parla anche di altre tribù e altri popoli nati nello stesso modo. Tutte queste sono allusioni alla fine della Seconda Razza e al principio della Terza Razza Madre[2].
 
Il continente culla degli uomini nati dai pori era già sparito quando apparve Asura-Maya, prima della fine dell’Età del Krita o Satya Yuga nel 2.163.102 a.C.
 
 
 
IL CALENDARIO TIRUKKANDA PANCHANGA
 
Il calendario Tamil noto come il Tirukkanda Panchanga[3] è compilato da frammenti segreti attribuiti ad Asuramaya, il più grande astronomo vissuto nell’Isola Bianca, a Romaka Pura, in Occidente, cioè la mitica Atlantide. Il nome è un’allusione al paese culla dei nati dal sudore, Romaka Pura, gli uomini della Terza Generazione, gli antenati degli Atlantiani, gli uomini della Quarta Generazione. Il canone principale dell’astronomia indiana, il Surya Siddhanta[4], nei versi iniziali afferma che Surya, il Sole, attraverso il suo rappresentante solare, ha comunicato ad Asuramaya “la scienza su cui il tempo è fondato, il grande sistema dei pianeti” (I, 5) e che questo è avvenuto alla conclusione del Satya Yuga o Età dell’Oro e all’inizio del Tetra Yuga (I, 46-7).
 
  • Satya o Krita Yuga                            1.728.000 (432.000x4)  anni
  • Treta Yuga                                      1.296.000 (432.000x3)  anni
  • Dvapara Yuga                                    864.000 (432.000x2)   anni
  • Kali Yuga                                          432.000 (432.000x1)   anni
  • Maha Yuga (le quattro Ere)    4.320.000 [432.000x(4+3+2+1)]  anni
  • Manvantara Un Giorno di Brahma  4.320.000.000 (1.000) Maha Yuga anni
             
Poiché il Kali Yuga per la Quinta Razza ebbe inizio 3.102 a.C.[5], le date d’inizio di ogni Yuga per la Quinta Razza sono le seguenti:
         
Yuga V Razza    Periodo greco    Durata Yuga   Data inizio a.C.
            
Satya               Oro                   1.728.000        3.891.102            
Treta               Argento              1.296.000        2.163.102            
Dvapara           Bronzo                  864.000          867.102            
Kali                 Ferro                     432.000             3.102     

Questi cicli astronomici arcaici sono frutto dei calcoli di Narada e di Asura-Maya, quest’ultimo descritto come un Gigante, al pari dei giganti antidiluviani della Bibbia. La cronologia brahmanica è stata considerata dagli orientalisti occidentali un’invenzione non basata su calcoli astronomici. Inoltre nessun numero è stato distorto e manipolato, ridotto, per dimostrare punti di vista partigiani, quanto i famosi”4, 3, 2” seguiti da zeri per il calcolo degli Yuga (Cicli), e dei Maya Yuga. La cronologia brahmanica, fornisce come tempo trascorso dall’apparire di Vaivasvata Manu, salvato dal diluvio cosmico 18.616.841 anni a.C. Queste cifre, a una prima osservazione possono essere giudicate assurde, ma sono riferite al tempo di Brahma (il Dio Creatore) non al tempo degli uomini. Un giorno di Brahma per il nostro sistema solare vale 4.320.000.000 anni, tempo prossimo all’età del pianeta Terra stimata intorno ai 4,6 miliardi di anni, mentre il tempo dell’apparizione della vita è stimato intorno ai 3,2 miliardi di anni. Tenendo conto che la comparsa del calendario Tamil risale a un centinaio di anni fa, quando si discuteva se accettare la cronologia (essoterica[6]) della Creazione della Bibbia di poche migliaia di anni, allora non si può di certo affermare che le precedenti cifre sono state formulate col senno di poi. Nell’antichità era considerato il più grave dei peccati divulgare i segreti del tempo, punibile con la  morte. Fra gli Ebrei divulgare i segreti della Cabala, o i Misteri Rabbinici, era come mangiare il frutto dell’Albero della Conoscenza, e pertanto il peccato veniva punito con la morte.


[1] H.P. Blavatsky, Antropogenesi, IV, pag. 62.
[2] H.P. Blavatsky, Antropogenesi, IV, pag. 86.
[3] Dai frammenti trovati nell’India meridionale, di opere antichissime attribuite ad Asuramaya, due dotti brahmani compilarono nel 1884-1885 il calendario Tirukkanda Panchanga. Quest’opera fu proclamata perfetta dai migliori Pandit o studiosi indù.
[4] Il più accurato libro apparso anticamente in India riguardante il calcolo del calendario fu il “Surya Siddhanta” il cui autore è attualmente ignoto come lo è l’esatta data di scrittura, anche se le origini sono fatte risalire dagli studiosi moderni al 400 d.C. circa, mentre la versione più recente e risale forse all’1.000 d.C.
[5] Gli astrologhi arabi, intorno all’ottavo secolo dell’era cristiana, consideravano che la durata dell’anno magno fosse di 360.000 anni, diviso in due fasi di 180.000, ognuna. Sommando al grande anno i sandhis (1/10 dell’anno), l’alba e il crepuscolo di un’era si ottengono: 36.000 + 360.000 + 36.000 = 432.000 anni, il periodo indù del Kali Yuga. Per gli indù, esattamente come per i greci, ogni fase aveva principio con la congiunzione di tutti i pianeti in 0° di Ariete. L’ultima grande congiunzione avrebbe avuto luogo nella mezzanotte dal 17 al 18 febbraio del 3101 a.C.
[6] Essoterica, un velo destinato a nascondere il vero; la cronologia esoterica è il segreto custodito dagli Iniziati alla Scienza Sacra come quella insegnata da Mosè agli Anziani.

IL MISTERO DELL’ANNO DI 360 GIORNI

 
 
Molti popoli civili, quali i Babilonesi, gli Egiziani e gli Hindu, famosi durante l’antichità per la loro abilità astronomica, hanno utilizzato il periodo di 360 giorni nei loro calcoli per la lunghezza di un anno con la divisione in 360 gradi del cerchio, e la suddivisione del grado in 60 minuti. Perché? Semplicemente a causa dell’ampia conoscenza di astronomia e di astrologia occulte nelle scuole arcaiche di mistero, in cui l’anno standard è stato solitamente usato per i calcoli segreti. Tutto ciò è indicato nel caso degli Hindu da un passaggio nel lavoro astronomico molto vecchio, il Surya Siddhanta (I, 12.13), che in primo luogo dichiara l’anno occulto o standard è di 360 giorni e specifica che la lunghezza dell’anno solare è diversa. Questo profondo e notevole trattato si occupa dei Yuga e dei periodi di varie lunghezze, delle divisioni di tempo infinitesimali, dei cicli del sole, della luna e dei pianeti e dell’eclissi.
 
L’anno misterico contiene 360 giorni, numero uguale ai gradi dello zodiaco. In un lontano passato del nostro sistema solare, l’anno della terra era realmente lungo 360 giorni. Da allora, in seguito ad interazioni cosmiche causate dal magnetismo delle costellazioni zodiacali, la velocità di rotazione della terra è aumentata in modo che l’anno attuale contiene il approssimativamente 365 e 1/4 di giorno. Probabilmente quest’accelerazione ha ora raggiunto il massimo relativo, nel qual caso la rotazione della terra diminuirà lentamente ancora e nel passaggio di tempo attraverso e oltre il punto mediano dei 360 giorni, di modo che l’anno allora conterrà meno di 360 giorni, probabilmente soltanto 354 giorni. Quando questo minimo sarà raggiunto, la rotazione della terra accelererà ancora un po’ finché attraverserà il punto mediano dei 360 giorni fino a che non raggiunga ancora il massimo relativo. Così durante il Manvantara (un Giorno di Brahma) della nostra catena planetaria il periodo annuale di rotazione medio è dei 360 giorni.
 
I calcoli “apparentemente fantasiosi” degli astronomi antidiluviani e custoditi dalla tradizione Indù, poggiano sulle interazioni di forze magnetiche dovute ai cicli di rivoluzione del nostro sistema solare e della nostra galassia. L’astronomia e la geologia associate, ci insegnano che la causa prima dei cicli di vita terrestre è al di fuori dei confini del nostro sistema solare ed è posta in relazione con il moto di rotazione che questo compie intorno al centro della galassia. Il nostro Sole ruota intorno al centro della Galassia percorrendo un giro completo ogni 225 milioni di anni. Le vicende geodinamiche del nostro pianeta, che determinano le fluttuazioni del livello del mare e i cicli sedimentari, sono correlate con la variazione della forza di gravità che il centro della galassia esercita sul sistema solare stesso, conseguente alle ritmiche oscillazioni del moto di rivoluzione di quest’ultimo.
 
Il professor F.C. Wezel, dell’Università di Urbino  afferma che nei periodi di massima forza di attrazione fra i due centri magnetici, si hanno maggiori: velocità di rotazione terrestre, campo magnetico inverso, schiacciamento polare, frammentazione continentale, vulcanesimo esplosivo, formazioni di depressione oceaniche; questi periodi, caratterizzati da atmosfera ricca di anidride carbonica e da clima caldo umido, si riconoscono, negli strati sedimentari, per l’abbondanza di depositi scuri, caratteristici dell'assenza di ossigeno; il professor F.C. Wezel, li chiama “periodi neri”. Nei periodi di minima forza gravitazionale galattica si hanno al contrario: rilasciamento polare, campo magnetico diretto (situazione attuale), minima attività del mantello, atmosfera ricca di ossigeno, che conduce alla deposizione di strati ossidati rossicci; questi ultimi vengono definiti da Wezel “periodi rossi”.
 Gli organismi fanno la loro comparsa in un periodo nero e fioriscono nel rosso; le estinzioni in massa avvengono alla transizione tra il rosso e il nero, in corrispondenza di un primo irrigidimento climatico e di una successiva ripresa dell’attività geodinamica. Gli eventi principali del quaternario, trascurando gli aspetti geolitologici e stratigrafici, possono essere riassunti nelle glaciazioni e nell’evoluzione della specie umana.
LA SECONDA PARTE DELLA TERZA GENERAZIONE - I CICLOPI
 
 
Alla fine dell’epoca dei Titani, quella dei figli di Crono, l’umanità era giunta alla Terza Generazione, quella creata da Zeus; l’Età dell’Oro e dell’Argento erano ormai un ricordo. Quest’umanità era la Prima Razza fisica vera e propria, ma ancora prima di mente, incapace di distinguere il bene dal male. Dopo la guerra, narra Esiodo, Zeus creò la Terza Generazione, quella dei Giganti.
 
Esiodo ci dice che la  Terza Generazione fu creata dai frassini, i cui uomini erano giganti fortissimi e violenti, con braccia gigantesche, portavano armi di bronzo, mangiavano carne e pane e godevano nel fare la guerra. La violenza assassina di Caino ne è una prova, ma la morte nera s’impadronì anche di loro. La Ninfa Melia è la personificazione del Frassino, Foroneo figlio di Melia o del Frassino celeste, incarna la Terza generazione, i primi uomini fisici. Il Frassino da cui nacquero gli uomini della generazione del bronzo, è l’albero celeste, comune a ogni mitologia ariana. Questo Frassino è l’Yggdrasil dell’antichità scandinava, con la sua chioma s’innalzava sino al cielo e con le radici giungeva al cuore della terra, dove si trovavano il regno dei Giganti e l’inferno. Le Norne lo innaffiavano tutti i giorni con l’acqua della fontana di Urd, per cui non si seccava mai; esso rimase verdeggiante fino agli ultimi giorni dell’Età dell’Oro. Allora le Norne — le tre sorelle che fissano lo sguardo rispettivamente al Passato, al Presente e al Futuro — fecero sapere i decreti di Orlog, il Fato, ma gli uomini sono coscienti solo del Presente.
 
Secondo il Popol Vuh del Guatemala, gli uomini furono creati come fantocci di legno, dall’albero Tzita e dal midollo della radice chiamata Sibac, il cui significato è anche uovo. Gli antichi Persiani insegnavano che l’Uomo era l’Albero della Vita che cresceva a coppie androgine, finche esse non furono separate in seguito ad una modificazione della forma umana. Nel XVI secolo, il cronista messicano Fernando de Alva Ixtlilxóchitl scrisse una storia della tribù dei Nahua intitolata Relaciones, in cui sosteneva che gli esseri umani erano comparsi al mondo solo durante la Terza Era[1]. I personaggi mitologici rappresentano Dèi, semidèi, ma anche re o comuni mortali (Così, ad esempio, da un lato, Gige o Cotto è uno degli Ecatonchiri, un essere dalle cento braccia e dalle cinquanta teste, un semidio, dall’altro lato Gige è il re storico di Lidia, l’uccisore di Candaule, il precedente re del paese); ma in tutti i casi rappresentano terre, isole, poteri della Natura, elementi, nazioni, razze e sottorazze. I tre Ciclopi rappresentano le tre ultime sottorazze o sottogenerazioni della Terza Generazione che affiancarono Zeus, il potere materializzante nella lotta contro Crono il potere spiritualizzante. Secondo l’insegnamento tradizionale, misterico, ogni Razza o Generazione è divisa in sette sottorazze, alla terza sottorazza della Terza generazione, si formarono i nati dall’Uovo, dapprima ermafroditi, poi ermafroditi con un sesso predominante, infine si trasformarono in esseri unisessuali, in un processo che durò cinque o sei milioni di anni. Si presume che la definitiva separazione dei sessi e l’apparizione d’esseri ciclopici sia avvenute alla fine della quarta[2] sottorazza, pertanto solo le ultime tre sottorazze, i Ciclopi rappresentano i primi uomini.
 
L’allegoria che fa uccidere i Ciclopi da Apollo per vendicare la morte di suo figlio Asclepio, non si riferisce alle tre sottorazze rappresentate dai tre figli del Cielo e della Terra, ma ai Ciclopi Iperborei Arimaspiani, gli ultimi della razza dotati dell’occhio della Saggezza. I primi hanno lasciato vestigia delle loro costruzioni per ogni dove, nel Sud come nel Nord; gli ultimi furono confinati solo nel Nord. Così Apollo — dio specialmente dei Veggenti, e il cui dovere era di punire le profanazioni — li uccise (le sue frecce rappresentano le passioni umane, ardenti e letali) e nascose il suo arco dietro una montagna delle regioni iperboree.[3]
 
Con il nome di Ciclopi, i Greci identificavano anche i popoli preistorici, costruttori di opere monumentali ancora visibili e impossibili agli uomini. La mitologia greca narra dei Ciclopi aiutanti di Efesto (Vulcano) dimoranti all’interno dell’Etna a fabbricare le armi possenti degli Dei. Furono loro a scavare gli enormi tunnel di lunghezza indefinita citati da antiche leggende e tradizioni di ogni paese?
 
Essi (i Ciclopi) edificarono città enormi. Le edificarono con terre e metalli rari. Mediante i fuochi (lava vulcanica) vomitati, mediante la pietra bianca (marmo) delle montagne e la pietra nera (lava solidificata). Essi scolpirono le proprie immagini, in grandezza naturale e a loro somiglianza e le adorarono.[4]
 
In età arcaica i mitografi distinguevano a loro volta tre stirpi di Ciclopi: i tre figli di Gea e Urano, appartenenti alla prima generazione di Giganti; i Ciclopi “costruttori”, artefici di tutti quei monumenti presenti in Grecia o in Sicilia formati da blocchi di pietra così giganteschi che non erano creduti frutti di attività umana (da qui le mura ciclopiche); infine, i Ciclopi Etnei, resi famosi dalla letteratura greca, quella omerica in particolare (ad esempio Polifemo). Si diceva che essi occupassero le zone più calde dell’Etna, gli antri più inaccessibili e sperduti della Sicilia e delle Eolie, e che fossero, agli ordini di Efesto, i fabbri degli dèi ai quali procuravano le armi.
 
Dopo i Titani, ci dice Esiodo, Urano e Gea generarono tre Ciclopi con un unico occhio in mezzo alla fronte, i cui nomi erano Bronte, che significa il tuono, Sterope o il lampo, e Arge la folgore. I tre Ciclopi figli di Urano e Gea rappresentano le tre ultime sottorazze o sottogenerazioni della Terza Generazione quella creata da Zeus, che abitavano il Continente Primordiale. Secondo l’insegnamento tradizionale, misterico, ogni razza è divisa in sette sottorazze. Con il nome di Ciclopi, i Greci identificavano i popoli preistorici, costruttori di opere monumentali ancora visibili e impossibili agli uomini. La mitologia greca narra dei Ciclopi aiutanti di Efesto (Vulcano) dimoranti all’interno dell’Etna a fabbricare le armi possenti degli Dei. Furono loro a scavare gli enormi tunnel di lunghezza indefinita citati da antiche leggende e tradizioni di ogni paese?
Figura 1. Ciclope
 
Durante la sesta e settima sottorazza, i Ciclopi impararono a costruire possenti città megalitiche e ciclopiche con i materiali eruttati dai vulcani. Le prime città si trovavano nella zona del Madagascar e un centro urbano famoso era situato vicino all’isola di Pasqua. Il continente che ha ospitato la prima civiltà umana di cui si abbia notizia è noto con il nome di Lemuria.
 
I Ciclopi sono raffigurati con un occhio in mezzo alla fronte e dotati di dimensioni gigantesche, paurose a vedersi. L’occhio frontale è un’allusione velata al terzo occhio, quello della visione extrasensoriale, che nell’umanità odierna si è completamente atrofizzato e occultato sul retro della testa, divenendo una piccola massa sferoidale collegata al cervello attraverso un nervo ottico. Questa ghiandola è nota col nome di pineale, e sebbene sia collegata col cervello, non è attivata dalle cellule nervose, ma dagli impulsi che giungono attraverso il nervo ottico. Quest’occhio mediano finì per l’atrofizzarsi con il passare del tempo, per scomparire completamente con gli uomini della Quarta Generazione. All’inizio ogni specie vivente era ermafrodita e dotata di un solo occhio, i due occhi si svilupparono solo molto più tardi. I primi Ciclopi avevano attivo solo l’occhio centrale[5] e in via di formazione gli altri due occhi posti lateralmente, che a quei tempi erano velati, e per questo motivo essi erano rappresentati con un solo occhio, quello che secondo la tradizione orientale dà la visione spirituale.
 
In quei primi tempi dei maschi-femmine [ermafroditi] vi erano creature umane con quattro braccia; con una testa, ma tre occhi. Essi potevano vedere avanti e dietro di sé. Nel Kalpa[6] successivo, (dopo la separazione dei sessi) essendo gli uomini caduti nella materia, la loro visione spirituale si offuscò; e, in corrispondenza, il Terzo Occhio cominciò a perdere il suo potere …. Il tipo con due facce divenne con una faccia, e l’occhio fu ritirato profondamente nella testa, ed ora è sepolto sotto i capelli.[7]
 
Ci viene detto che all’inizio, il terzo occhio si era sviluppano per primo, e solo in seguito apparvero gli occhi frontali. Il Terzo occhio si posizionò sul retro della testa, man mano che la forma fisica induriva. L’affermazione che l’ultima umanità ermafrodita avesse quattro braccia risolve probabilmente il mistero di tutte le rappresentazioni e gli idoli degli Dèi exoterici dell’India. Nell’Acropoli di Argo c’era una ξόаνον, una statua di legno attribuita a Dedalo, scolpita grossolanamente, e rappresentante un colosso con tre occhi, che era consacrata a Zeus Triôpês, dai tre occhi. La testa del Dio aveva tre occhi, due in faccia e uno in alto, alla sommità della fronte. Essa viene considerata la più arcaica di tutte le statue antiche (Schol. Vatic. ad Euripides Troades, 14).
 
I Ciclopi “dall’unico occhio”, i giganti favolosi, figli del Cielo e della Terra — in numero di tre, secondo Esiodo — rappresentavano le ultime tre sottorazze lemuriane, e l’unico occhio è un’allusione all’Occhio della Saggezza; giacché i due occhi frontali erano pienamente sviluppati come organi solo all’inizio della successiva Generazione, la Quarta. Il continente abitato dagli uomini della Terza Generazione, i Ciclopi, fu chiamato Lemuria, e i suoi abitanti dotati dell’occhio frontale della visione, furono chiamati Lemuriani. Appena l’occhio della comprensione si fu aperto, l’uomo della Terza Generazione si ritrovò ad avere poteri divini. Nel Popol Vuh degli antichi Quichè del Guatemala si legge che a quel tempo, ai primordi, esistevano degli uomini capaci di vedere tutto ciò che accadeva, di grande e di piccolo, non solo nei cieli, ma anche sulla Terra. La loro potenza era così elevata da scatenare la gelosia degli stessi Dei i quali decisero di distruggere la razza umana.
 
Non è bello che le nostre creature debbano sapere tutto … La loro vista deve raggiungere soltanto ciò che è vicino, devono vedere soltanto una parte della faccia della terra … I loro occhi si velarono e potevano vedere soltanto ciò che era vicini … furono distrutte la loro sapienza e tutte le loro conoscenze … origine e principio.[8]
 
Da Esseri Divini capaci di vedere secondo gli scritti del Popol Vuh, le cose senza doversi muovere (capacità di visione dovuta all’occhio centrale), che non dovevano lottare né soffrire, essi furono trasformati in esseri terreni capaci di vedere solo i contorni delle forme, cioè dotati della sola vista degli occhi della dualità. Dotati di poteri divini dovuti secondo la Bibbia al fatto di aver assaggiato illegalmente il frutto dell’Albero della Conoscenza. Dopo la guerra Titanica, narra Esiodo, Zeus creò la Terza Generazione, quella dei Giganti-Ciclopi. La Tradizione orientale narra che il continente dove questa generazione o razza si sviluppò non fu l’Iperboreo, ma un continente che si estendeva dall’Oceano Indiano all’Australia, dove oggi c’è l’Oceano Pacifico. Questo Terzo continente è chiamato da alcuni studiosi e da altri Lemuria[9], ma il suo antico nome è Shâlmali. Possiamo supporre che i Titani e i Ciclopi dell’antichità appartenessero realmente a Razze preistoriche, e che tutte le conseguenti leggende e allegorie che si trovano nei Purana, indù e nei poemi greci di Esiodo e di Omero abbiano origine da lontane reminiscenze di Titani reali — uomini di forza fisica tremenda, sovrumana, che permetteva loro di difendersi e tenere a bada i mostri del Mesozoico e degli inizi del Cenozoico e di Ciclopi reali, mortali “con il terzo occhio”.
 
Due Titani, Oceano e Teti si accoppiarono e generarono Inaco, che originariamente fu il re di Argo la Terra Primordiale. Inaco, accoppiandosi con Melia, la Ninfa dei Frassini, genera una coppia, la bella IO e Foroneo il Forte.
 
“Ogni donna è una terra o una città … ogni uomo è un patriarca, una razza o una suddivisione di una razza”.
 
A ogni inizio, in ogni mitologia, o storia velata, appaiono sempre due fratelli, a volte gemelli, generati dall’unione di belle fanciulle e di Déi. I due significati del mito che ci interessano più da vicino sono quello che riguarda le terre, le regioni del pianeta, e quello che riguarda i popoli che vi abitarono. La ninfa Melia e Foroneo appartengono alla Terza Generazione, quella che secondo Esiodo fu creata dai frassini e appare in Argo, la Terra Primordiale. Inaco regnava sulla mitica Argo, Arghya-Varsa, la Terra Primordiale, quella della Terza Generazione. Inaco genera Foroneo e la bellissima Io. Foroneo è noto come il Primo Uomo, l’Adamo fisico che fu il primo a utilizzare il Fuoco dopo che Prometeo l’ebbe rubato agli dei e fu lui a costruire le prime città. Ebbe come figlia Niobe che ha sua volta per opera di Zeus, partorì Argo e Pelasgo gli antenati primordiali. Foroneo e la sua discendenza sono in relazione con Argo e con i Pelasgi.
 
Durante la prima parte della Terza Razza, fu formata la Lemuria, quando essa a sua volta fu distrutta, apparve Atlantide. La Lemuria fu prima completamente distrutta dal fuoco e poi dall’acqua per sommersione. La distruzione fu dovuta, secondo la spiegazione del Commentario al Libro di Dzyan, a una riduzione di velocità nella rotazione della Terra.
 
Quando la Ruota gira con la velocità consueta, le sue estremità (i poli) concordano col cerchio di mezzo (l’equatore), quando essa gira più lentamente e s’inclina in ogni direzione, sulla faccia della Terra si hanno gravi turbamenti. Le acque affluiscono verso i due estremi, e nuove terre emergono nella cintura di mezzo (le terre equatoriali), mentre quelle alle estremità sono soggette al Pralaya per sommersione … La Prima Terra essendo stata purificata da quarantanove fuochi; la sua popolazione, nata dal Fuoco e dall’Acqua, non poteva morire … la Seconda Terra (con la sua Razza) scomparve come il vapore svanisce nell’aria … sulla Terza Terra tutto fu consumato dopo la separazione (dei sessi), e scese nell’Abisso inferiore (l’Oceano). Ciò avvenne due volte ottantadue anni ciclici fa.[10]
 
Occorre precisare che per un anno ciclico occorre tener conto di un anno siderale, assumendo come valore di riferimento per l’anno ciclico, l’Anno Platonico di 25.920 anni solari, moltiplicando questo valore per due volte ottantadue, si ottiene circa 4.250.000, gli anni della scomparsa della Lemuria o Terza Terra.  
  
Figura 2. Effetti catastrofici della decelerazione orbitale
 


   
[1] Gli annali aztechi registravano il tempo di Cinque Età o Soli. La Prima Età o Primo Sole fu quella dei Viracocha, divinità bianche e barbute. La Seconda Età o Secondo Sole fu quella dei Giganti, in cui ci furono guerre tra Dèi e Giganti (simili alla mitologia greca dei Titani). La Terza Età o Terzo Sole fu quella dell’uomo primitivo. La Quarta Età o Quarto Sole fu quella degli Eroi o semidei. Vi era poi la Quinta Età o Quinto sole, l’epoca dei re umani, dei quali gli Incas erano gli ultimi in linea cronologica. Ciascuna delle precedenti ere all’attuale quinta era finita con un evento catastrofico.
[2] Sembra un principio generale che una Razza Madre abbia origine dalla sottorazza che per numero le corrisponde, nella precedente Razza Madre. Così la Quarta Razza l’Atlantidea, nasce dalla quarta sottorazza della Razza dei Ciclopi, la Quinta Razza, quella Ariana, fu sviluppata dalla Quinta Sottorazza della Quarta Razza o Atlantidea. La Quarta Razza.
[3] Igino, Astronomia Poetica, II, 15.
[4] Stanze di Dzyan, XI, 43.
[5] Pausania testimonia un’antichissima immagine di Zeus con tre occhi. L’Occhio di Shiva, il Tri-lochana, o “con tre occhi”, inserito in questo contesto, ha la sua giustificazione e la sua ragione d’essere.
[6] Kalpa in questo caso, un ciclo di tempo ma, in generale, rappresenta un periodo di una rivoluzione del mondo. Un Giorno di Brahma di 4.320.000.000 anni solari.
[7] Commentario alla Stanze di Dzyan.
[8] Popol Vuh, Einaudi Torino, p. 127.
[9] Lemuria è un nome inventato alla fine del secolo scorso da M.P.L. Sclater che affermò l’esistenza di un continente su prove zoologiche.
[10] Commentario alla Dottrina Segreta, riportato in Antropogenesi, Stanza XI.
 
LA QUARTA GENERAZIONE - LA SECONDA RAZZA FISICA
 
Scrive Esiodo in “Le Opere e i Giorni 156-173” della creazione della Quarta Generazione, quella degli Eroi:
 
Ma quando la terra ebbe nascosto anche questa generazione, il Cronide Zeus, sulla terra nutrice di molti, ne creò ancora una quarta, più giusta e migliore, stirpe celeste di uomini-eroi, chiamati semidei, che venne immediatamente prima della nostra sull'interminabile terra. Ma la guerra malvagia e la terribile mischia ne distrusse alcuni mentre combattevano sotto Tebe dai sette portali, nella terra Cadmea, per i greggi di Edipo, altri ancora ne distrusse conducendoli, entro le navi, al di là dei grandi abissi del mare, a Troia, per Elena dalla chioma fluente. E là la morte finale alcuni avvolse ed altri il padre Zeus, figlio di Crono, stabilì lontano dagli uomini, fornendo loro mezzi e luoghi di vita, ai confini del mondo. Ed essi abitano, nelle Isole dei Beati, presso l'Oceano dai gorghi profondi, avendo il cuore senz'affanni, eroi felici, ai quali tre volte l'anno la terra feconda porta frutti fiorenti, dolci di miele.
 
Nel capitolo quinto della Genesi, dopo Enos sono menzionati Sette Patriarchi Antidiluviani che rappresentano le sette sottorazze  della generazione del Diluvio, la Quarta. Lo stesso schema viene ripetuto in modo più o meno velato nei vari miti greci.
 
Dalla quarta sottorazza Lemuriana ebbe inizio la Quarta Generazione o Razza Atlantiana, così Lemuri e Atlantiani si ritrovarono entrambi sullo stesso continente, dividendosi in giusti e ingiusti, e in questi ultimi il terzo occhio incominciò lentamente a ossificarsi, formando la ghiandola pineale, mentre i due occhi che erano situati ai lati divennero attivi. L’occhio unico, divino della visione spirituale, dei Ciclopi rientrò nella testa lasciando la visione agli occhi della dualità fisica e oggettiva che si spostarono verso il centro della testa[1], contemporaneamente la loro statura gigantesca incominciò a diminuire.
Eressero tempi al corpo umano. E adorarono il maschio e la femmina. Allora il terzo occhio cessò di funzionare.[2]
 
Così il terzo occhio, restando a poco a poco pietrificato, non tardò a sparire. L’occhio con il passare del tempo si pietrificò e divenne la ghiandola pineale contenente quasi sempre secrezioni minerali e sabbia e nient’altro. La mitologia greca narra che:
 
Foroneo ebbe come figlia Niobe, cioè, una nuova terra e un nuovo continente, il Quarto. I sei o sette figli maschi rappresentano le sette diramazioni razziali della Quarta Generazione. Le sei o sette figlie rappresentano le sette isole o regioni in cui vissero le sette diramazioni razziali. Le Sette Grandi Isole, furono citate dallo storico greco Marcello.
 
Le figlie di Niobe, dunque, rappresentano le sette terre abitate dai Sette Figli Maschi di Niobe, la Generazione, maledetta dagli Dèi, che fu sterminata da Apollo (Sole) e da Diana (Luna) la cui influenza porta cambiamenti nell’asse della Terra, diluvi e cataclismi.                                              
 
Figura 1. L’uccisione dei figli di Niobe
 
Omero lascia per nove giorni insepolti i figli di Niobe pietrificati: il poeta racconta che solo alla fine del nono giorno, all’inizio del decimo, gli Dei seppellirono i figli di Niobe. Le lacrime di Niobe furono tante che Zeus la trasformò in una doppia fontana, a significare che Niobe si auto sommerse con le proprie lacrime e con i suoi figli pietrificati che ora dormono nelle profondità dell’Oceano.
 
  • La successiva generazione che doveva ripopolare il mondo era affidata a “Io” e alla sua discendenza.
  • Zeus, il potere fecondatore, innamoratosi di “Io”, si unisce a lei e per non farsi scorgere da Era, la gelosa consorte, narra il mito, mutò il giorno in notte.
  • Lo scambio del giorno con la notte equivale a un capovolgimento a un’inversione dell’asse polare con il conseguente annientamento di razze e popoli. L’inversione dell’asse polare è avvenuta geologicamente circa 800.000 anni fa.
     
Era, la gelosa moglie di Zeus (ha un nome che indica il Tempo ciclico), fu secondo alcune versioni allevata dalle Ore, identificate con lo scorrere del tempo. La gelosia di Era è la maschera dell’implacabilità dello scorrere del tempo che induce a fare per poi distruggere le opere compiute.
 
I continui rapimenti di belle fanciulle da parte di Zeus significano la creazione di nuove generazioni simboleggiate dai figli fatti nascere dal potere fecondatore.
 
La comparsa dei continenti, delle terre e delle razze di uomini è descritta in modo velato dai vari miti. Zeus, il potere fecondatore, s’innamora sempre di una bella fanciulla. In questo mito Zeus s’innamora di “Io” la figlia di Inaco, si unisce a lei e per non farsi scorgere da Era, la gelosa consorte, narra il mito, mutò il giorno in notte. Lo scambio del giorno con la notte equivale a un capovolgimento a un’inversione dell’asse polare con il conseguente annientamento della maggior parte della Quarta Razza. La Terza Generazione era simbolicamente quella dei frassini, i fantocci di legno dei miti del centro America, la Quarta  Generazione era simbolicamente rappresentata da figure di pietra. Le antiche leggende delle popolazioni dell’America centrale, narrano che il Dio Creatore creò le persone che dovevano abitare la terra scolpendo grandi figure di pietra di giganti che poi egli animò, poi i giganti cominciarono a lottare fra loro e allora alcuni furono ritrasformati in pietra e il resto fu annientato con una grande inondazione.
 
Per quanto riguarda le Terre o Continenti abitate o che dovranno essere abitate dalle Razze o Generazioni di uomini, facciamo riferimento alla geografia mitologica orientale, con le Dwipa, interpretate come o un’isola o continente. Gli Indiani le sette Isole Sacre (Dwipa), menzionate nel Sûrya Siddhânta, la più antica opera astronomica del mondo, e nei lavori di Asura Maya, l’astronomo antidiluviano. I Buddisti hanno solo quattro Dwipa, ciò è dovuto a una mal compresa allusione del Signore Buddha che, usando il termine metaforicamente, applicò la parola Dwipa alle razze dell’uomo. Le quattro Razze che precedettero la nostra quinta erano paragonate da Siddharta a quattro continenti o isole che costellavano l’oceano della nascita e della morte - il Samsara.
 
  • Il Brahmandra e il Vayu Purana, dividono la Terra in Sette Isole o Dwipa, circondate da un vasto oceano.
  • Nel Vishnu Purana si racconta dei sette figli di Priyavrata ai quali il padre assegnò i sette Dwipa in cui aveva suddiviso il mondo. I figli, a loro volta, procedettero a ulteriori spartizioni per i loro numerosi figli. Anche in questo caso si tratta di un’allegoria: si può riferire ai sette globi della catena planetaria, con nuove suddivisioni in Ronde, Razze, Sottorazze, ecc., oppure alle nebulose sparse nell’universo, o di altre misteriose suddivisioni.
  • Le sette Dwipa sono: Janbu, Plaksha, Shâlmali, Kusha, Krauncia, Shaka e Pushkara.
  • Nel Vishnu Purana e in altri testi, Pushkara è indicato come la settima zona. Le ultime due isole, la sesta e la settima, Shaka e Pushkara, non esistono ancora in modo autonomo, devono ancora formarsi con i resti di altri continenti e con terre che emergeranno dall’oceano.
       
La terra soleggiata e felice delle prime razze umane, nella tradizione occidentale, è divenuta iperborea e saturnina, perché riferita all’Età dell’Oro sotto il regno di Saturno. Il clima dei continenti abitati dai primi uomini fisici, sotto il regno di Zeus, sessualmente separati e appartenenti alla Terza Razza si divideva in due: un’eterna primavera e un eterno inverno. Secondo le Stanze di Dzyan, anche gli uomini si divisero secondo il clima in due classi, i Figli del Sole della Saggezza e della purezza e i Figli della Notte e dell’impurità; quelli che conservarono la spiritualità originaria, e quelli che caddero schiavi della materia. Questi due schieramenti si combatterono a lungo. I Figli delle Tenebre e dell’iniquità, sono gli stregoni malvagi, i seguaci degli insegnamenti del Serpente-Drago, contro il quale il Dio Belo della tradizione babilonese combatté a lungo. Secondo la Dottrina Segreta, vi furono due grandi guerre fra questi due schieramenti, la prima alla creazione dell’uomo, al tempo dei Ciclopi e della Lemuria, la seconda alla fine del periodo della Quarta generazione o Razza, fra gli stregoni di Atlantide e i sapienti dell’isola Bianca[3].
 
Come a Solone i sacerdoti egizi di Sais narrarono di Atlantide, così a Teopompo nella sua Meropis, i sacerdoti della Frigia e dell’Asia Minore narrarono di un unico continente, suddiviso in due grandi regioni abitate da due razze: una bellicosa e guerriera, e una mite e meditativa. La capitale della città dei meditativi era continuamente visitata dagli Dei; la capitale del popolo bellicoso era abitata da esseri invulnerabili al ferro, che potevano essere feriti mortalmente solo dalla pietra e dal legno[4].
 
Vi sono leggende polinesiane che parlano di “due grandi isole[5]” antichissime, abitate l’una da uomini gialli e l’altra da uomini neri in continua guerra fra loro. Gli dèi avrebbero cercato di pacificarli, ma alfine, convinti che si trattava d'inguaribili attaccabrighe, si sarebbero decisi a far sprofondare le loro sedi naturali. I miti raccontano le battaglie fra questi due schieramenti, iniziate quanto i Figli della Notte abbandonarono le loro regioni inospitali per strappare le ospitali terre equatoriali ai Figli del Sole. La guerra ebbe definitivamente termine con l’annientamento dell’ultimo lembo di Atlantide e dei suoi abitanti, la Quarta Razza, i Giganti del sesto capitolo della Genesi. Gli Iraniani hanno passi nei loro testi che narrano della distruzione degli ultimi malvagi atlantiani.
 
Tu, o Zaratustra, hai fatto nascondere nella terra (distruzione attraverso terremoti, convulsioni geologiche, diluvi) tutti i demoni (uomini malvagi, stregoni), che prima andavano per il mondo in forma umana.[6]
 
I maghi atlantiani erano i seguaci dell’insegnamento del Grande Drago. Poseidone, o Nettuno, il Dio dell’oceano è un Drago. Il simbolo del Drago ha un significato settuplice, simbolizza lo spirito della Quarta Razza, la Signora dei Mari, quella razza che per Omero[7]vive sopra la superficie dei mari”, che è composta dai Giganti, figli di Eurimedone, la razza che generò Polifemo e i Ciclopi. Sotto un altro significato, gli amori di Poseidone sotto forma animale ci riportano ai vizi, ai peccati commessi dai giganti atlantiani, l’accoppiamento con femmine non umane. Poseidone diviene delfino per possedere Anfitrite, cavallo per conquistare Cerere, montone per ingannare e congiungersi con Teofane, ecc.
 
Il Grande Drago, simbolizza il Grande Diluvio in quanto nella dottrina segreta è in relazione ai cicli di tempo concessi alle razze e alla Terra. A livello astronomico è rappresentato dalla costellazione del Dragone che occupa sette segni zodiacali. Le sue sette stelle, sono quelle che Il Cristo tiene in mano nel libro dell’Apocalisse. Gli Egiziani, scrive Eusebio simboleggiavano il Cosmo con un cerchio di fuoco, con un Serpente con la testa di falco disteso attraverso il diametro. Il Serpente-Drago è anche il Polo Nord e il Polo Celeste.
 
[1] Nell’embrione umano gli occhi crescono uscendo dal cervello, dall’interno all’esterno.
[2] Stanze di Dzyan, X, 42.
[3] L’isola che il seguito a un cataclisma rimase in mezzo al mare del Gobi prima che quest’ultimo si trasformasse nell’attuale deserto.
[4] I primi meditativi erano dediti alla contemplazione e alle pratiche yoga, i secondi una razza combattiva di maghi, che avevano scoperto proprietà magnetiche di attrazione e di repulsione del ferro.
[5] Isole, Dwipa, Continenti.
[6] Yasna, IX, 15.
[7] Omero, Iliade, XXIV, 79.
GIGANTI
 
Eliano[1] conservava un estratto di Teofrasto scritto ai tempi di Alessandro Magno: è un dialogo tra Mida, il frigio, e Sileno. Il primo è informato di un continente che esisteva nei tempi antichi, così immenso, che Asia, Europa e Africa messe insieme sarebbero apparse semplici isole al suo confronto. Fu quest’ultimo a produrre animali e piante di mole gigantesca. Quivi, dice Sileno, crescevano degli uomini di statura doppia di quella del più alto uomo di questo tempo (del narratore), e la loro vita durava il doppio. Essi avevano città opulente, con templi, e una di queste città contava più di un milione di abitanti; l’oro e l’argento vi si trovavano in grande abbondanza.
 
I Ciclopi appartengono alla notte dei tempi e i loro resti in fondo agli oceani sono stati ridotti in particelle elementari, i Giganti appartengono a un’epoca preistorica ma più prossima alla nostra se paragonata all’epoca dei Ciclopi. Per la maggior parte degli studiosi, i Giganti sono un’invenzione, un mito, l’umanità primitiva era formata da ominidi. Se queste affermazioni della scienza sono vere, da dove verrebbe la testimonianza sui giganti da parte degli scrittori e dei filosofi dell’epoca classica degni di fede e che non furono mai sbugiardati? Lo stimolo a indagare in questo senso è dunque fortissimo.
 
Gli scienziati negano l’esistenza dei giganti e affermano che le ossa a loro attribuite in realtà appartengono ad animali, ma come ebbe ad affermare H. P. Blavatsky: “E se gli scheletri delle epoche preistoriche non sono ancora riusciti a provare in modo indiscutibile alla scienza le nostre affermazioni, è solo questione di tempo”[2]. Se i Giganti sono un’invenzione perché storici e scrittori appartenenti a culture diverse e dimoranti in continenti diversi ne affermano con convinzione l’esistenza? Una cosa è certa, tutte le antiche tradizioni narrano che un tempo questa terra era popolata da Giganti: la Grecia narra dei suoi Ciclopi, la Caldea dei suoi Nimrod, Israele gli Anakim, l’India i Danava e i Daitya, Ceylon i Rakshasa ecc. Fra gli abitanti del Ciad (Africa) è viva un’antica leggenda che narra che un tempo esistevano possenti giganti:
 
“I Sao erano talmente alti di statura che i loro archi erano costruiti con interi tronchi di palma e le loro ciotole, grandi come giare funerarie, potevano contenere due uomini seduti. Pescavano senza reti, sbarrando il corso dei fiumi con le mani; prendevano gli ippopotami a mani nude e quando parlavano la loro voce rintronava come il brontolio del tuono … e avevano la pelle bianca ...”
 
In Cornovaglia e nell’antica Bretagna le tradizioni di questi giganti sono d’altra parte comunissime; si dice che vivessero anche sotto il regno di Re Artù. Tutto ciò prova che i giganti vissero fino a una data recente, fra i popoli tanto celtici che teutonici. I Giganti, citati nei vari racconti mitologici delle tradizioni orientali e occidentali, erano un’invenzione mitica per soddisfare le ingenue fantasie degli antichi, oppure rappresentano dei prototipi di esseri umani vissuti su continenti perduti? Potevano esistere uomini nel miocene, diciotto milioni di anni fa, come confermato dal calendario dei dotti Indù Tamil del Sud dell’India? Uomini giganteschi che in un’epoca remota combattevano contro draghi volanti, pterodattili, sauri d’enormi dimensioni, non possono essere relegati al solo campo fantastico.
                                                   
Queste cifre di milioni di anni riferite al genere umano, non ci devono stupire, l’uomo primitivo conviveva con animali giganteschi e mostruosi descritti nei vari miti. Come potevano uomini che non hanno mai visto mostri preistorici vissuti milioni di anni fa, fare dei sauri, nei racconti mitici delle rappresentazioni dettagliate se non possedevano questa memoria storica?
 
Figura 1. Tempio di Ta Prohm Stegosauro
 
 
Nel 1.924 la spedizione archeologica Donnehey scoprì nel canyon Havai Supai Canyon (Arizona del Nord) un affresco rupestre raffigurante un tirannosauro eretto sulle zampe posteriori. Le guide indiane affermarono che questa incisione era stata opera di un “essere gigantesco”che abitava, nei tempi remoti nella regione. Eppure la scienza afferma che quell’animale scomparve dalla terra milioni d’anni orsono, molto prima dell’apparizione dell’uomo. La tecnica primitiva dell’affresco c’induce a pensare che l’artista fosse contemporaneo del tirannosauro. Dovremmo dunque concludere che è errata o la data della scomparsa di quei mostri dalla terra, oppure la data della nascita della razza umana. Un’incisione rupestre vicino a Big Sandy River, nell’Oregon, rappresenta uno stegosauro, un altro animale che s’estinse prima della comparsa dell’uomo sapiens. Sono stati rinvenuti a Lago a Santa e in altre località dello stato brasiliano di Mina Gerais diversi scheletri umani sotto ossa di toxodonte, di megatero e di dinosauro. [3] Nel sito di Glen Rose (Texas), sono state rinvenute orme di esseri umani e dinosauri coesistenti, risultato del tutto inattendibile da parte degli studiosi ortodossi, in quanto tende ad avvalorare l’esistenza del genere umano al tempo dei dinosauri.
 
Gli antichi che Greci popolavano i loro miti di serpenti alati, di draghi, di mostruose idre a teste multiple, non sono da meno d’altri popoli come i Cinesi che popolavano le loro storie di draghi volanti ed eruttanti fuoco. Le descrizioni particolareggiate di questi animali preistorici presuppongono un modello originario da cui gli antichi popoli avevano attinto le loro idee. Ad Angkor in Cambogia, nel tempio di Ta Prohm, un bassorilievo mostra uno Stegosauro che dovrebbe essere estinto da milioni di anni.
 
Se gli antichi, com’è logico credere, non hanno mai visto queste creature mostruose, allora devono aver posseduto una loro descrizione, tramandata dalle antiche e preistoriche tradizioni. Queste descrizioni devono essere state formulate da uomini che videro e vissero accanto ai rettili sauriani, questi uomini appartengono alle razze ciclopiche che vissero dopo la caduta dell’umanità nella generazione sessuale, nel periodo Carbonifero.
 
Se risponde al vero il fatto che gli antichi non conoscevano l’esistenza dei dinosauri, allora le incisioni che si possono osservare sulle tavolette sumeriche, gli antichi artisti dovevano averle sognate molto bene anche nei minimi  particolari.
 
Figura 2. I Dinosauri della Mesopotania
 
Il Gesuita Athanasius Kircher, professore di matematica, filosofia e lingue orientali, trattò nel 1678 nel suo Mundus Subterraneus (Il mondo sotterraneo), la questione dei giganti. Un disegno intitolato Il gigante siciliano, riproduce uno scheletro di 12 metri ritrovato nel XIV secolo in una grotta del villaggio di Trapani nell’1.401. Il suo corpo andò in polvere appena si volle toccarlo. La sua taglia è di venti cubiti, contro i sei cubiti (3,5 metri) del gigante Golia.
 
Figura 3. Il Gigante di Trapani di 12 metri[4]
Il ricordo di quei giganti era ancora forte all’epoca degli antichi greci che colonizzarono la Sicilia. Salvatore Quasimodo in “Strada di Agrigento” ricorda, con nostalgia, la Valle dei Templi, i Telamoni, imponenti sculture di Giganti, segno di una civiltà scomparsa, abbattuti dal tempo e riversi nel terreno polveroso del Tempio di Giove a corrodersi nei secoli. Il Telamone, ispirato ad Atlante, il gigante dei Titani che fu condannato da Zeus a sostenere il peso del cielo sulle proprie spalle, fungeva così da pilastro nel Tempio di Giove ad Agrigento.  Scriveva lo storico Diodoro Siculo: “Nella parte orientale del tempio, è scolpita la battaglia dei giganti di notevole grandezza e bellezza”.
 
Figura 4. Agrigento - gigante di pietra
Il manoscritto messicano di Pedro de los Rios narra che: ”… prima del diluvio … la Terra di Anahuac era abitata dai Giganti Tzocuillexo … ”: Fernando de Alba Ixtilxochitl uno storico del periodo della conquista spagnola del Nuovo Mondo, narrava che: “... resti dei Giganti abitanti nella Nuova Spagna (Messico) si potevano trovare ovunque. Gli storici Toltechi li chiamano Quinametzin e narrano che contro di loro sono state combattute molte guerre e che hanno causato grande dolore in questa terra”.
 
Pedro Cieza de León (1.518-1.560), nella sua incompleta opera Crónicas del Perú esagera certo affermando che prima del diluvio vivevano in America “esseri misuranti sei metri di altezza”, ma è per lo meno strano che padre Velasco, anni dopo, insista sulla medesima asserzione senza essere al corrente delle cronache di León, aggiungendo che i titani “scolpivano statue a loro somiglianza, alte circa 8 varas (oltre 6 metri), le une nude, le altre vestite con sottane, ornate con mitre e insegne religiose”, il che è verissimo.
 
I racconti tradizionali affermano che, i giganti furono incaricati di realizzare i monumenti di Teotihuacan. Pedro Cieza de León, ripete quello che cantavano gli Aymaras: “Tiahuanaco è stata edificata prima del diluvio, in una sola notte, da giganti sconosciuti. Essi vivevano in superbi palazzi, però gli adoratori del Sole, furono divorati dai suoi raggi e i loro palazzi caddero in rovina”. Un’antica cronaca dei Codici Nahuatl descrive Xelhua, un Gigante che costruì una colonna artificiale “di forma piramidale”[5]. In tempi più recenti, all’epoca della conquista del Messico da parte degli Spagnoli, il medico Hernandez visitò la piramide di Cuicuilco vicino a Città del Messico, scrisse al sovrano Filippo II di aver trovato ossa di animali enormi e di uomini che apparivano più alti di cinque metri. Gli Indios affermano che la piramide fu costruita da Giganti. Cortes, durante la sua conquista del Messico, entrò in possesso di ossa gigantesche, che secondo gli indigeni appartenevano a una oramai estinta razza di Giganti. Cortes, stupito della sua scoperta, s’incaricò di spedire al Re di Spagna un “femore alto quando un essere umano”. Le leggende sui giganti abbondano attorno al Lago Titicaca e molte di esse affermano che essi si trasferirono al sud. I loro discendenti dovettero popolare fino a qualche secolo fa la Patagonia, e il suo scopritore, Magellano, li incontrò più volte descrivendo l’incontro con “uomini così alti che le teste dei membri dell'equipaggio arrivavano a malapena alla loro cintola e la loro voce era di un toro ... “.
 
Nel 1924 la spedizione archeologica Doheny scoprì nel canyon Hava Supai (Arizona del Nord) un affresco rupestre raffigurante un tirannosauro eretto sulle zampe posteriori. Eppure la scienza afferma che quell’animale scomparve dalla terra milioni d’anni orsono, molto prima dell’apparizione dell’uomo. La tecnica primitiva dell’affresco c’induce a pensare che l’artista fosse contemporaneo del tirannosauro. Dovremmo dunque concludere che è errata o la data della scomparsa di quei mostri dalla terra, oppure la data della nascita della razza umana. Un’incisione rupestre vicino a Big Sandy River, nell’Oregon, rappresenta uno stegosauro, un altro animale che si estinse prima della comparsa dell’uomo sapiens. Sono stati rinvenuti a Lago a Santa e in altre località dello stato brasiliano di Mina Gerais diversi scheletri umani sotto ossa di toxodonte, di megatero e di dinosauro.[6]
 
Scavi in tumuli e caverne in America hanno portato alla luce scheletri alti da 2,75 a 3,65 metri. Gli indiani del Nord America, gli Iroches, gli Osage, gli Omaha, gli Huroni narrano di esseri giganteschi che un tempo popolavano le loro terre. Il ritrovamento di ossa gigantesche e di crani umani lunghi più di 60 cm suggerisce l’idea di uomini dalle proporzioni gigantesche. Nell’1.870, un agente indiano, Frank La Fleche, annunciò che un gruppo d’indiani Omaha, dissotterrò scavando una buca per seppellire il loro capo trovò gli scheletri di otto giganti i cui crani, misuravano oltre 60 cm. Gli Omaha, narrano che sulle terre dei loro padri sarebbero vissuti dei giganti chiamati Pasnu-ta che rapivano uomini e donne più piccoli.
 
  • Nell’1.810 a Braystown, presso le sorgenti del fiume Tennessee, furono scoperte le orme, impresse nella roccia, di giganti muniti di piedi con sei dita, il solo tallone misurava 32 cm di lunghezza. Poco distante vi erano impronte di zoccoli di cavalli lunghe 20 - 25 cm anche esse gigantesche. I cavalli, secondo gli esperti non potevano esistere nell’America prima dell’avvento degli Spagnoli.
  • A Crittenden, nell’1.891, una squadra di operai stava scavando le fondamenta di un palazzo quando trovarono una tomba di granito in cui vi era uno splendido sarcofago dalla forma umana. Raffigurava un gigante, con i piedi incrociati, con sei dita. Il gigante dai lunghi capelli folti e crespi, era praticamente nudo: indossava i sandali, una cintura e in testa una corona simile a una mitra dei vescovi. L’interno del sarcofago conteneva solo polvere … i resti delle ossa e del cranio, prova evidente dell’antichità del reperto. Un’ascia da guerra la cui lama era di materiale duro e vetroso simile all’ossidiana, era accanto al gigante. La corona e la cintura del gigante erano in oro rosso con incisioni di battaglie e funzioni religiose. L’uomo doveva essere un Iniziato ai sacri Misteri.
  • Nell’1.810, in California, furono ritrovati i resti di un gigante con sei dita.
  • Gli Ebrei riportano nei loro scritti[7] che durante una battaglia in Gat, un uomo di grande statura, della stirpe dei giganti, aveva sei dita per arto, ventiquattro dita in tutto, ma Gionata, fratello di Davide lo uccise.
  • Sull’isola di Santa Rosa, nel canale di Santa Barbara in California, fu scoperto il teschio di un gigante dotato di una mascella con una doppia fila di denti!
  • Un capitolo del Talmud di Babilonia[8], intitolato Berakthoth,narra di giganti con una doppia fila di denti.[9]
  • Nell’1883 alcuni soldati, mentre effettuavano scavi a Lompock Rancho, in California, trovarono uno scheletro umano di 3,70 metri. Lo scheletro era stato seppellito con conchiglie e pietre, sulle quali erano presenti incisioni non decifrabili. Nella tomba si trovava inoltre un'enorme ascia di pietra. Un’ulteriore particolarità: il gigante aveva una doppia fila di denti nella mascella superiore e inferiore
  • Nell’1.943, alcuni genieri militari di stanza a Shemya, un’isola del gruppo delle Aleutine riportata solo dalle carte militari, scavando due metri sotto terra scoprirono un ossario di mastodonti e di mammut, e fra questi ritrovarono delle ossa umane di proporzioni notevoli e dei teschi enormi (le dimensioni di questi oscillavano fra i 50 e i 60 cm!). Questi giganti misuravano non meno di 7 metri. I teschi, privi di mascella inferiore, presentavano tutti un foro di circa 5 cm di diametro, una pratica antica d’Iniziazione per far uscire dalla testa l’anima dell’uomo. Le autorità militari subito giunte sul posto provvidero subito a intimare il silenzio su questa faccenda.
               
Lo scrittore francese Michel Cargese ha fornito come prova come prova dell’esistenza dei giganti, un set di attrezzi preistorici vecchio di 300.000 anni, scoperti ad Agadir, in Marocco dal capitano francese Lafenechère. Fu portata alla luce un’intera officina d’arnesi da caccia, fra cui cinquecento bipenni (scuri a due tagli), pesanti ognuna otto chili, vale a dire venti volte più di quelle che noi possiamo maneggiare efficacemente; e che si tratti d’armi foggiate per individui provvisti non solo di una maggior forza fisica è dimostrato dal fatto che non riusciremmo neppure a impugnarle: per giungere a tanto, occorrerebbero mani simili a quelle di un gigante avente una statura di quattro metri almeno. La stessa cosa può esser detta per gli utensili di pietra rinvenuti in Moravia e in Siria, e provata da alcune ossa affiorate a poca distanza.
 
Nella Bibbia, nel sesto capitolo della Genesi, quello che precede il Diluvio si narra dell’esistenza dei Giganti, ma quel capitolo è considerato mito e favola. Chi erano i Giganti o Nefilim della Genesi? In Palestina, c’erano degli uomini paleolitici e neolitici molto tempo prima di quando fu scritto il Libro della Genesi. Gli scrittori dell’antichità sono tutti concordi nell’affermare l’esistenza di scheletri di giganti. Gli scrittori dell’antichità sono tutti concordi nell’affermare l’esistenza di scheletri di giganti. Erodoto, Diodoro Siculo, Omero, Plinio, Plutarco, Filostrato descrivono scheletri di giganti morti da tempo incalcolabile, i cui resti erano stati visti da alcuni di loro, testimoni degni di fede e d’equilibrio mentale. Tertulliano ci assicura che ai suoi tempi fu trovato un discreto numero di scheletri di giganti a Cartagine, città che vanta origini che si perdono nel tempo. Filostrato[10]  descrive uno scheletro di un gigante lungo 9,68 m e di un altro lungo 5,28 m, visti da lui stesso sul promontorio di Sige. Un altro scheletro fu scoperto a Messecrate di Stiria a Lemno, “orribile a vedersi” afferma Filostrato. Erodoto[11] narra di un fabbro che: “Volevo fare un pozzo in questo cortile, scavai e m’imbattei in una bara di sette braccia (un braccio equivale a circa quarantaquattro centimetri). L’aprii e ... io non credevo che fossero mai esistiti uomini di maggiori dimensioni di quelli di oggi, ma vidi che il morto era di lunghezza pari alla bara (oltre 3,10 metri); lo misurai e lo riseppellii”. Plinio narra di un gigante nel quale pensò di riconoscere Orione, o Otus, fratello di Efialte[12]. Plutarco dichiara che Sartorio vide la tomba del gigante Anteo. Pausania afferma l’esistenza delle tombe dei giganti Asterio, Gerione, o di Hillo figlio di Ercole. La città di Messina, si racconta che fu fondata da una coppia di giganti, Mata e Grifone, quest’ultimo narra la leggenda, sconfisse 700 nemici in meno di un’ora. Ancora oggi i simulacri del Gigante e della Gigantessa sono portati a passo di danza per le vie della città di Palmi. L’abate cattolico Pègues, scrive in una sua opera intitolata, Les Volcans de la Grèce:
 
Nelle vicinanze dei vulcani di Thera, furono trovati dei giganti con crani enormi, seppelliti sotto pietre colossali, la cui erezione in ogni luogo deve aver richiesto l’uso dei poteri titanici, e la cui tradizione in tutti i paesi è associata con l’idea dei giganti, dei vulcani e della magia.
 
  • Nell’1.577 a Weiillisau, in Svizzera, vennero alla luce i resti di uno scheletro umano che, benché mancante di alcune parti, fu ricostruito dall’anatomista Plater nella creta e risultò appartenere a un essere alto 5,80 metri. Tale ricostruzione fu esposta nel museo locale e ancora oggi si può ammirare nel paese una statua di un gigante atta a commemorare tale ritrovamento.
  • Denti umani del peso di 430 grammi furono rinvenuti a Punta S. Elena in Perù.
  • A Gargayan, nelle Filippine, è stato scoperto uno scheletro di 5,18 metri.
     
Un Gigante fossilizzato fu scoperto nell’1895 da Mr. Dyer nel corso di attività minerarie nella Contea di Antrim, in Irlanda. Nella foto (pubblicata dalla rivista britannica “Strand”) viene messo a confronto con un vagone ferroviario. Le misure principali erano: altezza complessiva 3,70 metri, circonferenza toracica 1,97 metri, lunghezza delle braccia 1,37 metri, peso 2050 Kg. Il piede destro presentava sei dita. Del gigante e dei suoi proprietari, dopo diverse dispute legali per determinarne la proprietà, non se n’è saputo più nulla. Venne fatto immediatamente sparire. Per fortuna un fotografo fece in tempo a fotografarlo mentre giaceva in un magazzino.
 
Figura 5. Gigante di 3,70 m scoperto in Irlanda
Anche Ceylon ci ha fornito qualche resto d’esseri di statura non precisabile, circa 4 metri, mentre a Tura, nell'Assam, ai confini con il Pakistan occidentale, è nato uno scheletro umano alto 3,35 metri. Scoperte simili sono state compiute in Marocco, in Moravia e Siria. In quest'ultimo caso, come in quello delle ossa reperite sotto un dolmen francese e appartenute a individui alti da 2,60 a 3 metri, si dovrebbe trattare non più di giganti veri e propri, ma dei loro discendenti. I Menhir, qualcuno tende ancora a considerarli simboli fallici, ma per molti archeologi, sono già da tempo, rappresentazioni d’esseri umani. A sostegno di quest’ipotesi si possono portare miti che trovano corrispondenza in varie parti del globo: i greci Deucalione e Pirra che, gettandosi alle spalle sassi, li vedono trasformarsi in creature destinate a ripopolare il mondo dopo il diluvio. Per il cosmologo francese Saurat, a erigere quei monumenti furono prima i giganti, che scolpirono le loro stesse immagini, poi gli uomini, i quali avrebbero cercato, molto tempo dopo, “d’evocare e far rivivere così gli dèi”, cioè i colossi deificati dalla loro immaginazione.
 
Le rovine ciclopiche, le pietre colossali, sono la testimonianza dell’opera e dell’esistenza di Giganti. Le pietre di Karnak, in numero di 11.000 allineate in undici file, sono collegabile alle pietre enormi di Stonehenge (secondo gli esperti la costruzione risale ad appena 3.500 anni fa), anticamente chiamata chior-gaur, cioè la danza dei giganti. Alcuni di questi monoliti pesano 500.000 chilogrammi, e chi se non dei giganti[13] avrebbe potuto sollevare simili massi e collocarli in perfetto equilibrio? La tradizione irlandese attribuisce l’origine delle pietre circolari a un mago che le portava dall’Africa, un Atlantiano dalla pelle scura, morfologicamente simile a un Olmeco[14] del Centro America.
 
Nel Sudest Asiatico, a un’altezza di 1.200 metri si trova un luogo chiamato “Piana delle Giare”. Si tratta di un sito archeologico megalitico del Laos, chiamato anche “la Stonehenge asiatica”, ed è uno dei posti più enigmatici della Terra. Migliaia di giare e vasi di pietra giganti sono disseminati lungo l'altopiano chiamato Xieng Khouang, a volte singolarmente, altre volte vicini, in gruppi composti anche da centinaia di vasi di pietra. La leggenda locale, derisa dagli archeologi, afferma che sarebbero i resti di un’antica era popolata da giganti, quando Khun Cheung – re gigante del tempo – decise di festeggiare dopo una battaglia vittoriosa.
 
Fino ad ora sono stati scoperti oltre 90 siti nella sola provincia di Xieng Khouang. Ogni sito contiene da una a 400 giare di pietra, che variano in dimensioni da uno a tre metri di diametro, in alcuni casi il loro peso, raggiunge le 14 tonnellate, che rende impossibile rovesciarli per svuotarle. La popolazione locale narra che i vasi appartenevano a un’antica razza di Giganti.
 
Figura 6. Laos - La piana delle giare giganti
L’ultimo esemplare di quest’antica razza, fu l’imperatore romano Massimo Trace che regnò dal 235 al 238 d.C. Nativo della Tracia, fu il primo soldato barbaro a essere nominato imperatore dalle sue truppe. Quel che colpisce di Massimino Trace è la sua altezza: alla sua morte lo scheletro misurava otto piedi e mezzo, pari a 2,59 metri. Si trattava di un vero colosso, descritto dagli storici come fortissimo nel fisico e robusto come un toro, capace di trainare da solo un carro, abbattere con un pugno un cavallo. Massimino Trace era di stirpe sarmata, popolo che viveva nell’area del Mar Caspio, in pratica la parentela con gli antichi Sciti giustifica le dimensioni fisiche con questi valori.

Il prof. James. J. Hurtak, filosofo, teologo, orientalista e presidente dell' Academy of Future Science, ci ha inviato diverse foto dell'enorme impronta di un piede, rinvenuta su una roccia in Sudafrica. Queste le misure gigantesche: lunghezza 130 cm, larghezza 69 cm, profondità 18 cm. L'impronta si trova in una roccia di granito antica diversi milioni di anni. Si tratta di una scoperta che risale già al 1912. Le ricerche hanno dimostrato che non si tratta assolutamente di una moderna falsificazione. Inoltre, è possibile vedere come il fango di allora sia stato schiacciato tra le pesanti dita del piede del gigante. La cosa più misteriosa è che si tratta dell'impronta di un piede sinistro. Come si spiega, allora, il fatto che in una zona del tutto diversa come lo Sri Lanka sia stata trovata l'orma di un piede destro altrettanto grande?[15]
 
[1] Eliano riportò ciò che lo storico Théopompo di Chiosso (IV sec. a.C.) scrisse in forma allegorica
[2] H.P. Blavatsky Antropogenesi V, p. 69.
[3] A. Tomas, I segreti dell’Atlantide, p.73, Mondadori.
[4] Antica raffigurazione dei Giganti. (A. Kircher, 1678). Da sinistra verso destra: Gigante di Trapani, uomo comune, Golia, Gigante della Svizzera, Gigante della Mauritania.
[5] Il Codice Vaticano 3738 raffigura proprio uno di questi giganti.
[6] A. Tomas, I segreti dell’Atlantide, p.73, Mondadori.
[7] I Cronache, 20, 6-8.
[8] Il Talmud è la raccolta delle leggi e delle tradizioni ebraiche. Il Talmud di Babilonia è stato scritto in quella città da scribi ebrei.
[9] I Titani Americani. Articolo scritto da H. T. Wilkins nell’1.952, Riportato in “Enigmi senza tempo” di Terry O’Neill, Armenia.
[10] Filostrato, Heroica, p.53.
[11] Erodoto, Storie 1-68.
[12] Plinio, Hist. Nat., VII, xvi.
[13] I giganti di Carnac, di Stonehenge, erano gli ultimi Atlantiani.
[14] Le teste olmeche ricavate da monoliti di pietra di decine di tonnellate, ritraggono un tipo razziale sconosciuto alle Americhe: nasi larghi e piatti, labbra carnose, dentatura squadrata, senza dubbio teste di negroidi ricoperte da elmi aderenti muniti di lunghe sottogole. Sotto l’elmo profonde rughe di cipiglio, grosse labbra incurvate all’ingiù, espressioni minacciose e corrucciate.
[15] Klous Dono e Reinhort Hobeck  - Heramagazine.net.
LA QUARTA INVERSIONE DELL’ASSE DEI POLI
 
Le antiche scritture mitiche e religiose narrano che la razza depravata dei Giganti, fu castigata con il Diluvio, con la sommersione delle terre abitate. Gli Insegnamenti Segreti dicono che il “Diluvio” colpì la Quarta Razza, quella dei Giganti, non perché essa fosse divenuta “nera per il peccato”, ma semplicemente perché questa è la sorte di ogni Continente, che — come tutto il resto sotto il nostro Sole — nasce, vive, diviene decrepito e muore. Questo è avvenuto quando la Quinta Razza era nella sua infanzia. Dove si presume vi fosse il continente, chiamato in occidente Atlantide, oggi vi è un oceano, nei cui fondali, s’ipotizza, giacciono i resti di una grande civiltà. Ogni distruzione planetaria è causata da modificazioni dell’asse della terra.
Ci sono state già quattro perturbazioni dell’asse. A Erodoto i sacerdoti Egizi dissero che i poli si erano invertiti quattro volte[1]. L’insegnamento della mitologia nordica, afferma che prima dell’ordine attuale delle cose, il Sole sorgeva a Sud, e colloca la Zona Fredda (Jeruskoven) all’Est, mentre adesso è a Nord. Secondo i Fisici, l’inversione dei poli avviene periodicamente, l’ultima inversione dei poli magnetici terrestri avvenne circa 800.000 anni fa, per contro, gli annali occulti forniscono la cifra di 850.000 anni fa, quando Atlantide al suo apogeo fu distrutta. La Lemuria, sempre secondo il Maestro K.H. fu definitivamente distrutta 700.000 anni prima, quella fu la Terza perturbazione dell’asse magnetico terrestre.

L’inversione dell’asse geografico terrestre è in grado di causare ondate alte da otto a quindici chilometri in grado di attaccare le coste con un immenso potere distruttivo. La rotazione dell’asse ruppe l’equilibrio degli strati della crosta terrestre: lo strato esterno spesso meno di 75 km e il mantello posto sopra il nucleo fluido incandescente si sollevarono e si torsero spostando gli strati della crosta terrestre che cominciò a muoversi. Il movimento della crosta terrestre scatenò un cataclisma dietro l’altro. I continenti furono sospinti a muoversi in altre posizioni. Vallate divennero montagne e terre sparirono in fondo agli oceani. Ne troviamo traccia anche in altri documenti dell’antico Egitto, nei papiri che vanno sotto i nomi convenzionali di Ermitage, Ipuwer, Harris: quest'ultimo ci dice chiaramente come, in seguito alla catastrofe, “il Sud divenne Nord ... e la Terra si rigirò”. L’inversione dei Poli che annientò gran parte di Atlantide e la Quarta Razza avvenne quando la Quinta Generazione era nella sua infanzia. Parlando della Quinta Razza il Commentario dice:
 
Solo questo pugno di Eletti, i cui Divini Istruttori erano andati ad abitare quell’Isola Sacra[2] – “dalla quale verrà l’ultimo Salvatore” — trattenne l’umanità dal diventare una metà sterminatrice dell’altra metà (come fa ora l’umanità — H. P. B.). Essa (l’umanità) fu divisa. Due terzi furono governati dalle Dinastie degli Spiriti inferiori, materiali, della Terra, che presero possesso dei corpi, facilmente accessibili; un terzo rimase fedele, e raggiunse la nascente Quinta Razza, i Divini Incarnati. Quando i Poli si spostarono (per la quarta volta), ciò non danneggiò quelli che erano protetti, e che si erano allontanati dalla Quarta Razza. Come i Lemuriani, solo gli empi Atlantiani perirono, e “non si videro più” ...
Erodoto[3] raccontò che quando Cambise entrò nel tempio Kabiri, scoppiò in un irrefrenabile accesso di riso, vedendo davanti a sé quello che credeva fosse un uomo in piedi e una donna[4] che stava in equilibrio sulla propria testa. E invece erano i poli, il cui simbolo voleva ricordare “il passaggio del primitivo Polo Nord della Terra al Polo Sud del Cielo”, come comprese Mackey. Ma rappresentavano anche i poli invertiti in conseguenza della grande inclinazione dell’asse, che ogni volta portò lo spostamento degli oceani, la sommersione delle terre polari e la conseguente comparsa di nuovi continenti nelle regioni equatoriali, e viceversa. Questi Kabiri erano gli Dèi del “Diluvio”[5]. I Due Kabiri sono i Dioscuri, i Gemelli Divini, rappresentati sempre a cavallo o con una coppia di cavalli. I Dioscuri rappresentano la polarità non solo maschile e femminile, ma anche quella elettromagnetica. In India troviamo i Gemelli Asvin, Dei dalla testa di cavallo, i Dioscuri Indù, figli del Sole Surya, eternamente giovani e di una gaiezza e brillantezza sovrumana.
 
I poeti greci dicevano che Atlante aveva una conoscenza completa delle profondità dell’oceano, ciò significa che egli simboleggiava l’insieme dei continenti che si poggiano come i piedi di Atlante nelle profondità delle acque, in fondo al Tartaro, continenti che si spostano che emergono e che s’inabissano. Secondo il mito Atlante aveva sette figlie[6], che geologicamente rappresentano le sette regioni del globo, i sette continenti, i Dwipa dalla Tradizione Indù e tutte assoggettate all’Asse Polare, o Asse del Mondo, simboleggiato da Atlante.
 
Dal punto di vista delle Razze, esse rappresentano le sette diramazioni o sottorazze figlie di Atlante, cioè che dimoravano sul continente Atlantide. Naturalmente il mito può essere interpretato anche dal punto di vista astronomico, dove le sette sorelle sono le sette Pleiadi, simbolo delle sette regioni del globo celeste[7]. Il Commentario alle stanze di Dzyan descrive così la fine di Atlantide:
 
Giunsero le prime grandi acque. E inghiottirono le Sette Grandi Isole. Tutti i santi furono salvati, gli empi distrutti. Con essi molti animali maggiori, prodotti dal sudore della terra. [8]

Nel poema epico indiano Mahabharata[9] si parla di “Sette Grandi Isole del Mare di occidente” distrutte da un immenso cataclisma e della fine di una grande terra molto potente. Proclo commentando il Timeo cita Marcello, lo storico greco del tempo di Platone, scriveva che:
 
Perché Marcello che scrisse una storia d’Etiopia, dice che questa grande isola un tempo esisteva, (e ciò) è confermato da coloro che raccontano fatti del mare esterno. Poiché essi riferiscono che ai loro tempi c’erano sette isole nell’oceano Atlantico, consacrate a Proserpina, e oltre a quelle, tre altre di grandezza immensa consacrate a Plutone ... a Zeus e a Nettuno[10].
 
La comunicazione di Marcello e citata da Proclo è più antica di Platone, e di conseguenza è indipendente da lui. Lo stesso Proclo (V sec. a.C.) riferisce che trecento anni dopo Solone, i sacerdoti della Dea Neith, mostrarono a Crantore, un Neoplatonico alessandrino del III sec. a.C., le colonne con la storia geroglifica di Atlantide. Crantore vide ciò di cui Solone aveva udito solo parlare, dal gran sacerdote della Dea Neith.
 
Il cataclisma che distrusse il vasto continente, di cui l’Australia è il più grande dei frammenti, fu dovuto a una serie di convulsioni sotterranee e alle spaccature nel fondo dell’oceano. La fine del suo successore, il Quarto Continente[11], fu causata da successive alterazioni dell’asse di rotazione. Ciò iniziò durante i primi tempi del Terziario, e continuando per lunghi periodi, fece scomparire le ultime vestigia di Atlantide, con l’eccezione, forse di Ceylon e di una parte dell’Africa odierna. La faccia del globo cambiò e salvo i Sacri annali dell’Oriente, nessun ricordo è rimasto delle sue terre e delle sue isole fiorenti, della sua civiltà e delle sue scienze.[12]
 
La nascita del Quinto Continente è narrata dalla tradizione greca nei miti che riguardato la bella Europa, amata e fecondata (come terra) da Zeus. Per quanto riguarda la Quinta Generazione, l’attuale, Esiodo non poteva fare altro che lamentarsi. Quando Zeus volle distruggere la  Quarta Generazione, seguendo il suggerimento di Prometeo, Deucalione suo figlio, costruì un’arca e vi entrò con la moglie, Pirra la fulva, figlia di Pandora ed Epimeteo. Per nove giorni e nove notti l’arca galleggiò sulle acque del diluvio per poi approdare al decimo giorno sul monte Parnaso, che sovrasta Delfi, nota ai Greci come l’ombelico del mondo. Deucalione è Noè della Grecia.

[1] A Erodoto, i sacerdoti di Sais, dissero che il Sole nei cieli ben quattro volte aveva cambiato posizione nella volta celeste, nascendo alternativamente ora a Oriente e ora a Occidente.
[2] L’isola del Mare del Gobi.
[3] Thalia, 37.
[4] Le due figure di pietra bianca e nera esistevano nei templi dell’Egitto da tempo immemorabile.
[5] H.P. Blavatsky, Antropogenesi.
[6] Le sette figlie di Atlante sono le Pleiadi: Alcione, Asterope, Celeno, Elettra, Maia, Merope, Taigete.
[7] La chiave per interpretare un mito, uno scritto sacro, deve essere girata sette volte, perché il personaggio del mito è una rappresentazione dei: Poteri del creato, Forze Cosmiche, Divinità, Re Divini, corpi celesti, Poteri Spirituali, Eroi e uomini.
[8] H.P. Blavatsky, Antropogenesi.
[9] Letteralmente, “la grande guerra”; il celeberrimo poema epico dell’India e si riferisce alla “dinastia lunare”. Esso narra la grande guerra combattuta dai discendenti dei Bharata, i Kuru da una parte e i Pandu dall’altra, con oltre 100.000 strofe composte di versi doppi.
[10] Secondo la mitologia greca, il globo veniva diviso in tre parti: il terzo superiore a Zeus come Dio del Cielo; il terzo interno a Poseidone (Nettuno) come Dio delle Acque, il terzo inferiore ad Ades (Plutone) noto come Zeus Katachthonios o sotterraneo.
[11] Il Quarto Continente è l’Atlantide, che secondo gli annali occulti fu distrutto per la maggior parte 850.000 anni fa, dopo di che restarono due grandi isole Ruta e Daitya.
[12] H. P. Blavatsky.
LA QUINTA GENERAZIONE

 
 
Scrive Esiodo in “Le Opere e i Giorni 174 – 201” la nascita della Quinta Stirpe o Generazione :

 
Mai io avrei voluto trovarmi con la quinta stirpe di uomini: ma o prima morire o nascere dopo. Ora, infatti, è la stirpe di ferro: né mai di giorno cesseranno di distruggersi per la fatica e per la pena, né mai di notte: e gli dei daranno pensieri luttuosi, tuttavia anche per essi i beni saranno mescolati ai malanni, e Zeus distruggerà anche questa stirpe di umani caduchi, quando ai nati biancheggeranno le tempie. Il padre non sarà simile ai figli, né a lui i figli; né l'ospite all'ospite o il compagno al compagno né il fratello sarà caro così come prima lo era. Non verranno onorati i genitori appena invecchiati, che saranno, al contrario, rimproverati con dure parole.
Sciagurati! ché degli dei non hanno timore. Questa stirpe non vorrà ricambiare gli alimenti ai vecchi genitori; il diritto per loro sarà nella forza ed essi si distruggeranno a vicenda le città. Non onoreranno più il giusto, l'uomo leale e neppure il buono, ma daranno maggior onore all'apportatore di male e al violento; la giustizia risiederà nella forza delle mani; non vi sarà più pudore: il malvagio, con perfidi detti, danneggerà l'uomo migliore e v'aggiungerà il giuramento. La Gelosia malvagia, maledica e dallo sguardo sinistro, s'accompagnerà con tutti i miseri umani. Allora dalla terra dalle larghe contrade, in bianchi veli, nascondendo il bel corpo e lasciando i mortali, la Coscienza e la Nemesi andranno verso l'Olimpo, al popolo degli Immortali; ma gli affanni luttuosi resteranno ai mortali, né vi sarà difesa contro il male.

 
Le vicende mitiche di Niobe, e quelle degli Eroi, appartengono alla Quarta Generazione, per quanto riguarda la Quinta, l’attuale, Esiodo non poteva fare altro che lamentarsi. Quando Zeus volle distruggere la  Quarta Generazione, seguendo il suggerimento di Prometeo, Deucalione suo figlio, costruì un’arca e vi entrò con la moglie, Pirra la fulva, figlia di Pandora ed Epimeteo. Per i soliti nove giorni e nove notti l’arca galleggiò sulle acque del diluvio per poi approdare al decimo giorno sul monte Parnaso, che sovrasta Delfi, nota ai Greci come l’ombelico del mondo. Deucalione è Noè della Grecia. Ovidio narra che così iniziò l’attuale era, l’Età del Ferro. Gli uomini furono creati dalle pietre lanciate all’indietro da Deucalione, mentre le donne dalle pietre lanciate da Pirra; secondo altre versioni, lanciando dietro di sé le ossa della Grande Madre e pensando a Pandora. Si dice che Deucalione abbia introdotto in Fenicia il culto del Sole perduto e poi ritrovato, il culto d’Adone. Come i figli del Titano Atlante personificavano le sottorazze che popolarono il continente Atlantide, così i discendenti del Titano Prometeo, attraverso Deucalione personificavano le sottorazze e della Quinta Generazione, l’attuale.
 
Prometeo era figlio dell’Asia sia perché è descritto incatenato, imprigionato su una roccia in mezzo alle nevi del Caucaso e sia perché il nome di sua madre è Asia. “Leggete attentamente il “Prometeo incatenato”, recitato nei teatri d’Atene 2.400 anni fa. Il mito non appartiene né ad Esiodo, né ad Eschilo: come dice Bunsen, esso “è più antico degli stessi Elleni” giacché appartiene in realtà, all’alba della coscienza umana.[1]

 
La nascita e le vicende della Quinta Generazione, sono narrate in uno scritto a parte: “I Discendenti di Prometeo”.

 
Come civiltà precedenti sono state annientate, anche la nostra attuale civiltà che ha quasi raggiunto il massimo del suo sviluppo sarà cancellata. Quando avverrà il grande cataclisma non è possibile saperlo a meno che non si riesca ad applicare i numeri sacri del ciclo alla nostra attuale razza o alla nostra famiglia europea o americana. I segreti del tempo e della sua misura erano i meglio custoditi tra gli Ierofanti o fra gli Iniziati ai sacri Misteri dell’antichità, il tradimento o la divulgazione equivaleva alla condanna a morte. Per cogliere i segni premonitori è bene leggere quello che ha scritto alla fine del diciannovesimo secolo al giornalista e teosofo inglese A. P. Sinnett, dal Maestro orientale Koot Hoomi.

 
L’approssimarsi d’ogni nuovo “oscuramento” è sempre annunciato da cataclismi – di fuoco o d’acqua; ma all’infuori di ciò, ogni razza, per effetto della legge che presiede all’evoluzione dei mondi, deve essere divisa in due, e con violenza, dall’uno o dall’altro di questi elementi.
 
Così dopo che la  Quarta Razza raggiunse l’apice del suo sviluppo e della su gloria – gli Atlantiani furono distrutti dall’acqua. Ma non tutti perirono; e quelli che sopravvissero, benché degeneri a confronto di quel che furono nel passato… ebbero la loro fase di gloria e grandezza relativa… Quanto la vostra razza – la Quinta avrà raggiunto il punto massimo dell’intellettualità fisica e sviluppato la massima civiltà… essendo incapace di proseguire oltre nel proprio ciclo, la sua avanzata verso il male assoluto sarà arrestata (come i suoi predecessori, i Lemuriani e gli Atlantiani…); la sua razza sarà distrutta e tutte le sottorazze di quella razza discenderanno i rispettivi cicli dopo un breve periodo di gloria e di cultura. Guardate i resti degli Atlantiani – i Greci e i Romani antichi (quelli moderni appartengono tutti alla Quinta Razza)…[2]

 
Le ricerche sul DNA, sulla clonazione, sui segreti della vita che tanto fanno discutere, tanto che si è inventato il termine bioetica, sono un indice del troppo progresso scientifico per niente compensato da un analogo progresso morale e spirituale. Il maestro citato precedentemente, aveva predetto alla fine del secolo scorso che i medici in un lontano futuro saranno in grado di dare vita momentanea ai morti creando così degli zombi. Nella Genesi vi è l’ingiunzione, pena la morte, di non mangiare il frutto della Conoscenza del Bene e del Male dall’albero. Questa ingiunzione vale per tutti i discendenti di Ad-am e per quanto ci riguarda il cataclisma che arresterà lo sviluppo della Quinta Razza avverrà quando il progresso intellettuale prevarrà sul progresso morale e spirituale, quando l’egoismo oscurerà l’etica e la morale.

 
Il progresso nel male assoluto, che soltanto un cataclisma può arrestare, comincia a manifestarsi in ogni razza arrivata al suo apogeo, quando per mezzo di ricerche puramente intellettuali e di esperimenti scientifici ordinari, gli uomini componenti quella razza si sono resi padroni di poteri particolari sulla natura…
 
Questi poteri ottenuti con mezzi differenti da quelli che si ottengono con lo sviluppo delle più alte qualità morali, possono esporre la società ai pericoli più seri. Nelle mani degli egoisti e dei perversi divengono strumento dei delitti i più orribili, senza che i loro autori possano venire scoperti… Presso gli Atlantiani… i loro sapienti avevano una conoscenza completa della materia, che potevano eseguire la trasmutazione dei metalli… sapevano comandare gli Elementali per mezzo dei quali potevano cambiare la costituzione molecolare della materia [3].

 
I cicli attuali di Materialità ed utilizzo della mente a fini egoistici, saranno arrestati, per poi essere seguiti da Cicli di Spiritualità e di pieno sviluppo mentale superiore. La maggioranza dell’umanità futura sarà costituita da persone che oggi stimiamo come guide e maestri di spiritualità e di saggezza. L’umanità è figlia del Destino Ciclico da cui non può sottrarsi.
 
Il tempo assegnato ad ogni nazione, ceppo razziale lo possiamo dedurre dalle parole di H. P. Blavatsky, la quale parlando della Quinta Razza Madre afferma che essa esiste come Razza a sé stante da circa un milione di anni e pertanto:

 
… si può dedurre che ciascuna delle quattro precedenti Sottorazze ha vissuto circa 210.000 anni; così ogni Famiglia ha un’esistenza media di 30.000 anni, e perciò la famiglia europea ha ancora parecchie migliaia di anni, benché le nazioni… varino ad ogni succedersi di “stagioni” di tre o quattromila anni. È interessante osservare la relativa prossimità di durata tra la vita di una Famiglia e un Anno Siderale.[4]
 

 

   
 
[1] H. P. Blavatsky  Antropogenesi.
 
 
 
[2] A. P. Sinnett, Il Buddhismo Esoterico, pag. 117-118. La lettera scritta dal Maestro K.H. è riportata nel volume: Le lettere dei Mahatma, lett. 23b, ricevuta nell’ottobre del 1882  a Simla.
 
 
 
[3] A. P. Sinnett, Il Buddhismo Esoterico, pag. 117-118.
 
 
 
[4] H.P. Blavatsky -  La Dottrina Segreta, Antropogenesi.
 
 
LE STATUE DI BAMIYAN
 
A Bamiyan, un luogo nell’Afganistan settentrionale, in una valle metà strada fra Kabul e Bhalk erano fino a poco tempo fa, rappresentate delle  statue, di cui due solo due citate perché di altezza enorme, attribuite senza se e senza ma, dagli archeologi, ai monaci buddisti del III e del V secolo. Sia la prima che la seconda statua, come la famosa Statua della Libertà, avevano un’entrata al piede che attraverso una scala tortuosa conduce nella testa. Tutta la valle è circondata da rocce colossali, in parte naturali e in parte artificiali.
 
Le due statue maggiori, purtroppo hanno subito gravi mutilazioni da parte di fanatici mussulmani dal tredicesimo al ventesimo secolo, fino ad arrivare alla completa distruzione sancita dalla massima autorità religiosa afgana talebana[1].
 
Nicholas Roerich rese testimonianza con i suoi dipinti ogni volta che si trovava di fronte ad un’opera d’arte perché era consapevole che quello che lui aveva ammirato un giorno non fosse stato più possibile per l’opera distruttiva degli uomini. La distruzione delle enormi statue a Bamiyan per opera dei fanatici talebani conferma tristemente i timori di N. Roerich.
 
… che una statua inestimabile possa essere distrutta da un fanatico, o un monumento da un ignorante - in tutto questo c'è una ferocia abissale … Lasciando un prezioso monumento nel deserto, abbiamo spesso chiesto la guida, “sarà sicuro?” E, saggio in esperienza, lui scuoteva la testa: "Può essere da bestie, ma difficilmente dalla gente."[2]
 
Gli archeologi ipotizzano, anzi ne sono certi, che tali monumenti raffigurassero Buddha, ma si scopre che quest’interpretazione basata sul fatto che i monaci buddisti si stabilirono in quelle caverne verso il 100 d.C. I monaci prendendo dimora in queste caverne, hanno dipinto e ricoperto con malta le statue preesistenti, che sono pertanto state attribuite al Buddhismo storico. Le statue sono, in effetti, molto più antiche, com'è risultato dall’esame d’una specie di mantello fatto di cemento ed applicato al colosso di 54 metri chissà quante migliaia d’anni fa. La prima statua chiamata il Grande Buddha, è un colosso rappresentato avvolto in una specie di toga, con grandi orecchie pendenti.
 
Figura 1.La gigantesca statua di Bamiyan e la sua distruzione
 
Le lunghe orecchie non sono il simbolo del Buddha, sono un simbolo cinese di Colui che sente e sa tutto, cioè di onniscienza. Gautama Buddha era un Indù e come tale non può essere rappresentato con lunghe orecchie. Questa rappresentazione del Buddha con lunghe orecchie pendenti è un ripensamento e un’innovazione successiva. Orecchie simili si trovano tra le razze mongole Miao-Tse[3] della Birmania e del Siam, che deformano artificialmente le loro orecchie. H.P. Blavatsky alla fine del secolo scorso, scriveva a questo proposito:
 
Chi ha scolpito le statue ancora più colossali di Bamiyan, le più alte e gigantesche del mondo?… parecchi dotti Gesuiti che hanno visitato il luogo, parlano di una montagna “ a nido d’api, con celle gigantesche”, con due giganti immensi tagliati nella stessa roccia. Essi sono considerate dai moderni Miaotsè, le ultime testimonianze rimaste dai Miaotsè, che avevano sconvolto la terra, i Gesuiti hanno ragione, gli archeologi, che nelle grandi statue vedono dei Buddha s’ingannano. Perché tutte queste immense rovine gigantesche, che oggi si scoprono una dopo l’altra, tutti questi viali di rovine colossali… sono opera dei Ciclopi, i veri Giganti dell’antichità…
 
I monaci buddisti, che trasformarono le grotte di Miaotsè in celle, giunsero dall’Asia centrale intorno al primo secolo dell’Era cristiana. Per questo Hiouen Thsang, parlando della statura colossale, dice che “lo splendore degli ornamenti d’oro che coprivano la statua” ai suoi tempi “abbagliava gli occhi”, ma di questa indoratura oggi non ne rimane traccia. Mentre la statua propriamente detta è scolpita in roccia viva, la veste è fatta di malta modellata sopra l’immagine di pietra. Talbot[4] che ha fatto un esame più accurato ha trovato che questa veste apparteneva ad un periodo molto antecedente il Buddismo…
 
La tradizione, confermata dagli annali scritti… spiega il mistero… gli asceti buddisti trovarono le cinque statue e molte altre ora ridotte in polvere. Tre di queste, in piedi in colossali nicchie all’entrata della loro futura dimora, furono coperte da malta, ed oltre alle vecchie furono modellate nuove statue per rappresentare il Tathagata (Buddha). Le pareti interne delle nicchie sono ancora oggi coperte di pitture… questi affreschi… sono dovuti alla pietà dei monaci asceti… ma le cinque statue sono opera degli Iniziati della Quarta Razza.[5]
 
H.P. Blavatsky precisa che davanti ad alcune di queste caverne si trovavano non due ma cinque grandi statue. Tre di queste, in piedi in colossali nicchie all’entrata della loro futura dimora, furono coperte da malta, ed oltre alle vecchie furono modellate nuove statue per rappresentare il Tathagata (Buddha).
 
La prima era alta 54 metri, la seconda 38, la terza 18, la quarta 4, mentre la quinta non supera la statura d’un uomo dei nostri giorni. Una terza grande statua è visibile in un’altra una valle, delle ultime due più piccole, personalmente io non ne conosco l’ubicazione, troppe grotte, forse anche queste sono state distrutte.
 
Per chiarire cosa effettivamente rappresentano le cinque statue, leggiamo cosa scrive a tal proposito H.P. Blavatsky:
 
La più grande vuole rappresentare la  Prima Razza dell’umanità, il suo corpo eterico nella pietra dura, imperitura, per istruire le generazioni future, giacché in nessun altro modo il suo ricordo sarebbe mai sopravvissuto al Diluvio di Atlantide.
 
La seconda alta 36 m rappresenta i Nati dal Sudore; e la terza di 18 m, immortala la razza che decadde, e così diede origine alla Prima Razza Fisica, nata da padre e madre, i cui ultimi discendenti sono rappresentati nelle statue trovate nell’isola di Pasqua. Questi erano solo sei sette metri, all’epoca in cui la Lemuria fu sommersa dopo essere stata quasi distrutta dai fuochi vulcanici.
La Quarta  Razza fu ancora più piccola, sebbene gigantesca in confronto con la presente, la Quinta, e la serie culmina con quest’ultima.[6]
 
Queste cinque statue, scrive H.P. Blavatsky sono state scolpite da Giganti scampati al cataclisma atlantideo, che dopo la scomparsa del loro continente per non essere sommersi dalle acque, trovarono rifugio sugli altopiani dell’Asia centrale.
 
Anche Nicholas Roerich afferma che le gigantesche statue di Bamiyan attribuite al buddismo in realtà sono preistoriche.
 
Al confine di Lahul, nelle rocce, ci sono due immagini scolpite di un uomo e una donna di circa nove metri di altezza. Dicono che tale fu la crescita degli antichi abitanti, - scrive N.K. Roerich, - Su strade difficili, su pericolosi passi di montagna, ci sono immagini di Maitreya, il futuro luminoso. Chi si è preso la briga di metterli? Chi si è preoccupato? Ma stanno in piedi, spesso giganteschi, come se creati in modo disumano. La stessa leggenda è raccontata a conoscenza in qualità sulle immagini gigantesche di Bamiyan in Afghanistan, che la loro altezza corrisponde a quella degli abitanti originari di questo luogo.[7]
 
Nicholas Roerich in un suo scritto conferma quanto affermato da H.P.B. a proposito delle statue di Bamiyan:
 
Queste cinque figure appartengono alla creazione delle mani degli Iniziati della Quarta Razza, che, dopo l'inabissamento della loro terraferma, trovarono rifugio nelle roccaforti e su le cime della catena montuosa dell’Asia centrale. Queste figure sono una rappresentazione della Dottrina della graduale evoluzione delle Razze. La più grande raffigura la Prima Razza, il suo corpo eterico era sigillato in una solida pietra indistruttibile. La seconda - di 36 metri di altezza - raffigura il "Nato dal sudore". La terza - 18 metri - immortala la Razza caduta nella materia che concepì la prima Razza fisica, nata da padre e madre, la cui ultima progenie è raffigurata in statue sull'isola di Pasqua. Erano alti solo 6 e 7,5 metri nell'era in cui Lemuria fu allagata. La Quarta Razza era ancora più piccola, sebbene gigantesca rispetto alla nostra Quinta Razza.”
 
La regione della catena montuosa dell’Hindu Kush era un centro storicamente significativo con siti come i cosiddetti Buddha Bamiyan. Il nome Hindu Kush è, dal punto di vista storico, relativamente giovane. Nell’antichità la catena montuosa era anche chiamata “Paropamisos” dai Greci ellenici alla fine del primo millennio a.C. ed era menzionata come Paropamisadae nelle mappe del mondo. Bamiyan fa dunque parte di Paropamisos. Lì si dice che queste montagne fossero abitate da “divinità terrene” e che furono chiamate Paranassus dai Brahmana. Si dice che Rama e Krishna abbiano vissuto sul Paranassus. La parola Paranassus compare frequentemente sia nel Ramayana che nel Mahabharata. Ci sono anche suggerimenti su una misteriosa connessione con il monte del Parnaso (il Parnaso era consacrato al culto del dio Apollo e alle nove Muse) e  il Monte di Meru.
 
Le altezze proposte per la statura delle Cinque generazioni, sono tali da scardinare ogni ipotesi finora fatta dalla scienza antropologica, in quanto non sono mai stati ritrovati scheletri di uomini appartenenti alla Terza Generazione o Razza Madre, nata per accoppiamento sessuale. Le statue afferma H.P. Blavatsky illustrano la storia occulta della diminuzione della statura umana mentre la sua forma si consolidava in materia fisica grossolana. Queste cinque statue rappresentano questa diminuzione delle dimensioni della statura umana media.
 
  1. CICLOPI, TERZA RAZZA, altezza iniziale 18 m, finale 6-8 m.
  2. GIGANTI, QUARTA RAZZA, altezza iniziale 6-7 m, finale 4 m.
  3. UOMINI, QUINTA RAZZA, altezza 1,80 m.
     
Gli uomini alla fine della Quarta Razza Madre, quella Atlantidea, avevano dovevano dunque avere un’altezza di circa 4 metri, gigantesca se raffrontata con la nostra altezza media. La Dottrina Segreta Tibetana ci fornisce ulteriori indicazioni di quella che doveva essere l’altezza dei Giaganti della Quarta Razza e della loro ossessione di costruire statue. Le statue dei Bamiyan, dell’isola di Pasqua[8], quelle trovate ai marini del deserto del Gobi, afferma H.P. Blavatsky sono tutte alte da sei a nove metri.
 
Essi[9] eressero grandi immagini alte nove yati (8,32 m), l’altezza del loro corpo. Fuochi interni avevano distrutto la terra dei loro padri[10], l’acqua minacciava la Quarta (Gli Atalantiani) .[11]
 
È ben degno di nota che molte delle statue gigantesche scoperte nell’isola di Pasqua (innegabilmente parte di un continente sommerso), come quelle trovate ai margini del deserto del Gobi (regione che era stata sommersa per un tempo incalcolabile), sono alte da sei a nove metri. Le statue trovate da Cook sull’isola di Pasqua  misurano quasi tutte otto metri d’altezza e due metri e mezzo di larghezza di spalle. Chi scrive (H.P.B.) sa bene che gli archeologi moderni hanno deciso che “queste statue non sono molto antiche”, come ha dichiarato un alto funzionario del British Museum… ma questa è una delle decisioni arbitrarie della scienza moderna, che contano ben poco.[12]
 
I Ciclopi appartengono alla notte dei tempi e i loro resti in fondo agli oceani sono stati ridotti in particelle elementari, i Giganti appartengono ad un’epoca preistorica ma più prossima alla nostra se paragonata all’epoca dei Ciclopi. Per la maggior parte degli studiosi, i Giganti sono un’invenzione, un mito, l’umanità primitiva è provato, era formata da ominidi. Se queste affermazioni della scienza sono vere, da dove verrebbe la testimonianza sui giganti da parte degli scrittori e dei filosofi dell’epoca classica degni di fede e che non furono mai sbugiardati? Lo stimolo ad indagare in questo senso è dunque fortissimo.
 
Con il passaggio dalla Quarta alla Quinta Razza Madre, l’altezza degli uomini gradualmente diminuì passando dai quattro metri a molto meno di due metri. Il periodo di decrescita dell’altezza umana è terminato e ci troviamo in una nuova fase evolutiva di ricrescita.
 
La Quarta Generazione divenne di piccola statura rispetto ai propri padri della Terza Generazione, sebbene gigantesca in confronto con la Quinta, la nostra. Questi sono i giganti preistorici dell’antichità anti e post-diluviani che popolarono la terra da un milione di anni fa fino all’ultimo piccolo diluvio di 12.000 anni fa.
 
[1] Secondo la visione fanatica integralista dei talebani afgani, ogni rappresentazione dell’idolatria deve essere distrutta. La storia si ripete, non c’è niente di nuovo sotto il sole.
[2] N. Roerich, Pechino 1.935 -  http://www.agniyoga888.ru/ur888/INVINCIBLE/1_invincible.htm.
[3] Miao-Tse: popolazioni mongole bellicose, attualmente in numero di tre milioni, stanziate in prevalenza nella Cina meridionale, nell’Indocina e nel Siam.
[4] Il capitano Milo Talbot, nel 1885 fece un'indagine dettagliata delle statue di Bamiyan per l'esercito britannico.
[5] H.P. Blavatsky Antropogenesi.
[6] H.P. Blavatsky Antropogenesi.
[7] N. Roerich, Il Cuore dell’Asia.
[8] Otto metri di altezza e due metri e mezzo di larghezza di spalle.
[9] Gli Atlantiani.
[10] I Lemuriani.
[11] H.P.B.  Antropogenesi Stanze di Dzyan, XI, 44.
[12] Helena P. Blavatsky, Dottrina Segreta, Antropogenesi.
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