Parte I - La Geometria Sacra - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Parte I - La Geometria Sacra

Notre Dame Chartres Templare
NOTRE-DAME DE CHARTRES TEMPLARE I - LA GEOMETRIA SACRA
Sommario:

<> DAI CISTERCENSI AI TEMPLARI <> LOCUS FORTIS CHARTRES <> DALLA CATTEDRALE DI FULBERT ALLA CATTEDRALE TEMPLARE <> GEOMETRIA DELLA CATTEDRALE <> ORIENTAMENTO E MODULO DELLA CATTEDRALE <> MODELLO ESAGONALE <> MODELLO AD QUADRATUM <> ARMONIE MUSICALI PITAGORICHE <> UNITÀ DI MISURA A CHARTRES <> L’IMPRONTA TEMPLARE <> I TEMPLARI E LE TESTE MOZZATE <> I TEMPLARI E I MAESTRI D’OPERA DELLA CATTEDRALE <> LE TORRI TEMPLARI <> PITAGORISMO DEI TEMPLARI <> LA PIRAMIDE DI CHEOPE E LA CATTEDRALE DI CHARTRES <> I RETTANGOLI EGIZI AUREI DI CHARTRES <> LA CAMERA DEL RE DELLA GRANDE PIRAMIDE E IL CORO DI CHARTRES <> DIMENSIONAMENTO ARMONICO DELL’ALZATA <> IL CENTRO SACRO DEL CORO <> OGIVA LA PORTA DEL CIELO <> OTTAGONO LA VIA ASCENSIONALE <>
DAI CISTERCENSI AI TEMPLARI

Il gotico si presenta improvvisamente, senza elementi premonitori, verso il 1130, e nel volgere di pochi anni raggiunge il suo apogeo, completo e totale, apparentemente senza prove né tradizioni. Il suo splendore iniziò a offuscarsi, con l’abbandono dell’arco ogivale (a sesto acuto). Si dice che il segreto costruttivo, trasmesso ai costruttori di cattedrali con l’eredità iniziatica dei Monaci dell’abbazia di Cluny, dei Cistercensi e dei Templari, sia una chiave strutturale, che ha consentito l’elevazione, sia materiale sia spirituale dell’uomo. La Cattedrale Gotica con la sua particolare geometria e con le sue sculture, fu ideata dai suoi costruttori come lo scrigno delle conoscenze misteriche, ma il mondo profano ha perso questa chiave di lettura, se mai l’avesse percepita.

Afferma Louis Charpentier nel suo libro “I Misteri dei Templari” che i segni premonitori risalgono a prima che i barbari distruggessero Roma, quando nel 480 nasce un uomo fuori dal comune Benedetto da Norcia. Il sant’uomo organizzò una comunità cui diede una regola fatta di equilibrio d’intelligenza e di larghezza: superando il settarismo Benedetto aprì le porte del monastero senza distinzioni a chi ricercava veramente Dio, e organizzò la sua comunità in un sistema economico chiuso. I monaci lavoravano manualmente per sette ore, studiavano per quattro ore e badavano agli uffizi per quattro ore. La Regola, secondo alcuno sarebbe stata l’adattamento di un’antica regola forse Essena, detta del Maestro. Benedetto intraprese l’opera della raccolta sistematica di manoscritti classici che la Chiesa tendeva a distruggere perché eretici. Un importante trattato latino salvato fu “De architectura (Sull’architettura)” scritto da Marco Vitruvio Pollione intorno al 15 a.C. È l’unico testo sull’architettura giunto integro dall’antichità, che divenne il fondamento teorico dell’architettura occidentale. I monaci salvarono anche sculture antiche che verranno però distrutte nel XVI secolo. Grazie a questi monaci che oggi possiamo conoscere la tradizione latina e greca, tra cui Euclide, Aristotele, Platone, Pitagora. Sulla base di studi tradizionali dei pitagorici, essi elaborarono una musica sacra, la gregoriana, che prese il nome dal Papa Gregorio I che a sua volta era un benedettino.

Nel 910 l’abate benedettino Bernone accompagnato da 12 monaci benedettini che trasportavano manoscritti eruditi e rari, si trasferì a Cluny, in un terreno donato da Carlo III di Borgogna. Tutti gli sforzi compiuti dai Benedettini confluiscono, agli inizi del X secolo, nella creazione di Cluny. Mentre secondo la regola Benedettina ogni monastero era sottoposto alla giurisdizione del vescovo locale, sotto i Cluniacensi si ebbe fin da subito un monastero libero sotto la protezione di Roma, e in seguito una congregazione monastica con una gerarchia di monasteri, dipendenti dall’abbazia madre Cluny. I monaci invisi al clero locale dovettero difendersi dai loro attacchi, tanto che Papa Gregorio V nel 999 decreta che: ”Nessun vescovo e nessun prete osi venire in questo venerabile monastero …”; nel 1027 papa Giovanni XIX proibisce nel modo più assoluto di lanciare anatemi o scomuniche all’abbazia(1). L’apporto ebraico è stato ridotto ai soli elementi sacri più antichi: Mosè, David, e Salomone. L’apporto celtico ancora presente nel Nord Europa è recato dai primi Druidi Cristiani Pelagio, Patrizio, Colombano (in Irlanda) e più tardi Malachia. Il dolmen diverrà cattedrale, e la Vergine Nera si trasformerà in Nostra Signora. Le basi della nuova tradizione cristiana sono state così gettate.

Nell’antica Roma i Collegia Fabrorum, erano depositari delle conoscenze legate all’architettura, e che non scomparvero con l’antica civiltà romana, poiché avevano continuato la loro attività senza interruzione nel cristianesimo stesso. In Italia queste Corporazioni medievali erano note sotto il nome di Magister Comacini(2), che uniti in fratellanza tramandarono l’arte antica di edificare, dall’alta Lombardia si diffusero in Italia poi in Francia, Svizzera, Valle del Reno. I Comacini conoscevano e rispettavano i precetti di Vitruvio e disponevano di un linguaggio misterico con cui ornare i capitelli e i portali (i leoni e i grifoni a guardia del portale principale erano la loro firma). Solo con queste premesse possiamo comprendere che gli edifici sacri che tanto ammiriamo siano stati costruiti secondo dati astronomici e tellurici, e che tutti problemi tecnici siano stati impeccabilmente risolti, l’odierno studio delle planimetrie e della geometria costruttiva rivelerà che tali edifici furono costruiti basandosi sui principi di Vitruvio. Tutto questo implicava una buona conoscenza astronomica e geometrica dei costruttori medioevali, nozioni legate soprattutto alla sezione aurea e al decagono regolare, il cui lato è pari al raggio del cerchio diviso per il numero aureo.
Nell’anno mille Benedetto abate di Eiremuth, volendo costruire una chiesa, andò nelle Gallie a cercare muratori che sapessero edificare alla maniera dei romani (iuxta romanorum more). L’abate benedettino di Saint-Benigne di Digione, Guglielmo da Volpiano, passò intorno all’anno mille in Francia e in compagnia dell’abate di Cluny chiamò molti artefici dall’Italia, dimostrando un grande impegno sia nel progettare, sia nel dirigere il lavoro dei Magistri(3). Egli fu anche il responsabile della costruzione dell’abbazia di Mont Saint-Michel, della quale disegnò personalmente la chiesa. La sua vita di monaco e architetto o Magistri si svolse in Italia e in Francia. Secondo Louis Charpentier fu istruito in Borgogna, forse proprio a Cluny, ma non dalle informazioni deducibili dalla basilica di San Giulio, nell’isola di San Giulio nel lago d’Orta(4), suo luogo di nascita. Guglielmo è scolpito in un ambone(5) anziché come un monaco, come un Cavaliere. La scultura individuata come Guglielmo da Volpiano, si trova tra il leone di Marco e l’aquila di Giovanni. Si può ammirare una figura maschile, in posizione ieratica, con il mantello e le mani appoggiate su bastone con l’impugnatura a Tau a forma di spada.

FIGURA 1. GUGLIELMO DA VOLPIANO CON IL BASTONE A FORMA DI TAU

All’inizio dell’XI sec. dal piccolo paese di Altopascio, vicino a Lucca, fu fondato l’Ordine dei Cavalieri del Tau(6), così denominato per l’adozione come emblema rappresentativo del segno del Tau, già adottato sia dall’Ordine di Sant’Antonio, sia da quello Francescano, ma anche dagli stessi Templari. Nel 1180, una casa una Magione dell’Ordine venne fondata a Parigi, dove rimase attiva fino al 1567, a ridosso delle mura cittadine (oggi, rue Saint-Jacques): sul sito dell’antica magione oggi si trova la Chiesa di Saint-Jacques-du-Haut-Pas(7). Parigi era anche la sede centrale della Commanderia Templare. Il sigillo del Maestro Generale della Magione di Parigi mostra in alto una croce templare, sotto il Tau e ai lati due conchiglie(8). La conchiglia è il simbolo del cammino verso Santiago di Compostela, i cui pellegrini(9) erano protetti dai Templari. Il Tau era un simbolo comune sia ai Cavalieri del Tau, sia agli Antoniani, sia ai Francescani, ma anche ai Templari. A Chartres, in alto sulla Torre Nord-Ovest della cattedrale una scultura che mostra un Cavaliere che come Guglielmo da Volpiano tiene tra le mani un Tau a forma di spada(10).

FIGURA 2. SIGILLO DELL’ORDINE CAVALIERI DEL TAU - MAESTRO GENERALE DELLA MAGIONE DI PARIGI

Cluny diviene così terreno fertile di applicazione della scienza tradizionale agli edifici religiosi. Scrive Louis Charpentier: “A volte si arriva a chiedersi se Benedetto da Norcia, quando fondò Mocassino e iniziò la sua opera d’incivilimento - che non riguarda solo il modo di costruire -, sapesse che essa avrebbe poi prodotto Chartres”. Il 21 marzo 1098, equinozio di Primavera e festa di San Benedetto e, in quell’anno, anche Domenica delle Palme, 21 monaci, con a capo l’abate Roberto di Champagne, lasciarono il monastero di Molesme per fondare, nella Borgogna francese venti chilometri a Sud di Digione, l’odierna Cîteaux, Cistercium (da cui il nome “cistercense”), un monastero come sede per il suo ordine, in un luogo boscoso e isolato. Si cominciò a seguire un rigido stile di vita più consono alla regola benedettina originale, il cui senso era stato alterato a Molesme. Alla guida di Cîteaux rimase Alberico, e alla sua morte nel 1108, divenne Abate del monastero Stefano Harding, un sapiente mistico inglese studioso di testi ebraici, i suoi legami con il futuro Templare, il conte di Champagne sono molto stretti. In questo periodo, nascono le più grandi e importanti abbazie cistercensi, in Italia, ma soprattutto in Francia, dove sono costruite undici cattedrali gotiche dedicate a Nôtre-Dame, le cui ubicazioni, segnate su una carta geografica, formano il disegno della costellazione della Vergine.

FIGURA 3. CISTERCENSE, MAESTRO D’OPERA E TEMPLARE

Nel 1115 San Bernardo di Chiaravalle dirigeva un Ordine (l’Ordine Cistercense) prossimo al tracollo finanziario, mentre s’imponeva come principale portavoce della cristianità; era allora che una svolta improvvisa cambiava i destini dei Cistercensi, che dalla miseria cui erano ridotti si ritrovavano a essere una delle istituzioni religiose più eminenti, ricche e influenti d’Europa. Il gotico appare dopo la prima crociata e, più precisamente nel 1128, dopo il ritorno dei nove primi Cavalieri del Tempio. Da questa data, e per circa 150 anni, si manifesta quello che è stato chiamato il miracolo della fioritura gotica.

  • San Bernardo diventava un deciso sostenitore dei Templari, contribuiva al loro riconoscimento ufficiale e ne redigeva la Regola.
  • Tra il 1115 e il 1140 i Cistercensi e i Templari prosperano, acquisendo ingenti somme di denaro e vastissime proprietà territoriali.
  • Solo in Portogallo, il Gran Maestro prestava giuramento nelle mani dei Cistercensi.

Similmente ai Cistercensi, i Templari portarono un mantello bianco, al quale l’aggiunta di una Croce rossa Patente, nel 1147 fu autorizzata da Papa Eugenio III. Mentre i Cistercensi sono rasati sulle guance e portano una corona di capelli, i Templari sono barbuti e hanno il cranio rasato. San Bernardo trasmise ai Cavalieri Templari la devozione a Notre-Dame (Nostra Signora) e il grande rispetto per la donna, la Regola cita: “Nostra Signora presiedette al principio del nostro Ordine, ne presieda, anche se questa sarà la volontà del Signore, la fine”. Infatti, l’ultimo Gran Maestro, sul rogo, pregò i suoi carnefici di legarlo con il viso rivolto verso Notre-Dame di Parigi, in segno di accettazione del giuramento. San Bernardo di Chiaravalle era un uomo importante nell’Europa dei suoi tempi. Egli era anche amico di altri importanti uomini di chiesa, quali l’abate Suger (Sugerio), Enrico di Sens e Goffredo di Chartres. L’unione di queste menti diede inizio al periodo delle cattedrali gotiche. La nascita ufficiale dello stile è identificata in architettura, con la costruzione del coro dell’Abbazia di Saint-Denis a Parigi, consacrata nel 1144 dall’abate Suger di St. Denis.

Dalla Chiesa di S. Denis (siamo nel 1140), nella quale si approntarono rinnovamenti che interessarono diverse sezioni della costruzione, si passò a St. Etienne, a Chartres, Seins, Reims, Notre-Dame de Paris. Le cattedrali vennero edificate sorprendendo anche per i tempi d’inizio lavori (intorno al 1128) e di esecuzione che coincisero con il ritorno dei Templari dalla Terra Santa. Nel quartiere latino di Parigi, dove è presente l’Università’ della Sorbona, e nei pressi delle antiche terme romane, si trova il museo medievale di Cluny, un edificio dall’architettura gotica, voluto dagli abati di Cluny, come sede di rappresentanza dell’Ordine. All’interno possiamo ammirare delle lastre funerarie di cavalieri sormontate da croci patenti e una lastra funeraria dove si notano simboli di croci patenti e croci mobili in forma di “svastiche”.

FIGURA 4. CLUNY LASTRE TOMBALI CON CROCI MOBILI E CROCI PATENTI
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1 Louis Charpentier, I Misteri dei Templari.
2 Già prima dell’anno mille, a Lucca operava una Fratellanza di Maestri Comacini.
3 Antonella Roversi Monaco, I segreti delle cattedrali.
4 Il lago in cui si trova l’isola natale di Guglielmo, va inteso come l’occhio della terra e come rifugio del drago infernale perché, perché specchio d’acqua, è sede di riflessi, di rifrazioni e, quindi, delle illusioni.
5 Costruito in serpentino grigio-verde scuro, che al contatto con l’aria assume un colore simile al bronzo (inizi del XII secolo). Leggendo le figure fortemente simboliche in senso antiorario troviamo: un centauro in atto di scoccare una freccia contro un cervo, poi le raffigurazioni dei quattro evangelisti (il Bue di Luca, l’Angelo di Matteo, il Leone di Marco, l’Aquila di Giovanni), e infine un grifone che azzanna la coda di un coccodrillo. http://www.orta.net/ita1/ambone.htm
6 La soppressione definitiva dell’Ordine avvenne nel 1587, per opera di papa Sisto V.
7 Una prima chiesa fu costruita nel 1584 mentre l’edificio nelle forme attuale è del 1630. Perché costruire una chiesa a tre soli anni dalla fine dell'Ordine?
8 http://www.angolohermes.com/Approfondimenti/Cavalieri_Tau/Cavalieri_Tau.html
9 Il pellegrinaggio compiuto d chi cerca e cammina, costituiva, per l’uomo medievale, la ricerca intima della fede, l’esperienza del distacco da tutte le sicurezze terrene, il cammino verso il Regno dei Cieli, un percorso personale d’incontro con Dio.
10 Notre-Dame de Chartres Templare, I segreti della Facciata Ovest.
LOCUS FORTIS CHARTRES

La cattedrale di Chartres sorge su un luogo che ha una particolare conformazione geologica, si tratta di un Poggio di granito situato in una piana di pietra calcarea che da millenni è soggetta a pellegrinaggi. Si tratta di una polarità calcare granito che si trova anche in altri luoghi sacri come Carnac e Stonehenge. Se si prova a fare una passeggiata sul granito e poi sul calcare si faranno due esperienze diverse: sul calcare ci si troverà molto più affaticati e sul granito invece si sarà di meno. In un certo qual modo, è come se il calcare ci attraesse verso il basso e il granito ci sollevasse verso l’alto. Eccoci quindi davanti a una polarità fra le altezze e le profondità, un incontro tra il Cielo e la Terra in questo posto particolare.

Giulio Cesare nei Commentari de bello Gallico (50 a.C.), ci riferisce: “In una certa epoca dell’anno, essi si riuniscono in un luogo consacrato del paese dei Carnuti che viene considerato come il centro di tutta la Gallia.” (VI, 13). Ebbene la capitale dei Carnuti era l’antica Autricum, odierna Chartres. G. Cesare c’informa di un bosco sacro sulla collina di Chartres, dove i druidi erano soliti riunirvisi per onorare periodicamente un dio boschivo chiamato Carnutum, e di una Vergine Madre della dea Belisama (dea della Luce e della Saggezza(11)) la compagna di Belanu o Belenus(12) (rappresentato dal Sole). Lo storico Daniel Duchet, c’informa che: “… la cattedrale fu innalzata nel punto più elevato dell’altura, dove in tempi antichi si riunivano i Druidi a praticare i loro sacrifici e le loro devozioni. Lì si trovavano il santuario della dea e la sede del loro massimo tribunale. Lì s’incontravano gli ambienti più carichi di energie della terra. In una parola lì era situato il Gran Nemete, il centro del druidismo della Gallia”. Le informazioni storiche si basano sui commenti incontestabili di Giulio Cesare, che nonostante la sua attività dispotico della Gallia, era un grande ammiratore dei Druidi e un acuto osservatore dei loro modi, e sulla ricerca dettagliata storica fatta nella metà del XVII secolo da Jean-Baptiste Souchet, Canonico di Notre-Dame de Chartres autore di quattro volumi “Histoire du Diocèse et de la ville de Chartres”, risultato di un’intensa e imparziale ricerca, basata non solo sulla testimonianza di Cesare, ma su quello che ha trovato nell’archivio storico reale di documenti custoditi nella Cattedrale.

Souchet ci dice che i Galli derivano il loro nome da Galati il loro re, che era figlio di Ercole. Souchet ci informa che: “Una volta c’era un bosco sacro sulla cima della collina, dove ora sorge Chartres. Secoli prima la collina era conosciuta come Carnute, dove - secondo Giulio Cesare – i Druidi svolgevano le loro cerimonie. Un vecchio pozzo dietro la cattedrale si ritiene sia stato usato dai Druidi a fini di divinazione. I Druidi studiarono il gorgogliare di acqua quando era stata vigorosamente agitata da un’asta di quercia.” A quest’opera duecento anni più tardi, seguì una monografia in tre volumi sulla Cattedrale fatta dall’Abate Marcel Joseph Bulteau, volta per lo più a de paganizzare e minimizzare, gran parte della ricerca originale di Souchet.

Secondo un antico racconto orale apparso in stampa, a quanto pare per la prima volta, a Lione nel 1532 con il titolo Les Grandes et Inestimables Chroniques du grand et énorme Géant Gargantua (Le grandi e inestimabili Cronache del Grande ed enorme gigante Gargantua)(13), Belisama una vergine, sotto il nome di Carmel, la “portatrice di pietra” fecondata dallo spirito divino di Belenus, generò un figlio, che fu “Quello della Pietra Gigante”. La pietra è Gar; l’essere è Tua, e quello della pietra gigante, è Gar-gant-tua. Al plurale, avrebbe dato i Gargantuata, la tribù delle pietre giganti(14). Questo gigante buono Gargantua, percorreva il mondo, come Apollo sul suo carro, da Est a Ovest, al ritmo delle stagioni dissodando le foreste, prosciugando le paludi era un grande trasportatore di pietre giganti: lastre, scalee, menhir. Ora tra queste pietre, ve n’era una, nella regione, consacrata a Belisama, cui l’abate Suger diede il nome di “Terra dei Santi”, talmente sacra che un intero popolo era stato preposto alla sua guardia. Li chiamavano: “I Guardiani della Pietra”, i Carnutes. Nel luogo santo di questi Carnutes, là dove si trovava la Pietra sacra, vi era: Carnute-Is ora Chartres, nella Beauce, l’Is des Carnutes. Is non è latino, non è nemmeno specificatamente gallico. Is è la cosa sacra, è il luogo sacro. Carnut-Is: il luogo sacro dei Carnuti(15). Questa pietra sacra e magica, è il dolmen dei Carnutes, i Guardiani della Pietra, e ci viene detto per la prima volta che fu Gargantua stesso che pose i dolmen megalitici sulla terra dove la gloriosa cattedrale ora fa la guardia su uno di essi.

Louis Charpentier afferma cautamente: “Se si dà credito a Rabelais(16), sarebbe Gargantua che dissodò la regione della Beauce; lui, o almeno, il suo cavallo che, cacciando le mosche con la coda, rase al suolo le foreste di querce che la ricoprivano …”. E quando ebbe finito, scrive Rabelais: “Tutto il paese è stato così ridotto a campagna e pianura. E Gargantua ebbe a quella vista un grande piacere e disse “Je trouve beau ce” … da quel momento la regione fu chiamata Beauce”. Cerchiamo di essere chiari, queste foreste distrutte i cui rami frondosi si estendevano su tutta la lunghezza e la larghezza della Beauce, erano sacre per i Druidi. Quei sacri boschi costituivano il centro spirituale della Gallia, allora perché la cavalla Beliard, in un impeto furioso per il volo li demolì nella sua interezza, fino al l’ultimo albero? C’è qualcosa che non va, la ragione rifiuta di credere al piacere insensato di Gargantua in quest’ atto di distruzione gratuita. Qualcosa è stato cambiato dal cronista, non è il gigante descritto dalle cronache precedenti. La distruzione di un bosco sacro non è cosa da poco, si tratta di un atto riprovevole sacrilego di tale portata inimmaginabile. In passato si faceva di tutto per evitare tale danno doloso - anche di un solo albero.

L’età della tolleranza cessò quando la chiesa prese il potere e il sopravvento sul paganesimo, un momento di cambiamento catastrofico e traumatico, avvenne forse a metà del IV secolo, quando il primo vescovo di Chartres arrivò, dopo che tutti i Druidi erano stati cacciati fuori della Gallia o forzatamente convertiti al cristianesimo. Ma c’è anche qualcos’altro che ci viene detto nascosto all’interno di quella esclamazione apparentemente insensata di Gargantua che, vedendo gli effetti distruttivi della radura del bosco esclama: “Je trouve beau ce” (trovo bello ciò). Per coloro che non capiscono il francese e hanno così perso l’umorismo puerile del gioco di parole effettuato con il toponimo Beauce, la regione che prende il nome da Belisama la madre di Gargantua, si nota che in lingua francese, la parola bel è sostituita con la parola beau prima dell’inizio del sostantivo singolare con una vocale o h muta. Beau e bel, quindi, hanno esattamente lo stesso significato e uno o l’altro è usato in modo intercambiabile. La foresta sacra dei Druidi(17) fu cancellata dal nuovo potere temporale e religioso che attribuì la sua opera alla divinità pagana dei Druidi.

Per una forma della legge del contrappasso la distruzione della foresta sacra di querce dei Druidi, dove per secoli avevano celebrato i loro riti e superato il giudizio su ogni sorta di cose di grande importanza, fu sostituita sul Poggio da chiese fino a quando dopo una serie d’incendi, la magnifica Cattedrale di Nostra Signora di Chartres fu elevata in alto con le sue travi di legno a vista del tetto per assomigliare a una foresta di alberi. L’insieme delle travi che formano il tetto delle cattedrali è appunto chiamato Foresta. Attualmente al posto delle travi di legno vi sono travi metalliche: il che, senza dubbio, è un grosso errore e un danno al valore magnetico del monumento.

Il paese dei Carnutes era chiamato dai romani “Perche” (da cui Chartres) per le sue foreste ad alto fusto. La foresta era sacra perché era il luogo della riunione generale dei Druidi, composta di molte specie, tra cui querce, alberi sacri da cui i Druidi raccoglievano vischio. Il culto degli alberi era connesso con le fonti e le pietre e la regione era disseminata di dolmen e menhir. Per quanto riguarda i pozzi pagani, le pietre sacre, il clero li ha combattuti in quanto vestigia del paganesimo e i vescovi hanno consigliato ai di abbattere alberi, pietre e foreste (442 Arles, 585 Auxerre, etc). Prima dell’avvento del Cristianesimo il territorio della Gallia oltre che dai boschi di querce era ricoperto da migliaia di megaliti. La loro scomparsa ha avuto inizio nel quarto secolo con l’evangelizzazione di San Martino di Tours (316-397), un soldato romano convertito e poi diventato vescovo. Questo vescovo percorreva la Gallia con una croce nella mano destra e un bastone nella mano sinistra(18) è stato il primo zelante grande distruttore di megaliti. Stranamente per questo Santo i Templari nutrirono una particolare venerazione. San Michele, San Giorgio, San Martino, sono rappresentati a cavallo. San Martino rappresentato come un ufficiale romano a cavallo che dona metà del suo mantello a un povero. Le vesti di San Giorgio e San Martino sono quelle tipiche dei Templari, dai colori bianchi e rosso. San Martino negli affreschi della cappella templare di Montsaunès dei Pirenei francesi è rappresentato con abito rosso. A Fossa, situata a pochi chilometri dall’Aquila, si trova la chiesa templare di S. Maria ad Cryptas. La chiesa, colpita duramente dall’ultimo sisma, è del XIII secolo (1200). A Santa Maria della Fossa vi è un affresco composto di due riquadri con una coppia di cavalieri su cavalli bianchi, che si guardano frontalmente. Nel riquadro di sinistra un cavaliere con scudo crociato identificato come San Giorgio, con una lancia trafigge la bocca del drago; nel riquadro di destra San Martino, con il suo mantello, osserva la scena del drago. Alla sinistra di entrambi i cavalieri, Due alberi a Cinque rami accompagnano la scena. Il numero cinque è quello del microcosmo, dell’uomo. I Pitagorici chiamavano il Cinque assenza di contesa.

Sulla collina di Chartres, i costruttori megalitici all’interno di un tumulo, avevano in tempi remoti innalzato un grande dolmen dentro il quale si credeva riposasse una potente energia risanatrice, proveniente dalle correnti telluriche, dalla Madre Terra. Il dolmen incorporava un punto del suolo particolarmente attivo, un’importante fertile fonte di energia emanante dalla terra. Le correnti telluriche montavano e si affievolivano secondo le stagioni, e rivitalizzavano chiunque ne venisse in contatto. Tutta l’area del dolmen e del tumulo cominciò allora a essere venerata come sacra. In virtù del potere magico della zona i Druidi, scavarono vicino al dolmen un pozzo e fondarono un centro sacro. Stando a un libro del 1609, scritto da un avvocato di nome Sebastian Rouillard, una visione profetica informò i Druidi (i sacerdoti dei Celti) che una Vergine stava per dare alla luce un Dio, là avevano eretto un altare in suo onore, all’interno di una grotta nascosta in una foresta. Là, collocarono la statua della Vergine Nera con il dio Bambino seduto sulle ginocchia, intagliata in un tronco di pero, che diede luogo a miriadi di pellegrinaggi e a un vero e proprio culto. Dopo di che collocarono la statua accanto a un pozzo(19) e alla fonte di energia sotto il dolmen, e la battezzarono “Vergine Sotterranea”. L‘iscrizione fu modificata più tardi in “Virgini Pariturae”, la Vergine che partorirà un bambino. Annerita dal tempo, la scultura verrà chiamata “la Vergine Nera”, e la sua nicchia diverrà “la grotta dei Druidi”.

Prima dell’era cristiana, i Celti e Galli, andavano a Chartres per onorare la Vergine Nera, detta “Nostra Signora Sottoterra”. Quando i primi cristiani giunsero a Chartres, trovarono la statua della Vergine Nera e ne rimasero meravigliati. Prima di essi, generazioni e generazioni si erano raccolte nella grotta, dove regnava una Vergine Madre, che era senza alcun dubbio una Vergine Nera che, aveva nome di Belisama. Ebbero una gran venerazione per questa Vergine e continuarono a chiamare la caverna, dove ella si trovava la grotta druidica e il pozzo che si trovava di fianco alla grotta “il Pozzo dei Forti”, vecchio di secoli e di cui non si conosceva più l’origine. La religione cristiana, all’inizio della sua espansione, trovò in questo luogo il culto della Madonna misteriosamente già vivo e consolidato, e lo perpetuò conferendo al sito e alla statua lignea una connotazione divina.

Nei primi secoli della nostra era, il Cristianesimo affermandosi come unica religione cercò di sostituirsi ai vecchi culti. Quando nel quarto secolo, l’imperatore Costantino diede ampio potere ai vescovi della nuova religione, i nuovi evangelizzatori si sforzarono di canalizzare a loro profitto i luoghi sacri delle religioni pagana per non perdere il fervore delle popolazioni. Così, dall’inizio del IV secolo, si edificavano chiese, su antichi gruppi di menhir, e su templi romani. Più potenti erano i luoghi, più forte era la pressione, così il “Locus Fortis Chartres” è stato evangelizzato. La leggenda cristiana del X secolo narra di un santo di nome Altinus come primo vescovo di Orléans e di chartres ma sconosciuto alle liste episcopali delle diocesi, e di San Eodaldus, provenienti da Sens inviati dai Santi Savinianus e Potentianus (si dice che appartenevano a un gruppo di 72 discepoli di Cristo, ma non vi è alcuna traccia di ciò), intorno all’anno 67 i Santi Altinus ed Eodaldus costruirono una chiesa sopra la grotta artificiale. Qui durante le persecuzioni fu martirizzata la vergine Modesta, figlia del governatore romano Quirinus, il suo corpo con altri martiri fu gettato nel pozzo(20) druido, il cui nome fu successivamente cambiato da “Pozzo dei Forti” a “Pozzo dei Santi Forti”. La leggenda si è evoluta, i Santi Altinus ed Eodaldus riconoscono nell’antica statua la Vergine Maria e fondarono la prima chiesa sulla vecchia grotta della Virgo Pariturae, la Vergine che deve partorire. Si può credere che la fondazione della primitiva chiesa di Chartres risalga al tempo in cui i Santi Savinianus e Protentianus vissero, ma quello che oggi si vede fu fatto all’inizio del IV secolo al tempo dell’imperatore romano Costantino (Costantius Chlorus). È generalmente accettato, che la prima chiesa fu eretta nella città a metà del IV secolo, sotto il nome di “cattedrale Aventino”, dal nome del primo vescovo. Questa è l’abside, costruita sulla parete del muro di cinta che sosteneva il coro degli edifici successivi. Alla caduta dell’Impero Romano, il Vescovo Lubin (forse Arsene) uno dei più grandi vescovi della Gallia fece costruire una serie di cattedrali tra cui la cattedrale di Chartres. Da questo periodo giunge sino a noi la menzione della parola Notre-Dame.

Nell’858 vi fu un’incursione Normanna e la distruzione della cattedrale. Il vescovo Gislebert ricostruisce la cattedrale e approfitta della breccia aperta dall’incendio per costruire una nuova abside sul versante superiore di otto metri. Questa è l’origine della Cripta di San Lubin. Nel 962, un’altra distruzione dovuta al fuoco appiccato alla facciata e al tetto della cattedrale dalle truppe di Riccardo I, duca di Normandia, nella sua guerra contro il conte di Chartres, Thibault le Trickster. Nel 1020, un incendio accidentale distrusse l’edificio. Il vescovo di Chartres, Fulbert, autorevole figura d’intellettuale cattolico, iniziò immediatamente la ricostruzione della chiesa distrutta fatta edificare da Gislebert, avendo fatto ricorso come Maestro d’Opera a un laico meridionale, Berenger, che era qualificato come artifex bonus, buon architetto. Questa nuova cattedrale romanica sarà, per un certo tempo, la più grande del Nord Ovest della Francia. A quel periodo risale la cripta attuale detta di Fulbert. Nel 1194, un accidentale devastante incendio, distrusse il santuario mariano in stile romanico dedicato a Notre-Dame e voluto, nel 1020, dal vescovo Fulbert. Solo le cripte del IX e dell’XI secolo furono preservate da ogni danno delle fiamme grazie alla solidità e allo spessore delle loro volte, come pure i due campanili dell’XI secolo. Non furono danneggiate né le grandi vetrate del portale d’Occidente, né a Sud-Est la vetrata di Notre-Dame la Belle Verrière. Il rogo potrebbe oggi definirsi provvidenziale perché, dalle sue rovine, si avvieranno i lavori di ricostruzione che consegneranno, alla Francia e al mondo intero, una meraviglia che ancora oggi rifulge per la perfezione dello stile gotico, rappresentato in tutte le sue fasi storiche.

Sul Poggio di Chartres, le prime cinque chiese furono distrutte da incendi, ma ogni volta ne era eretta una nuova a testimonianza della fede e della sconfinata energia di pellegrini, cittadini, costruttori e architetti. La costruzione della sesta e ultima chiesa, la cattedrale gotica odierna, è avvolta nel mistero. Non esiste, infatti, alcun resoconto esauriente della progettazione o dell’edificazione di uno dei massimi capolavori architettonici del mondo.

La cattedrale gotica come ci appare fu costruita dopo “l’incendio del 1194”, in quell’epoca l’Ordine del Tempio era affermano e potente. Quando fu fondato in Francia, l’Ordine del Tempio numerosi costruttori celtici divennero Templari e molti di loro erano iniziati. In Scandinavia i Celti Jomsvikings credevano nel terzo occhio degli occultisti e degli orientali, l’occhio frontale della conoscenza. Per realizzare la loro credenza, possedevano una statua a tre facce chiamata “mimère”. Ogni faccia era munita di una pietra tra i due occhi che rappresentano il terzo occhio. In mitologia, il mimère scandinavo era il custode della fontana nascosta, sorgente dello spirito e della saggezza. I Celti Jomsvikings avevano un sigillo che rappresenta due lance incrociate. Il loro capotto era bianco, la loro croce, dai rami uguali, rossa, e il loro cavallo nero. Nei luoghi dove i discendenti dei Jomvikings hanno lavorato con i costruttori cristiani, hanno innalzato delle grandi croci celtiche in pietra, spesso in granito, al centro dalle quali c’è la croce cristiana(21).

È stato dimostrato e accettato da tutti gli storici che Hugues de Payns il primo Gran Maestro Templare, ha fatto almeno due viaggi in Oriente dopo la prima crociata, nel 1104-1105 e 1114-1115, entrambe le volte in compagnia del conte Hugues de Champagne. Hugues de Payns rientra in Francia nel 1105 e incontra il monaco cistercense Etienne Harding e il rabbino e cabalista Rashi(22). Secondo diverse fonti, il rabbino a Troyes(23), ricevette spesso la visita di Ugo di Champagne. Il monaco inglese Stefano Harding, uno dei tre fondatori dell’Ordine Cistercense di Citeaux, studioso di testi ebraici, nel 1105 portò nell’Abbazia benedettina de La Chaise-Dieu(24), nell’Alta Loira, dei testi ebraici specialistici. I suoi legami con il conte di Champagne sono stretti. Il primo nucleo Templare in Terrasanta, ebbe scambi spirituali con i sapienti ebrei, e con grande probabilità s’incontrò con gli Harodim, titolo riservato ai Maestri d’Opera che dirigevano gli operai impiegati nella costruzione del Tempio di Salomone. È probabile che, gli Harodim rivelarono ai Templari dei segreti che interessano l’utilizzo dei metalli e l’arte di costruire.

Nella cattedrale gotica di Chartres, finché vi fu l’Ordine del Tempio, nessuna rappresentazione di Cristo sulla croce. A nessun sacerdote, sia il vescovo o druido non è stato concesso il diritto di sepoltura in questo luogo(25), così come nei recinti sacri di Puy-en-Velay, altra capitale religiosa della Gallia meridionale. Ciò significa che tutte le entità angeliche che dimoravano nella cattedrale erano entità “reali”, perciò sentite dai fedeli, potrebbero avere avuto la funzione di Guardiani e di protettori. Siamo nel cuore sacro di Chartres, in cui la nascita, la rigenerazione, la vita conquistano la loro importanza. Questo è un terreno sacro, mitico e mistico entro il quale la morte non dovrà offuscare la purezza della Virgo Pariturae. “Là, - dice Bulteau, altro storico, - si trovavano il santuario per eccellenza dei Druidi e il seggio del loro tribunale sovrano. Là si trovavano la classe dei Galli e il grande Nemete. In una parola era il centro del druidismo”. Ancora un’altra prova che fa del poggio di Chartres il luogo di riunione di un collegio druidico: la sua denominazione di Luogo dei Santi forti ma, anteriormente, era conosciuto come Luogo dei Forti, dei Possenti che ha il particolare significato di Iniziati(26). Sull’antico Locus Fortis Chartres cala l’oblio, sino a quando nel XVI secolo, si riparla della grotta druida. L’antico pozzo celtico detto dei Possenti, quadrato e orientato secondo i punti cardinali, situato nella cripta dell’ala Nord-Ovest della cattedrale, nel 1645 per ordine del Capitolo fu fatto sparire e fu ricoperto da terra, con la motivazione che la devozione popolare era rivolta più al pozzo che ai canonici. Venne ritrovato e riportato alla luce nel 1904 da René Merlet che era alla ricerca dell’ipotetica prigione dei santi Savinien e Potentien.

Chartres, un piccolo paese di poche migliaia di abitanti, adotta un monumento superiore a quello che molte città sono state in grado di completare a prezzo di sforzi interminabili. La cattedrale di Chartres è stata costruita tra il 1194 e il 1220 in solo ventisei anni! Nello stesso periodo, sono stati aperti decine di siti gotici identici. Chi ha finanziato questa operazione? Dove sono stati reclutati specialisti? Chi li ha addestrati? Gli “ideatori” dell’architettura gotica furono tre amici: il vescovo Enrico di Sens, l’abate Suger di Saint-Denis e il vescovo Goffredo di Lèves, a Chartres. Erano accomunati dalla medesima ispirazione spirituale e culturale. Chartres era sede di una famosa scuola, dove si studiavano i manoscritti greci e arabi che giungevano dall’oriente e dalla Spagna (fino all’inizio del XIII secolo, ancora musulmana). Chartres era un grande centro di studi, in questo luogo i filosofi e gli studiosi cristiani, appresero molte nozioni scientifiche appartenenti ad altre culture, facendole proprie. Il platonismo di Chartres fu per molti versi un vero rinascimento. Gli uomini che vi si raccolsero, nel secondo venticinquennio del XII secolo, furono interessati essenzialmente a problemi teologici e cosmologici che risolsero attraverso una sintesi d’idee platoniche e cristiane. Questi primi esponenti della scolastica affrontarono il loro compito animati da sentimenti di tolleranza e rispetto per il pensiero dell’antichità. Il loro fu davvero un platonismo particolare. La scuola di Chartres era particolarmente imbevuta d’insegnamenti pitagorici e neoplatonici, specialmente attraverso gli scritti di Boezio. Enorme fu l’influenza del Timeo di Platone - il protagonista del dialogo è un Pitagorico. Del Timeo, si possedeva nient’altro che un frammento, e due commentari, di Calcidio e di Macrobio(27). Il frammento platonico e i due commentari furono considerati dai teologi di Chartres quasi con lo stesso timore reverenziale con cui ci si accostava al Libro della Genesi. Questo impulso di forze vivificanti ha continuato ad esistere per tutto il XII secolo per poi scomparire verso il 1250, dopo di che “la porta fu chiusa”. Nel 1260 la cattedrale di Chartres venne definitivamente consacrata in quanto terminata.
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11 In un’iscrizione di epoca romana, Belisama era associata alla dea Minerva.
12 Bel nella lingua celtica significa brillante è anche il nome della divinità solare degli antichi Caldei.
13 Leggenda che Charpentier riferisce erroneamente come Les Vrayes Chroniques.
14 Questo antico racconto orale è apparso in stampa, a quanto pare per la prima volta, a Lione nel 1532 con il titolo Les Grandes et Inestimables Chroniques du grand et énorme Géant Gargantua (Le grandi e inestimabili Cronache del Grande ed enorme gigante Gargantua), che Charpentier riferisce erroneamente come Les Vrayes Chroniques.
15 Louis Charpentier, I Misteri della cattedrale di Chartres.
16 Il Pantagruel di Rabelais.
17 I sacerdoti pagani della Gallia e della Bretagna.
18 Gregorio Magno, il grande pontefice che visse a cavallo tra il VI e il VII secolo e che però preferì una strada meno aggressiva, più aperta alla gradualità, come scrisse ai missionari inviati in Gran Bretagna: “Distrutti gli idoli, bisogna poi benedire l’acqua, aspergerne i medesimi templi, costruirvi degli altari, collocarvi delle reliquie”. Perché “quando si vuol raggiungere la cima di una montagna, non ci si deve arrampicare direttamente, ma si devono prendere strade tortuose”.
19 I complessi dolmenici comportavano sempre tali pozzi.
20 L’importanza di questo pozzo per i costruttori della cattedrale è attestata dalla sua rappresentazione nel portale Nord, ai piedi di Santa Modesta.
21 La Masseria del Santo Graal. http://masseria.over-blog.com/article-6644109.html.
22 Fondatore di una scuola rabbinica, cabalistica ed esoterica a Troyes, Francia.
23 Protetta dal conte di Champagne, a Troyes si trovava la famosa scuola cabalista del rabbino Rashi o Rabbi Salomone Ben Isaac (1040-1105), Cabalista e commentatore della Bibbia.
24 Denominata inizialmente in latino Casa Dei (Casa di Dio) e trasformatasi con il tempo in Chaise-Dieu.
25 La cappella di San Piat risale al XIV secolo, ma non le torri ai due lati. I vescovi la fecero costruire all’estremità dell’abside cioè fuori della cattedrale, perché servisse loro di sepoltura, ancora oggi il tabù regge, è vietato eseguire scavi sotto la cattedrale!
26 L. Charpentier, I Misteri della cattedrale di Chartres.
27 Il commento di taluni studiosi moderni è che essi studiarono Platone attraverso due mediocri commentari e le visioni di un misticismo neoplatonico eclettico e confuso! La confusione regna solo nelle menti nutrite dal pregiudizio.
DALLA CATTEDRALE DI FULBERT ALLA CATTEDRALE TEMPLARE

L’antica di Chiesa romanica di Gislebert fu distrutta, da cima a fondo, da un incendio nella notte dal 7 all’8 settembre 1020. L’inizio della trasformazione radicale della struttura della chiesa avvenne dopo questo evento di fuoco. Il vescovo di Chartres, Fulbert, iniziò immediatamente la ricostruzione della chiesa distrutta di Gislebert, ricorrendo a un Maestro d’Opera di nome Berenger. Fulbert rispettò il Poggio; le due gallerie lo rinserravano ma non lo attraversavano. Esse si ricongiungevano, a semicerchio, attorno alla cripta di Saint-Lubin; le due gallerie seminterrate, conducevano alla Camera dolmenica della Vergine Nera, la Virgo Pariturae, Notre-Dame-de-Dessous-Terre. Il pozzo sacro dolmenico si apriva nella galleria Nord. Fulbert diede l’impulso per la costruzione della cattedrale con la cripta e col lazzaretto un luogo considerato terapeutico che richiamava da ogni dove, pellegrini in cerca di cure(28). Come attesta l'iscrizione sul muro sopra i blocchi: “Scolpiti dal lavoro di Dio, questa fontana è un farmaco che ha sostenuto gratuitamente i malati, là dove l’arte di Ippocrate era carente”. Tuttavia nel 1650 la cripta con la galleria dell’antico ospedale insieme con i gradini di una scala che scendeva nella cripta fu murata.

La chiesa di Fulbert era ancora romanica e ricoperta di legno, senza puntelli d’angolo. Essa possedeva una facciata piatta e i suoi due campanili erano, uno a Nord, presso il capocroce, l’altro all’estremità della navata laterale meridionale. La cripta è stata praticamente completata nel 1024, nel 1028 muore Fulbert, gli succede Thierry. Nel settembre del 1134, un altro incendio devastò la città di Chartres, e della cattedrale di Fulbert andarono distrutti il portico occidentale e il campanile attiguo. La torre Nord è stata costruita subito dopo, e solo quando raggiunse in altezza il terzo piano, iniziò la costruzione della torre Sud, la cui guglia fu completata nel 1180.

FIGURA 5. FACCIATA NOTRE-DAME-DE-CHARTRES NEL 1180

È in seguito a questo incendio che s’iniziò la costruzione delle torri che noi conosciamo, non vicino alla chiesa di Fulbert ma molto innanzi a questa. Le torri sono state costruite per una chiesa diversa da quella di Fulbert, una nuova cattedrale, l’attuale, non nello stesso stile, ma certamente con le stesse dimensioni, le stesse proporzioni. La navata, che aveva la larghezza attuale, poggiava sulla Collinetta, essa possedeva una specie di transetto nell’area di quella che è ora la seconda galleria del coro - centro mistico della cattedrale - tra le attuali posizioni della vetrata di Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière e della Vergine del Pilastro. La cattedrale è stata costruita su due assi o due linee spiritualmente forti, un asse longitudinale che rispetta l‘antica chiesa, che passa per i centri del labirinto e della torre templare NE facente parte della cappella di San Piat costruita in seguito attorno a essa. La Torre Templare ha imposto l’asse longitudinale della cattedrale che è in asse con il Centro del Grande Rosone Ovest, ma non perfettamente col portale Ovest che apparteneva alla cattedrale di Fulbert. Un asse trasversale lungo il quale si trovano Tre Vergini: sul lato Nord la Vierge du Pilier (Vergine Nera del Pilastro), di fronte sul lato Sud la Vetrata di Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière, nella Cripta, la scura Notre-Dame-de-Dessous-Terre, separata da una griglia di legno dal pozzo druidico dei Forti.

FIGURA 6. PIANTA DELLA CATTEDRALE E DELLA CRIPTA

La leggenda vuole che la statua di Notre-Dame-de-Dessous-Terre sia druidica e rappresenti la figlia di Anna la Celta, cioè Danaan, la Madre Terra. Il giorno successivo al Natale del 1790 fu vietato al pubblico l’accesso alla cripta dov’era venerata Notre-Dame-de-Dessous-Terre.

La Vergine Nera che doveva essere adorata nel ventre buio della Terra, nel 1791 fu spostata dal vescovo costituzionale Bonnet, che la pose su un pilastro della navata al posto di un’altra statua della Vergine, inoltre egli decise di occultare il pozzo della cripta(29). Due anni dopo, nel 1793, per terminare lo scempio, la Vergine Sottoterra fu bruciata (il fuoco caratterizza la storia di questo luogo) dai rivoluzionari e il pozzo fu ricoperto di terra. La copia è stata fatta nel quando nel 1857 la cappella fu riconsacrata al culto, dallo scultore Fontenelle.

Nel 1975, la cappella “Notre-Dame-de-Sous-Terre”, è stata interamente riconfigurata, sono fatte scomparire le strutture del santuario risalente al XIX, abbattuto l’antico muro che divideva il corridoio della cripta di cui non si conosce l’età. Sappiamo sicuramente che il muro conteneva una porta, che il precedente restauro della cappella di Notre-Dame-Sous-Terre fu rifatto in stile neo-bizantino (circa 1855-1857), in sostituzione del precedente decoro in stile barocco distrutto nel 1793 durante la rivoluzione francese. Un disegno fatto da Nicolas de Larmessin (1684-1755), mostra la cappella laterale adornata in stile pomposo barocco arricchito con ori e con una rappresentazione di due angeli che sostengono la cassa dove era custodito il Velo della Vergine. Il restauro del 1975 fortunatamente ha fatto riscoprire sulla volta una parte dell’antico decoro di tipo misterico che fu ricoperto in epoca barocca(30). Si vede il cielo stellato con la mano di Dio in un cerchio che esce da un disegno geometrico.

FIGURA 7. NOTRE-DAME-SOUS-TERRE DECORO MISTERICO

Dopo aver riaperto il muro dietro cappella, si mise al suo posto una griglia di legno e dietro la Vergine fu posto un moderno arazzo, che personalmente trovo orribile. La statua fatta da Fontanelle nel 1857 è stata sostituita nel 1976 da una nuova statua della Vergine in trono scolpita in noce su un modello della statua originale, ma un po’ più piccola. Nonostante tutti queste innovazioni, fortunatamente le copie mantengono la memoria della sorella maggiore, per la loro posizione e per la venerazione della Vergine Nera.
La precedente cappella visibile fino al 1975 era stata ricavata chiudendo il corridoio nord della cripta. Nella parete frontale sotto il semicerchio superiore della volta vi era un affresco raffigurante una mandorla che circondava la Vergine con sette colombe nere, e ai lati due Angeli. Intorno all’altare furono realizzati 17 affreschi che simulano colonne con 17 archi(31).

FIGURA 8. NOTRE-DAME-SOUS-TERRE PRIMA E DOPO

La statua della Vierge du Piler fu scolpita in legno di pero nel 1497 su modello della statua dorata che adornava l’altare donata dall’arcidiacono di Vendôme nel 1221 e collocata di fronte al Jubé. Essa deve la sua esistenza alla volontà del clero di quel tempo di evitare il pellegrinaggio dei fedeli giù nella cripta. Il colore nero deriva dal fatto che è scomparsa la verniciatura ed è rimasto il colore scuro del legno, per tale motivo è chiamata Madonna Nera.

FIGURA 9. VIERGE DU PILIER

È curioso notare ieri come oggi, come a chi tira i fili delle religioni, non piace che al popolo possa accedere ai doni spirituali lasciati in eredità dagli antichi, e facciano di tutto per impedirgli di seguire le antiche tradizioni spirituali. Fortunatamente per i fedeli non ci sono del tutto riusciti. La Vergine fu posata nel transetto Nord-Ovest, su uno dei pilastri del Jubé quando fu demolito. Si dice che il pilastro sia in risonanza energetica con un pilastro cripta. La statua fu portata giù nella cripta nel 1791 e messa al posto di Notre-Dame-de-sous-Terre. Essa deve la sua sopravvivenza allo spostamento, i rivoluzionari bruciarono al suo posto l’autentica Vergine Nera. Fu rimessa sul pilastro solo nel 1855, durante la cerimonia della sua incoronazione. Una Vergine Nera di legno di pero brucia e lascia il suo posto a un’altra Vergine Nera, anch’essa in legno di pero.

FIGURA 10. SCRIGNO DEL VELO DELLA VERGINE

A destra della Vergine Nera, si trova la cappella contenente lo scrigno con un frammento della Vergine o di Maria. Nell’876 Carlo il Calvo donò alla nuova Cattedrale ricostruita una reliquia molto particolare portata da Costantinopoli: un tessuto di seta lungo più di 5 metri che leggenda vuole sia appartenuto alla Vergine Maria. Si può ammirare nel suo reliquiario: ed è noto come “Velo della Vergine”(32). Secondo la leggenda è la tunica che Maria portava al momento della nascita di Gesù. Secondo altre versioni della leggenda è la tunica che indossava al momento dell’Annunciazione. Questa importante reliquia fu meta di numerosi pellegrinaggi. Durante l’incendio della vecchia chiesa, nel 1194, si credette che la reliquia fosse andata perduta ma fu ritrovata intatta: questo fu interpretato come il fatto che la Vergine Maria desiderava una chiesa più grande per la sua reliquia e così la nuova cattedrale fu costruita. La particolarità di questa reliquia di Chartres è che non si tratta di un osso, non ha a che fare con un morto o con la morte, ma ha a che fare con la nascita, con la Vergine che deve partorire … con la Virgo Pariturae!

FIGURA 11. CRIPTA - AFFRESCO MURALE DI NOTRE-DAME

Nella cripta di Fulbert, sulla prima campata della parete sud della galleria di Notre-Dame-de-Sous-Terre, a destra della cappella dove è custodito il Velo della Vergine, è stato trovato e restaurato nel 1976, un affresco murale a tempera di 5,25x2,60 m, datato 1200. Si tratta di una rappresentazione regale di una Madonna, raffigurata seduta su una cattedra con il bambino seduto in grembo. Il bimbo ha un’acconciatura di tipo egiziana. Dalla sua testa sembrano uscire due corni lunari come quelle di luce viste sulla testa di Mosè al ritorno dal Sinai, o come Mitra. Il mese di Maria è maggio nel segno del Toro. A sinistra si riconoscono i tre Re Magi e a destra due Santi.

Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière faceva parte di una vetrata fatta nel 1150. La vetrata salvata da fuoco del 1194 si trovava dietro l’altare nell’abside della cattedrale romanica di Fulbert. Durante la ricostruzione della Cattedrale, il pannello è stato incorporato in una composizione del XIII secolo nella parte ambulatoriale a fianco del Portale Meridionale. Quasi tutto il resto delle vetrate fu eseguito fra il 1215 e il 1240.

FIGURA 12. NOTRE-DAME-DE-LA-BELLE-VERRIÈRE

Alta ben 2,25 m, Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière con il Bambino in braccio è stata fin dall’inizio oggetto di grande venerazione. Nella foto della vetrata di “Notre-Dame de la Belle Verrière” si nota la diversità dei colori: infatti, i quattro pannelli centrali furono salvati da un incendio del 1194 e furono incastonati nella vetrata eseguita nel XIII secolo. L’azzurro si differenzia da quello utilizzato per i vetri di epoca posteriore. È grazie alla sua posizione, di fronte alla Vergine del Pilastro tra la seconda e la terza fila del coro, che convoglia lungo quest’asse le correnti telluriche della cattedrale. È a causa dei segreti che porta dentro di sé? Sia il tetto della cattedrale sulla sua testa e sia il tappeto ai suoi piedi, sono a losanghe(33) (rombi). Per non parlare dei colori della Grande Opera, che sembrano trasmutare la materia verso lo spirito, a causa dei segreti alchemici della composizione dei suoi vetri, come il blu di Chartres, ricco di composti di sodio e di silice che trasmette delle radiazioni situate nella gamma del rosso che la luce del tramonto esalta. Tre raggi di Luce azzurra scendono nell’areola sopra la sua testa da una Colomba che rappresenta lo Spirito Santo. La forma di mandorla o Vesica che circonda il bambino, è la rappresentazione simbolica della promessa della nascita dell’Uomo Nuovo.

Perché si parla delle cattedrali gotiche e in particolare Chartres come costruzioni realizzate dai Templari? Dove si sono trovati i finanziamenti per realizzare un’opera così grandiosa, si parla di argento templare, da dove veniva? In Spagna, i Templari entrarono in modo massiccio, fino al loro scioglimento, nell’Ordine di Calatrava(34); e sembra che nel convento di Calatrava, dove soggiornò, Cristoforo Colombo abbia trovato gli elementi che lo convinsero dell’esistenza degli Indi dell’Ovest. Sulle pareti laterali esterne del Duomo di Barga, in Toscana, in alto due formelle riportano la pianta di mais sconosciuta in quell’epoca perché importata secoli dopo da Cristoforo Colombo dall’America nel 1492. Le tre caravelle avevano impresso nelle vele bianche una croce patente rossa, il simbolo dell’Ordine Templare. La pianta del mais si ritrova scolpita in altre chiese della Toscana(35). Il collegamento è dunque con i Templari e i loro viaggi nell’America con le navi della loro possente flotta con cui solcavano i mari. Flotta possente che sparì nel nulla nel 1307, poco prima che fu decretato l’arresto dei Templari.

Non vi sono documenti che testimoniano l’intervento dei Cavalieri del Tempio nella costruzione della cattedrale, o se vi erano, sono stati fatti sparire, ma lasciamo parlare Louis Charpentier:
… Ma Jean de La Varende, che ha avuto in suo possesso molti documenti storici appartenenti alle vecchie famiglie normanne, fa dire a uno dei suoi personaggi dei «Gentiluomini» che il Tempio stava cercando il denaro delle miniere messicane(36) e che questo denaro era, poi, concentrato a Sours, nostra commenda di Chartres. Ma il denaro che è scarso sino all’anno 1100, diventa abbastanza corrente verso la fine del Medio Evo, e durante il Rinascimento. Da dove sarebbe venuto? Le miniere della Germania sono ancora sconosciute, quelle della Gallia esaurite o sperdute e quelle della Russia non ancora sondate. E forse è qui il segreto della costruzione di Chartres, costruita così in fretta, così magnificamente e così facilmente. E non solo di Chartres. Non porto delle prove dirette. Quando si parla del Tempio non si hanno mai prove. I loro documenti, se esistono, non sono mai stati ritrovati. La sola prova è l’assenza di possibilità contrarie. Considero il Tempio come responsabile della costruzione delle grandi cattedrali gotiche per la semplice ragione che nessun altro, tranne esso, avrebbe avuto la possibilità di permettere la loro realizzazione ai vescovi e ai Capitoli(37).

In ogni modo nella cripta di Fulbert appare tra gli affreschi misterici una croce patente templare, la base di un pilastro all’esterno della cattedrale mostra fiori a quattro e otto petali e all’interno di un fiore a quattro petali, una croce con tre punte in un cerchio, che ricorda la croce templare occitana, e al cui centro un fiore forse una rosa.

FIGURA 13. CROCI TEMPLARI A CHARTRES

Il vescovo di Chartres (dal 1182 al 1217) al momento della ricostruzione della cattedrale, iniziata nel 1194, era Renaud di Bar(38), appartenente alla famiglia dei Conti di Bar, la stessa di André de Montbard (1103 - 1156), uno dei nove cavalieri fondatori dell’Ordine del Tempio e il quinto Maestro dell’Ordine tra il 1153 e il 1156. Un altro figlio del conte di Bar-sur-Seine fu Guillaume de Chartres il 14° Gran Maestro dei Cavalieri Templari dal 1210 al 1219.

Scrive Louis Charpentier: “Il coro e la navata centrale sono dovuti essere ricostruiti, incorporando nelle nuove opere le Torri Occidentali e il Portale Reale, così come l’antica cripta, ma esisteva un’altra costruzione, una Torre Templare difensiva di cui oggi rimangono solo le due torrette inglobate nella cappella di San Piat(39)”. L’Ordine del Tempio, utilizzava molto il piano quadrato contornato da quattro piccole torri nelle sue commende o fortezze. La presenza delle due torri presso la cattedrale è per lo meno inconsueta e sembrano aver fatto parte di un sistema difensivo come la “Torre del Tempio”, di Parigi. La nuova cattedrale fatta costruire con ogni probabilità dai Templari, in stile gotico primitivo è leggermente più lunga della precedente(40).
Non vi sono documenti scritti sulla carta, deteriorabili e facilmente occultabili, per contro vi sono documenti scritti nella pietra. Lo scopo di questo studio è di leggere e interpretare questo libro di pietra fatto di simboli, enigmi e rapporti numerici.
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28 Sappiamo che nella galleria nelle vicinanze del pozzo, c’era un ospedale, conosciuto come “Hopital dei Santi Lieux Forti”, o ospedale dei Santi Luoghi Potenti.
29 Il pozzo è stato ricoperto di terra già nel 1650 e contemporaneamente fu chiusa la cripta conosciuta a quei tempi col nome di Grotta Druidica, ma ci sono cronache del pozzo completamente riempito già nel 1580. Solo nel 1901 il pozzo è stato completamente riattivato con la rimozione della terra al suo interno.
30 Il restauro del XIX secolo in stile neo bizantino era sicuramente più vicino agli affreschi medioevali.
31 Diciassette è un numero caro ai Templari.
32 Si contano ben sette veli della Vergine.
33 L’Omphalos, la pietra eretta dell’oracolo di Delfi era ornata con disegni a losanga.
34 Nel 1147, Alfonso il Guerriero, dopo aver conquistato la città fortezza di Calatrava, la consegnò all’Ordine del Tempio, affinché rimanesse protetta e difesa dai Mori.
35 Come a Caramanico Terme (PE) - Chiesa di San Tommaso, Chiesa di S. Pietro a Grado (PI).
36 L'esempio più tipico è quello della commenda di Sours, presso Chartres, di cui sfortunatamente ci mancano i documenti, per chiarire il ruolo nella costruzione della cattedrale.
37 Louis Charpentier - I Misteri della Cattedrale di Chartres.
38 Era figlio di Renaud II, conte di Bar e Agnes de Champagne.
39 In occasione dei sondaggi effettuati verso il 1964 ai piedi delle due torri di San Piat, per la creazione di un parcheggio di automobili, a una profondità di cinque metri sono state scoperte le vestigia di un tempio gallo romano un grosso muro di epoca gallo romana e una base di marmo bianco massiccio coronato da un anello di più di 25 cm di diametro.
40 John James http://www.johnjames.com.au/chartres-shorthistory.shtml.
GEOMETRIA DELLA CATTEDRALE

Vi è qualcosa di meglio e di più, nel gotico, che delle nuove soluzioni tecniche. Vi è insita la costruzione di Templi che sono dei vestiboli al Regno di Dio; e questo richiede una scienza più alta di quella dei calcoli di forze e di resistenze. È necessaria una conoscenza delle leggi dei Numeri, una delle leggi della materia, una delle leggi dello spirito e, per agire sugli uomini, una conoscenza delle leggi fisiologiche e psichiche(41).

La cattedrale di Chartres è riconosciuta come un bellissimo edificio non solo proporzioni esterne, ma anche nelle interne perché Maestri d’Opera successivi hanno continuato a utilizzare le dimensioni presenti nei corridoi a tutti i livelli dell’edificio, compresa l’altezza complessiva delle principali volte. La conseguenza di questo metodo che, determinando le parti dell’elevazione dalle lunghezze derivate da elementi del piano, le proporzioni utilizzate nel piano della navata avverranno automaticamente anche nella facciata. Seguendo tale metodo nessun ulteriore particolare calcolo sarebbe stato necessario per i Maestri d’Opera per determinare le proporzioni per le dimensioni verticali. Così oggi, quando camminiamo lungo i corridoi della navata, sperimentiamo queste proporzioni perfette.

Secondo Vitruvio, che non fece altro che tradurre le regole applicate dagli antichi egizi, la simmetria era ottenuta con l’accordo di misure fra i diversi elementi di una costruzione e fra questi elementi e l’insieme, così come si concepisce in un bel corpo umano. A causa di ciò, essa era sorella della proporzione ed era diretta dal numero, che ordinava l’accordo fra l’altezza e la larghezza, fra la larghezza e la profondità, che, convenientemente disposte, contribuivano alla simmetria totale dell’insieme e creavano l’euritmia.

Fulcanelli in Le Mystère des cathédrales fa derivare l’arte gotica dall’argotico, dalla nave Argo; dalla lingua argotica, la primitiva lingua segreta. La cattedrale gotica è costruita goeticamente, non solo sulle misure del sacro legno di Argo, sul numero aureo e sulla sequenza di Fibonacci anch’essa basata su tale numero. “Ho fatto tutto con Numero, con Misura e con Peso”, dice l’Eterno, nella Genesi. La cattedrale è costruita goeticamente per agire magicamente sull’uomo e secondo leggi armoniche. Essa è costruita argoticamente, secondo le leggi mistiche-misteriche, che ne fanno di Argo o Arca la più bella nave che attraversa indenne l’oceano della materia turbolenta.

ORIENTAMENTO E MODULO DELLA CATTEDRALE

Louis Charpentier scrive che nelle cattedrali gotiche ritroviamo misure che hanno una matrice geografica perché discendono dai meridiani e dai paralleli terrestri: le navate di molte chiese, infatti, hanno una lunghezza pari alla millesima parte della larghezza del grado del parallelo geografico su cui le cattedrali stesse sorgono. La cattedrale di Chartres sorge su un parallelo geografico (48°26’53”) la cui lunghezza di un grado è di 74 chilometri. La cattedrale di Chartres non rispetta l’antico canone romanico che imponeva l’orientamento dell’abside verso Est(42), ma è spostato verso Nord-Est di circa 47° gradi(43).

FIGURA 14. DEVIAZIONE ASSI CATTEDRALE DI CHARTRES

Quando il Maestro d’Opera giunse dopo l’incendio nel 1194 a Chartres, iniziò a lavorare subito adattando la nuova pianta della cattedrale sulle rovine della chiesa appena distrutta: la larghezza della navata della cattedrale e il modulo geometrico sono stati già determinati dalla chiesa del vescovo Fulbert. Il modulo è individuato dai quattro pilastri della Crociera. Jean Villette specifica che il modulo della cattedrale, il quadrato oblungo era imposto dalle fondamenta dell’antica cripta, dove alcuni pilastri di sostegno spiegano ancora un bisogno essenziale per la stabilità(44). Questa imposizione ha fatto sì che il quadrato della crociera non risulti perfettamente quadrato, la distanza tra i pilastri della navata è di 16,40 m, mentre quella tra i pilastri del coro è 16,38 m. Louis Charpentier scrive: “Da questa irregolarità(45), volontaria o no, consegue che, per le risoluzioni metriche che darò, sono stato obbligato ad attenermi a una certa approssimazione. Per esempio per la larghezza del coro, tra i vari assi di pilastro ho scelto la media delle differenti misurazioni di diversi autori, cioè m. 16,40. Va da sé che se questa cifra è sbagliata di qualche centimetro, potranno apparire lievi errori metrici ma non, credo, errori proporzionali. Ma va da sé che il Maestro di Chartres non ha fatto calcoli. Era troppo saggio. Una misura, una corda, gli erano sufficienti … Ma la misura non è una qualsiasi: essa s’inscrive nelle proporzioni della terra e, forse, del cielo”.

La geometria sacra è interessata alla proporzione delle parti, cioè a quei rapporti che trascendono i calcoli comuni perché impliciti nelle forme e nei modelli geometrico costruttivi. Nasce il concetto di Modulo quale unità direttiva di base, definito dal rapporto di due o più numeri espressi e applicati mediante le figure geometriche proporzionate. Unendo i quattro punti trovati dall’intersezione della croce cardinale con il Cerchio Originale o Primitivo, si ottiene la figura di un quadrato definito il “Quadrato del Cielo”. Il primo Quadrato in Cielo dà l’orientamento fisso, la volontà del Cielo. Il passo successivo è quello di stabilire il “Quadrato della Terra”, si parte dal Cerchio Originale, che determina, dai suoi angoli, la posizione dei 4 pilastri del transetto, si determina un secondo Quadrato ruotato di 45° rispetto al primo. Il Quadrato della Terra è l’incarnazione del principio celeste. La Cattedrale di Chartres è uno degli edifici il cui asse è più lontano dall’asse Est-Ovest, con una deviazione di 47° verso Est.

FIGURA 15. MODULO DI CHARTRES

Questa particolarità consente al Quadrato del Cielo della cattedrale (i cui vertici sono i quattro punti cardinali) di quasi sovrapporsi al Quadrato della Terra (imposto dalla direzione della navata delimitato dai quattro pilastri del transetto). Così a Chartres, invece di avere un ottagono come nelle cattedrali romaniche, orientante secondo l’Asse Est-Ovest, si hanno due quadrati sovrapposti. Infatti, il Quadrato del Cielo ruota di 47° e i due quadrati sono pressoché sovrapposti (con una differenza di 2°). Il Quadrato in Terra di Chartres in realtà un rettangolo di dimensioni: 13,99 m per 16,40 m, con una buona approssimazione(46) è un rapporto di 6/7, nella proporzione 6 in larghezza del transetto e di 7 in larghezza della navata centrale. Il modulo della cattedrale è 16,40x13,99 m, il primo numero (16,40 m) è la larghezza della navata centrale misurata tra gli assi dei pilastri, il secondo (13,99 m) è la misura del distanziamento dei pilastri. Il Maestro d’Opera dal modulo originario traccia la pianta, e poi determina lo spazio volumetrico per essere sapientemente armonizzato e proporzionato. Il modulo rettangolare 6/7 è stato utilizzato per costruire l’intera navata.

FIGURA 16. RAPPORTO 6/7 QUADRATO E TRIANGOLO

La proporzione 6/7 si ritrova nella figura del cerchio che contiene un triangolo equilatero, la cui base genera un quadrato inscritto sulla circonferenza del cerchio, producendo così un quadrato oblungo che non è altro che un rettangolo 6/7 generato da una sorta di quadratura, insolita ma reale! Per i Pitagorici il Quadrato è in relazione con l’Uno, la Monade, mentre il Rettangolo è in relazione con la Diade. Mentre i numeri quadrati sono simili, il rapporto fra i due lati è sempre uguale all’unità, e pertanto riportano all’identità e alla permanenza nel divenire, i numeri rettangolari producono tipicamente qualcosa d’altro, i rapporti tra il lato minore e il lato maggiore sono diversi fra loro. Lo scarto di un’unità tra la Monade e la Diade è la differenza che esiste fra numeri quadrati e numeri eteromechi(47).

Il modulo 6/7 di Chartres di 13,99/16,40=0,853, esprime anche il rapporto che vi è tra il raggio del Cerchio e il lato del Pentagono inscritto, cioè 13,99/16,45=0,857. Il Pentagono è la figura collegata all’armonia dei numeri aurei, ma sopratutto è il simbolo dell’Uomo risvegliato, l’Iniziato. La rappresentazione del modulo attraverso il Pentagono è esoterica. Un Pentagono con lato di 14,60 m coincidente con quello del modulo, il vertice individua la posizione al centro sacro del coro come si vedrà in seguito.

FIGURA 17. IL MODULO PENTAGONALE 6/7 E DECAGONALE

Il Pentagono si esprime in senso verticale della cattedrale, per rappresentare l’elevazione dell’uomo dal piano orizzontale della navata. Si traccia una circonferenza di raggio 13,99 m che circoscrive un Pentagono di lato di lato 16,45 m in piedi e pollici romani 55’11”, e un Decagono di lato 8,65 m. Il lato del Decagono è la parte aurea del raggio che coincide con il lato minore del modulo cioè: L/Φ=13,99/1,618=8,65 m. Il raggio del cerchio di 13,99 m che racchiude il pentagono e assunto come diametro del cerchio che racchiude le tre cappelle poste oltre l’abside (evidenziate con tratteggio rosso in figura). Il Pentagono con il Decagono sono le forme geometriche in cui si sviluppano i rapporti aurei. Il Decagono è utilizzato per l’alzata, i pilastri al netto delle basi e dei capitelli furono innalzati per 8,65 m.
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41 Louis Charpentier, I Misteri della cattedrale di Chartres.
42 L’orientamento del Tempio non è sempre rigidamente verso l’Est cardinale, sovente volge verso il punto in cui realmente il sole sorgeva in quel giorno, quindi solo nei casi in cui la fondazione del tempio avveniva nei giorni degli equinozi.
43 Nonostante i moderni strumenti, non tutti sono d’accordo su tale angolo si parla di 43, e di 46,5 gradi.
44 http://www.johnjames.com.au/currentresearch-art-me.shtml. John James Unità medioevali di misura.
45 Compresa quella che si riferisce alla distanza tra i pilastri del coro.
46 Commettendo un errore di 0,004.
47 I numeri eteromechi sono due numeri interi consecutivi del tipo: (n-1)n oppure n(n+1).
MODELLO ESAGONALE

Il rapporto 6/7 del modulo della cattedrale individua anche il rapporto tra i lati di Due Esagoni inscritti e circoscritti allo stesso cerchio(48). Si evidenziano le qualità esagonali del rapporto 6/7. È l’Esagono che governa la traccia del piano originario(49). La pianta dell’edificio è realizzata sul modello a Esagono, tramite due esagoni inscritti e circoscritti allo stesso cerchio.

FIGURA 18. RAPPORTI ESAGONALI 6/7

Si traccia un Esagono (in figura viola) di lato 13,99 m (uguale al valore del lato transetto) con centro nella crociera. Si osserva che i pilastri della crociera sono contenuti nell’esagono. Si traccia una circonferenza (in figura azzurra) circoscritta all’esagono. Si traccia una seconda circonferenza (in figura viola) amplificata del rapporto tra i due lati del modulo cioè 7/6, e al suo interno si disegna un secondo esagono (di color verde) di lato 16,40 m, coincidente con il valore maggiore del modulo lato navata. I due cerchi concentrici centrati sulla crociera con diametri in rapporto 7/6 determinano gli esagoni i cui lati rispettivamente forniscono la distanza tra pilastri del transetto e della navata. Si disegna un terzo esagono (in figura rosso) circoscritto alla seconda circonferenza, che è cresciuto di 7/6 rispetto al precedente. Questo terzo esagono è inscritto in una terza circonferenza (disegnata puntinata).

FIGURA 19. ESAGONI 6/7 SUL PIANO DELLA CATTEDRALE

I centri delle tre circonferenze che contengono tre esagoni individuano lungo l’asse longitudinale tre punti mistici: il centro del labirinto, il centro della crociera, e la fine della superficie rettangolare del coro. L’immagine degli esagoni che crescono dal centro della crociera è di una goccia che cadendo su una superficie di acqua calma (la cattedrale di Chartres) emette un’onda vibratoria geometrica esagonale sulla Terra.
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48 http://www.top-philo.fr/symbolique-de-la-cathedrale-gothique-de-chartres-partie-1.php.
49 Il Maestro d’Opera della cattedrale ha dovuto tener conto delle fondazioni precedenti della prima cattedrale poi distrutta da un incendio.
MODELLO AD QUADRATUM

La pianta dell’edificio è anche realizzata sul modello ad Quadratum, cioè con quadrati disposti a rombo con i vertici orientati sull’asse della cattedrale. La diagonale del primo quadrato posto all’ingresso è uguale alla larghezza totale della navata cioè 32,80 m. La semidiagonale del secondo quadrato, è i 7/6 della diagonale del primo quadrato, cioè segue la legge del modulo, in totale la sua diagonale è 2x7/6=14/6 della diagonale del primo quadrato. La diagonale verticale del secondo quadrato individua la dimensione trasversale esterna. La diagonale assiale termina al centro del cerchio del Coro. Il terzo quadrato di dimensioni uguali al primo ha i due vertici trasversali che individuano i centri delle due cappelle laterali dell’abside e i lati tangenti al cerchio della cappella centrale ha la sua diagonale assiale che parte dal centro del Coro. Il quadrato centrale contiene un esagono che ha per lato l’ampiezza del transetto cioè due volte il lato minore del modulo.

FIGURA 20. DISPOSIZIONE DELLA PIANTA DEL TEMPIO “AD QUADRATUM”
ARMONIE MUSICALI PITAGORICHE

Le cattedrali gotiche e Chartres in particolare sono state edificate in accordo alla geometria sacra e ai principi armonici dell’insegnamento pitagorico. Pitagora è rappresentato sull’archivolto interno e in basso a destra nel Portale Reale di Destra. Dopo essere stati rapiti dall’armonia costruttiva, portiamo la nostra attenzione su quanto non è visibile ma udibile interiormente, ascoltando il canto delle pietre della cattedrale.

Le armonie musicali della scala naturale pitagorica contribuirono al dimensionamento delle arcate dei pilastri ecc. Queste parti stanno fra loro in rapporto musicale. Il Maestro d’Opera mediante la profonda conoscenza e applicazione della scienza sacra ed il sapiente utilizzo degli strumenti di progettazione, disegna armonicamente la Cattedrale, accordandone le parti tra loro e le singole parti con il tutto alla stregua di uno strumento musicale. L’Armonia e la risonanza riconducono i fedeli, il molteplice, all’Unità. La carica di Maestro d’Opera fu soppressa nel 1382 dopo la soppressione dell’Ordine dei Templari; da questa epoca, vi furono solo maestri muratori, i Maestri d’Opera Iniziati alla scienza misterica scomparvero per il mondo profano.

Il Maestro d’Opera non poteva in nessun caso applicare all’edificio uno schema casuale di rapporti, ma che essi debbano conciliarsi con un sistema di ordine superiore, le proporzioni devono esprimere l’ordine cosmico e la musica diviene mezzo privilegiato per innalzare la disciplina architettonica al livello delle arti liberali. Le proporzioni corrispondenti agli intervalli musicali sono così trasposte nella progettazione degli edifici divenendo la base di veri e propri reticoli modulari, così come un’orchestra accorda gli strumenti sulla nota “LA” per poi intonare, attraverso intervalli armonici, accordi che suonano bene all’orecchio e alla psiche.

La cattedrale gotica con le numerose colonne delle navate, delle colonnine del triforio e delle slanciate colonnine del claristorio assomigliano a uno strumento musicale a corda, le cui corde sono appunto le colonne che vibrano e risuonano col canto armonico dei religiosi. Nel medioevo, mentre il piacere della musica umana è bandito dalla chiesa, la bellezza degli armonici contenuti nel canto gregoriano, musica mundana non generata da alcuno strumento, risuona nelle cattedrali gotiche. All’inizio viene eseguito all’unisono dai monaci cantori creando così armonici naturali che accompagnano, come una sorta di melodia fantasma, tutto il brano(50). Successivamente viene elaborato e cantato a due voci: quella principale esegue la melodia base mentre un’altra accompagna, passo dopo passo, armonizzando con diversi intervalli. Il canto gregoriano è un canto degli armonici. In questi canti, la voce, viene “spinta” e fatta risuonare nella testa. Ne scaturisce un suono che a volte perde i connotati di voce umana per trasformarsi in morbide sonorità flautate che trasportano il messaggio mistico agli Iniziati.

L’altezza alla chiave di volta della navata vista può essere considerata come una corda che può vibrare. Questa corda presa come fondamentale 1/1 genera l’Unisono. L’Unisono, la Voce dell’Uno ha come riferimento una corda, la cui lunghezza è pari all’altezza della volta della navata. Dai rapporti numerici ricavati con i Quattro numeri della Tetractis 1, 2, 3, 4, è possibile isolare i singoli intervalli musicali. L’insieme delle quattro lunghezze formano il Tetracordo del Maestro Pitagorico Filolao.

FIGURA 21. DIMENSIONAMENTO ALZATA NAVATA IN BASE ALL’ARMONIA MUSICALE

Nel Cerchio della manifestazione “O”, la corda verticale del Monocordo è il diametro “1”, insieme formano il mistico Numero Dieci . Il Dieci, l’Uomo Celeste è visualizzato nel Decagono usato per il dimensionamento della parete laterale verticale della navata. La scala musicale pitagorica seguita non è quella rigorosa ottenuta sull’intervallo di quinta ma quella naturale modificata dal Pitagorico Archita, ripresa da Tolomeo. Stabilita la lunghezza di corda dell’Unisono, si possono determinare i rapporti tonali in base alle distanze misurate in verticale partendo dal pavimento della navata principale. La geometria del piano di elevazione diventa musicale, applicando gli intervalli della scala pitagorica. A Chartres come nelle altre cattedrali gotiche anche se in maniera diversa, le diverse parti in altezza della navata, del coro e del transetto sono in rapporto armonico fra loro e simile a quello della scala musicale sotto la legge dell’ottava. Questi elementi incidono sull’uomo.

“Lo slancio delle navate verso l’alto tende a far raddrizzare l’uomo che entra nell’edificio e l’armonia musicale penetra nella sua psiche e lo pone in uno stato di quiete che favorisce a meditazione dei simboli scolpiti nella pietra”. Si può considerare la cattedrale come uno strumento musicale il cui vuoto ne costituisce la cassa di risonanza. Maggiore è la lunghezza della corda minore è il tono. Per aumentare la lunghezza della corda dell’Unisono, i Costruttori, i Maestri d’Opera, innalzarono vertiginosamente l’altezza delle cattedrali, in particolar modo quella della navata centrale.

FIGURA 22. CHARTRES ALTEZZE TONALI

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50 Nel monastero sul monte Athos i monaci ortodossi (padri dioratici) intonano canti ricchi di armonici con una tessitura e sonorità molto simili al canto gregoriano. I salmi esistono dai tempi più remoti ma è solo nell’ottavo secolo che il canto gregoriano raggiunge il suo apice.
UNITÀ DI MISURA A CHARTRES

L’architetto australiano John James ci dice nella cattedrale di Chartres è stato possibile distinguere l’impiego di almeno otto sistemi di misura differenti, fondati sul piede “romano“, “olimpico“, “sumero“, “teutonico“, “cretese“, “inglese“ e “punico“. Louis Charpentier scrive che ogni Maestro d’Opera aveva il proprio gruppo e la propria tradizione, le sue abitudini, i suoi strumenti e, in particolare, i suoi sistemi di misura, senza volerla comunicare ad altri. “Prendi il tuo piede!“ era la frase di rito con la quale il Canonico accordava al Maestro l’uso delle unità di misura della sua “tradizione“, il cui significato originale si è oggi ormai perduto dopo che nel corso dei secoli si è venuta sviluppando una progressiva uniformità delle misure. Con questa frase si permetteva, nello stesso tempo, di assumere l’iniziativa e di avere libertà nel proprio lavoro. Impiegare un diverso metro significava, nel continuare l’opera iniziata dai predecessori, adottare tutta una serie di piccole variazioni nell’esecuzione e una tendenza a personalizzare vari dettagli nella costruzione. Dalla misura dell’edificio scrive John James, si è ricavato che il piede maggiormente utilizzato a Chartres è il classico romano che è di 0,29574 metri; tuttavia risultò anche che sotto Severo e Diocleziano tale misura aveva subito un leggero accorciamento, così da fargli attribuire il valore di 0,29421 metri(51).

I Maestri d’Opera seguendo l’Insegnamento Platonico-Pitagorico conferirono alle sacre costruzioni i valori numerici misterici basati non solo sulle unità di misure dell’epoca, in piedi e pollici, ma anche quelli in cubiti reali egizi. I Costruttori basarono le loro costruzioni sui numeri della Decade, sui valori numerici delle varie Tetractis, e sui numeri giudicati incorruttibili o incomposti, cioè i numeri primi, perché sono generati solo per addizione. I numeri primi danno la perfetta transizione dall’astratto al concreto, attraverso la fase dell’ideazione. Per risalire a quali numeri fecero riferimento, occorre trasformare i metri, in misure medioevali, sapendo che le misure primitive a Chartres come ad Amiens erano espresse in piedi e pollici romani.

Adottando per il modulo le misure teoriche del modulo della cattedrale di 13,99 m e 16,45 m, legate al lato di un pentagono e il raggio del cerchio che lo circoscrive, si ottengono i seguenti valori espressi in piedi e pollici: 47’7” (13,99 m) e 55’11” per 16,45 m, oppure 55’5’ per 16,40 metri. Il valore in piedi e pollici romani del lato minore di 47’7” è formato dai numeri 47 e 7. Il numero 47 riveste una grande importanza nella gerarchia dei numeri primi o incorruttibili: è il 15° numero primo, la Pentactide nei numeri primi; non è la somma di due numeri primi, è un numero primo sicuro, perché (47-1)/2 è ancora un numero primo. Eseguendo la somma teosofica si ottiene 4+7=11 che rappresenta la Tetractis dei primi quattro numeri primi: 1p+2p+3p+4p=1+2+3+5=11. Per formare la misura occorre incrementare 7” pollici, nel ciclo minore dei pollici espressi in dodicesimi, si avanza nel mondo delle forme con il numero sacro sette. Il secondo numero 55’11” presenta una coppia di numeri che sono in rapporto cinque a uno. Il numero 55 è il Decimo numero triangolare, è inoltre il Numero della Quantità Totale secondo il Tao te King, la somma dei numeri del Cielo e della Terra. Nel mondo quadratico della forma, la somma dei quadrati dei primi Cinque numeri, vale: 12 + 22 + 32 + 42+ 52 = 55. Plutarco chiama Tetractis Platonica, quella composta con i numeri dell’Anima del Mondo 1, 2, 4, 8 (successione geometrica in ragione di due), e 3, 6, 9, 27 (successione geometrica in ragione di tre) come specificati nel Timeo. La somma delle due serie è 15+40=55.

Il primo Maestro d’Opera (il cui nome è sconosciuto) del periodo gotico iniziò a lavorare subito dopo l’incendio del 1194, adattando la nuova pianta a quella della cattedrale distrutta di Fulbert(52). Louis Charpentier scrive di aver trovato nella cattedrale una misura standard che egli definisce il Cubito di Chartres di 0,738 m, che è 2,5 volte il piede romano.

In realtà non è il cubito di Chartres proposto da Charpentier che i costruttori utilizzarono a Chartres, ma il Cubito Reale egizio CR, portato in Francia dai Templari. Mosè proviene dall’Egitto. Tutta la scienza egiziana era concentrata nel Tempio. Mosè era del Tempio e fu istruito in tutta la scienza dei Faraoni (Atti VII-2). I Templari portarono in Europa questa conoscenza e la impressero nei libri di pietra, le cattedrali gotiche. Non dimentichiamo che a Chartres è scolpito su due colonnine del Portale Nord il trasporto dell’Arca che era custodita nel Tempio di salomone a Gerusalemme.

Risulta che il lato della crociera di 16,45 m è 12xΦ2 CR = 31,616 CR = 10xΦ CR, è legato al numero sia al numero aureo Φ legato al numero 12, che rappresenta i settori del cerchio celeste, e sia al numero 10 dell’Uomo Celeste legato al numero del Cielo π. L’altro lato della crociera evidentemente è in relazione con il modulo geometrico: 6/7x12xΦ2 CR.

FIGURA 23. MODULO DELLA CATTEDRALE ESPRESSO IN CUBITI REALI

Le misure in terra sono leggermente diverse(53) anziché 16,45m sono 16,40 m, perché i costruttori a Chartres dovettero progettare la cattedrale con il vincolo delle antiche misure dei pilastri del transetto e rispettare la cripta di Fulbert. La crociera i cui pilastri erano esistenti aveva le misure già predeterminate, le nuove in cubiti reali ne dovevano tener conto, partendo dallo spazio sacro della crociera, il Quadrato in Terra. Louis Charpentier mette in relazione la Piramide di Cheope e la Cattedrale di Chartres. La pianta della cattedrale gotica come si vedrà in seguito è in funzione delle misure della Grande Piramide espresse in cubiti reali egizi. Il Cubito Reale CR è misteriosamente in relazione con il nostro metro e con il π, infatti, un cubito è la sesta parte di una circonferenza di diametro un metro: 1CR=π/6=0,5236 m. Inoltre il cubito reale è diviso in 7 palmi π/42 a loro volta divisi in quattro pollici, π/168.
Cinque cubiti reali danno in metri il quadrato del numero aureo 5 CR = 5/6π = Φ2 m.
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51 È interessante notare che, nonostante la grande variazione in misure romane di quel tempo, l’unità di piede romano era appena 1 mm in meno rispetto alla media per il piede romano descritto da Greaves e altri.
52 Probabilmente nel 1200 tornò a terminare il portico sud e il labirinto.
53 Lievemente compattate, ma con un errore trascurabile.
L’IMPRONTA TEMPLARE

I segni invisibili lasciati dai Templari a Chartres li ritroviamo disseminati nelle sculture e nelle vetrate, ma soprattutto è nel dimensionamento della struttura che è fatto attraverso il cubito reale egizio con misure legate a quelle della grande Piramide, il Tempio Segreto egizio, e in particolar modo alla Camera del Re dove avvenivano le Iniziazioni maggiori. Il progetto e la costruzione della cattedrale di Chartres è Templare, e lo è tramite la conoscenza delle proporzioni egizie riguardanti i numeri aurei, e il numero il π, applicata attraverso i cubiti reali egizi. Tutta la scienza egiziana era concentrata nel Tempio. Sappiamo che Mosè era del Tempio e fu istruito in tutta la scienza dei Faraoni. Pitagora studiò 22 anni presso i sacerdoti egizi, le più grandi menti della Grecia attinsero all’Egitto.

Durante il processo del 1310 a Lucera in Puglia, contro il templare catalano Galcerand de Teut (Teus?), dopo essere stato torturato egli rivelò l’esistenza degli statuti segreti di Damietta redatti nella fortezza di Athlit. Damietta, una città e porto dell’Egitto sul delta del Nilo, fu importante nel XII e XIII secolo durante il periodo delle Crociate. Questa fortezza era stata fatta costruire nel 1218 dal Gran Maestro Guillaume de Chartres e nel 1291 fu abbandonata. Circondata da tre lati dal mare, munita di porticciolo e di un cantiere proprio era inespugnabile. In seguito a recenti scavi, in un cimitero della fortezza sono stati rinvenuti due loculi templari in cui oltre al simbolo della spada recano l’una un filo di piombo e una squadra, l’altra una squadra e un martello entrambi simboli dei Maestri Costruttori(54).

L’altro riferimento è la venerazione Templare verso Giovanni Battista, a cui fu tagliata la testa, da qui la venerazione verso la testa mistica. Quando giusero in Terrasanta i nove cavalieri si presentarono al Patriarca di Gerusalemme, Teoclete, sessantasettesimo successore di Giovanni Battista. La versione della storia di Gesù e il cristianesimo primitivo furono comunicati a Hugh de Payens dal grande pontefice dell’Ordine del Tempio della setta nazarena o joannita Teoclete; dopo di che furono appresi da alcuni cavalieri in Palestina, scelti fra i più elevati e intelligenti membri della setta di San Giovanni, che vennero iniziati ai Misteri. Questa era la vera ereseia tenuta nascosta dai Templari. Giovanni il Battista si atteneva rigorosamente ai precetti austeri dell’Ordine dei Nazaria. Gesù da come si vestiva e da come parlava aveva caratteristiche sia Essene sia Nazarene, e non poteva andare completamente d’accordo con l’osservanza formale delle due sette e di conseguenza con Giovanni Battista. Nel Codex Nazareus (I/47) si legge l’eresia di Gesù nei confronti dei Nazaria: “Gesù è il distruttore dell’antica ortodossia religiosa … è il fondatore della setta dei Nuovi Nazari”. Non è dunque un caso che nella cattedrale gotica di Chartres, finché vi fu l’Ordine del Tempio, nessuna rappresentazione di Cristo sulla croce.
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54 L’eresia templare di Sabina Marineo.

I TEMPLARI E LE TESTE MOZZATE

Le cattedrali gotiche hanno dei riferimenti alla testa mistica, staccata di netto dal busto: la testa di San Giovanni Battista ad Amiens, la scultura di San Nicosia decollato a Reims, la scultura sotto la Torre Nord, San Dionigi con la testa in mano affiancato da due angeli sul lato sinistro del Portale Ovest (detto il Portale della Vergine) della cattedrale di Notre-Dame de Parigi(55). A Chartres si hanno due teste mistiche entrambe sulle vetrate dei costruttori. La testa del Battista è una forte immagine attraverso la quale si può vedere una rappresentazione della Sophia, la saggezza mistica degli Gnostici. Nelle vetrate del Coro sul Lato Nord che illustrano le storie di San Chéron decapitato, il santo è rappresentato decapitato con due angeli a lato. Nella vetrata di San Silvestro abbiamo la rappresentazione della decapitazione di Timoteo.

FIGURA 24. SAN CHÉRON DECAPITATO – DECAPITAZIONE DI SAN TIMOTEO

Le teste mozzate nell’antichità svolgevano una funzione oracolare, si veda Il mistero delle teste parlanti, dalla testa di Orfeo che canta e dà predizioni mentre è trasportata dalle acque, agli inquietanti theraphim(56) della tradizione ebraica, per terminare alle teste dei Celti. Esiste un legame tra le teste mozzate e le sorgenti d’acqua. Dove vi furono santi decapitati, sgorgano sorgenti miracolose. I Templari veneravano anche la testa di Sant’Eufemia dal cui sarcofago sgorgava a cadenze fisse del sangue guaritore. La testa mozzata poggia su un piatto come nel caso del Battista, oppure in una coppa come per Dagoberto II. La testa del Battista è una forte allegoria simbolica sotto la quale alcuni vedono una rappresentazione della Sophia, la saggezza mistica degli Gnostici. Ritroviamo questo senso occulto nel mito legato al misterioso Baphomet, l'idolo che i Cavalieri Templari confessarono di adorare negli interrogatori dell'Inquisizione, e che era collegato a una testa. Come non ricordare la “Dama del Carro” che porta ad Artù un carro pieno di teste mozzate. Vi è dunque un sotterraneo riferimento sia al Baphomet sia al Graal. Nella Cripta di St. Denis vi è una colonna è scolpita con nove teste d’uomo sopra un carro che trasporta l’Arca dell’Alleanza. Le Nove Teste rappresentano i Nove Cavalieri che fondarono l’Ordine del Tempio.
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55 Nella Cattedrale di Troyes, si trova la testa di San Bernardo di Chiaravalle, il sostenitore dell’Ordine dei Templari.
56 Erano gli idoli-oracolo (delle teste decapitate) degli antichi Ebrei. Rebecca li sottrasse a suo padre Labano. I Theraphim sono confrontabili ai Golem.

I TEMPLARI E I MAESTRI D’OPERA DELLA CATTEDRALE

Durante una notte terribile nel 1194 un disastroso incendio infuriò nella città di Chartres, devastando la maggior parte delle case e negozi, e distruggendo gran parte della sua antica cattedrale. Per ricostruire la cattedrale giunse un Maestro d’Opera dalla regione a nord-est di Parigi, un uomo di talento che aveva lavorato presso la cattedrale di Laon. Questo Maestro è descritto un serio filosofo, abile come muratore. Non sappiamo il suo nome, perché sono stati persi tutti i documenti, ma è stato individuato in più luoghi per ricavare qualche idea delle sue capacità. Vi furono nove squadre guidata da Maestri d’Opera, anche se il disegno originale ha influenzato ogni Maestro, che lo seguì, il nuovo Maestro ogni volta che poteva imponeva le sue idee sul piano costruttivo della cattedrale, continuando con i modelli del suo predecessore, quando non poteva fare altrimenti. È interessante fare notare come il numero dei Maestri d’Opera coincida con il numero dei fondatori dell’Ordine dei Templari.

A Chartres non si hanno informazioni sui Maestri d’Opera che progettarono la cattedrale, si hanno, però informazioni sui compagnons che edificarono la edificarono. Nelle vetrate del Coro sul Lato Nord che illustrano le storie di San Chéron decapitato, abbiamo in basso la rappresentazione di un muratore con il filo a piombo e dei tagliatori di pietra con le squadre e degli scultori, e nelle vetrate Sud che illustrano le storie di San Silvestro, abbiamo in basso la rappresentazione dei muratori e dei tagliatori di pietre e a destra gli strumenti del Maestro d’opera: squadre a 90° e curve, un modello per capitello, sagome, cazzuola, livella, martelli.

FIGURA 25. VETRATE DI SAN SILVESTRO STRUMENTI DEI COSTRUTTORI

Altre informazioni sui Maestri d’Opera provengono da un villaggio nel comune di Saint-Étienne-de-Fursac nel dipartimento della Creuse, dove si trovava l’antica commanderia dei Templari Paulhac di cui resta la Chiesa della Decollazione di San Giovanni Battista e del suo annesso, noto come la cappella di San Fiacre. Nella chiesa di San Giovanni Decollato, addossate sulla parete Sud a sinistra, vi sono dei triplici pilastrini alla cui base vi sono tre teste che appaiono come sapienti.

FIGURA 26. COMMANDERIA DI PAULHAC - TESTE DEI MAESTRI D’OPERA DI CHARTRES

Una di queste teste guarda in direzione dell’abside, ai cui lati due croci templari, secondo Pierre Dupuis(57) rappresenta il Maestro d’Opera di Chartres e i suoi assistenti, è probabile che le teste(58) siano anche un riferimento ai Templari, gli istruttori dei Maestri d’Opera che progettarono le primitive cattedrali gotiche.

La cappella templare di San Giovanni a Paulhac è formata da Cinque campate per un’altezza di circa 9 metri. Il rilievo al suolo dell’interno della cappella mostra una geometria particolare. Le misure al suolo e considerazioni sono state fatte da Pierre Dupuis59. Al suolo si hanno cinque moduli quadrati di lato 5,6 m più un rettangolo che nasce dalla diagonale del doppio quadrato. La larghezza è di 5,6 m, la lunghezza di 29,32 m, cioè 56 cubiti reali. La mediana di questa lunghezza 56/2CR=28CR=29,32/2m=14,66m=5,6Φ2m. L’altezza alla chiave di volta di 9 m della cappella è in rapporto aureo con la larghezza: 5,6xΦ=5,6x1,618=9,06 m. Il modulo è uguale a 5,6 m = 4Φ2 CR = 8,4√Φ CR. La lunghezza 2x5,6Φ2 m = 56 CR. Il numero 56 compare sia nei cubiti reali, e sia nei metri.

FIGURA 27. CAPPELLA TEMPLARE DI SAN GIOVANNI – RELAZIONE TRA CUBITI REALI METRI E Φ

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57 La Croix templière de Paulhac par Pierre Dupuis-Kandaki. (www.kandaki.com/K-download/Sator_Dupuis.pdf).
58 Nella Cripta di St. Denis vi è una colonna è scolpita con nove teste d’uomo sopra un carro che trasporta l’Arca dell’Alleanza. Nove Teste templari si ritrovano sul muro esterno dell’ossario romanico a pianta circolare del XII secolo di Hartberg in Stiria (Austria).
59 http://www.cirac.org/club/Le_Secret_des_Templiers.pdf. di Pierre Dupuis.
LE TORRI TEMPLARI

La cappella di Saint Piat, non appartiene al progetto gotico originario, perché è stata eretta nel 1335, dopo la fine dell’Ordine dei Templari, ma non le due piccole torri che erano preesistenti. Scrive Louis Charpentier: “Vale la pena di proporre questa questione perché mi sembra che ci sia stata una difesa presso la cattedrale che è per lo meno inconsueta. Il capocroce della cappella di Saint Piat, costruita all’estremità dell’abside nel XIV secolo, è addossato a due torri che, evidentemente, sono ad esso anteriori. Queste due torri non corrispondono in niente allo stile della cappella di Saint Piat, né ad alcun stile religioso. Esse possono - e sembrano proprio - aver fatto parte di una piccola torretta difensiva. Una di queste torri, d’altra parte, quella a Nord, si situa esattamente nell’asse della cattedrale e ha potuto servire di «riferimento» per il tracciato al suolo.”

FIGURA 28. CHARTRES TORRE TEMPLARE SUD

Le due torri sono alte 22 m, che corrispondono a 42 CR (cubiti reali egizi), al numero di Giudici o Assessori che formano il tribunale di Osiride che deve giudicare il Defunto, nome misterico dell’Iniziando. La presenza delle due torri presso la cattedrale è per lo meno inconsueta e sembrano aver fatto parte di un sistema difensivo come la “Torre del Tempio”, di Parigi un quadrato di 60 m2 (7,7 m di lato), affiancato su ogni angolo da quattro torrette di 5 metri di diametro ricoperte di tegole in modo piramidale.

FIGURA 29. TORRE DEL TEMPIO DI PARIGI

Il modello delle torri è unico, poiché le misure sono praticamente identiche(60). Probabilmente se si fanno degli scavi esterni al muro della cappella centrale, si trova traccia della restante parte dell’antico sistema difensivo.

Resta da chiederci il motivo per il quale due torri non furono abbattute per essere poi collegate alla cattedrale. In ogni modo i Templari hanno lasciato la loro firma in due punti opposti sull’asse della cattedrale, a NE le Torre difensive, e a SW sul Portale di destra detto della Vergine, nella scultura che occupa il posto del segno zodiacale di Gemini, Due Cavalieri Templari dietro uno scudo con otto raggi. Inoltre, nel Portale Nord è scolpito il trasporto dell’Arca del Patto; nel Portale Meridionale di sinistra, Due Cavalieri Templari. Sotto il piedistallo della scultura (datata 1226) del cavaliere templare noto sotto il nome di Roland, si vede un uomo che è torturato su una ruota. I Templari furono torturati e uccisi dal 1307 al 1310. Quella tortura un ammonimento per la strage perpetrata dai crociati a Béziers il 22 luglio 1209, all´inizio della Crociata albigese, un timore, un presentimento del loro futuro destino.

FIGURA 30. CAVALIERI TEMPLARI: PORTALE OVEST E PORTALE SUD - FERITOIA DIFENSIVA LATO NORD

Tutto intorno alla cattedrale vi sono corridoi fortificati. La cattedrale per molti versi assomiglia a una fortezza che potrebbe facilmente essere difesa. In figura è riportata una tipica finestra-feritoia dell’XI secolo che si trova sul lato Nord. Anche le due Torri della facciata Ovest sembrano per la parte bassa strutture di difesa o militari. Intorno alla cattedrale si vedono finestre difensive con feritoie destinate a soldati con arco e freccia. I Templari hanno costruito la cattedrale di Chartres come una fortezza, dove doveva difendere qualcosa di prezioso e importante, che cosa? L’Arca di Mosè, il Graal? Sicuramente qualcosa essi trovarono nel sottosuolo di Gerusalemme. In accordo con quanto scritto da Pierre Dupuis, chiameremo la Torre Templare posta a Nord, Torre del Graal, perché il centro della torre individua l’asse sacro longitudinale della cattedrale. Inoltre:
1. Il raggio interno delle Torri è 1,7 m e il numero 17=8+9 è associato al Graal e ai Templari(61). In cubiti reali egizi 1,7 m sono 2Φ CR. Il 2 rappresenta la dualità, il numero aureo Φ l’armonia nella forma.
2. Lo spessore dei muri delle torri 1,1 m è una forma decimale del numero maestro 11, in cubiti reali egizi 2,1 CR.
3. Il raggio esterno delle torri di 2,8 m è uguale a 4,2√Φ=42/10√Φ CR, l’altezza è 42 CR, multipli di sette.
4. La distanza tra gli assi delle due Torri Templari è 20√Φ CR(62). La radice quadrata del numero aureo √Φ, caratterizza l’elevazione della Grande Piramide in funzione della semibase, cioè un triangolo rettangolo di base 1, altezza √Φ, ipotenusa Φ, l’inclinazione della Grande Piramide è 1,2727=√Φ.

La radice quadrata di Φ approssima con un errore dello 0,1% il rapporto 4/π vale a dire √Φ=4/π. Questo rapporto era conosciuto dagli egizi e da questi trasmesso a Mosè e a Pitagora. Un modo pratico per ottenerlo è riferirci alla Grande Piramide di altezza 280 CR e lato 440 CR: l’inclinazione è data dal rapporto 280/220=14/11=1,2727=√Φ. In termini pitagorici il quattro rappresenta il quadrato, il π rappresenta il cerchio. Un quadrato di lato 1 ha come perimetro 4; un cerchio di diametro 1 ha come perimetro π. I Templari presero questo valore come modulo per realizzare il Tempio Segreto, la Cattedrale di Chartres. Essendo l’altezza della Grande Piramide 220√Φ=280 CR, risulta che 20√Φ è 1/11 dell’altezza della Grande Piramide. Il valore 20√Φ CR è 1/5 della larghezza del rettangolo 2:1 che racchiude la planimetria esterna della cattedrale esclusi la cappella di St. Piat, e i porticati Nord e Sud(63).

FIGURA 31. TORRI TEMPLARI CAPPELLA DI SAN PIAT

La distanza tra le due torri di 7,7 m (14,7 CR) è il lato del quadrato della Torre del Tempio. Un quadrato di lato di lato 7,7 m ha una superficie di circa 60 m2, il valore della superficie della Torre Templare di Parigi. La distanza tra le due torri è:

  • 7 volte lo spessore della torre 7x1,1=7,7 m. In cubiti egizi 7x2,1=14,7 CR.
  • I numeri 7,7 m e 14,7 CR sono divisibili dal numero 7.
  • Oltre ad essere multiplo di 7, il numero 7,7 è multiplo di 11, vale a dire 11x0,7; il secondo numero 14,7 m è anche multiplo di 21, vale a dire 21x0,7.

Il numero 77 è la rappresentazione del sette 4+3=7, attraverso il 7° numero un quadratico sommato al 7° numero triangolare, 49+28=77. Visivamente è un quadrato di lato 7 sormontato da un triangolo di lato 7. Il numero Sette era per i Pitagorici sacro a Minerva (Pallade Atena), la Sapienza Misterica.

FIGURA 32. IL NUMERO 77

A Stonehenge c’è un anello (il terzo contando dal centro) di 56 pozzetti, conosciuti come fosse di Aubrey, segnati ora con altrettanti dischetti di cemento. L’altezza della Grande Piramide è 280 CR cioè 56Φ2 metri; inoltre per un grado di parallelo di Chartres stimato a 73,687 km, la superficie della circonferenza di questo parallelo vale 56 milioni di Km2, il diametro esterno della Torre Templare è 5,6 m.
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60 Le altre due torri, se non erano state abbattute, dovevano trovarsi in prossimità del muro esterno della cattedrale.
61 La scacchiera quadrata contiene 8x8 quadrati bianche i neri divisi da 9x9 linee assiali 8+9=17. Per i Pitagorici 17 rappresentava l’ostacolo.
62 Valori verificati sulla planimetria ad alta definizione della cattedrale. I calcoli in funzione di √Φ sono stati fatti dall’autore.
63 Vedi capitolo: La Piramide di Cheope e la Cattedrale di Chartres.
PITAGORISMO DEI TEMPLARI

La geometria dei Templari è puro pitagorismo, ma sappiamo che Pitagora trascorse quasi 22 anni in Egitto, incontrò quasi tutti i Maestri d’Egitto a Heliopoli, Menfi e Tebe, dove ricevette l’insegnamento. Fu iniziato ai segreti della matematica, della geometria e della scienza delle stelle, cioè del sistema solare e delle galassie. L’antico Egitto è l’antica patria delle conoscenze della geometria e della matematica. A Talete è attribuito il merito di aver trasportato in Grecia il patrimonio di conoscenze dei Babilonesi e degli Egiziani con particolare riguardo a nozioni geometriche e astronomiche. Si legge, infatti, nel “Commento” di Proclo che Talete andò dapprima in Egitto e da qui introdusse lo studio della geometria in Grecia. Democrito in Egitto apprese dai sacerdoti la geometria.

Dove i futuri Templari appresero le conoscenze geometrie dell’antico Egitto? Nel 1118, troviamo a Gerusalemme tra i fondatori dell’Ordine del Tempio Ugo di Champagne, André de Montbard, lo zio di San Bernardo, che è con Hugues de Payns, quando il re Baldovino II concede loro di risiedere nella zona dove sorgeva il Tempio di Re Salomone: ottennero gli alloggi sulla spianata del Tempio di Gerusalemme, tra la Moschea della Roccia e la Moschea di Al-Aqsa. I nove cavalieri, sapevano già cosa cercare nei sotterranei della moschea: trovarono nella zona delle “Stalle di Salomone” la rete di cunicoli del Tempio originario, antico di millenni. Lì raccolsero delle pergamene e altri documenti risalenti alla conoscenza che Mosè aveva portato con sé dall’Egitto, e qualcos’altro. Il contenuto delle altre pergamene doveva riguardare elementi di geometria sacra, e forse l’utilizzo di nodi energetici della griglia terrestre, e altri segreti che non sarebbero mai dovuti essere rivelati al di fuori di una stretta cerchia dell’Ordine. C’è nella zona del Tempio qualcosa di così favoloso e misterioso che solo i legami di sangue dei fondatori dell’Ordine Templare sono in grado di proteggerne il segreto. L’Ordine dei Templari affonda le sue radici nell’essenza stessa della storia dell’Uomo, nel Maasè Bereshit (l’Opera della Creazione) che Mosè compilò grazie alla conoscenza misterica appresa in Egitto(64). Giuseppe Flavio accomuna la figura di Mosè a quella di Osarseph, e afferma di fare riferimento agli scritti dello storico e sacerdote egizio Manetone (III secolo a.C.), il quale racconta che Mosè era Egizio(65) e Gran Sacerdote di Osiride a Eliopoli, la città del culto del Sole (El, cioè Sole). Il nome egizio di Mosè era Osarseph, una curiosa fusione tra il nome di Osiride e quello di Giuseppe, il figlio di Giacobbe. I Templari rappresentano, con la loro stessa esistenza, simboli primordiali come quelli che legano la Materia allo Spirito, e che opportunamente combinati producono la risultante della Conoscenza, il bagaglio dei profeti e degli Illuminati. Solo con queste premesse si può comprendere Chartres è stata progettata utilizzando il cubito reale egizio e con numeri attinenti alle misure della Grande Piramide.

Le misure della cappella templare di San Giovanni a Paulhac, e della Torre Templare insistono sui numeri 17 e 56. Plutarco ci dice che i Pitagorici chiamano il diciassette, “ostacolo”. Esso, infatti, cade fra il sedici, che è un quadrato di lato 4, e il diciotto, che è un rettangolo di lati 6x3, cioè un doppio quadrato di lato 3, un rettangolo Madre-Padre di rapporto 2:1.

FIGURA 33. IL PASSAGGIO DALL’IDEAZIONE ALLA REALIZZAZIONE

Il 16 e il 18 sono i soli fra i numeri a formare figure piane che abbiano il perimetro uguale all’area. Per i Pitagorici la superficie rappresenta i diritti, e il perimetro, i meriti, in queste due figure piane meriti e diritti sono equilibrati. Abbiamo nel quadrato la Misura Divina, che è Giustizia ed Equilibrio, nel doppio quadrato la giustizia umana pur nella dualità riproduce la misura divina. Si ha il passaggio dall’Ideazione alla Realizzazione. Il diciassette è il passaggio dal divino al materiale e si pone come una barriera fra loro, e li separa uno dall’altro. Il numero 17 è:
  • La somma dei primi due numeri, la Monade e la Diade alla quarta potenza: 17 = 14+24.
  • La somma dei primi Quattro numeri primi o incorruttibili: 17 = 2 + 3 + 5 + 7, una forma diversa della Divina Misura.
  • Il 7° numero primo.
  • 17 = 1 + 7 = 8. L’otto è due volte 4 ed è quindi un numero che rivela l’interesse per la materia, ma all’interno di un equilibrio tra l’ordine terrestre e quello e quello celeste.

Plutarco ci informa che il numero 56 rappresenta i lati del poligono associato a Tifone. Sappiamo che Pitagora fu istruito in Sapienza per ben 22 anni in Egitto. Il numero 56=2x28 corrisponde a due mesi lunari, cioè un ciclo lunare completo composto di 2x4 settimane. Osiride era chiamato il Doppio Coccodrillo, cioè il doppio principio, Spirito e Materia, Bene e Male, e come tale era il Sole del giorno e quello della Notte, il divino e il mortale. Nel mese lunare di 28 giorni, ogni settimana ha un suo carattere occulto. Il Defunto, l’Iniziato che diventava un Coccodrillo (Drago, Serpente) acquisiva ventotto facoltà o poteri sulla Materia. In un cerchio di raggio 56, il lato del pentagono inscritto vale 66. I cinque triangoli isosceli che compongono il pentagono hanno base 66 e lati 5666.

FIGURA 34. RELAZIONE GEOMETRICA TRA I NUMERI 56 E 66

Il Pentagono e la stella a Cinque Punte dominano l’architettura delle cattedrali gotiche. Il numero 5 dai Pitagorici chiamato matrimonio è la somma del primo numero pari 2, la Diade con il primo numero dispari 3, il Triangolo(67). Il numero cinque è geometricamente rappresentato dal Pentagono che con la stella a Cinque Punte domina l’architettura delle cattedrali gotiche.

Tra tutti i triangoli rettangoli, quello egizio di lati 3-4-5, esprime due cateti perpendicolari antagonisti, il 3 Il Cielo, il Padre e il 4, la Terra, la Madre, riconciliati da un segmento obliquo, l’ipotenusa, il numero 5 il Figlio, l’Uomo. Apollo fu soprannominato Loxios (l’Obliquo), un epiteto che può contenere il suo ruolo di Mediatore Divino, oltre che al carattere allusivo dei suoi oracoli.

Quando il Cielo diventa un Cerchio e la Terra un Quadrato, l’unica forma geometrica che può svolgere un ruolo di Mediatore tra il Cerchio, e il Quadrato, dovrebbe logicamente essere il Pentagono, la forma geometrica del numero 5, del Mediatore.

FIGURA 35. SEZIONE VERTICALE DEL PANTHEON

André Charpentier nei “Misteri del Pantheon di Roma” scrive giustamente che non essendoci manoscritti sull’antico insegnamento occorre trovare le tracce nella pietra degli antichi monumenti e edifici sacri. Il Pantheon(68) di Adriano in Roma il tempio circolare, un libro di pietra è l’unico monumento antichità che è sopravvissuto quasi intatto. Ora le parole latine Orbis e Urbs sono simili. L’edificio del Pantheon è inscrivibile in una sfera perfetta(69). La cupola del Pantheon(70) di Roma è costituita da 5 ordini degradanti di 28 cassettoni. Altri cinque ordini invisibili occupano posto nella metà inferiore della sfera, in totale abbiamo il numero dell’altezza della Grande Piramide 5x2x28=5x56=280 cubiti reali. La quinta parte dell’altezza in CR della Grande Piramide fornisce il numero 56.

Il numero 56 è legato alla sfera e al cerchio. La Basilica pitagorica sotterranea di Porta Maggiore in Roma attesta la presenza dei Pitagorici in epoca imperiale. I costruttori, appartenenti ai Collegia Fabrorum, vollero dissimulare le misure sacre, perciò non espressero in piedi romani le misure misteriche, ma solo attraverso le proporzioni. Il fatto che Adriano non abbia voluto dare il suo nome per il Tempio ricostruito è un valido esempio di anonimato della tradizione misterica, in seguito osservato dai costruttori di cattedrali gotiche(71).

Il pronao del tempio è composto di due gruppi di colonne: una fila di 8 colonne di granito grigio esterne, e quattro gruppi di due colonne interne 2x4 di granito rosa, in totale 16 colonne. L’interno della cupola è retto da 8 pilastri vuoti formati nella parete della rotonda, che segnano gli otto angoli di un ottagono inscritto. Ricorre il numero 8 templare e pitagorico. Queste particolari colonne cave, non hanno la forma di colonne regolari ma semicilindrica, e loro curvatura rivolta verso l’interno dell’edificio, quindi nella direzione opposta della spinta. Il Pantheon come la cattedrale gotica, è basato sul vuoto, in modo da soddisfare il principio di economia che governa l’ordine naturale. La rosa dei venti è ottagonale, attraverso queste camere verticali vuole idealmente spirano gli otto venti dello Spirito.

Il matrimonio simbolico tra Pallade Atena, il cui numero era 7, e le 8 colonne è 7x8=56, il valore del raggio della cupola. La facciata del Pantheon ha otto colonne separate da sette porte. Il 56 è un numero chiave sia nelle misure della Grande Piramide e sia nelle misure Templari in cubiti reali. Il modulo templare è uguale a 5,6 m = 4Φ2 CR = 8,4√Φ CR. Il numero 56 compare sia nei cubiti reali, e sia nei metri. La torre templare di Chartres è legata ai numeri 17 e 56.

André Charpentier ritrova la chiave numerica nel Pantheon e nelle opere di Virgilio che fortunatamente hanno ricevuto un’eccezionale protezione. Ciò che è necessario, si domanda Andrè Charpentier, è trovare quei numeri che mettono in relazione il doppio quadrato, il cerchio e il mediatore, il pentagono. Il Naos la Casa del Dio, era realizzato con un Doppio Quadrato.

FIGURA 36. IL PANTHEON - LA MISURA DEL MEDIATORE COSMICO

I Quattro canti delle Georgiche di Virgilio comprendono 2178 versi. L’opera è una sorta di dittico, composta di 1089 (metà del 2178) versi. Ora, poiché 1089 è il quadrato di 33, “Le Georgiche”, valgono il doppio del quadrato di 33, e quindi sono letteralmente incluse in un doppio quadrato, che è appunto la parte rettangolare del Pantheon. L’area del doppio quadrato vale 2x33x33=33x66=2178. Il doppio quadrato 66x33 del Pantheon diviene la misura di riferimento, un modello geometrico.
Virgilio nell’Eneide scrive 9900 versi, ora 99 è tre volte 33. L’area del Cerchio Celeste è 9900. Assegnando al numero p greco π il valore 22/7 stabilito dal Neopitagorico Archimede, per il cerchio di superficie 9900, troviamo che il suo diametro vale 112, e il raggio 56. La figura geometrica di partenza è il Cerchio di raggio 56 e il Pentagono e in esso inscritto di lato 66 e il mistico Naos, il Doppio Quadrato. Il lato del pentagono 66 è fatto coincidere con il lato della dualità del doppio quadrato, vedi figura seguente. Si ricava che tutte le seguenti superfici sono multiple del numero 33.

Dante che apparteneva ai Fedeli d’Amore molto vicini ai Templari, scrive la Divina Commedia con moduli di 33 strofe e pone come suo Maestro Virgilio. La Commedia ha, infatti, oltre ad un brano introduttivo, 99 brani divisi in 3 gruppi di 33 (Inferno, Purgatorio, Paradiso). L’opera è scritta in triplette di 11 sillabe, in modo che ogni conteggio di 33 sillabe. Inoltre, il Paradiso si apre con un inno ad Apollo, al Mediatore, simbolicamente al numero cinque, in epoca cristiana.

  • L’area del cerchio di raggio 56 (valore esatto 56,14) è 9900=33x300.
  • L’area del pentagramma72 cioè della stella a cinque punte è 3300=33x100.
  • L’area del pentagono calcolata sommando cinque triangoli del pentagono è 7425=5x45x33=33x225.
  • L’area del triangolo sotteso alla base del pentagramma stellato è 825=33x25.
  • L’area della luna tra il pentagono e il cerchio è 405=33x15.
  • L’area del doppio quadrato è 2178=33x66.

In un cerchio di raggio 56, il lato del pentagono inscritto vale 66. I cinque triangoli isosceli che compongono il pentagono hanno base 66 e lati 5673. Il lato di 66 è contemporaneamente: lato del Pentagono, corda del cerchio celeste, lato maggiore del doppio quadrato della Terra. Sintesi triplice perfetta: la misura comune applicata dal Mediatore cosmico(74). La misura della Terra è 33 e attraverso il suo doppio 66 si passa all’Uomo, il Mediatore tra il Cielo e la Terra.

La somma dell’area del triangolo con il doppio quadrato dello spazio sacro è 825+2178=3003 l’alias del numero apollineo 33. Il numero 3003 riserva un’altra sorpresa è il 77° numero triangolare. La figura geometrica del doppio quadrato sormontato dal triangolo ricorda la vista frontale di un tempio greco. Questa figura geometrica la ritroviamo nel Pantheon di Roma. Nel modello greco del Tempio manca l’immagine del cielo, che è stata aggiunta nella forma della famosa cupola (il cerchio). Il doppio quadrato è rappresentato dal numero 825 cioè 8+2+5=15, il triangolo è rappresentato da numero 2178 cioè 2+1+7+8=18, la somma dei due numeri ci riporta alla misura della Terra: 14+18=33.

I numeri 66 e 56 che determinano le proporzioni della figura, sono il doppio di 33 e 28, i rispettivi numeri del Sole e della Luna. Il percorso annuale del sole attraverso lo zodiaco è rappresentato con tutte le sue implicazioni. Il Sole è la spina dorsale del nostro universo, e le sue 33 stazioni corrispondono al Macrocosmico, le 33 vertebre umane corrispondono a microcosmo. Durante il mese lunare di 28 giorni, la luna passa attraverso 28 costellazioni. Il numero 28 è il 7° numero triangolare! Pitagora aveva 28 discepoli (25 maschi e 3 femmine) e li condusse verso la Saggezza. La Basilica pitagorica sotterranea di Porta Maggiore in Roma mostra 28 stucchi funerari della confraternita che conferma che i componenti erano appunto 28. Inoltre 28 è un numero sacro nell’architettura pitagorica. Il numero 33 è la Tetractis fattoriale 33 = 1! + 2! + 3! + 4! Il numero trentatré ha la proprietà di essere scomposto sia con la coppia di numeri della Monade e della Diade: 33 = 12+21 e sia con i numeri della Monade e della Diade alla quinta potenza: 33 = 15+25. Quest’ultima relazione lega il 33 con il numero 5. Riepilogando il numero 33 è:
  • 33 = 1! + 2! + 3! + 4! La Tetractis fattoriale
  • 33 = 12+21
  • 33 = 15+25.
Il numero 6 è associato alla creazione nel mondo della forma tramite le sei direzioni dello spazio è il 3° numero triangolare. Il numero 66 è anch’esso associato alla creazione, è l’11° numero triangolare, mentre il numero 666 è il 36° numero triangolare. Il triangolo per i Pitagorici era la prima forma geometrica, la forma astratta dell’atomo, i numeri triangolari hanno un rapporto privilegiato con la forma primordiale. In questo studio abbiamo trovato che:
  • Il numero 6 è il 3° numero triangolare.
  • Il numero 28 è il 7° numero triangolare.
  • Il numero 66 è l’11° numero triangolare.
  • Il numero 666 è il 36° numero triangolare.

Il numero del Tempio 2178+825=3003 è il 77° numero triangolare. Il numero 77 si ripresenta più volte nell’insegnamento cristiano e ridotto diviene 7+7=14, una coppia di sette. Il numero 77 è la rappresentazione del sette 4+3=7, attraverso il 7° numero un quadratico sommato al 7° numero triangolare, 49+28=77. Visivamente un quadrato di lato 7 sormontato da un triangolo di lato 7. Il numero Sette era per i Pitagorici sacro a Minerva (Pallade Atena), la Sapienza Misterica.

Nel 1127 il Consiglio di Troyes rende i Cavalieri Templari intoccabili e li trasforma in difesa militare dei Luoghi Santi. Nella cattedrale di Troyes si possono vedere i due simboli più antichi della divinità visualizzata come un Sole e contenente un triangolo con il Tetragramma (YHVH), stilizzato come 777.

FIGURA 37. TROYES TETRAGRAMMA YHVH E NUMERO 777

Il numero 777 è ridotto a 7+7+7=21. I Rabbini considerano i numeri 10, 6, 5 i più sacri di tutti. Il valore numerico di YHVH (יהוה), Jod(10) – Hè(5) – Vau(6) – Hè(5) risulta 26, ma se si considera una sola volta Hè allora si ha 21. Riducendo ulteriormente 21 si ha: 2 + 1 = 3, il numero della Trinità. Non deve stupire la presenza del Tetragramma ebraico nella cattedrale di Troyes.

Nel 1127 il potente conte di Champagne uno dei principi più ricchi del regno di Francia rinuncia alla sua ricchezza e alla sua famiglia per sottostare agli ordini di un ex vassallo, Hugues de Payns. Nel 1127 per proteggere il segreto dell’Ordine del Tempio, il Concilio di Troyes convocato sotto l’autorità di San Bernardo, rende i Templari intoccabili e li trasforma in difesa militare dei Luoghi Santi. A Troyes si trovava la famosa scuola cabalista del rabbino Solomon Ben Isaac. Il rabbino morì nel 1105 e il lavoro fu portato avanti dai suoi generi. Secondo diverse fonti, il rabbino ricevette spesso la visita di Ugo di Champagne e pare che dai loro incontri fosse scaturito qualcosa di cruciale.
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64 Il Bereshit, uscito dai sacrari dei templi di Menfi e di Tebe, è il primo dei cinque libri che costituiscono il Sepher di Mosè. In esso è contenuta tutta la suprema scienza egizia. Tutti i segreti della natura elementare e divina vi sono racchiusi sotto un velo di immagini e di simboli.
65 Per Sigmund Freud che era ebreo, Mosè era un sacerdote egizio.
66 Il raggio effettivo del cerchio che circoscrive il pentagono di lato 66 dovrebbe essere 56,14 se approssimato a 56 si commette un errore 0,25%.
67 Archimede ha chiesto ai suoi amici e parenti di mettere sulla sua tomba dopo la sua morte, un cilindro contenente una sfera, dove si mostra che la proporzione di questi due volumi è da 2 a 3. Ora questo rapporto di 2/3 della scala pitagorica, è la Quinta, il SOL.
68 Il Pantheon aveva in epoca imperiale completamente sostituito il primitivo Tempio di Vesta nel centro di Roma, cioè in posizione assiale. La lancia verticale di Vesta è l’Asse del Mondo.
69 L’altezza dell’edificio è uguale al suo diametro e misura 43,44 m per 43,44 m.
70 La cupola era dedicata a Pallade Atena, la Conoscenza Arcana, il cui numero era Sette, considerato vergine, proprio come Pallade. Come Vesta anche Pallade era raffigurata con una lancia nella mano destra.
71 Prima di lui, Agrippa aveva trasgredito a questa regola in apparenza. In effetti, la dedica sul frontale, non è un segno di appropriazione individuale, ma una semplice indicazione cronologica, il nome del console per la datazione l’anno di fondazione. AGRIPPA TERTIUM COS (Terzo consolato di Agrippa) si riferisce quindi semplicemente all’anno 27 a.C.
72 La geometria ci insegna che il pentagramma occupa 1/3 del cerchio in cui opera.
73 Il raggio effettivo del cerchio che circoscrive il pentagono di lato 66 dovrebbe essere 56,14 se approssimato a 56, si commette un errore 0,25%.
74 André Charpentier: I Misteri del Pantheon di Roma, L’eredità di Pitagora e D’Archimede. http://symbolos-fg.com/Paginas/Pantheon.html.
LA PIRAMIDE DI CHEOPE E LA CATTEDRALE DI CHARTRES

Molti hanno scritto della corrispondenza tra la Grande Piramide egizia e la Cattedrale di Chartres, architettonicamente, è chiaro che non vi è alcuna somiglianza esterna, ma la Cattedrale di Chartres è una copia fedele, anche se secondo altre regole della Piramide di Cheope. L’obiettivo è lo stesso: trasmettere conoscenza, permettere all’uomo di entrare in sintonia con l’universo. Chartres è stata progettata utilizzando i cubiti reali egizi CR caratterizzanti la Piramide di Cheope. La Piramide di Cheope ha come base un Quadrato che misura di lato 440 CR, il vertice della piramide è situato a 280 CR dal suolo.

Il lato di base della Grande Piramide è 440 CR cioè44x10=4x11x10=2x22x10.
  • La Tetrade Astratta di Pitagora, secondo la Raffigurazione fatta da Theone di Smirne e da Nicomaco da Cerasa, consiste in Dieci Punti (1+2+3+4=10) inscritti in un Triangolo Equilatero di lato Quattro.
  • Il numero 4 è la divina misura. Secondo Plutarco è il valore di base che caratterizza la Madre nel Triangolo sacro egizio.
  • Il numero 11 rappresenta la Tetractis dei primi quattro numeri primi o incorruttibili: 1p+2p+3p+4p=1+2+3+5=11. L’addizione del Pentagono, cioè l’Uomo, con l’Esagono, cioè il Macrocosmo, fornisce il numero 11=5+6. L’undici è anche il Quinto numero primo.
  • Il numero 22 è generato dal raddoppio del numero 11. Nella cabala Elohim crea usando le 22 lettere cioè dei “suoni” dalle cui diverse combinazioni ha origine il molteplice(75). Per Valentino, lo Gnostico, la generazione comprende 22 Eoni, una Decade “10” e una Dodecade “12”.

FIGURA 38. MISURE DELLA GRANDE PIRAMIDE

L’altezza di 280 in CR della Grande Piramide è 28x10=5x56=220√Φ=2x11x√Φ CR.
  • Il numero 28 è il tempo lunare della creazione; questo numero risulta dallo sviluppo triangolare del sette, infatti: 1+2+3+4+5+6+7 = 28.
  • Il numero 10 è la sacra Tetrade 1+2+3+4=10.
  • Il numero 5 caratterizza l’Uomo, la mistica stella a cinque punte.
  • Il 56=2x28 è il numero chiave mantenuto nascosto dai Templari, ma la cui conoscenza proviene dall’Egitto. Infatti, 56 coincide con due cicli lunari di 28 giorni e con il numero dei pollici contenuti in due cubiti (la dualità), la larghezza dei cunicoli nella Grande Piramide. Due cubiti reali sono 56 pollici. Il corridoio di ascesa della Grande Galleria nella Piramide di Cheope è formato da una parte centrale larga due cubiti, più due rampe di larghezza ciascuna un cubito, per un totale di quattro cubiti. Su ciascuna di queste rampe si trovano 28 fori rettangolari ciascuno di ampiezza 8 pollici di lunghezza un cubito. Il numero 56 è collegato alla salita, all’elevazione, verso la Camera del Mistero o del Re.
  • Per la relazione che esiste tra il cubito reale e il metro risulta che l’altezza della Grande piramide è: 5x56 CR = Φ2x56 m. il numero 5 dalle misure in cubiti si trasforma in Φ2 nelle misure in metri.
  • La radice del numero aureo √Φ è in relazione con l’innalzamento verticale.

Poiché dalla sezione della grande Piramide, s’individua un doppio triangolo rettangolo di base 1, altezza √Φ e ipotenusa Φ, si può affermare che gli agrimensori egizi realizzarono l’unità di misura √Φ, tramite tre picchetti e due corde, una lunga 1+1=2 CR e l’altra Φ+Φ=2Φ CR. Si utilizzano due picchetti per tendere linearmente la corda di 2 CR e un terzo picchetto per tendere ad angolo la corda di 2Φ CR. Dal vertice del terzo picchetto al nodo della corda di base si individua in pratica la distanza √Φ. Seguendo l’antico metodo della corda degli agrimensori egizi, i Templari fecero altrettanto.

FIGURA 39. TRIANGOLO DEI NUMERI AUREI

La chiave per comprendere la relazione tra la Grande Piramide e la Cattedrale di Chartres passa attraverso i Templari. La cappella di St. Piat, della cattedrale di Chartres non appartiene al progetto gotico originario, perché è stata eretta nel 1335, dopo la fine dell’Ordine dei Templari, ma non le piccole torri che erano state precedentemente edificate dai Templari. La distanza dall’asse della Torre Templare Nord all’inizio delle colonne del portale centrale misurata sulla piantina è 146,6 m, valore che coincide con l’altezza della Piramide di Cheope (considerando il vertice mancante), cioè 280=5x56 CR cubiti reali. La Grande Piramide se visualizzata anziché in posizione verticale, in posizione orizzontale si sovrappone alla pianta della cattedrale di Chartres. La Larghezza della cattedrale misurata all’asse dei pilastri dei Portali Nord e Sud è esattamente la metà della lunghezza cioè 140 CR cubiti reali egizi che corrispondono a 73,3 m. Si ritrova il cubito reale egizio e il numero 56 dei Templari.

FIGURA 40. CHARTRES RETTANGOLO 2:1 FORMATO SULL’ALTEZZA DELLA GRANDE PIRAMIDE

Un rettangolo Madre-Padre di rapporto 2:1 di dimensioni è individuabile 280x140 CR o di 146,6x73,3 m. Le dimensioni esterne della cattedrale disegnano un rettangolo di rapporto lati 2:1, come il per i lati del pavimento della Camera del Re nella Piramide di Cheope. La Grande Galleria che nella Piramide di Cheope collega il piano della Camera della Regina e alla Camera del Re, le due camere dove avvenivano le Piccole e le Grandi Iniziazioni, ha una pendenza di 1:2.

FIGURA 41. RAPPORTI 2:1 GRANDE GALLERIA PIRAMIDE DI CHEOPE

Il Grande Portale Reale Ovest è racchiuso ai lati da Due magnifiche Torri ottagonali a base quadrata di altezza diversa. La guglia ottagonale Sud-Ovest sulla base quadrata di 45 m, s’innalza di 105 metri, cioè 200 CR (esattamente 104,72 m), ed è stata completata prima del 1155.
Nel 1506 un fulmine distrusse la guglia Nord-Ovest, fu ricostruita da Jehan de Beauce, furono necessari sette anni per scolpire la pietra in un intricato e delicato lavoro. La Torre Nord è alta 115,19 metri, cioè 220 CR, la metà (1/2) della base della Grande Piramide. Moltiplicando questo valore per la radice quadrata del numero aureo si ottiene 220√Φ=280 CR, l’altezza della Piramide. La guglia della Torre Nord-Ovest è stata aggiunta nel XVI secolo dall’architetto Jehan de Beauce che rispettò lo spirito le antiche misure templari in cubiti reali egizi portandola a 220 CR. L’altezza della Torre Nord è in rapporto 1:2 con il lato di base 440 CR della Grande Piramide, il Tempio del Mistero Egizio.
Il fatto misterioso è che sia lo strano collegamento del corpo della cattedrale con le Torri Templari dalla parte dell’abside e sia l’elevazione della guglia Nord-Ovest sono stati fatti secoli dopo la distruzione dell’Ordine del Tempio. Per spiegare questo fatto non ci resta altro ammettere che dei Templari agivano ancora in segreto, qualcuno possedeva in segreto i progetti templari di Chartres(76).

Resta da determinare il riferimento con la Grande Piramide dei 200 CR dell’altezza della Torre Sud-Ovest. Per secoli la Torre Sud è stata considerata con particolare riverenza, c’è una semplicità e armonia che soddisfa immediatamente la vista.

FIGURA 42. RAPPORTI GEOMETRICI PIRAMIDE DI CHEOPE

I valori in CR 280 e 220 determinano l’inclinazione della Grande Piramide 280/220=14/11=1,2727=√Φ. Quelli che sono considerati canali di areazione(77) della Camera del Re nella Piramide di Cheope individuano un quadrato, (colore viola) di lato 200 cubiti(78). I canali nord individuano la sezione di un’altra piramide ridotta di 2,2 volte, che ha come base 200 e come altezza 127,27 cubiti reali, cioè 100 volte il valore dell’inclinazione. Il quadrato “4” di lato 200 CR sormontato da un triangolo “3” di base 200 e altezza 100√Φ, forma una particolare geometria del “7” il numero del Mistero. Un secondo Triangolo Celeste è individuato dai canali al di fuori della Grande Piramide. I 200 CR dell’altezza della Torre Sud coincidono con la base di 200 CR della piramide celata.

FIGURA 43. RETTANGOLO 2:1 (200X√Φ)X(100X√Φ) CR

Il Triangolo Celeste nascosto nella Grande piramide che ha base 200 CR e altezza 127,27=100x√Φ CR, stabilisce le dimensioni planimetriche esterne della cattedrale escludendo la cappella di Saint Piat e i porticati Nord e Sud. In questo Caso i progettisti presero il valore dell’altezza di 127,27=100x√Φ CR come riferimento del lato del quadrato che genera un doppio quadrato di 133,27x133,2772 m, di (200x√Φ)x(100x√Φ) CR, un rettangolo 2:1 Madre-Padre. Il baricentro del doppio quadrato è situato sul centro della crociera a 100√Φ CR. L’altro valore 100Φ CR individua il Centro sacro della cattedrale.

La differenza tra il primo rettangolo di 220√Φ CR che racchiude la cappella di Saint Piat e il secondo rettangolo di 200√Φ CR che la esclude è 20√Φ CR, cioè 1/11 dell’altezza del triangolo Celeste. Nuovamente abbiamo il Numero Maestro 11. Il valore 20√Φ CR è esattamente uguale alla distanza assiale tra le due torri templari. Si può affermare che la misura celata dai Templari a Chartres è 20√Φ CR.

La base del Triangolo Celeste di 200 CR individua sia l’altezza della Torre Sud e sia il centro di un cerchio contenuto nel semicerchio che racchiude il coro. Questo centro si trova in corrispondenza della colonna situata nella Cripta di St. Lubin: “Di fronte a questa colonna, si sente molto piccolo. L’atmosfera è di raccoglimento ... il Pilastro vibra con tutta la sua energia(79)”.

FIGURA 44. PILASTRO CRIPTA DI ST. LUBIN
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75 Ricordiamo che 22 è anche il numero degli aminoacidi che concorrono a formare l’impalcatura della vita o come le 22 paia di cromosomi contenuti nel seme umano e di qualsiasi altra cellula del corpo umano.
76 Jehan de Beauce obbedendo alle direttive ecclesiastiche fece costruire il muro che isolava il coro dal deambulatorio. Nonostante queste variazioni egli rispetto l’antico canone, l’altezza della guglia in CR legati all’Egitto la sua corrispondenza con il muro circolare del coro, due cancelli di ferro per l’ingresso al coro ornati dalla stella a cinque punte.
77 La Camera della Regina come la Camera del Re sono provviste di due canali d’areazione. Se sono solo camere mortuarie, ci si chiede che cosa importa a un morto disporre un ricambio d’aria perché solo i viventi hanno bisogno di respirare, l’ipotesi ortodossa di un sepolcro per mummie deve essere scartata, l’aria serviva per coloro che partecipavano ai rituali dell’iniziazione, nessun corpo è stato ritrovato al suo interno. I canali di areazione rappresentano le narici della camera, che portano l’aria di vita, che collegano la camera al cielo stellato.
78 Riportato in appendice 5 del libro “Il Mistero di Orione” di R. Bauval e A. Gilbert.
79 http://www.lieux-sacres.com/chartres%20-%20cryptes.htm

I RETTANGOLI EGIZI AUREI DI CHARTRES

La pianta della cattedrale oltre che sui rapporti esagonali e sul modello “ad quadratum”, sul rettangolo 2:1, fu proporzionata anche sul rettangolo aureo Φ. Il rettangolo aureo del piano orizzontale si trasforma in Pentagono e Decagono sul piano verticale. S’individua una coppia di rettangoli aurei, larghi quanto la navata, di larghezza teorica di 32,36 m (misurata 32,65), cioè 100/Φ CR e di lunghezza teorica 52,36 m, cioè 100 CR, misurata 52,30 m.
Il collegamento del sistema metrico con quello dei cubiti reali è: 20Φ m = 32,36 m = 100CR/Φ. I due rettangoli coprono partendo dall’ingresso esterno fino al termine della parte rettangolare del coro, uno sviluppo assiale di 200 CR, la Dualità. Vi sono nella struttura della cattedrale naturalmente altri rettangoli aurei.
FIGURA 45. PIANTA DELLA CATTEDRALE - RAPPORTI AUREI E CUBITI REALI

Il rettangolo aureo ha come larghezza quella della navata, cioè 20Φ=32,36 m, e come lunghezza sia quella della navata80 e sia quella del Coro più la Crociera, cioè 20Φ2=52,36 m. In cubiti reali egizi i lati del rettangolo misurano 100/Φ CR e 100 CR.
Questo rettangolo aureo a Chartres è assunto come la misura del luogo sacro, infatti lo stesso rettangolo traslato sulla Crociera copre esattamente anche la superficie interna del Coro e pertanto gli diamo il nome di Rettangolo Sacro Aureo.
Il rettangolo aureo ha come larghezza quella della navata, cioè 20Φ=32,36 m, e come lunghezza sia quella della navata(80) e sia quella del Coro più la Crociera, cioè 20Φ2=52,36 m. In cubiti reali egizi i lati del rettangolo misurano 100/Φ CR e 100 CR.
Questo rettangolo aureo a Chartres è assunto come la misura del luogo sacro, infatti lo stesso rettangolo traslato sulla Crociera copre esattamente anche la superficie interna del Coro e pertanto gli diamo il nome di Rettangolo Sacro Aureo.
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80 Si considera la distanza misurata dopo il Portale Ovest.

LA CAMERA DEL RE DELLA GRANDE PIRAMIDE E IL CORO DI CHARTRES

Scriveva Louis Charpentier: “Anche nella nostra epoca, in cui tutto viene sconvolto senza alcun riguardo, nessun scavo è stato mai fatto nel poggio che i pilastri del Coro e della navata racchiudono”. In una caverna in corrispondenza col pavimento del Coro vi è l’antico dolmen, la pietra rettangolare che con i menhir di sostegno forma la camera dolmenica(81). Louis Charpentier afferma: “Vi sono delle prove: nel XVI secolo un testimone vide questo vestigio degli antichi altari degli idoli”(82). Questa pietra non è stata asportata in seguito; essa è sempre là, la pietra è un dolmen, all’interno del tumulo.
Louis Charpentier presuppone l’esistenza di un lastrone di pietra rettangolare di 16,40 x 32,80 m posto sotto il pavimento del coro della cattedrale; questo lastrone è un enorme dolmen trasportato sino a Chartres dai monti dell’Andalusia non dai Druidi, ma più verosimilmente dai costruttori megalitici come quelli che edificarono Stonehenge(83). Il punto di partenza, afferma Louis Charpentier, nella costruzione della cattedrale di Chartres è il Poggio e, su questo Poggio, fu innalzata la “colonna del Tempio” che divenne il Centro Sacro. La base della lastra, scrive Louis Charpentier, non corrisponde alla base dell’attuale coro che ha termine nei grossi pilastri dell’incrocio dei transetti, ma all’antica base che era segnata dalla tribuna distrutta nel XVIII secolo. La tribuna nelle cattedrali gotiche era la zona oltre il piano della navata elevata rispetto a esso, si estendeva fino all’abside. La lastra rettangolare ha dimensioni di 16,40 x 32,80 m, cioè il doppio quadrato del lato maggiore del modulo.
Le dimensioni della camera del Re in Egitto sono pavimento 20x10CR, sono in rapporto 2:1; la diagonale del pavimento vale 10√5 CR, e l’altezza 5√5 CR cubiti reali. Altezza e diagonale del pavimento sono in rapporto di ottava. Le dimensioni della lastra sacra del poggio, il dolmen dei druidi, sono anche’esse in proporzione 2:1 come quella del pavimento della Camera del Re, cioè 32,80 m e 16,40 m. In realtà i calcoli teorici devono essere fatti con i lati del modulo in relazione al pentagono di lato 16,45 m e la lastra dovrebbe avere dimensioni 16,45x32,90 m. Le dimensioni teoriche del dolmen sono 16,45x32,90 m, che in cubiti reali egizi sono 12 Φ2 x 24 Φ2 CR.

FIGURA 46. RAPPORTI TRA VOLUMI CAMERA DEL RE E CAMERA LASTRA DEL CORO

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81 Questo argomento è trattato nel capitolo della Cripta.
82 Il testimone in una caverna sotterranea sotto la cattedrale vide dei menhir disposti a semicerchio, non cita il dolmen che poteva benissimo essere il soffitto della caverna, oppure essere situato nei suoi pressi.
83 Stonehenge racchiuso da un cerchio con 56 buche che ospitavano i lithoi (megaliti), è collegato tramite il numero 56 ai Templari e alla Piramide di Cheope.
DIMENSIONAMENTO ARMONICO DELL’ALZATA

Si è esaminata la relazione del coro con la Camera del Re della Grande Piramide. L’altezza della Camera del Re √5/2 CR è amplificata di 2π, cioè √5π CR e corrisponde nella cattedrale all’alzata di 36,78 m. Si scopre che quest’altezza è il doppio dell’apotema 36,78/2 m di un Decagono (2x5 lati), con il lato di base appoggiato sul pavimento. Si traccia un cerchio di raggio di 19,19 m cui corrisponde un apotema(84) del Decagono di 36,78/2 m. La disposizione dei piani dell’alzata segue l’armonia aurea del Decagono, inscritto nello stesso cerchio del Pentagono che regge il piano d’insieme. Come i lati del modulo in rapporto 7/6, sono rispettivamente il lato di Pentagono di 16,45 m e il raggio del cerchio di 13,99 m che lo contiene, così per il dimensionamento dell’alzata, il lato del Pentagono è amplificato del rapporto di modulo 7/6, assumendolo come raggio di un cerchio che s’innalza verticalmente sulla navata principale R=L5x7/6=16,45x7/6=19,19 m.

FIGURA 48. SUDDIVISIONE TRAMITE DECAGONI PARETI VERTICALI NAVATA

All’interno di questo cerchio che ha per diametro 38,38 m, sono inseriti Due Decagoni di cui uno ha i due lati opposti che distano il doppio dell’apotema cioè, 36,78 m, in pratica l’altezza della chiave di volta della navata, il Decagono è così inscritto nell’alzata della cattedrale. Sulla parete della navata centrale la disposizione dei piani è regolare perché essa segue l’armonia del Decagono e del Decalfa (Stella a 10 punte). Infatti la strutturazione delle pareti della navata centrale sembra corrispondere a due decagoni regolari posti ad angolo retto inscritti in una circonferenza85. Le varie dimensioni degli elementi dell’alzata sono individuate dalle diagonali stellate dei decagoni. Il lato L10 del Decagono non corrisponde con la distanza media assiale tra tre colonne86, ma alla distanza media 11,30 m da parete a parete tra le colonne.

Il lato pentagonale originario del modulo L5=16,45 m individua l’altezza della base del triforio e per raddoppio, il centro dei rosoni posti vicino alle volte. Il lato minore del modulo LR=13,99 m che coincide col raggio del cerchio, circoscrive il pentagono, individua l’altezza della volta delle navate laterali e per raddoppio l’altezza delle colonne del cleristorio.
La lunghezza della crociera del transetto si ritrova nell’altezza dei mezzi pilastri (colonne di arcata all’assisa delle volte), nella larghezza della navata e nell’altezza della volta delle navate laterali. Partendo sempre dal modulo di base, lo spazio verticale della navata centrale è organizzato, accordato e spinto in alto mediante precise regole e rapporti numerici, facendo dell’edificio un’armoniosa sinfonia che genera bellezza visiva, acustica e che garantisce stabilità strutturale. Anche i pilastri della cattedrale sono dimensionati in modo tale che il loro diametro sia in armonia geometrica con le varie parti dell’alzata della navata.
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84 In geometria, con riferimento ai poligoni regolari, l’apotema è il raggio della circonferenza inscritta in un poligono (che sta dentro il poligono), mentre il raggio del poligono è il raggio della circonferenza circoscritta (che sta fuori al poligono). L’apotema corrisponde alla distanza tra il centro delle circonferenze e ciascuno dei lati del poligono.
85 La constatazione che l’alzata della cattedrale di Chartres corrisponda a due decagoni intrecciati è anche espressa da Titus Burckhardt: “La nascita della cattedrale Chartres.”
86 Le colonne non sono distanziate equamente, la somma di sei arcate è 41,6 m la distanza fra tre colonne è 13,87 m.  
IL CENTRO SACRO DEL CORO

Per giungere nello spazio sacro del Coro, il fedele deve percorrere tutta la navata e la crociera. La Navata, come esprime la parola, architettonicamente è una nave rovesciata, simbolo dell’Arca, dove s’imbarcano i fedeli per viaggiare verso la Luce Spirituale. Si legge sovente che la navata di Chartres è lunga 74 m, in realtà la somma dell’atrio più la navata più la crociera è 72,749 m(87), un valore inferiore di 1,70 m, la differenza è considerevole. Si scrive solitamente che il Coro (parte rettangolare più parte semicircolare) è lungo 37 m. Il coro è lungo nella parte rettangolare 27,610 m, il centro dell’arco dell’abside è spostato di 0,945 m e l’estremità del semicerchio è a 9,450 m, in totale 37,65 m, rispetto a 37 m la lunghezza è maggiore di 65 cm. La larghezza del coro varia da 16,376 a 16,380 m, con un valor medio di 16,378 m, la larghezza della navata vera e propria è 16,4 m. Non è esatto affermare che la navata è doppia in lunghezza rispetto al coro: navata 72,749 m, coro 37,65 m il doppio 75,3 m, maggiore rispetto alla navata di 2,55 m. La lunghezza totale è 110,4 m che divisa per tre fornisce 36,80 m. La volta ha circa 37,50 metri di altezza. Il pozzo sacro è situato a circa 37 m di profondità. In ogni caso i valori delle misure sono prossimi a 37.

Dov’era posto l’antico Centro Sacro nel Coro? Louis Charpentier scrive che di certo si trovava dove un tempo era situato l’altare. Anticamente si entrava nello spazio sacro del coro dove dov’è ora situata la cancellata, si camminava idealmente sulla pietra sacra, il dolmen occultato nel pavimento, si sostava presso il Centro Sacro, per ricevere ciò che giunge dal sottosuolo e ciò che giunge dall’alto.

Charpentier precisa che la testa della Wouivre (il Serpente Tellurico), la testa sulla quale la Madre divina posa il tallone, era la pietra dell’altare maggiore, quella che è sparita nelle ristrutturazioni. Le opinioni non concordano, secondo alcuni il centro sacro si trova all’altezza della seconda, terza o quarta coppia di pilastri, oppure nello spazio intermedio tra gli incroci degli stessi. Secondo Charpentier, sino al XVI secolo essa era situata molto vicino a questo punto tra il secondo e terzo spazio tra i pilastri del coro (contando dalla parte semicircolare), e il celebrante, sempre dietro all’altare, occupava questo posto. Louis Charpentier scrive che un altro quesito riguarda l’impianto irregolare dei pilastri del lato Sud del coro e della sua navata laterale. I due pilastri che inquadrano lo spazio tra pilastro e pilastro che contiene il centro sacro sono più lontani l’uno dall’altro di quelli delle altre campate. Mentre la media delle altre campate è di circa 7 m, questi due pilastri sono lontani 7,83 m(88). Tuttavia è da notare che questa campata - dava prima dell’innalzamento della torre del coro di Jean de Beauce agli inizi del XVI secolo - sulla vetrata di Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière. La chiesa misterica romanica di Fulbert possedeva una specie di transetto nell’area di quella che è ora la seconda galleria del coro - centro mistico e anatomico della cattedrale - tra la vetrata di Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière e la cappella della Vierge du Pilier. La facciata Ovest e questo centro mistico furono conservati nella successiva costruzione della cattedrale gotica, nella realizzazione dello spazio sacro tramite un mistico rettangolo aureo e del centro sacro della cattedrale.

Il Centro Sacro si può rigorosamente determinare in modo geometrico in tre modi:

1. Riferendoci al Rettangolo Sacro Aureo, tramite le sue diagonali e le sue mediane, cioè attraverso gli assi mistici del rettangolo aureo. L’asse mistico trasversale è un asse alle cui estremità troviamo Tre Vergini: sul lato Nord nella Cripta, la scura Notre-Dame-de-Dessous-Terre, sul fianco destro il pozzo druidico dei Fort, nella cattedrale la Vergine Nera del Pilastro, e di fronte sul lato Sud la Vetrata di Notre-Dame-de-la-Belle-Verrière. L’asse mistico longitudinale è determinato dal centro della Torre Templare Nord della cappella di San Piat e dal centro del Labirinto. Questi due assi dividendo in quattro parti uguali il mistico rettangolo aureo individuano il centro mistico della cattedrale. Il centro energetico cade non a metà del rettangolo del coro ma come afferma Charpentier è spostato verso la crociera(89). Rispetto alle colonne della crociera, cioè all’inizio del coro, la distanza è di 6,94+5,25=12,19 m, e di 2,59 m rispetto alle colonne centrali del coro.

FIGURA 49. IL RETTANGOLO AUREO E CENTRO SACRO

L’asse NS che divide il lato maggiore in 10Φ2 + 10Φ2 passa a Sud direttamente la vetrata di Notre-Dame de la Belle Verrière, che tiene in grembo un bambino in possesso di un libro con scritte “omnis Vallis implebitur” (ogni valle sia riempita), e ogni tortuosità sia raddrizzata. A Nord sotto la cripta, alla destra di “Notre-Dame del Pilastro”, vi è la Vergine Sottoterra di color nero con il bimbo, e il Pozzo dei Forti. L’asse EW che divide il lato minore in 10Φ + 10Φ passa per il centro del labirinto e per il centro del cerchio dell’abside. Infine, le superfici laterali del Rettangolo Sacro Aureo passano negli assi delle colonne rotonde contornate da ottagoni e delle colonne di ottagonali contornate da cerchi. All’interno di questo Rettangolo Sacro vi è il coro e l’antica lastra rettangolare, il dolmen di rapporto lati 2:1.

2. Tramite il Pentagono di lato 16,40 m, inscritto in un cerchio di raggio di 13,99 m, valori uguali a quelli del Modulo della cattedrale. Lo stesso Pentagono si ritrova sul Portale della facciata Ovest. Disponendo la base del Pentagono tra gli assi delle prime due colonne della crociera il suo vertice va a coincidere con il Centro Sacro. Allo stesso risultato si giunge inscrivendo un Pentagono in un cerchio in rapporto 1:2 rispetto a quello precedente, con raggio dimezzato, cioè con diametro 13,99 m. Per ottenere il risultato voluto occorre aggiungere un secondo Pentagono (la dualità) questa volta fuori del cerchio.

FIGURA 50. DETERMINAZIONE DEL CENTRO SACRO TRAMITE PENTAGONO E MODULO CATTEDRALE

3. Partendo dal centro della crociera quale punto di equilibrio della Dualità evidenziata da due cerchi il cui diametro parte dal centro della crociera per finire alle colonne esterne dei Portali Nord e Sud. L’equilibrio degli opposti genera un terzo cerchio longitudinale con diametro che parte dal centro della crociera e termina nel centro del semicerchio del coro. Il Cerchio dell’Equilibrio ha come centro il Centro Sacro.

FIGURA 51. DETERMINAZIONE DEL CENTRO SACRO TRAMITE TRE CERCHI

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87 Dati riportati nella pianta della cattedrale file di 12,2 MB.
88 La seconda campata dopo la crociera, la stessa campata della costruzione del Centro dell’Arca Aurea.
89 Sonja Ulrike Klug nel suo libro Gotico segreto “Sapienza occulta nella cattedrale di Chartres”, scrive che il centro sacro si trova nel coro tra la prima e la seconda coppia di pilastri un po’ più vicino alla seconda.
OGIVA LA PORTA DEL CIELO

L’architettura gotica investe di profondo significato l’arco a sesto acuto, inteso come Porta del Cielo, che introduce al misticismo legato alla luce. Superata la soglia del Portale si entra nella navata la cui volta è a forma di ogiva, i visitatori scoprono di aver assunto una positura più eretta, con il capo sollevato. È come se la struttura interna del tempio produca sul corpo un tangibile effetto d’innalzamento, quasi a prepararlo a ricevere le energie di Madre Terra che provengono dal basso e le energie del Padre Celeste dall’alto. L’ogiva del portale ingresso della cattedrale gotica costituisce lo strumento per l’evoluzione dell’uomo e per il conseguimento di una maggiore pienezza di se stesso. Già al portale d’ingresso l’ogiva fa il “lavoro d’elevazione” che è continuato e amplificato all’interno della cattedrale. Si può dire che l’ogiva resuscita l’uomo al quale è risvegliata la coscienza per essere poi proiettata verso il cosmo. Louis Charpentier scrive: “Dal punto di vista fisiologico, le correnti, telluriche o di altro genere, possono penetrare nell’uomo solo attraverso una colonna vertebrale diritta e verticale. L’uomo può innalzarsi di stato solo mantenendosi ben ritto”.

Incrociando l’ogiva si convertono le spinte laterali in spinte verticali, per cui la volta non pesa sui muri portanti, ma si slancia verso l’alto sotto le spinte di contrafforti laterali. In tal modo il peso diviene rispetto a se stesso, mediante l’accordo armonico di spinte e contro spinte, la propria negazione. Si ottiene così l’ogiva a crociera che permette di alleggerire le pareti di sostegno nelle quali possono trovare posto le meravigliose vetrate gotiche.

FIGURA 52. OGIVE A CROCIERA NAVATA PRINCIPALE

Le pietre della cattedrale, così rimangono sotto una tensione costante che il Maestro Costruttore accorda come se si trattasse di uno strumento musicale. La cattedrale gotica è, in verità, uno strumento a corde vibranti. L’ogiva della navata centrale di Chartres è costruita sul Pentagono, cioè sulla rappresentazione tradizionale dell’uomo con la Stella a Cinque Punte. I due vertici, in basso della stella, sono i centri degli archi del cerchio che formano i due lati dell’ogiva. Il vertice superiore coincide con l’altezza della chiave di volta. L’ogiva è costruita sui rapporti aurei: il raggio R dell’ogiva coincide con il lato stellato s5, la distanza fra i due centri è il lato del pentagono l5 che è la parte aurea(90) del lato stellato; l5=ϕ=0,618. La distanza tra un vertice e l’ogiva è la parte aurea del lato del pentagono. Si ha così la proporzione s5:l5= l5:s’5, cioè 1:ϕ=ϕ:(1-ϕ).

FIGURA 53. IL PENTAGONO STELLATO NELL’OGIVA DI CHARTRES

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90 Vi sono due parti auree, la maggiore Φ=1,618 e la minore ϕ=1/Φ=0,618.
OTTAGONO LA VIA ASCENSIONALE

Dopo aver varcato il Portale Ovest, non si può fare a meno di notare i 12 possenti pilastri posti ai due lati della navata. La cadenza è ritmata dall’alternanza dei 6 pilastri arrotondati circondati da colonne ottagonali e da 6 pilastri ottagonali attorniati da colonne rotonde. Questo disegno si ritrova nel quaderno di appunti del Maestro d’Opera Villard de Honnecourt(91), la cui attività copre gli anni 1225-1250. Il rosone occidentale realizzato a Chartres è molto simile a quello che si ritrova sul suo quaderno di appunti. Il pilastro collega idealmente la Terra il cui simbolo è il Quadrato con il Cielo il cui simbolo è il Cerchio, è paragonabile a una corda tesa che vibra quando nell’armonia tonale c’è accordo. La cadenza dei pilastri della navata è dunque ritmata dall’alternanza di pilastri arrotondati circondati da colonne ottagonali e da pilastri a otto facce attorniati da colonne rotonde.

FIGURA 54. ALTERNANZA DEI PILASTRI DELLA NAVATA

La geometria costruttiva si basa sull’alternanza del doppio quadrato, e di quadrati gli uni dentro gli altri ognuno con superficie esattamente la metà del precedente, rapporto di ottava. Tale costruzione si basa sulla diagonale del quadrato cioè sulla radice quadrata di due. Cioè ogni lato di un quadrato è √2 volte del quadrato più piccolo e la sua superficie è il doppio. I cerchi sono individuati e delimitati dalla posizione dei quadrati come si può vedere in figura. L’Ottagono con il Cerchio sono le figure geometriche preferite dai Templari, è noto che sovente le chiese templari si presentano pianta centrale, sia rotonda sia ottagonale. Nell’Ottagono vediamo il messaggio simbolico templare: l’elevazione, il tentativo del Cavaliere Templare che, partendo dal quadrato, si evolveva spiritualmente passando all’ottagono. Gli otto lati sono paragonabili a otto porte che permettono il passaggio, la transizione da uno stato all’altro; dal rinnovamento, alla resurrezione, fino a raggiungere la perfezione rappresentate dalla circonferenza.

Superata la Navata, si giunge nella Crociera, il luogo, dove i Quadrati del Cielo e della Terra si uniscono. I Quattro pilastri della Crociera divengono come dimensione possenti, ma la loro costruzione segue sempre la legge del quadrato. L’ottagono e il cerchio sono rappresentati come dimensione più piccoli rispetto al quadrato di base. Siamo nella Crociera domina la figura del Quadrato. Nello sviluppo del cubo a croce latina si contano tre quadrati orizzontalmente e quattro verticalmente contando due volte il quadrato centrale, appunto quello corrispondente alla Crociera. Il doppio quadrato in questa zona è apparentemente celato.

FIGURA 55. PILASTRI DELLA CROCIERA

Superata la Crociera, la zona dell’equilibrio tra Terra e Cielo, e varcato il cancello del Coro, si entra in una superficie sacra, il Coro. L’ottagono è onnipresente anche nel coro, infatti, la parte rettangolare del coro è sorretta da 8 colonne uguali a quelle della navata, 4 circolari e 4 ottagonali; la parte terminale del coro di forma semicircolare è sorretta da 6 colonne 3 a sezione circolare affiancate da una colonnina a sezione ottagonale e 3 a sezione ottogonale, affiancate da una colonnina a sezione circolare.

La “rotonda del coro” fu incominciata nel XVI secolo da Jean de Beauce, dopo che ebbe terminato la guglia della torre Nord della facciata occidentale. Si era cercato deliberatamente di attenuare se non occultare la risonanza della struttura. Fu allora che su ordine ecclesiastico fu realizzata in stile fiammeggiante gotico la chiusura del Coro. Jean de Beauce come aveva fatto per la Torre Nord-Ovest anche nella chiusura del Coro aggiunse particolari misterici che si ricollegavano all’antica struttura.

FIGURA 56. CANCELLO LATERALE DEL CORO

L’ingresso del Coro avviene dai lati del deambulatorio tramite due cancelli di ferro battuto sul lato nord e sud, posti alla fine della superficie rettangolare del Coro. Il cancello ha una doppia porta ciascuna divisa in un quadrato posto sotto un rettangolo. All’interno del quadrato due cerchi, la dualità, al cui interno un doppio quadrato, un ottagono che contiene una stella a Cinque punte. Il rettangolo internamente è idealmente diviso in 7 settori verticali, tre terminano con la punta rivolta in alto, quattro con la punta in basso, detto in altri termini, il triangolo che ha come base il quadrato. Sette cerchi sono posti alla base del rettangolo. I due lati verticali sono attorniati ciascuno da 17 cerchi. Plutarco, ci dice che i Pitagorici hanno avversione il diciassette più di ogni altro numero, e lo chiamano “ostacolo”. Occorre superare un grande ostacolo interiore. Diciassette è la somma dei primi Quattro numeri primi 17 = 2 + 3 + 5 + 7, una forma diversa della Tetractis. Diciassette è anche il Settimo numero primo(92). I due lati orizzontali sono attorniati ciascuno da sette cerchi. Intorno al rettangolo vi sono in totale 48 cerchi, numero esprimibile come 6x8, nuovamente compare il numero otto. Nella parte inferiore un quadrato i cui lati sono circondati da sette cerchi, in totale 7x4=28 cerchi. Abbiamo il quattro, la dualità, l’otto 2x4, la stella il cinque, circondato da quattro volte sette cerchi.

Prima della costruzione della chiusura del Coro, tranne la tribuna scolpita, non vi era nessuna scultura all’interno della cattedrale di Chartres. Le sculture del Coro erano state richieste dal Capitolo.

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91 Una figura misteriosa è il Maestro d’Opera Villard de Honnecorut. Solo il suo quaderno di appunti di 33 pagine giunto sino a noi (in modo incompleto, le pagine erano un centinaio), ci fornisce preziose indicazioni. I fogli che compongono il quaderno erano destinati alle maestranze, pertanto la conoscenza dei Maestri d’Opera era ben superiore. Il nome di Honnecourt potrebbe indicare il suo luogo di origine, un monastero costruito intorno all’abbazia benedettina che faceva parte di Honnecourt, una piccola città in Piccardia, sulle rive dello Schelda nei pressi di Cambrai e non lontano da Saint-Quentin e Amiens. L’autore del manoscritto viaggiò come Maestro d’Opera itinerante nell’epoca delle grandi costruzioni gotiche attraverso la Francia, la Svizzera, Ungheria e Germania.
92 I numeri primi sono detti incorruttibili.
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