La creazione di creature ibride - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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La creazione di creature ibride

I racconti mitici
LA CREAZIONE DI CREATURE IBRIDE UOMINI-ANIMALI E DELLE SCIMMIE ANTROPOIDI
 
LA TERZA GENERAZIONE E IL PRIMO PECCATO DEI SENZA MENTE
 
La Sapienza Misterica respinge l’idea che la Natura sviluppò l’uomo dalla scimmia, o anche da un antenato comune a entrambi; anzi, fa discendere alcune specie di antropoidi dall’uomo della Terza Generazione-Razza. Il Pitecoide è una creazione accidentale, uno sviluppo forzato, il risultato di un processo innaturale. Nessun “anello di congiunzione” che attesti la discendenza umana dalle scimmie è mai stato trovato. l’origine scimmiesca degli uomini è stata sostenuta contro ogni prova neontologica e paleontologica. I risultati più recenti concordano nell’escludere una derivazione dell’uomo dalle scimmie ominidi attuali (scimpanzé, gorilla, orango) o passate, e presentano piuttosto gli scimmioni come specie derivate, recenti e senza futuro biologico.
 
Il mito greco narra che Prometeo, fratello di Atlante, non partecipò alla guerra titanica e preferì mettersi in disparte convincendo alla neutralità anche il fratello Epimeteo. Alla fine dell’epoca dei Titani, quella dei figli di Crono, l’umanità era giunta alla Terza Generazione, quella creata da Zeus; l’Età dell’Oro e dell’Argento erano ormai un ricordo. Quest’umanità era la prima razza fisica vera e propria, ma ancora prima di mente, incapace di distinguere il bene dal male.
 
Nel Libro VI dei Commentari alle Stanze di Dzyan H.P. Blavatsky cita un passo che dice:
 
Quando la Terza si separò e cadde nel peccato procreando uomini-animali, questi [gli animali] diventarono feroci, e reciprocamente distruttori con gli uomini. Fino ad allora, non c’era stato né peccato, né vita presa. Dopo [la separazione] il Satya [Yuga] ebbe fine. L’eterna primavera divenne un cambiamento continuo e si succedettero le stagioni. Il freddo obbligò gli uomini a costruirsi dei ricoveri e a ideare dei vestimenti.
 
Il peccato originale di Adamo ed Eva, ci è descritto come il furto della mela proibita, cosa non volevano dirci i redattori della Genesi biblica? Il peccato era una forma di sesso proibito?
 
Ritorniamo al mistero di Prometeo visto dagli studiosi come l’archetipo del genere umano, ma in realtà egli è il suo creatore. Apollodoro[1] lo descrive che impasta argilla con acqua e con questa modella il corpo del primo uomo cui fornisce la scintilla di vita portata dalla Dea Atena, l’Intelligenza, che nelle raffigurazioni di tardi sarcofagi romani[2], porta in dono una farfalla che in greco si pronuncia psiche, anima. Ovidio[3] narra che dopo Il Diluvio, Zeus ordinò a Prometeo e ad Atena di far nascere una nuova razza d’uomini da pantano lasciato dalle acque del Diluvio.
 
Il nome di Prometeo è stato associato al fuoco del Fuoco Sacro, e chi più di ogni altro ci ha fornito un gran numero di notizie, fu Eschilo che rappresentò il dramma di Prometeo in una trilogia: Prometeo Incatenato, giunto a noi quasi integralmente; Prometeo Liberato, di cui rimangono una decina di frammenti, e infine Prometeo Portatore del Fuoco, perduto, distrutto, che verosimilmente trattava argomenti propri dei Misteri. Per tale motivo Eschilo fu accusato di profanazione dei Misteri Sabasii e fu condannato a morte, egli sfuggì alla morte rifugiandosi all’altare di Dioniso, e giurando (o spergiurando) in giudizio di non essere mai stato Iniziato e quindi di non aver mai tradito. Questo fatto ci viene riferito da due testimoni degni di fede, Cicerone[4] e Clemente Alessandrino[5]. Nell’opera di Eschilo, Prometeo è descritto come un Titano, che equivale mistericamente a un Kabiro.
 
Il mito narra che Giapeto sposò Climene, figlia di Oceano, ed essa generò Atlante, il duro Menezio, e due fratelli Prometeo, colui che vede nel tempo o il futuro, ed Epimeteo che all’opposto è colui che vede e impara solo dopo l’avvenimento. Alla fine della prima guerra titanica, l’umanità, la Terza Generazione, veniva nel Prometeo Incatenato così descritta:

Vedendo, ei non vedevano;
non udivano udendo; e quanto lunga
era la loro vita, simili e labili
forme di sogno, confondevan, ciechi,
tutte le cose.[6]
 
È descritta un’umanità fisica appena nascente dei Senza Mente, cioè priva di sensi e di mente, un fallimento per Zeus il suo creatore, che pertanto voleva annientarla per sostituirla con una nuova razza o generazione. Prometeo osò sfidare il progetto di Zeus rubando il Fuoco Sacro, l’elemento creatore primordiale capace di dare la vita trasmettendola nel tempo e nello spazio. Per tale motivo egli fu punito dagli Dei.
 
La terrena progenie io solo ho salva
dall’esterminio nel profondo averno.
Per tale colpa, ora mi struggo in pene
aspre a patire, misere a vedere.
Coro:
Elargisti ai mortali un bene sommo.
Prometeo:
Ed a essi il fuoco, inoltre, io dispensai.
In loro mani è dunque il fiammeo germe?
Ed arti molte apprenderan da quello.
 
Eschilo descrive Prometeo come un benefattore a differenza di Esiodo che ne fa un ribelle. Prometeo insegnò da buon Kabiro ai mortali le arti dei numeri, della scrittura … divenendo così il loro Istruttore. In un’opera del prof. Khun (1886) contestata e oggigiorno rivalutata da Giorgio de Santillana[7], la parola pro-metis viene fatta risalire alla parola sanscrita pra-mantha, il bastoncino tramite cui si ottiene il Fuoco Sacro.
 
Prometeo rubò il Fuoco agli Dei per portarlo agli uomini per dotare gli uomini del principio creativo. Gli uomini anziché usare il Fuoco per creare con la mente, divenendo così esseri pensanti, lo usarono per alimentare le loro passioni e i loro desideri sessuali. Il libero arbitrio portò il genere umano alla ricerca della sensualità.
 
L’insaziabilità inquieta delle passioni e dei desideri inferiori, che con prepotente insolenza lanciano una sfida alle restrizioni della legge.[8]                                                
 
Figura 1. Sigillo sumerico con esseri ibridi
 
Il mito afferma, sebbene in modo velato, che gli uomini pervertirono l’istinto di procreazione. Cosa accadde? L’Uomo a quei tempi era ancora senza mente, fisicamente al livello animale. Le Stanze di Dzyan chiariscono:
30. Durante la Terza, gli animali senza ossa si svilupparono e maturarono: divennero animali provvisti di ossa. I loro Chhâyã divennero solidi.

L'epoca della Terza Razza è quella in cui prendono forma i corpi fisici, densificandosi da quelli più sottili o energetici. Fu così sia per gli uomini come per gli animali. Dapprima nel mondo animale, quindi nell’uomo che, da androgino divenne sessuato: maschio e femmina. È così che cominciò nell’uomo, come negli animali, la riproduzione sessuata.
 
31. Gli animali si separarono per primi. Essi cominciarono a riprodursi. L’Uomo doppio pure si separò e disse: “Facciamo come loro; uniamoci e procreiamo”; lo fecero...
32. E coloro che non avevano Scintilla presero per essi enormi animali femmine. Produssero con esse delle razze mute. Essi stessi erano muti. Ma le loro lingue si sciolsero. Le lingue dei loro discendenti restarono mute. Essi allevarono dei mostri contraffatti e coperti di peli rossi che camminavano a quattro zampe. Una Razza muta perché la sua vergogna non fosse narrata.
 
Milioni di anni fa, gli animali “si separarono per primi”, afferma lo shloka 31. Non sappiamo che cos’erano i “grossi animali femmine”; ma certamente erano altrettanto diversi da tutti quelli che conosciamo, quanto lo erano gli “uomini” dagli uomini attuali. E coloro che non avevano Scintilla presero per essi enormi animali femmine: questi “Uomini Primordiali” erano uomini solo nella forma esterna, alcuni erano senza scintilla, senza il “fuoco sacro”, senza mente senza anima. Questi uomini generarono un mostro animale femminile, il progenitore di una serie di scimmie.Furono generati mostri, mezzi umani e mezzi animali. Li troviamo citati nel Libro dei Morti, come pure nel racconto caldeo della creazione, riportato dalle tavolette di Cutha, benché deteriorate.
 
I corpi fisici stanno preparandosi a ricevere la mente e la consapevolezza, quello che nel libro biblico del Genesi è il “frutto dell’Albero della Conoscenza del bene e del male”. La Razza, che ancora non era pienamente cosciente del suo primo stato fisico, si accoppiò bestialmente con esseri ancora allo stato animale. Il risultato di questi incroci fu un essere metà uomo e metà animale, coperto da lunghi peli rossi: quello che oggi si definirebbe una scimmia. Questo negli annali misterici è definito “il peccato dei Senza Mente”. H.P. Blavatsky in Antropogenesi cita l’antico Commentario alle Stanze di Dzyan che spiega i particolari che precedettero la “Caduta”:
 
Nel periodo iniziale della Quarta Evoluzione (Generazione) dell’uomo, il regno umano si diramava in varie direzioni. L’aspetto esteriore dei suoi primi tipi non era uniforme, poiché i veicoli [i gusci esterni, simili all’uovo, in cui si maturava l’uomo futuro completamento fisico] prima di indurirsi erano spesso manomessi da grossi animali di specie oggi sconosciuta ed appartenenti ai tentativi fatti dalla Natura. Il risultato fu che si produssero razze intermedie di mostri mezzi animali e mezzi uomini. Ma siccome questi erano degli errori, non fu permesso loro di respirare a lungo e di vivere, sebbene i figli “nati dall’uovo” prendessero come compagne parecchie di queste femmine e generassero altri mostri umani.
In un altro punto del Commentario troviamo:
Esistevano uomini con la faccia rossa e con la faccia turchina anche in tempi posteriori; essi non provenivano da accoppiamenti (tra specie umane e animali) ma erano discendenti.
 
E in un altro punto si legge:
Uomini scuri di carnagione e dai capelli rossi, che camminano a quattro estremità, che si piegano e si drizzano (che stanno eretti e ricadono sulle mani), che parlano come i loro avi e corrono sulle loro mani come i giganti loro progenitori.
 
Eschilo scrive che Zeus si adirò contro Prometeo ordinando a Efesto (Vulcano) di creare una statua, una figura femminile di grande bellezza che gli Dei adornarono di tutti i pregi possibili, cui fu dato il nome di Pandora, colei che è fornita di tutti i doni. Si dice che da essa discende la generazione delle donne. In Esiodo si legge che ad Afrodite fu ordinato di circonfondere la testa di fascino amoroso e di struggenti desideri. Ermes dotò Pandora di una spudoratezza di cagna e di fallacità e accompagnò la donna da Epimeteo, colui che non vedeva, simbolicamente l’umanità cieca e priva di saggezza. Pandora portava in dono un cofanetto, Epimeteo accettò il dono degli Dei, nonostante il parere contrario di Prometeo, il preveggente, il Sé Spirituale. Quando Epimeteo aprì il cofanetto volarono fuori tutti i possibili malanni per gli uomini. Soltanto Elpis, la Speranza rimase chiusa nel cofanetto, perché Pandora aveva rinchiuso in fretta il cofanetto.
 
Le saghe ebraiche narrano che dopo la seduzione di Eva, si erano formate due stirpi, quella di Abele e quella di Caino, che si comportava in modo animalesco. Andava in giro nudi, si accoppiavano madre padre e figli apertamente sulla strada … questa malvagità fu traslata in Sodoma e Gomorra.
 
La scimmia, come la conosciamo, non è il prodotto dell’evoluzione naturale, ma un incidente, un incrocio tra una forma animale e un uomo.
 
Esiodo chiamò il regalo della prima donna, un dono fatale. Con questi mali vennero le malattie e la morte e così si compì la distinzione fra uomini e immortali. Un fatto simile è narrato nella mitologia egiziana, dove si trova il mito dei due fratelli. Noom, l’artista celeste crea una meravigliosa bellezza, una fanciulla che manda a Batoo, dopo di che la felicità di quest’ultimo è distrutta. Batoo è Adamo, la bellissima fanciulla è Eva. Prima del dono di Pandora il genere umano era vissuto sulla terra senza alcun male, senza fatiche e malattie, composto da soli maschi, allusione alla non avvenuta separazione dei sessi. Il significato occulto è che nell’Età dell’Oro il genere umano viveva felice ed esente da dolori e da malanni, fino a quando non conobbe il libero arbitrio.
 
La genesi biblica narra che prima di mangiare il frutto, Adamo Eva non sono consapevoli della loro nudità, suggerendo che non si sono impegnati in rapporti sessuali prima di questo momento e non erano consapevoli della differenza tra i loro sessi. Nella Genesi ebraica è narrato che Adamo ed Eva (separati) dopo aver rubato il frutto proibito vengono scacciati dall’Eden dove vivevano felici ed esenti da malattie. Il Signore scacciando la coppia li maledì:
 
Io moltiplicherò grandemente le tue pene
e i dolori della tua gravidanza; con dolore
partorirai i figlioli.[9]
 
Si troverà che il terzo capitolo della Genesi, se ben capito, si riferisce all’Adamo ed Eva della fine della Terza Razza e dell’inizio della Quarta. Dapprima, il concepimento era facile per la donna, come per tutta la creazione animale. La Natura non aveva mai preteso che la donna dovesse generare i figli “nel dolore”.
 
Il dono di Prometeo, portò il fuoco creativo solo in una parte della Terza Generazione, alcune sottorazze[10] rimasero prive del potere mentale, anche dopo la separazione dei due sessi. Sotto l’impulso sessuale s’incrociarono le razze prive di mente con quelle dotate d’intelligenza divina fornita da Prometeo: una Generazione, o Razza, incrociata fra uomini e animali dall’aspetto umano, fu dunque composta di mostri.
 
Eusebio cita il sacerdote egizio Manetone[11], che affermava che gli Dèi avevano creato esseri frutto di ibridazioni mediante le quali avevano “Avevano generato uomini con un corpo e due teste, uomini e donne con due nature, quella maschile e quella femminile e ancora esseri umani con zampe di capra e corna sulla testa … avevano generato anche tori con la testa umana e cani dal corpo quadruplice, con la coda che terminava a coda di pesce … e una quantità di esseri prodigiosi dalle forme molteplici e diverse l’una dall’altra, le cui immagini sono raffigurate e tramandate nel tempio di Belo …”.
 
La caduta dell’umano nell’animalesco è un avvenimento di così grande drammaticità che ci dobbiamo attendere di trovarne una traccia nelle categorie del nostro spirito, una menzione nelle nostre mitologie. Un mito narra dell’unione del Dio Hermes, l’angelo dei greci, con una ninfa figlia di Driope. Dall’unione nasce un bambino-animale, un essere mezzo uomo e mezzo capro, che il padre porterà in Olimpo, dove sarà assunto alla divinità col nome di Pan. Questo dio-satiro assunse un ruolo centrale nell’Olimpo ellenico, e rappresenta il lato oscuro, selvaggio, passionale dell’uomo, una condizione estrema del dionisismo, all’opposto della distaccata purezza di Apollo.
 
Alcune di queste creature ibride sono scolpite sull’obelisco nero del re assiro Shalmaneser II (British Museum, Londra). Si vedono tenute al guinzaglio da dei guardiani.                         
 
Figura 2. creature ibride obelisco nero del re assiro Shalmaneser II
 
L’intenzione della Natura non era che l’uomo seguisse questo esempio bestiale, come testimonia la procreazione relativamente indolore per gli animali, in confronto con la sofferenza terribile per la donna, e il possibile pericolo. Con la perversione dell’istinto di procreazione, ciò che prima era facile e senza sofferenza, come per gli animali, ora non lo è più, la donna genera i propri figli con dolore e difficoltà.
 
Nel mito greco di Prometeo, Zeus e gli Dei dell’olimpo rappresentano la Legione dei Progenitori del genere umano, solo che essi creano una razza di animali, di scimmioni sprovvisti di mente. In aiuto a quest’umanità primitiva giunge il Titano Prometeo rubando il Fuoco agli Dei per portarlo agli uomini. Apparentemente il dono di Prometeo si rivelò un male, in quanto dopo la separazione dei sessi. gli uomini caddero nella generazione materiale rimanendone incatenati, come il Titano, alla roccia della materia. Gli Orfici per descrivere questi angeli imprigionati nella materia, dicono che essi furono rinchiusi in una bara, una tomba di carne. Tale caduta fu probabilmente prematura e gli uomini furono più coscienti, ma più fisicamente deboli rispetto agli animali. Per questo motivo Esiodo è molto severo nei confronti del Titano, perché i creatori spirituali appaiono come vinti, dei deboli, rispetto ai creatori materiali padroni delle forze cosmiche inferiori. Dovevano ancora arrivare i doni di Demetra e Dioniso per elevare spiritualmente l’uomo, rendendolo perfetto e completo.
 
LA QUARTA GENERAZIONE E IL SECONDO PECCATO LE SCIMMIE ANTROPOIDI
 
Le prime unioni innaturali che avvennero durante la Terza Razza, quando l’uomo non aveva ancora ricevuto la scintilla, il lume di Manas, non furono un delitto contro la Natura, poiché, non essendovi mente altro che nel germe, non vi poteva essere responsabilità. Con la Quarta Generazione, invece, essendo presente il lume di Manas, l’atto ripetuto nella nuova razza fu un delitto, perché compiuto con piena comprensione delle conseguenze e contro gli ammonimenti della coscienza, furono generate le scimmie antropoidi. L'antichissima "bibbia" dei Quiché‚ popolazione india di stirpe maya, oggi stanziata nel sud ovest del Guatemala, afferma che siano le scimmie a derivare da una razza remota di uomini. E non solo il Popol Vuh (questo è il nome del testo citato), ma anche altre antichissime fonti attestano la medesima involuzione.
 
Nei bestiari proto-cristiani l’animalesco non è rappresentato dal capro, ma dalla scimmia, e precisamente dalla scimmia umanoide, priva della coda. I primi bestiari cristiani sono probabilmente di origine africana (egiziana) e si deve pensare che portino testimonianza di una tradizione primordiale, nella quale la scimmia derivata dall’umano appare come un simbolo fondamentale della storia sacra. Su questo soggetto un Maestro di Saggezza, spiega con queste parole:
 
La somiglianza anatomica fra l’uomo e la scimmia superiore, tanto citata dai darvinisti come indicazione del fatto che ambedue derivano da un comune antenato, presenta un problema interessante, la cui soluzione deve ricercarsi nella spiegazione esoterica circa la genesi della razza pitecoide. Noi l’abbiamo data sufficientemente dicendo che la bestialità delle razze primitive senza mente risultò nel prodursi di enormi mostri simili all’uomo — prole di genitori umani ed animali. Col passar del tempo, quando le forme semi astrali si solidificarono in corpi fisici, i discendenti di queste creature si modificarono a causa delle condizioni esterne, finché la stirpe, ridotta di grandezza, culminò nelle Scimmie inferiori del Miocene. Con queste gli Atlantidei più tardi rinnovarono il peccato dei “Senza Mente” — questa volta con piena responsabilità. Il risultato del loro delitto fu la specie ora conosciuta col nome di Antropoidi”.
 
La Stanza X del Libro di Dzyan spiega:
40. Allora la Terza e la Quarta crebbero in orgoglio. “Noi siamo i re; noi siamo gli dei”
41. Presero delle mogli piacevoli a vedersi. Donne prese tra coloro che erano sprovvisti di mente, dalla testa ristretta, e nacquero dei mostri, cattivi demoni, maschi e femmine, e anche dei Khado, con piccole menti.
 
La Terza e la Quarta Razza Madre materiandosi sempre più dopo milioni di anni in un corpo fisico, perdono il loro contatto con la scintilla divina maturarono un'individualità egoista e accentratrice del Sé. Il pensare d’essere la Razza eletta e il centro dell’Universo, portò l'orgoglio a impadronirsi delle loro menti. Scelsero, fra i sopravvissuti delle precedenti Razze, delle donne di bell'aspetto con le quali si accoppiarono. Le Teste strette, erano esseri la cui mente non era adatta a contenere una coscienza superiore. L'incrocio delle due energie, una ancora non evoluta (quella senza scintilla, della Testa ristretta) e una in fase d’evoluzione, portò quest'ultima a regredire allo stato animale da cui stava evolvendo. Fu quindi ancora ripetuto l’errore che aveva generato le scimmie, ma questa volta furono così generate delle creature d'aspetto semi-umano, ciò che le leggende e i miti ci tramandano col nome di demoni.
 
H.P. Blavatsky scrive che chiunque abbia letto e studiato i Commentari della Dottrina Arcaica vi riconoscerà facilmente, in alcuni di quegli Atlantiani, i prototipi dei Nimrod, i Costruttori della Torre di Babele, dei Camiti, e di quei tutti quanti di “maledetta memoria”. Non viene esplicitamente detto che i cosiddetti “Angeli Caduti” sono l’Umanità stessa. Il Demone dell’Orgoglio, della Lussuria, della Ribellione e dell’Odio non esisteva prima della comparsa dell’uomo fisico cosciente. Per i Cabalisti questo fatto è espresso allegoricamente nel Libro Di Enoc, ma anche la Genesi è a modo suo esplicita su quest’argomento.
 
Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero le loro figlie, i figli di Dio (B’ne Aleim) videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.[12]
 
La prima Guerra apparsa sulla Terra, il primo spargimento di sangue umano, fu il risultato dell’avere gli uomini aperto gli occhi ed i sensi, così da vedere che le figlie dei loro fratelli erano più belle che le loro, ed altrettanto le spose. Furono commessi dei ratti prima di quello delle Sabine, e dei Menelai furono privati delle loro Elene prima che fosse nata la Quinta Razza. I Titani e i Giganti erano i più forti, i loro avversari i più sapienti. Questo avvenne durante la Quarta Razza, quella dei Giganti. La Genesi spiega afferma che in quei tempi:
 
C’erano sulla terra i giganti (Nefilîm) a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio s’univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli, questi divennero uomini potenti, che nel passato furono famosi.[13]
 
Dopo la caduta, i maschi furono attratti dalle femmine e viceversa, entrambi sospinti dall’istinto sessuale e la terra si popolò di maschi e femmine. C’erano dei Giganti sulla terra a quei tempi, cioè durante la Quarta Generazione, e anche dopo quando gli B’ne Aleim si univano con le figlie degli uomini, ciò significa che prima di questo peccato i Giganti esistevano, ma non s’erano accoppiati con tali donne. I Giganti potenti erano i Giborrim, esseri Titanici, uguali ai Kabirim, essi erano i figli di Dio i B’ne Aleim.
 
H.P. Blavatsky spiega che con la Quarta Razza raggiungiamo il periodo puramente umano. Quelli che fino ad allora erano stati Esseri semidivini, gli uomini della Terza Razza volontariamente imprigionati in corpi che erano umani solo in apparenza, ebbero una trasformazione fisiologica e presero mogli interamente umane e graziose a vedersi, ma in cui si erano incarnati esseri inferiori, più materiali, benché siderali. Questi esseri in forme femminili – Lilith è il loro prototipo nella tradizione ebraica – negli scritti esoterici  sono chiamati Khado (in sanscrito: Dâkini). Le leggende allegoriche chiamano il Capo di queste Lilith: Sangye Khado (in sanscrito, Buddha-Dâkini); a tutte è attribuita la facoltà di “camminare nell’aria e della “più grande tenerezza verso i mortali”; ma non hanno mente, solo istinti animali.
 
Lo shloka 24 della Stanza VII, afferma che quando i “Figli della Saggezza” giunsero ad incarnarsi per la prima volta, alcuni di loro si incarnarono completamente, altri proiettarono nelle forme solo una Scintilla, mentre alcune Ombre rimasero senza essere occupate e perfezionate, fino alla Quarta Razza. Ebbene, quelle razze che “rimasero prive di conoscenza”, o quelle che furono lasciate “senza mente”, rimasero com’erano, anche dopo la separazione naturale dei sessi. Sono queste che fecero la prima generazione incrociata, e generarono dei mostri; ed è tra i discendenti di questi che gli Atlantiani cioè i Giganti, scelsero le loro mogli. Spinti dall’istinto sessuale, il serpente della materia, i figli di Dio si accoppiarono con femmine belle a vedere, il cui prototipo è Lilith descritta nel Talmud, una femmina-animale. Gli Indù chiamavano queste femmine Dakini, belle a vedere, dotate di grande tenerezza verso gli umani ma nulla di più, perché dotate solo di stimoli animali.      
 
Figura 3. Lilith
 
 
Furono generati dei mostri i cui discendenti sono le scimmie antropoidi[14].

Nel descrivere questa specie (o razza) di animali “graziosi a vedersi” come bipedi, il Commentario alle Stanze dice:
Che hanno forma umana, ma le estremità inferiori, dalla cintola in giù, coperte di pelo.
 
Le Saghe ebraiche delle origini riferiscono di strane mescolanze, forme di vita che non subivano alcuna evoluzione, specie che avevano un solo occhio, altro con la testa umana e il corpo di leone, uomini senza collo, con gli occhi sul dorso, ed esseri col volto umano e gli zoccoli da cavallo. Forse, la razza dei satiri. Le innumerevoli tradizioni sui Satiri non sono favole, ma rappresentano una razza estinta di uomini animali. Le “Eve” animali furono le loro progenitrici, e gli “Adami” umani i loro progenitori; di qui l’allegoria cabalistica di Lilith o Lilatu, prima moglie di Adamo, che il Talmud descrive come una  “donna affascinante”, “con lunghi capelli ondulati”, cioè un animale femminile peloso, di una specie ora sconosciuta, ma in ogni caso un animale femmina, che nelle allegorie cabalistiche e talmudiche è chiamato il riflesso femminile di Samael, Samael- Lilith, o l’uomo-animale uniti, un essere chiamato, nello Zohar, Hayo-Bischat, la Bestia, o la Bestia del Male. È da questa unione innaturale che discendono le scimmie odierne. Queste sono veramente  “uomini senza parola”, e diverranno animali parlanti, uomini inferiori in una prossima evoluzione.
 
I primi quattro versetti del sesto capitolo, non si dilungano in descrizioni, dicono solo che dopo l’accoppiamento, il Signore vide l’iniquità del genere umano e decise di non concedere agli uomini più di centoventi anni di vita. Il Libro di Enoc, nella versione etiopica, descrive la caduta dei Figli di Dio che si accoppiano con le seducenti figlie degli uomini. Costoro insegnarono agli uomini e alle donne i segreti della natura e furono perciò contrassegnati con il marchio della stregoneria.
 Le scimmie sono comparse milioni di anni più tardi dell’essere umano parlante, e le ultime sono contemporanee della nostra Quinta Razza. Così, è più importante ricordare che gli Ego delle scimmie sono entità costrette dal loro Karma a incarnarsi in forme animali, originate dalla bestialità degli uomini della fine della Terza Razza e dell’inizio della Quarta. Si tratta di entità che avevano già raggiunto lo “stadio umano” prima di questa Ronda. Di conseguenza, esse  costituiscono un’eccezione alla regola generale.

[2] K. Kerényi, Gli Dei e gli Eroi della Grecia, Vol.1, p.198, Garzanti.
[3] Ovidio, Metamorfosi, I, 81.
[4] Cicerone, Tusculane Quoestiones, I, ii, 20.
[5] Clemente Alessandrino, Stromati, I.
[6] Traduzione di Vincenzo Errante, tratto da Antropogenesi di H.P.B., pag. 233 ed. S.T.I., Trieste.
[7] G. de Santillana, Il Mulino di Amleto, p.438-440, Adelphi.
[8] Prologo al prometeo Incatenato.
[9] Genesi, III, 16.
[10] La Tradizione divide ogni Razza o Generazione in sette Sottorazze.
[11] I testi originari di Manetone sono andati perduti, Eusebio vescovo di Cesarea ebbe tra le mani questi testi e li alterò per scopi religiosi interpretandoli a modo suo. Oltre Eusebio Giulio Africano cita i testi di Manetone.
[12] Genesi, VI, 1, 2.
[13] Genesi, VI, 4.
[14] La rappresentazione Indù delle tre scimmie che con le mani si coprono gli occhi, la bocca, le orecchie allude a questo segreto.
 
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