Vézelay - Sapienza Misterica

SAPIENZA MISTERICA
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Vézelay

Sacri Luoghi di energia

La splendida basilica di Vézelay in Borgogna da romanica fu trasformata nel XII sec. in gotica dai Maestri d’Opera che provenivano dalle fila dei Cistercensi e dei Templari, e anche se dedicata al culto di Maria Maddalena, ha posseduto la sua Vergine Nera e il suo dolmen, come del resto la cattedrale di Notre-Dame de Chartres. La Wuoivre vi scorre possente, per la presenza di corsi d’acqua sotterranea.
 
La basilica è la più grande chiesa cistercense del mondo, e si trova all’inizio della via Lemovicense, una delle quattro strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, utilizzata dai pellegrini per giungere a Santiago di Compostela, in Galizia, nella Spagna nord-occidentale. L’itinerario per Compostela era costellato di commende templari, ostelli benedettini e cistercensi, chiese o cappelle votive dedicate alla Vergine Nera.
 
La basilica è anche un percorso di luce ... Allo scoccare del mezzogiorno nel primo giorno del solstizio d’estate nove cerchi di luce si allineano perfettamente lungo l’asse centrale della navata verso il coro. I cerchi di luce sono prodotti dal sole che filtra attraverso le alte finestre Sud della basilica. Al solstizio d’inverno 21 dicembre raggi di luce, provocano uno spettacolo diverso: ogni capitello del muro nord della navata riceva un punto luce con perfetta regolarità, dalle alte finestre. Vézelay è stato sempre un luogo iniziatico.


NEL LUOGO DELLE TRE CORRENTI TELLURICHE

I Druidi hanno soggiornato dove ora sorge l’Abbazia di Vézelay, e anche se dedicata al culto di Maria Maddalena, ha posseduto la sua Vergine Nera e il suo dolmen. È stata fatta menzione di questa Madonna Nera negli “annali delle Crociate”, e San Luigi si sarebbe inginocchiato davanti a lei alla fine del settembre 1244. La Vergine era esposta nella cripta. Vézelay è stato sempre un luogo iniziatico.
 
Siamo nel paese di Eduen, nella Gallia Pelosa, nella terra dei Druidi.  Un importante nodo di correnti telluriche si manifesta sotto, in Borgogna, un antico luogo iniziatico, l’energia tellurica radiante in questo luogo ha un’intensità particolarmente forte è il perché di molte guarigioni “miracolose” che avvennero nel corso dei tempi. La tradizione narra di un antico dolmen sepolto accanto alla famosa cripta dov’era custodita la Vergine Nera. I dolmen contrassegnano i nodi delle correnti telluriche, il dolmen è sempre lì, sotto il lato destro della cripta. Così come Chartres o Notre-Dame de Paris, non si può accedere al dolmen della cripta.
 
Nel libro di René e Claudine Bouchet, si può trovare lo studio di correnti d’acqua, così come nel libro di Georges Prat si trova lo studio delle varie correnti telluriche. Vézelay è il luogo determinato di passaggio delle tre correnti telluriche che lì s’intersecano.
 
  • La corrente n. 1 si dirige verso Bourges , Deols San Leonardo, Limoges e Perigueux .
  • La corrente n. 2 si orienta in direzione di Nevers, Clermont- Ferrand, Brioude, poi verso Puy-en-Velay.
  • La corrente n. 3 prende, la direzione di Autun, di Cluny, di Tournus e Lione (sotto la cattedrale di Saint- Jean)[1].
 
 
Figura 1. Vézelay correnti telluriche e corsi d’acqua
 
Un lungo corso di acqua sotterraneo passa sotto la basilica dal lato sinistro nella parte superiore della navata centrale e poi divide in due rami, uno che passa sotto le scale a sinistra della cripta, e uno alla destra che passa completamente sotto il chiostro. Si può costatare che la basilica è attraversata più volte da queste tre correnti telluriche, è ciò che rende quest’acqua radioattiva, e quindi fonte curativa di guarigione, e con un’intensità massima il 22 luglio il giorno di celebrazione di Santa Maria Maddalena che ha dato il suo nome a questa magnifica Basilica[2].
 
Con molta probabilità il fiume sotterraneo sotto l’abazia è collegato al sito Fonti Salate che si trova a sud di Vézelay a due chilometri da Saint-Père-sous-Vézelay. Il sito che risale al 1200 a.C. è noto per la sua acqua minerale, radioattiva, clorurata ed effervescente, questo santuario gallico, con la sua piscina sacra dedicata alle divinità delle fonti[3].

Figura 2. Pozzo Fonti salate  Vézelay
 
La presenza di Wouivre corsi d’acqua sotterranea e di correnti telluriche era rappresentata nei capitelli dei luoghi sacri rispettivamente dalle sirene e dai draghi. Dobbiamo la nostra gratitudine a Viollet-le-Duc se possiamo ancora ammirare l’Abbazia e le sue sculture misteriche. Una sirena con doppia coda si può ammirare nel museo cittadino dedicato al celebre architetto. Le sirene a due code sono immagini ricorrenti nell’arte romanica, a Pavia, a Como e in diversi altri luoghi, in tutta l'Europa. Ad esempio a Pavia, sulla facciata principale della Basilica di San Michele, così come in altre chiese romaniche (nella cripta di San Teodoro, o nella distrutta Basilica di San Giovanni in borgo), ricorrono numerose sirene, ma si trovano anche tritoni barbuti ed ermafroditi.
 
 
Figura 3. Vézelay capitello con sirena
 
Collegato alla Wouivre vi è San Michele che con la sua lancia o spada blocca l’energia serpentina del sottosuolo e la canalizza. Nell’abbazia nel Nartece vi è la cappella Saint-Michel nella parete ovest.

[1] http://lieuxsacres.canalblog.com/archives/vezelay__89_yonne_/index.html
[2] René et Claudine Bouchet: Initiation aux courants telluriques.
[3] Nel XV secolo, dopo l’istituzione del deposito di sale di Vézelay, i monaci si riempiono tutti i bacini per costringere la gente del posto per comprare il loro sale. Il sito fu successivamente livellato e riempito e le operazioni di recupero proseguiranno fino al XVIII secolo, a causa della lotta spietata per i trafficanti di sale.
L’IMPRONTA CISTERCENSE    
 
La splendida basilica di Vézelay in Borgogna da romanica fu trasformata nel XII sec. in gotica dai Maestri d’Opera che provenivano dalle fila dei Cistercensi e dei Templari. Nella Basilica  sono presenti molti segni lapidari lasciati dalle confraternite di costruttori chiamate “compagnons”. Su una colonna nel deambulatorio gotico, una foglia di quercia indica la presenza della tradizione druidica, ripresa e nascosta dagli iniziati Maestri Costruttori del Medioevo.
 
 
Figura 1. Basilica  Vézelay firma con foglia di quercia
 
La basilica è la più grande chiesa cistercense del mondo, e si trova all’inizio della via Lemovicense, una delle quattro strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, utilizzata dai pellegrini per giungere a Santiago di Compostela, in Galizia, nella Spagna nord-occidentale.
 
Erano i Templari i protettori dei pellegrini che si mettevano in cammino verso san Giacomo di Compostela, azione caldeggiata da San Bernardo. L’itinerario per Compostela era costellato di commende templari, ostelli benedettini e cistercensi, chiese o cappelle votive dedicate alla Vergine Nera.
 
Uno dei quattro grandi siti francesi  si trovava a Vézelay, inizialmente si trattava di un centro votato al culto di Maria Maddalena, ma anche santuario della Madonna Nera. Un medaglione scolpito sulla chiave di volta alla fine del grande porticato terza traversa a sud, mostra una donna seduta porta in una mano la chiesa di Vézelay, nell'altra uno stendardo. La rappresentazione è accompagnata da una breve iscrizione in latino: “Sum modo fumosa, sed ero post haec speciosa” cioè “Continua a fumare, più tardi sarò bella”, riferendosi alla ricostruzione della chiesa dopo la sua distruzione parziale a causa di fiamme. Ed anche alle parole “nigra sum sed formosa”, cioè “Sono nera, sono bella” pronunciata da Sulamite a Salomone (Cantico dei Cantici I, 4). Commentate da San Bernardo.
 
 
Figura 2. Vézelay Medaglione  

Da Vézelay San Bernardo predicò la seconda crociata nel 1146 e da dove re Riccardo Cuor di Leone e Filippo II partono per la Terza. Quando San Bernardo era stato canonozzato gli è stato assegnato come giorno celebrativo il 20 agosto[1], lo stesso già dedicato a Sant’Amadour, il leggendario fondatore di Rocamadour, guarda caso, forse il più sacro potente e rinomato sito di devozione alla Madonna Nera di tutta la Francia, e dove è infissa nella roccia la celebre spada di Orlando.
 
La Basilica di S. Maria Maddalena in Vézelay, in Borgogna, è di solo 10 metri più corta della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi. Esternamente è impressionante 120 m di lunghezza, mentre la lunghezza della navata 62,5 m quasi rivaleggia con il Notre-Dame di Parigi. Nel IX secolo l’abbazia venne rifondata da Badilo, un seguace dell’Ordine benedettino riformato a Cluny. Vézelay si trova all'inizio della via Lemovicense, una delle 4 strade francesi che fanno parte del Cammino di Santiago di Compostela, utilizzata dai pellegrini per giungere a Santiago di Compostela, in Galizia, nella Spagna nord-occidentale. La tradizione afferma che le reliquie di S. Maria Maddalena, sono custodite in Vézelay, infatti Intorno al 1050 i monaci di Vézelay iniziarono a sostenere di possedere le reliquie di Maria Maddalena, portata nell'abbazia dalla Terra Santa dal loro fondatore, san Badilo, o da alcuni suoi inviati. Il prestigio dell’abbazia cominciò a diminuire nel 1280, quando i domenicani di San Maximin in Provenza affermarono che il vero corpo di S. Maria Maddalena era stato scoperto nella loro chiesa. Durante il 16° secolo delle guerre di religione, Vézelay fu completamente saccheggiata dai ugonotti. Durante la Rivoluzione francese gli antichi edifici del monastero vennero distrutti e venduti all’asta. Solo la basilica, il chiostro, il dormitorio sfuggirono alla demolizione.
 
Il restauro della chiesa della Madeleine a Vézelay è stato la prima grande opera di Viollet-le-Duc, quella che gli assicurò fama. La Madeleine di Vézelay era in completa rovina, praticamente condannata; si trattò dunque di un vero e proprio salvataggio, grazie al quale Vézelay poté sfuggire a un triste destino. I lavori si protrassero dal 1840 al 1859, data della chiusura ufficiale del cantiere. Nella facciata occidentale, Viollet-le-Duc riuscì a smontare e rimontare il finestrone gotico che era inclinato di circa cinquantacentimetri. Le volte interne delle torri erano crollate. A Viollet-le-Duc è stato rimproverato di aver costruito due contrafforti ai lati del finestrone, che forse non erano indispensabili per rafforzare la costruzione e che, comunque, coprivano la decorazione gotica ad archi abbozzata nelle parti laterali. Va rilevato che Viollet-le-Duc non propose né di completare la torre nord né di erigere le guglie.
 
Dopo il nartece, continua con la grande navata, la cui architettura è anteriore. È senza dubbio la parte più bella della basilica: una meraviglia romanica, costruita tra il 1120 e il 1140, penetrata da una luce abbondante e mistica. Come per le abbazie cistercensi è il modulo ad quadratum per il quadrato in terra del rapporto navata transetto a stabilire le dimensioni della chiesa, e un secondo modulo a quadrato allungato nel nostro caso con rapporto 8/7. Il rapporto 8/7 si ritrova entrando nel tempio, nella distanza fra due colonne della navata in senso longitudinale e in senso trasversale.                                                                                                         
                   
      

                                                 
Figura 3. Planimetria Basilica di Vézelay nove cerchi di luce
 
In un rettangolo 8/7 si trova inscritta la sezione centrale della chiesa. Due moduli quadrati per l’altezza sino alla chiave di volta.
                                            
                
     

Figura 4. Vézelay Sezione trasversale
 
Il Coro e il transetto sono costruiti alla fine del XII secolo nel nuovo stile gotico primitivo dopo l’incendio del 1165 che distrusse il coro romanico del 1100. Questa parte della chiesa è molto luminosa e si oppone alla navata romanica per il suo stile molto diverso. Sotto il coro si trova la cripta, dove sono conservate le reliquie di Santa Maddalena.
 
LA CRIPTA

Scavi archeologici sul sito di Vézelay nel 1998 hanno portato a formulare lipotesi che nella cripta di Vézelay erano poste sia le reliquie di Maria Maddalena e sia la statua di legno della Vergine nera[2]. La lunghezza totale della cripta di sei campate più l’abiside è di 18,90 m per 9,15 m di larghezza.
      
Figura 5. Vézelay planimetria cripta
Nel 1165 scoppiò un incendio, ma sia le reliquie di Maddalena sia la statua della Vergine Nera non bruciarono perché erano nella nicchia occidentale della cripta non toccata dal fuoco. L’impronta cistercense e templare si ritrova negli affreschi restaurati sulle volte della cripta[3]. Un affresco su una delle chiavi di volta mostra una croce a bracci uguali che assomiglia a quella dell’abbazia cistercense di Morimond, e a quella dell’abbazia di Fossanova. Su una chiave di volta, un bellissimo affresco di Cristo in un fiore a quattro petali, in atteggiamento benedicente con un mantello chiuso da un fermaglio circolare con croce a bracci uguali.
Figura 6. Vézelay Croce chiave di volta cripta- Croce abbazia di Fossanova
NARTECE

Il grande portale centrale ha un timpano del Giudizio scolpito nel 1856. La grande Cristo in Maestà, l’architrave, gli archi e il molo sono tutti in questa epoca moderna e in parte sostituire le sculture romaniche nel museo dell'abbazia. Le due porte laterali sono più modeste.
Il grande nartece, è stato costruito intorno al 1140-1150 come area di accoglienza per i pellegrini, luogo di raccolta e preparazione caratteristiche sculture romaniche che sono tra i più belli di tutto: una raccolta di ulteriori capitali a quelle della navata, ma soprattutto le tre porte che si aprono sulla navata. Il portale centrale è la gloria di Vézelay e uno dei più bei portali romanici in Francia. L'intera enorme ricchezza è scolpita intorno al 1125-1130 e rappresenta il miracolo della Pentecoste, con l'invio degli Apostoli attorno a Cristo in Maestà. Il suo maestoso corpo è contenuto nella mandorla mistica o Vesica Pisces, le sue mani mandano raggi ai capi dei dodici apostoli. La scena è circondata da otto segttori in cui sono scolpite diverse scene di santi e di vari popoli.
Sulla parete divisoria fra il nartece e il piedicroce, la parte inferiore del corpo della chiesa a croce latina[4], si aprono tre portali con lunette scolpite: la lunetta del grande portale centrale (1125-1130) raffigura Cristo in trono che trasmette lo Spirito agli Apostoli; quella del portale di destra, l’Annunciazione, la Visitazione, la Natività di Gesù e l'Adorazione dei Magi; quella del portale di sinistra, l’Ascensione e la Cena di Emmaus. Il grande timpano del portale centrale è decorato  con lunette o semicerchi in fasce concentriche e nel semicerchio esterno con i segni zodiacali[5], per simboleggiare che si entra nella caverna cosmica. Sull’asse centrale sotto all’interno di una Mandorla o Vesica Piscis è mostrato un Cristo Glorioso e Risorto, senza stimmate sulle mani da cui partono raggi di luce che vanno a posarsi sulle teste degli Apostoli. L’intera scultura esprime non esprime la sofferenza della crocifissione, bensì pace interiore serenità senso di elevazione. Sotto il timpano, sull’asse del pilastro che divede le due porte d’ingresso, vi è la statua di San Giovanni Battista mutilata durante la Rivoluzione, l’Agnello che portava è scomparso, accanto il disegno ricostruttivo fatto da Viollet-le-Duc. Nella Basilica dedicata a Maria Maddalena, non poteva mancare in posizione preminente anche San Giovanni Battista. La sezione verticale del nartece rivela che l’elevazione è stata fatta seguendo un’armonia basata sul triangolo equilatero, la figura geometria della divinità. Il Triangolo Equilatero è simbolo di equa distribuzione e di eguaglianza di esistenza, perché tutti i lati sono di ugual misura.
Figura 7. Vézelay pilastro con statua di San Giovanni Battista                       
Figura 8. Vézelay sezione verticale del nartece      
                                                                                                                    
La base del portale è inscrivibile in un rettangolo di proporzioni 1:2, l’ottava musicale, il DO’, la cui diagonale è √5. Il centro degli archi (semicerchi) del portale è posto sull’asse centrale con un incremento di altezza di 1/7 rispetto al lato del rettangolo in totale 8/7.
Il Cristo nella Mandorla con le braccia aperte è inscrivibile in un Quadrato perfetto, il Quadrato della Terra, i cui lati esprimono l’Unisono, il DO. La veste ha dei motivi a spirale destrogiro e sinistrogiro, perfettamente bilanciati, a significare come per le rappresentazioni floreali, i due opposti la forza centrifuga che allontana dal centro e la forza centripeta che porta al centro. Nel Cristo gli opposti trovano equilibrio e armonia.     
                            
Figura 9. Basilica di Vézelay Cristo nella Mandorla e nel Quadrato  
Il nartece è costituito da quattro campate, con rapporto 8/7; il piedicroce, è costituito da dieci campate, con tre navate separate da archi a tutto sesto poggianti su pilastri polistili e illuminate da monofore a tutto sesto; non vi è né matroneo, né triforio. Il rapporto 8/7 della navata tra due campate è tipico dell’architettura bizantina. Il coro sembra una costruzione fatta in un tempo diverso dalla navata la parte centrale, il modulo è un quadrato perfetto, viceversa il deambulatorio rispetta il modulo della navata 8/7. Infatti, il piedicroce e il nartece sono in stile romanico e furono costruiti tra il 1120 e il 1150, mentre il transetto e il coro, in stile gotico, furono costruiti tra il 1185 e il 1190.

[1] Per pura combinazione il mio giorno di nascita.
[2] https://journals.openedition.org/cem/13945 Christian Sapin
[3] https://bourgognemedievale.com/departement-et-pays/yonne/pays-avallonnais-suite/vezelay/Bourgogne médiévale.
[4] Il presbiterio è il capocroce.
[5] Come per il portale della Sacra di San Michele a Susa, la fascia zodicale circonda l’ingresso nel Tempio Sacro.
I SEGRETI DEL TIMPANO
 
Proprio qui, all’entrata, il pellegrino di nove secoli fa sollevava gli occhi verso il timpano che risale al 1150, dove troneggia un grande Cristo dalle braccia spalancate nell’atto di inviare gli apostoli, raggruppati intorno a lui, a predicare il Vangelo nel mondo. Per farlo, si dovranno spingere ai quattro angoli della terra, fino ai confini del mondo, fino alle rive invalicabili dell’oceano, che qui è rappresentato sinteticamente nel bordo ondulato che li circonda. Dovranno affrontare paesi mai visti, popoli esotici, genti lontane dalle strane abitudini e dalle strane fattezze. Si vede un personaggio dalle fattezze di un amerindo in mezzo a creature fantastiche. Inoltre nella raffigurazione dei popoli della Terra che attorniano il Cristo, vediamo un uomo vestito di piume che indossa un elmo vichingo, una donna a torso nudo vestita di sola gonna e un bambino.  Vediamo due un uomo e una donna con il loro bambino con orecchie grandissime, per la critica sono Panozi, una popolazione che abitava la lontana Scizia? Quando Colombo pose piede sulla terra d'America, vennero a esso incontro gli indiani locali, che non si mostrarono per niente sorpresi vedendo la croce rossa ricamata sulle vele delle tre caravelle, perché era una croce templare. Colombo, nei suoi diari di bordo, parla che questi indigeni avevano grosse orecchie e lineamenti particolari: ebbene, a Vézelay, sono raffigurati esseri strani, detti proprio “indiani dalle grandi orecchie”.
 
 
Figura 1. Nartece Di Vézelay Indiano Dalle Lunghe Orecchie                                                                                       
 
Nel 1307 quando gli sgherri di Filippo il Bello irruppero nel Tempio di Parigi, trovarono alcuni sigilli dell’Ordine Templare su uno di questi documenti si legge Segretum Templi, al centro si riconosce un personaggio vestito con semplice perizoma, col copricapo di piume con un arco, e sopra una svastica a bracci ricurvi come quelle scandinave dei vichinghi.
 
Poi due uomini con la testa canina, cinocefali, identificato con popolo dalle caratteristiche negative quali l’irrazionalità, l’aggressività e la dissolutezza dei costumi: ma san Cristoforo è rappresentato dai Cristiani ortodossi con la testa di cane, come mai, anche lui ricorda Anubi il Giudice dei defunti? I cinocefali che ornano il timpano della chiesa di Vézelay ne sono un esempio famosissimo. Si trovano anche in Armenia, in Siria, in India ed in Libia, ad Axum. In tutte le tradizioni, i cinocefali si ricollegavano al Dio Ermete; cosi è in tutte le tradizioni esoteriche dell'alchimia, dell'ermetismo e dei misteri templari. La cavalleria templare deteneva, si dice la rappresentazione del viso del Dio dei misteri, il famoso "Giano".
 
 
Figura 2. Nartece Di Vézelay cinocefali
 
CAPITELLI

La navata della chiesa di Sainte-Madeleine de Vézelay presenta una serie di novantaquattro capitelli decorati con ornamenti e figure; la loro forma, la loro proporzione e il modo monumentale con cui è trattata la scultura, sono un ricco argomento di studio. Troviamo anche un personaggio con viso amerindo scolpito su un capitello[1].
 
 
Figura 1. Basilica di Vézelay capitello con Amerindo e animali fantastici

Un capitello mostra Mosè che discende dal Sinai con le due Tavole della Legge. Una figura demoniaca scappa attraverso la bocca del vitello d’oro alla vista di Mosè, un uomo porta un capretto a sacrificarlo all’idolo e sembra proibito. I gesti sono giusti, ben percepiti e fortemente accentuati; la figura demoniaca è energia selvaggia, per indicare che essa rappresenta le forze caotiche incontrollate e distruttive.
 
 
Figura 2. Basilica di Vézelay capitello con Mosè e il vitello d’oro
 
In un altro capitello sono rappresentati una coppia di pellicani. ‎Dante un Fedele d’Amore un ramo dei Rosacroce, nella Divina Commedia, nel Paradiso‎‎ XXV, paragona Cristo all’uccello, parlando di San Giovanni, che è stato rappresentato nella cena visto sul petto del Salvatore:‎    
 
‎‎‎"Questi è colui che giacque sopra 'l petto
del nostro pellicano, e questi fue
di su la croce al grande officio eletto"‎ .
 
 
Figura 3. Basilica di Vézelay pellicani
 
I versi del canto XXV 112-114 si riferiscono al passo evangelico (Giovanni, XIII, 23) in cui si narra che Giovanni durante l’Ultima Cena appoggiò il capo sul petto di Cristo: questi è detto pellicano perché anticamente si credeva che questo uccello risorgesse e nutrisse i suoi figli squarciandosi il petto, come in un certo senso fece Gesù con il martirio.
 
Il tema della forza duale che trova un suo equilibrio generando armonia lo ritroviamo in un capitello dove abbiamo una coppia di leoni che convergono verso il centro. La dualità è comunque sempre presente: l'ombra e la luce, la carne e lo spirito, il vizio e la virtù, l'ordine processionale orizzontale e la verticalità. Il feroce combattimento si svolge nel silenzio della navata incurvata, seguito dalle luminose campate della navata centrale, e poi, alla fine, dalla luce avvolgente di un santuario concepito chiaramente per ottenere un tal effetto, il capomastro sperando senza dubbio che "se le voci tacciono, le pietre gridano" (Luca 19:40).

 
     
Figura 4. Basilica Vézelay Coppie antagoniste di leoni
 
Un capitello nella navata nord mostra due orsi di schiena che si fronteggiano (il tema della forza duale) e a fianco una testa umana che emerge dal fogliame. Il tema dell’orso lo ritroviamo in Italia nell’abbazia cistercense di Fossanova e a Lucca.
 
 
Figura 5. Basilica Vézelay Coppie antagoniste di orsi
 
Un altro capitello della navata nord mostra la lotta di un guerriero contro un Drago. Il tema della lotta col drago si ritrova anche nei sotterranei della sacrestia.
 
 
Figura 6. Vézelay – Capitello lotta col drago – Viollet-le-Duc guerriero che combatte il Drago
 
Viollet-le-Duc scrive nel suo Dizionario ragionato di architettura medioevale, che tra due archi ogivali sulla volta nei sotterranei della vecchia sacrestia della chiesa abbaziale di Vézelay sono poste quattro figure scolpite, di uno di loro, raffigura un guerriero con un’armatura che ricorda le squame del Drago. Le gambe delle figure sono attorcigliate per formare un cerchio con il Drago come morde la testa al guerriero mentre questo lo trafigge l’urobos, il Serpente che si morde la coda, entrambi sono il Drago, mirabile rappresentazione!
 
 
Figura 7. Basilica Vézelay croce templare
 
Un altro capitello mostra una croce a bracci uguali templare in un cerchio, sotto i due lati due coppie animali e di uomini. Due stambecchi (o capre) adorano il simbolo, sugli angoli del capitello due uomini additano con l’indice il simbolo per dirci di prestargli molta attenzione. Si ritrova, anche se rifatto nel secolo XIX un capitello con una centaura che si appresta a lanciare una freccia, il frammento originale è nel museo cittadino del Lavoro. Il centauro rappresenta la doppia natura umana animale e divina. Un centauro e un uomo cacciano insieme, il centauro scaglia la freccia a un uccello che si ciba delle bacche della sapienza; interpretati come il centauro Chirone con Achille su un capitello collaterale sud. Nel museo del lavoro dell’abbazia nell'ex dormitorio dei monaci vicino alla basilica, troviamo un frammento di colonna con sagittario e due santi con cervo. Il centauro che insegue sempre una Cerva simbolo dell’anima                                            
cui anela. Troviamo ancora il centauro con scudo e clava su una vela della sala capitolare che ha come chiave di volta un leone.
 
 
Figura 8. Basilica Vézelay – Centauri  
 
Il tema del centauro che insegue la cerva è caro ai Cavalieri del Tempio e si ritrova nella Cappella Templare di Montsaunès e naturalmente anche a Lucca in san Michele in Foro e nel Duomo di San Martino.   
 
[1] Immagine di http://paulcompostelle.over-blog.com/article-vezelay-les-chapiteaux-75445942.html
PERCORSI DI LUCE AI SOLSTIZI
 
Nel 1976, dopo più di otto secoli, Hugues Delautre (1922-2008), uno dei padri francescani responsabili del servizio del santuario Santa Maddalena di Vézelay scopre che non solo l’asse di orientamento di La Madeleine, ma anche la sua struttura interna, è stata determinata tenendo conto della posizione della relativa terra al sole.
 
La basilica è anche un percorso di luce ... Allo scoccare del mezzogiorno nel primo giorno del solstizio d’estate nove cerchi di luce si allineano perfettamente lungo l’asse centrale della navata verso il coro. I cerchi di luce sono prodotti dal sole che filtra attraverso le alte finestre Sud della basilica. Al solstizio d'inverno 21 dicembre raggi di luce, provocano uno spettacolo diverso: ogni capitello del muro nord della navata riceva un punto luce con perfetta regolarità, dalle alte finestre.
 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                            
 
Figura 1. Basilica di Vézelay – Nove Luci ai due solstizi

 
L’Antico degli Antichi, l’Ignoto degli Ignoti ha una forma e tuttavia non ha forma. Ha una forma da cui l’universo è mantenuto nell’esistenza, e tuttavia non ha forma perché non può essere compreso. Quando assunse la prima forma (in Sephira, la sua prima emanazione), fece emanare da essa nove splendide luci. Idra Suta, Sohar, III, pag. 288 a.
 
In tutte le chiese e templi consacrati al tempo dei “solstizi”, sole fermo, si attiva un’energia possente, molto più intensa che negli altri periodi dell’anno. Gli antichi si erano accorti che in queste particolari date il sole arrestava il Suo movimento progressivo, che lo faceva sorgere "in punti successivi" dell’orizzonte ed in questi particolari giorni “si fermava” e “cambiava direzione”. A Chartres in cui, intorno a mezzogiorno del solstizio d’estate, un raggio di sole passa attraverso una vetrata colorata dedicata a Saint Apolinaire e s’illumina un chiodo disposto in “una pietra” messa in modo diverso sul pavimento. Gli antichi colsero il significato sottile dei solstizi: al solstizio invernale quando le tenebre, il decadimento e la morte sono al culmine profondo, si gettano i semi della vita e della rinascita. Viceversa quando la luce e la vita sono al culmine durante il solstizio d’estate allora, avviene il contrario, sono gettati i semi della morte e delle tenebre ed ecco l’inverno. Nella tradizione Romana il custode delle due porte solstiziali era il Dio Giano bifronte. La radice del nome Giano, Janus che è il nome antico di Giovanni, indica un passaggio. Similmente al nome Janus è la parola sanscrita yana che indica la porta. Nel Cristianesimo il culto di Giano è sostituito da San Giovanni Battista e San Giovanni Evangelista. I due Giovanni sono celebrati alcuni giorni dopo la data esatta dei due solstizi il 24 giugno e il 27 dicembre: rispettivamente la discesa e la salita sono già cominciate. Nelle cattedrali gotiche Giano bifronte è rappresentato occultato nel mese di gennaio (Januarius).
 
Al disopra del portale, in corrispondenza della navata centrale interna, si apre una pentafora costituita da cinque esili monofore ogivali simmetricamente disposte in base alla loro altezza, intervallate da sei sculture di santi che, da sinistra, sono: San Giovanni evangelista, Sant’Andrea apostolo, San Giovanni Battista, San Pietro, San Paolo apostolo e San Benedetto da Norcia. L’altezza di San Giovanni Evangelista è minore di quella di Giovanni Battista.

 
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