LA MISURA DEI PESCI 153/265 E LA PESCA MISTERICA - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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LA MISURA DEI PESCI 153/265 E LA PESCA MISTERICA

Sapienza Pitagorica

 
<> ARCHIMEDE E LA MISURA DEI PESCI 153/265 <> ARITHMÒS NELLA PESCA MISTERICA <> GEOMETRIA MISTERICA NELLA NARRAZIONE DELLA PESCA DEI 153 PESCI <> LO SCHEMA COSMOGONICO <>
ARCHIMEDE E LA MISURA DEI PESCI 153/265
 
Con Archimede si ha il culmine del “Neo-Pitagorismo Italico”. In Italia, nella Magna Grecia, da molto tempo esisteva un’evoluta “Scuola Pitagorica”, che era d’impostazione scientifico-matematica che aveva la principale sede a Siracusa, Archimede ne era, l’erede. Scuole Pitagoriche sorsero in Magna grecia in Calabria a Crotone, Reggio, Locri, e in Sicalia  Elea e Agrigento erano sede di gruppi pitagorici. A Siracusa giunse intorno al 450, Filolao che era fuggito da Crotone assieme ad altri per una serie di persecuzioni contro i pitagorici che venivano giustiziati. A Siracusa Filolao lascia ai Pitagorici del luogo i suoi scritti. Platone si recò per tre volte a Siracusa dove prosperava una scuola pitagorica, Platone aveva scritto al Pitagorico Dione di Siracusa di comperargli le opere del Pitagorico Filolao. Di formazione pitagorica furono Parmenide ed Empedocle di Agrigento.
 
Archimede utilizza per il calcolo del rapporto circonferenza diametro (conosciuto come π) una approssimazioni razionale con due numeri interi 22/7 = 3,142. Partendo dallo sviluppo decimale di π e dall’approssimazione di Archimede 22/7, il giovane Gauss risolve l’equazione π/(22/7) = (x + 1)/x; x = −2485, 4..., e trova l’approssimazione (22/7)·(2484/2485). Iterando poi il procedimento, trova l’approssimazione con 13 decimali corretti.
 
Archimede di Siracusa con la prima proposizione della sua opera “Περι κυκλου μετρησης - La Misura del Cerchio” afferma che il cerchio è equivalente all'area di un triangolo rettangolo avente i cateti uguali alla circonferenza e al raggio. Per calcolare l'area del cerchio, Archimede immagina di dividerlo in infiniti triangoli infinitamente piccoli; ogni triangolo ha per base un arco infinitamente piccolo che quindi è indistinguibile da un segmento di retta e per altezza il raggio del cerchio. Il calcolo degli integrali nasce con Archimede.
 
Le sue opere che hanno fatto la gioia dei matematici moderni poiché si presenta attraverso rigorose dimostrazioni, sembrano però provenire dal nulla, almeno nel senso che Archimede dimostra perfettamente, ma non spiega mai come facesse a sapere già prima ciò che dimostrerà dopo. Archimede aveva libero accesso ai trattati pitagorici custoditi gelosamente dai Pitagorici di Siracusa.
 
Figura 1. Archimede e Platone

Platone fu in contatto con i Pitagorici di Taranto e di Siracusa, dove si recò più volte, nel corso della sua vita, per incontrarli. Ai tempi di Platone vi erano due grandi allievi di Pitagora, Filolao e Archita di Taranto, quest’ultimo impose la liberazione di Platone condannato a morte per le sue idee dal tiranno di Siracusa Dionigi II. In Giamblico, si legge del lucano Aresa successore di Pitagora; verso il 450, per le ripetute persecuzioni contro i Pitagorici, si sarebbe spostato da Crotone a Metaponto, poi a Tebe, dove era già attivo un circolo pitagorico avviato da Liside poi sepolto in quella città. A Tebe sarebbero stati discepoli di Filolao i pitagorici Simmia e Cebete, come leggiamo nel Fedone di Platone. Filolao avrebbe dimorato negli ultimi anni a Taranto dove, come dice Cicerone (L’oratore 34, 139), fu maestro di Archita.
 
Platone pur avendo un patrimonio familiare assai modesto, quando giunse in Sicilia, acquistò da Filolao per quaranta mine (10.000 denari) tre testi che riguardavano l’insegnamento di Pitagora. Tale somma fu offerta a Platone, secondo alcuni, dal suo amico Dione Siracusano. L’acquisto è confermato da Giamblico, in Vita Pitagorica, da Aulo Gellio nelle Notti Attiche, Libro III, Capitolo XVII, e da Diogene Laerzio, che afferma che Platone ricevette il libro per aver ottenuto la liberazione di un giovane discepolo di Filolao che era stato imprigionato da Dionigi tiranno di Siracusa; Aulo Gellio precisa inoltre che: “Anche che Aristotele comprò alcuni libri del filosofo Speusippo, dopo la morte di questi, per tre talenti attici, la qual somma, in nostra moneta, corrisponde a 70.000 sesterzi”.
 
Filolao aveva intitolato le tre parti del suo trattato con: “Del Mondo, Della Materia, Dell’Anima”. Platone nel Timeo tratta della Creazione, l’azione del Medesimo e del Diverso, precisando che “due cose non possono essere unite giustamente senza un terzo”; ci deve essere un certo legame che attesti l’unione fra loro. L’Uno Cosmico genera la Diade, Due Punti nello spazio che subito irraggiano due campi di forza, due sfere d’influenza. Questi due campi sono vortici che ruotano tra loro in senso opposto.
 
Le Due Sfere nello spazio sono rappresentate con Due Cerchi con raggio Unitario e diametro Due, con i rispettivi centri distanziati di un’unità in modo che possano interagire tra loro. L’intersezione dei Due Campi visualizzati con Due Cerchi, crea un Terzo Aspetto. Il Terzo Essere è la Mente Creatrice, il Demiurgo, è il fattore di tutte le cose, e lavora sul mondo manifesto per mezzo della Luce del Logos. I Due Cerchi quando sono separati occupano entrambi uno spazio pari a Quattro, che rapportandosi si riduce a 3/4, la nota FA, la Creazione.
 
Geometricamente il Terzo nato dall’unione dei due cerchi, l’area comune da essi generata è la Vesica Piscis (la Vescica del Pesce).                                                 
Figura 2. Vesica Piscis – 153/265
 
Il Pesce, in passato era il simbolo della Dea Madre, rappresentazione grafica del ventre femminile. I primi cristiani, nei loro Misteri sacri, chiamavano se stessi “pisciculi” (piccoli pesci) e si ritenevano tutti pesci cresciuti nell’acqua e salvati da un grande Pesce. La Vescica Piscis per la sua forma è conosciuta anche sotto il nome di Mandorla, la figura che nell’iconografia medievale circonda spesso il Cristo o la Vergine  Maria.
 
L’asse orizzontale della Vesica ha valore Uno perché uguale al raggio dei cerchi, l’asse verticale di √3 c’informa che Vesica Piscis genera numeri irrazionali. Volendo esprimere questo rapporto divino 1/√3 con numeri interi, necessariamente occorrerà adottare una piccola approssimazione, utilizzando il rapporto di 153/265 denominato da Archimede e dai Pitagorici “la misura dei pesci”, un’approssimazione per eccesso al rapporto 1/√3, con un piccolissimo errore di 0,000025 (25 milionesimi), con la proprietà che nessuna approssimazione migliore non può essere ottenuta con i più piccoli numeri interi.
 
Porfirio narra nella Vita di Pitagora, che in viaggio fra Sibari e Crotone, Pitagora, si avvicinò a dei pescatori e, dato che la rete che essi tiravano a riva conteneva una grande quantità di pesce, egli predisse il numero esatto dei pesci da loro tirati a riva. Quando quei pescatori ebbero accettato di eseguire i suoi ordini, se solo la predizione si fosse rivelata esatta, dopo che ebbero contato minuziosamente i pesci, ordinò loro di gettare il pesce ancora vivo in acqua, dopo aver pagato il valore dei pesci. La cosa più stupefacente fu che nessuno dei pesci, pur rimasti fuori dall'acqua, morì alla sua presenza, mentre era compiuta la conta. Il numero dei pesci non è precisato, ma la tradizione afferma che erano 153. I Pitagorici consideravano la figura del Pesce santa.
 
Archimede, nella sua Misura di un cerchio, si riferiva a questo rapporto (153/265), come costituente la "misura del pesce". Archimede usa il rapporto 153/256 senza alcuna parola di spiegazione per suggerire che questa approssimazione era ben nota ai suoi contemporanei.
 
Il numero 153 ridotto al suo pitmene è nove: 1+5+3 = 17. Che ridotto ulteriormente é 1+7=8. Nel sistema di numerazione decimale ogni numero è congruo modulo nove ad uno dei primi nove numeri. I Pitagorici chiamavano pitmene o fondo di un numero il resto della divisione del numero per nove. Il pitmene fornisce ulteriori informazioni riguardanti il numero, riducendolo ai primi nove numeri chiarisce qual’è suo il genitore nascosto, il noumeno del numero. Ogni numero si può considerare in un certo senso la ripetizione del suo pitmene.
 
“II mondo di Pitagora” ci dice Plutarco, consisteva di un doppio quaternario. La Tetrade o Quaternario, riflettendosi su se stessa, produce le quattro coppie, l’Ogdoade, il numero Otto. Il numero 8  due volte 4 ed è un numero che rivela l’interesse per la materia, ma all’interno di un equilibrio tra l’ordine terrestre e quello e quello celeste.
 
Il 17 è il settimo numero primo e a sua volta è la somma dei primi Quattro numeri primi 17 = 2+3+5+7 = 1p+2p+3p+4p, una forma diversa della Divina Misura, e la Tetractis dei numeri primi.
 
I numeri primi protoi o asintetici, sono divisibili solo per se stessi e per l’Unità; sono giudicati incorruttibili o incomposti, perché sono generati solo per addizione e danno la perfetta transizione dall’astratto al concreto, attraverso la fase dell’ideazione.  Costituiscono una gerarchia numerica a sé.
 
Il numero 153 è il 17° numero triangolare, cioè la somma dei numeri dei numeri da 1 a 17 compresi. Centocinquantatre è 9x17, prodotto, creato, dai numeri 9 e 17.
 
Centocinquantatre è la somma dei primi cinque numeri interi positivi fattoriali: 1!+2!+3!+4!+5! = 1+1x2+1x2x3+1x2x3x4+1x2x3x4x5 = 1+2+6+24+120 = 153. I numeri fattoriali erano conosciuti nell’antichità conosciuti da Euclide mentre lo scritto cabalistico misterico Sepher Yetzirah (4, 16) introduce il calcolo vettoriale con i mattoni, numeri semplici che costruiscono le case, numeri fattoriali.
 
Le lettere nel Sepher Yetzirah sono paragonate ai mattoni della costruzione: due mattoni due case 2x1 = 2; tre mattoni sei case 3x2x1 = 6 = 3! (tre fattoriale); quattro mattoni 4x3x2x1 = 4! = 24 case … sette mattoni 7x6x5x4x3x2x1 = 7! = 5.040 case. Questo numero non è privo di significato, perché Archita, il Pitagorico, commentando la città ideale, scrive che il numero 5.040 è divisibile per tutti i numeri della Decade: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10. Anche Platone nelle Leggi parla di una città ideale formata da 5040 lotti urbani[1].
 
Troviamo indirettamente il numero sette fattoriale 7! = 5040 anche nel racconto di Giovanni nella distanza della barca carica di pesci dalla riva:
 
Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti, non erano lontani da terra circa 200 cubiti (un centinaio di metri).
 
Il cubito sacro ebraico è di 25,20 cm  per 200 cubiti si ottiene 5040.
 
Il numero fattoriale esprime una crescita o una creazione parabolica. L’asse orizzontale della Vesica 1!+2!+3!+4!+5! simbolo del ventre femminile esprime la creazione.
 
L’asse verticale della Vesica Piscis 265 ridotto al suo pitmene è 2+6+5 = 13,  il sesto numero primo.
 
Il numero 265 è creato dal prodotto del terzo numero primo 5, e del sedicesimo numero primo 53. Il numero 53 è  sua volta la somma di cinque numeri primi successivi 5+7+11+13+17=53, escludendo i numeri primi 2, e 3, che rappresentano rispettivamente il principio dei numeri pari e il principio dei numeri dispari.
 
Sia la diagonale minore 153 e sia quella maggiore 265 della Vesica Piscis, il Pesce, sono segnate dal numero cinque, il numero dell’Uomo: la Vesica Piscis è riferita al genere umano.

Figura 3. Gesù all’interno della Vesica Piscis
 
Il Pesce, assumeva carattere di sacralità perché vive nell’acqua, l’elemento primordiale e caotico. Ma le acque sono anche il simbolo della Sapienza e degli Insegnamenti occulti, ed allora il pesce che vi nuota dentro non ha bisogno di ulteriori spiegazioni. Vishnu, Dagon, Oannes, Giosuè, Matsya, Gesù, Bacco, hanno tutti l’appellativo di Pesce, che è fallico in senso teologico, divino in senso metafisico, segreto in senso esoterico. Il Dio della Sapienza è il Pesce Sublime. I primi cristiani, nei loro Misteri sacri, chiamavano sé stessi “pisciculi” (piccoli pesci) e si ritenevano tutti pesci cresciuti nell’acqua e salvati da un grande Pesce. Il pesce era un tabù per gli antichi sacerdoti egizi, mentre era sacro per i Fenici.
 
Si noti anche che la  Vesica Piscis, si trova spesso intorno all'immagine di un Cristo, di una santa vergine o di un santo. Il simbolo del Pesce è stato spesso collegato a Gesù, il Cristo del Nuovo Testamento, perciò i suoi discepoli dei primi secoli erano spesso chiamati pesci e dei pescatori di uomini, e nelle Catacombe si trovano disegni di pesci.
 
Nel Vangelo di Tommaso (8) leggiamo:
 Ed egli (Gesù) disse: - L'uomo è simile ad un saggio pescatore che ha gettato la rete in mare. Egli l'ha tirata su dal mare piena di piccoli pesci, in mezzo ai quali ha trovato un Pesce Grosso e buonissimo, questo saggio pescatore: egli allora ha buttato tutti i pesci piccoli dentro al mare, ha scelto il Pesce Grosso senza esitazione. Chi ha orecchi per intendere intenda!  
 
[1] Vincenzo PISCIUNERI - Pitagorismo e Sepher Yetzirah.
 
ARITHMÒS NELLA PESCA MISTERICA
 
Solo il Vangelo di Giovanni nel capitolo 21 fornisce informazioni sul numero dei pesci catturati nella rete sul lago di Tiberiade. Il Vangelo scritto nell’anno 100 circa, era indirizzato alle comunità ellenistiche, pertanto facciamo riferimento alla versione scritta in greco e al significato numerico delle parole greche.
 
Dopo la Crocifissione di Gesù, Simon Pietro ritornò in Galilea al suo vecchio lavoro. All’inizio del capitolo ventunesimo Pietro decise di andare a pescare di notte con una barca, altri Sei discepoli si unirono a lui 1+6=7, Sette in tutto ma non pescarono nulla durante la notte. Solo all’alba videro un uomo che disse loro di gettare di nuovo le reti; lo fecero e le ritirarono piene di pesce. Al mattino Giovanni, che era sulla barca di Pietro, riconobbe in quell’uomo Gesù.
 
[1] Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberiade. E si manifestò così:
 
[2] si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli.
 
[3] Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla.
 
[4] Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù.
 
[5] Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No».
 
[6] Allora disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci.
 
[7] Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «E` il Signore!». Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi la veste, poiché era spogliato, e si gettò in mare.
 
[8] Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti, non erano lontani da terra circa 200 cubiti (un centinaio di metri).
 
[9] Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane.
 
[10] Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso or ora».
 
[11] Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di 153 grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò.
 
[12] Gesù disse loro: "Venite a mangiare". E nessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore.
 
[13] Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce.
 
[14] Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
 
Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana ed altri quattro discepoli si recano a pescare sul lago di Tiberiade, ma per tutta la notte non prendono niente. Il numero Sette dei discepoli sulla barca, era chiamato dai Pitagorici settade, è il “veicolo di vita”, perché contenitore della Vita stessa essendo un Quaternario, la base, il contenitore, il corpo, più una Triade, lo Spirito, la  Vita che anima la Materia. Il cuore dell’uomo che è considerato la dimora dello Spirito è segnato da una Croce. Nel cuore, vi sono Quattro cavità inferiori e Tre divisioni superiori, per un totale di Sette. Giovanni fa espressamente il nome di tre discepoli e accenna agli altri come due coppie (3+4=7).
 
Platone costruì l’Anima del mondo con 7 numeri. Sette sono le note musicali. Sette sono i movimenti, in alto in basso, avanti indietro, destra e sinistra, e rotazione.
 
Prajapati, l’Uomo Celeste della mitologia Indù, fu diviso in Sette pezzi, al pari di Dionisio Zagreo. L’Agnello, simbolo di Dio manifestato e sacrificato per il mondo, nel libro dell’Apocalisse di Giovanni è descritto con Sette occhi.
 
Al mattino, Gesù, che era risorto, si manifesta loro sulle rive del lago, ma essi non lo riconoscono. Chiede da mangiare, ma essi non ne hanno. Lo sconosciuto suggerisce allora loro di gettare le reti dalla parte destra della barca, ed essi, se pur scettici, gli obbediscono. Immediatamente la rete si riempie di pesci. Pietro capisce che quello era il Signore, si cinge della sua veste, perché era nudo, e si getta in mare, mentre gli altri sei discepoli arrivano con la barca. Giunti a riva, scaricano la rete che era carica di "153 grossi pesci", fanno un fuoco e banchettano con il Signore. Fuoco, pane e pesce, ecco la cena misterica.
 
La vicenda della pesca miracolosa è narrata nei primi 14 versetti del capitolo 21 del Vangelo di Giovanni. I numeri e le enumerazioni negli scritti sacri non sono messi a caso ma hanno un significato misterico.
 
Il numero 21 del capitolo del Vangelo di Giovanni è tre volte sette 3x7 e rappresenta il settimo numero triangolare 1+2+3+4+5+6+7=21. Il Sesto numero triangolare è 21, Tre volte Sette. Marco, uno Gnostico la cui filosofica era decisamente Pitagorica, parla di tre Ebdomada (3 gruppi di 7). Una nel Cielo superiore,  Una nel cielo inferiore, infine una terza in Terra sul piano della materia: in totale 7+7+7 = 21.
 
Il nome cabalistico della Divinità cabalistica è formato con 4 lettere Jod(10)-Hé(5)-Vau(6)-Hé(5) di valore ghematrico 10+5+6+5 = 26. In questo nome l’Hé ripetuta due volte, il numero 2 è la dualità della creazione materiale, tenendo conto di una sola Hé si ha 21. Tutto quello che è in Alto deve essere inteso come “Creazione invisibile” dell’universo che agisce al di fuori dello spazio e del tempo; ed è simboleggiato dal nome J-H-V, il cui valore ghematrico è: 10+5+6 = 21. Quello che è in Basso, nel mondo della forma, deve essere inteso, invece, come “Creazione visibile” dell’universo; simboleggiato dalla seconda Hé, il cui valore numerico vale 5 che sommato al 21 delle prime tre lettere, ci dà il valore di 26, che è il valore del Nome Divino J-H-V-H.
 
Il numero dei primi 14 versetti esprime due volte sette 2x7, Quattordici è un numero misterico per eccellenza perché rappresenta la Coppia di Sette Potenze. A Noè, il Decimo Patriarca, prima del Diluvio è ordinato di far salire sull’Arca Sette Paia di animali (2x7 = 14), maschi e femmine, poiché fra sette giorni Dio farà piovere su tutta la Terra. Dio stabilì un segno di alleanza con Noè e i suoi figli, la nuova razza che doveva ripopolare la terra dopo il Diluvio, dicendo: “Il mio arco (baleno) pongo sulle nubi e sarà il segno dell’alleanza tra me e la terra” (Genesi, IX, 13). L’arcobaleno è formato da sei colori più il settimo la sintesi, e rappresenta i sette cieli. L’Arca, viceversa, con i suoi tre piani polarizzati (sei in tutto), e con il tetto, rappresenta le sette terre. Arca e Arcobaleno sono parole formate dalla stessa radice e indicano le due metà, la superiore i cieli, l’inferiore le terre dell’Uovo Cosmico che galleggia sulle Acque del Caos, dove sono conservati i germi di tutte le cose viventi di tutte le creature.
 
  • Al versetto 7 Pietro riconosce il Maestro e si getta in acqua.
  • Al versetto 11 si citano i 153 pesci. Undici è il primo numero maestro. Undici è l’inizio di una nuova creazione.
  • Al versetto 12 la cena misterica, Gesù mangia il pesce con il pane con i discepoli. Il numero del versetto ricorda i dodici discepoli di Gesù, e a livello cosmico le dodici costellazioni dello Zodiaco.
  • Al versetto 14, Gesù si manifestava per la terza volta ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.
       
Giovanni ci descrive un processo di iniziazione, suggerito dal numero 7 che è il numero di persone che salgono sulla barca per andare a pescare. Andare per mare di notte in cerca di pesci è una metafora per indicare lo stato di "oscurità mentale", tipico dei non iniziati, dal quale i candidati aspirano ad uscire.
 
La rete si riempie di pesci, ma non si spezza. Pietro si "risveglia" e riconosce il Signore. Simon Pietro era "nudo", ma si cinge la veste per gettarsi in acqua e raggiungere il Signore. Pietro si riveste quando ha riconosciuto il Signore, cioè ad iniziazione avvenuta. Evidentemente, Pietro si è "rivestito" del nuovo stato. Il banchetto finale, in cui Gesù distribuisce pani e pesci pescati, è tipico di tante tradizioni misteriche.
 
I 153 Pesci nella rete rappresentano la somma dei primi diciassette numeri, cioè il numero 17 espresso in modo triangolare 1+2+3+4+5+… +16+17 =153. La forma della disposizione del numero è quella del Triangolo equilatero, della Triade e della lettera Δ.
 
Se facciamo la somma dei numeri che compaiono in questo brano del Vangelo, 7 (i discepoli sulla barca), 153 (i pesci presi) e 200 (i cubiti di distanza della barca dalla riva) otteniamo 7+153+200 = 360, cioè proprio i gradi di un cerchio ormai completo. Pietro e gli altri Sei discepoli sono diventati uomini nuovi, a 360 gradi.
GEOMETRIA MISTERICA NELLA NARRAZIONE DELLA PESCA DEI 153 PESCI
 
Partendo dal capitolo ventunesimo del Vangelo di Giovanni denso di riferimenti pitagorici è possibile creare uno schema di geometria sacra o misterica. Simon Pietro va a pescare accompagnato da Sei Discepoli: l’immagine della Barca con i Sette discepoli simbolicamente si collega con l’Arca (B-arca).
 
Figura 1. Pietro con Sei Discepoli sulla Barca – Il Fiore della Vita

 
È scritto che Noè salì sull’Arca con tre figli e le loro tre mogli di cui si tace, Sette in tutto, e intorno a loro solo le acque.
 
L'Arca si posò nel Settimo mese … sulle montagne dell'Ararat. Genesi 8: 4.
 
Ecco il segno del patto che Io faccio tra Me e voi e ogni essere vivente che è con voi, per tutte le generazioni future. Io pongo il Mio arco nella nuvola e servirà di segno del patto fra Me e la terra. Genesi 9: 12-13.
 
La B-Arca di Noè si disegna con una semicirconferenza a forma di coppa, sopra questa semicirconferenza si traccia l’Arcobaleno, il semicerchio superiore: si realizza così l’immagine circolare dell’Arca. Geometricamente la Barca, o Arca è l’Uovo del Mondo.
 
I Sei discepoli all’interno del cerchio della b-Arca/Arco-baleno sono visualizzati come 6 cerchi tangenti tra di loro. I Sei cerchi intrecciandosi disegnano il Fiore della Vita che galleggia sulle Acque del Caos. Pietro, il Settimo è raffigurato come cerchio al centro.
 
Gesù all’alba dice ai discepoli di lanciare la rete dalla parte destra della barca (Giovanni 21: 6). La rete anch’essa circolare è lanciata dal bordo della barca. È una circonferenza uguale a quella della barca con centro sul perimetro del cerchio della barca. La rete con i pesci rappresenta la manifestazione nel mare della vita.
 
Si disegna una terza circonferenza con lo stesso raggio di quello della barca, ma con centro sulla circonferenza della rete, e simmetrico rispetto al centro della barca. L’intersezione dei due cerchi individua una Vesica Piscis; si uniscono i due punti d’intersezione della seconda e terza circonferenza con i due centri della seconda e terza circonferenza: si crea così il rombo perfetto (153/265). Il rombo è il Grande Pesce nella Rete attirato all’interno della Vesica Piscis.
 
Figura 2. Sette Discepoli sulla Barca lanciano la Rete

 
Simon Pietro essendo nudo si cinge i fianchi con il camiciotto del pescatore e salta in acqua, non è detto da quale parte, ma rispetto alla barca è dalla parte opposta della rete, cioè a sinistra (Giovanni 21: 7).
       
Il cerchio che rappresenta Simon Pietro precedentemente posto al centro della Barca è ora spostato a sinistra, ed è disegnato come tangente alla barca. Si traccia una quarta circonferenza con centro sulla circonferenza della barca e simmetrica rispetto alla circonferenza della rete, e che racchiude il cerchio di Pietro. Si traccia una quinta circonferenza con centro sulla circonferenza che racchiude Pietro, e si individua una seconda Vesica Piscis simmetrica a quella di destra.
 
Figura 3. Pietro nell’acqua - la Rete con il Grande Pesce
 
 
Diceva Pitagora: Vi è un misterioso legame tra gli Dèi e i Numeri, su cui è basata la scienza dell’Aritmomanzia. L’anima è un mondo che si muove da sé; l’anima contiene in se stessa, ed è, il quaternario, la Tetractis (il cubo perfetto). Aritmomanzia è la scienza della corrispondenza fra Dèi, uomini e numeri, come insegnava Pitagora.
 
Dietro il nome vi è il numero che dà la chiave della forma, e dello scopo della vita velata dalla forma. I Pitagorici insegnavano che le menti, le azioni e i successi degli uomini riuscivano conformi ai loro nomi, le cui vocali e consonanti corrispondevano ad Arithmòs, cioè numero misura ritmo, da cui Aritmomanzia, l’oracolo numerico che definiva il genio e il destino degli uomini.
 
Platone considera il numero, il generatore e l’essenza dell’Armonia, che a sua volta costituisce la base del Cosmo, e quindi dello stesso essere umano. Proclo afferma che il numero sussiste sempre e si ritrova in tutto: nel nome, nelle proporzioni, nell’anima, nella ragione e nelle cose divine. Dietro un nome, una parola, vi è il numero che dà la chiave della forma, e dello scopo della vita velata dalla forma.
 
  • Il valore numerico della rete da pesca in greco δίκτυο è 4+10+20+300+400+70=1224.
  • Il valore numerico della parola pesci in greco icthys è 1224.
   
Poiché il valore numerico delle parole "pesci" e "rete" è 1224, tale valore è il diametro sia della rete che della barca. Pietro e i sei discepoli sono raffigurati con cerchi i cui diametri sono la metà di quello della barca 1224/2=612.
 
Il numero di un discepolo è 612, cioè quattro volte l’asse minore della Vesica 612/4=153.
 
Il diametro del cerchio che rappresenta Pietro in acqua corrisponde all’asse minore della Vesica.
 
  • Il valore numerico della parola greca Ελληνικά che designa il "mantello del pescatore" indossato da Pietro è 1060.
 
Questo valore 1060 è quattro volte l’asse maggiore della Vesica 1060 = 4x265.
 
Il rapporto di questi due numeri 612/1060 = 163/265 è uguale al rapporto tra gli assi della Vesica.
 
Il mantello di Pietro corrisponde alla Vesica a destra della barca.  
 
Riepilogando, la Rete con i pesci rappresentata a destra della barca è raffigurata come un rombo perfetto  contenuto in una Vesica Piscis, simmetrica della Vesica di sinistra in cui è posto Pietro. Il numero 612 rappresenta sia la diagonale minore del rombo e sia il diametro dei cerchi che rappresentano i sette discepoli. Il diametro del cerchio della Barca della manifestazione 1224.
 
Le diagonali del Rombo/Vesica Piscis sono divise in quattro parti, rispettivamente di 1060/4=256, e 612/4=153. Si ricavano rombi perfetti con rapporto tra gli assi 153/265.
Il Grande Pesce o Rombo nella Vesica Piscis è diviso  in quattro con Tre coppie di diagonali che individuano 16 rombi, due coppie di otto. La rete è dunque raffigurata con 16 piccoli riquadri 8 bianchi e 8 scuri, e un rombo maggiore che li contiene tutti, 17 in totale. Il numero dei pesci, il diciassettesimo numero triangolare è 153, la somma dei numeri da 1 a 17. Il numero 8 si riferisce all'Unto (Cristo o Messia).

Figura 4. La Vescica Piscis con i Pesci nella Rete
 
Il numero 16 dei piccoli rombi può essere visualizzato come somma del 3° e 4° numero triangolare: 16=6+10, si crea una losanga, il rombo perfetto, che nasce sulla Vesica Piscis.  Può essere visto anche come l’unione di due numeri triangolari di lato 4 con base in comune.
 
Figura 5. Il numero 16 - Il Rombo Perfetto

 
L'Arca si posò nel settimo mese, il diciassettesimo giorno del mese, sulle montagne dell'Ararat. Genesi 8: 4.
 
"Queste sono le generazioni di Giacobbe. Giuseppe, all’età di 17 anni, pascolava il gregge con i suoi fratelli … così i suoi fratelli tirarono su Giuseppe e lo sollevarono dalla fossa, e lo vendettero agli Ismaeliti per venti sicli d'argento … Ed essi portarono Giuseppe in Egitto" (Gen. 37:2, 28) …  "E Giacobbe visse nel paese d'Egitto 17 anni" (Genesi 47:28).
 
Giuseppe fu venduto dai fratelli all’età di 17 anni. Osiride fu tradito e ucciso nel giorno 17 del mese di Athir del ventottesimo anno (7x4) del suo regno.
 
Quando Gesù, dopo la sua risurrezione tramite Pietro, catturò i 153 pesci nel Mare di Galilea, fu il Suo ottavo e ultimo miracolo nel vangelo di Giovanni.
 
Il numero 17 è il settimo numero primo. Il numero diciassette può essere scomposto in 10, l’Uomo Celeste, la Tetractis pitagorica, e in 7 il mistero. Il numero 10 è la Trinità 3 sommata ai primi 7, aggiungendo i secondi 7 abbiamo la somma 17.
                                                       
I 10 Punti inscritti nel Triangolo pitagorico valgono tutte le teogonie e le angiologie che siano mai uscite da un cervello teologico; poiché chi sa interpretare questi 17 punti (con i 7 punti matematici occulti) nel loro vero senso e nell’ordine dato, vi troverà la serie ininterrotta delle genealogie, dal primo Uomo Celeste al terrestre.[1]  
S. Agostino di Ippona De Diversis Quaestionibus Octoginta Tribus" (Su ottantatre diverse questioni) sosteneva che il numero 153 dei Pesci 153 è la somma dei primi 17 interi, e 17 che rappresenta la combinazione della Grazia divina (i 7 doni dello Spirito Santo) e Legge (i 10 comandamenti), cioè 7+10.
 
Figura 6. Il Numero 17  Somma di Due Numeri Misterici
 


[1] Helena Petrovna Blavatsky, La Dottrina Segreta, Scienza occulta e scienza moderna.
 
LO SCHEMA COSMOGONICO

 
La narrazione misterica della pesca miracolosa oltre a rappresentare un evento di iniziazione ha anche una valenza cosmogonica, che si rivela disponendo lo schema geometrico in modo verticale.
 
La parte superiore, rappresenta il mondo divino, il Cielo, perché ricorda la barca del Sole, o la sua apparizione dall'orizzonte.
 
La parte centrale rappresenta il Figlio del Cielo e della Terra, l'Uomo o l’umanità, il Mediatore. Il numero Sette dei discepoli sulla barca era considerato dai Pitagorici come un numero religioso e perfetto, ed era chiamato Telosforo perché in Lui tutto l’universo e tutta l’umanità è portata al punto culminante, che è quello di riunire nell’Unità, tornare alla sua condizione originale, unicità.
 
La parte più bassa rappresenta la Terra, il mondo della manifestazione, il mare della vita e all’interno della Vesica Piscis,  che contiene una Losanga perfetta simbolizzata da una Rete con i pesci che rappresenta la manifestazione nel mare della vita.
 
Il valore numerico del diametro 1224 dei Tre cerchi maggiori richiama la creazione Divina.
 
  • 1224 = Ho Kurios Ho Theos, il Signore Dio.
  • 1224 = Δημιουργία Θεού, la creazione di Dio.
 
Detto in altri termini, in alto nel primo cerchio abbiamo il Sole spirituale simbolizzato da Pietro, al centro nel secondo cerchio abbiamo la Barca Arca o Fiore della Vita che contiene Sei Cerchi, i Sei Discepoli, in basso il cerchio che contiene la rete con i 153 Pesci misterici che velano il numero 17 attraverso il diciassettesimo numero triangolare. I Tre Mondi sono anche simbolizzati nella narrazione di Giovanni dal Fuoco, dal Pane e dal Pesce.
 
Come nel mare i pesci, esistiamo immersi nel profondo buio. La Tenebra ci riempie e ci condensa.
 
  • Il Candidato, s’immerge nell’acqua che simboleggia gli elementi dell’oceano celeste, nuotando come un pesce, l’unica forma ammessa nel Grande Mare.
  • I pesci nel santuario di Apollo in Licia erano chiamati Orphoi. Il nome di Orfeo è in relazione all’oscurità dell’Ade, si hanno di fatti: Orphos dio del mondo infero, Orphne ninfa del lago Averno, Orphnaios cavallo di Plutone.
   
Figura 1. I Tre Mondi Cielo Uomo Terra – La Grande Triade


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